Critica Sociale - Anno X - n. 17 - 1 settembre 1900

268 CRITICA SOCIALE momento - ò fra noj impossibile. Io <levo ri.-;po11<lere nlle critiche di Jaurò.--., e mi ò quindi forza <lì accettn1·e la <1ue~tioue nei termini stessi in cui egli l'ha po~ta. Ora, egli afferma a piì1 riprese che la teoria del ,•a!ore di :Marx è " scientiftcamente sta.bilita "' " resiste mel'avi– gliosamente , 11 ecc.; nui non crede mai di dover corro– borarn queste sue asserzioni c<m qualche dimostrazione COllCl'Cta. 1\.fl'ermazione per afforrnazione, io dichiaro che contro la teori;.l. del valore cli )larx: 1<-tanno non solo gli argo– mente g-enerali elle stanno contro tutte le teorie, secondo cui il valore <lei prodotti 1,a1•el,be<letel'rninato esclusi\'a• mente clal costo di 1woduzio11e; ma anche quelle consi– derazioni speciali con cui si può dimo.;;;trare che, fra. le varie inteqll'eta:doni del costo come aye11te del rnlore, quella che lo l'idurreOl)e al hworo ò la meno n,clatta ad intoq)ret:u·e, ·in w1ci economia u,pilali:-;fica, quei (lerivati e complicati processi degli scambi, sui quali i capitalisti ~te.,~i non po.;;sono non esercita!'e un'azione, entro certi limiti, direttiva. Il J)l'OMema del v,1-lore - della legge, cioè, ~econdo la qua.le i JJl'Odotti si sc,unbiano - ò un probìema. essenzialme11te economico. Ora, 11011 ò un fatto insignificante questo: che non esista al mondo un solo economista il quale accetti la teoria del valore tli )larx. " J-:conomisti borghesi! ,, diranno taluni. Ma li.i fra;;;e è un po' troppa disinvolta, e semb1·a aver fatto ormai il suo tempo. Perchè vi fo.-;.-icl'O gli " economisti lJorghe:-;i ,., noi dovremmo trovare sull'OJ)))Osta riva gli "economisti soch-ilisti ~· Sono appunto questi ultimi che si fa.uno desider:ire; a meno che non si voglia promuovere a(I economisti ~ 11011 borghesi ,, tutti quelli che ignorano l'Economia. Nò ò me110 :::igniflca11tequest'altro fatto: che, fra i pochi giovani socialisti che studiano sul serio l'Economia po– litica, non ve n'è pili alcuno - oggi - che creda alla teoria marxista del v,ilore. Una 1neraviglio.;;a ela.l)or..ir,ione intellettuale :::iva compiendo ormai ,rnche nel seno della nuo,,a generazione sorialista .. ·Nessuna a.utoritlt varrà ad arresta.1·la. Contro Jauròs cl1e ,v;serif-ce non essere ut.ile " SJ)ezzare i quadri teorici della democrazia. sociale ,, io affermo non essere utile tentar cli soffocare questo sforzo fecondatore sotto la suggestione autorita1'ia delle idee acquisite. U1ùiltirna osservazione. l)a. quasi sei anni è uscito il terzo volume del Capitale, quel te1·zo volume in cui Marx - e sowatutto i marxisti - rwevano proInesso la dimostrazione che la de,'oluzione cli un })rofttto medio comune a c,ipitali di eguale grandezza complessiva, ma diversamente composti fra ca])itale viuiabile (sala.rii) e ca.pitale costante (tecnico), poteva benissimo conciliarsi colla teol'ia del valore. :ì\lalgrado gli i-l'Orzi di un genio senza. pari, la conciliazione tentata ò parsa così poco J )la.ui -ibile, che la critica di Jlarx per parte dei marxisti pili illuminati data aJlpunto da allorn. Percllò Jaurès, trattando a))pOsitamente della teoria del valol'e di .Marx, non ha JJreso una posizione determinata di fronte alla soluzione di un p1·oblema che, J)eI· la sua grande i m– port,inza e per la. lunga aspettativa, aveni finito )ler costituire la Jlietni di paragone di quella teoria? ... )folte discussioni si accendono e si prolungano, sol– tanto perchè non si stabilisce bene prima il significato delle parole da. cui JJartono. .l profani dell'Economia JJOlitica si immaginano che il valore .-iia un qufrl dotato di una misteriosa potenza; e lo vedono in ogni luogo, come l'occhio dell'Eterno. In verità il ,•alore - come ho accennato pitl sopra - non è che il rapporto qua.11- B10 1ote a lJtnO t11arco titat.i\•o in base a cui clue uomini scambiano fra loro clue I11·ociotti.Qua.1trnr1uealtro fenomeno economico che non rieutl'i in questo campo c:irco:-c1·itto, che non presenti questi Iwecisi reciuisiti, sarà. tutto quello che si vuole: ma non pili un valore. Perchè dunque un valo1·e, o pii1 valori, - cioè, uno o pili rapporti di scambio - si costituiscano, occorre che, per lo meno, vi sia.no già i prodotti. Come non si può f,1.1·e l'arrosto cli leJ)l"C l'enza. il lep1·ei così non si può adcllvenire ad uno scambio, se i J)rodotti eia scarn– bhire 110nsono giit formati. JJ va.101·0,dunque, non rap– p1·cscmtit ht causa della 1 1rodu:1.ione 1 ma ne implica, a.I contrario, la p.-eesistenzai non crea - ipsa vi - i pro• dotti, ma trnsporta semplicemente i prodotti già formati. Il valoi-e perciò non ci JJUÒ dir nulla sul meccanismo di una produzione che, nella successione ca.usa.ledei feno– meni, si svolge prima ch'esso compaia. Considernndo il Iwo1Jlema.ri:::petto it quella prnte i-pe– ciale dei prodotti di una daht societlt che va a costituire il fondo-consumo della classe capitalista, ò evidente che, se noi ci domaudiamo qua.le ò la citusa di questi pro– dotti, chi ò che li riettv:t; i,, mni J)arola.,quale è l'origine del profitto; ò e\'iclente - dico - che tutti questi que– siti non potrnnno trovitre una. spiegazione nel processo con cui si scambi.ino i prodotti giit ottenuti, ma in quel processo precedente e pili profondo JJer cui i prodotti si crnano. Chi, uella vita. pratica, vogli<t ,·eder funzionare l'a.ttività. delhi industria. moderna, e rendersi conto di chi sia.no le energie veI·e della produzione, non pensa di entrare nella bottega cli un merciaio, ma si ca.ccia sotto la volt.i palpitante cli un gra.nde opificio. Se noi ora ci domandiamo quale sia veramente, nel campo economico, l'idea. fondament.ile del Marxidobbiamo riconoscere ch'essa. è quella di cousidera.-e il JJrofltto come deri\'1inte dal SOJ)ralavoro. Se due capitalisti A e B hanno la stessa capacità e litvorano lo stesso tempo, ma l'uno (A) dispone dl un capitale doJ)pio dell'altro (B), il primo gode di un Jll'Ofitto doppio dell'altro. D'altro lato, un capitalista può ottenere un reddito larghissimo anche se, facendo esercita.re da im} )iega.ti cli sua fiducia i lavori di direzione, si esima egli stesso da ogni la,•oro personale. V'è dunque u.na patte, di ciò che consumano anche i capita.listi-lavoratori, che non sta in alcun rapporto col loro lavoro individuale. :Ne segue che, se il lavoro è l'unica causa della produzione, quella quantità. cli pro– dotti, che i capitalisti si procurano indipendentemente dal proprio lavoro, deriva dal lavoro altrni 1 dal sopra– laYoro dell'operaio. ln questo senso, la concezione del sopralavoro quale causa. del profitto può considerarsi 1wofonclamente vera. I~ ora facile dimostrare che, per la stessa ragione per cur il processo genera.le della produzione ò anteriore allo scambio, il critel'io del sopralavorn precede, ed è quindi anche indipendente dalla teoria del valore. Per meglio comprovare la. nostra tesi, ammettiamo pure, senza discus.-;ione, la teoria di :Marx secondo cui il valorn l'are!Jbe determinitto d,tl lil-VOro. li la,·oro non potriti in q_uesta ipote-;i, diventare la ca.u.:;ae la. misura del valore dei prodotti, se non dopo esse,·e stato prima la causa della J)l'Otluzione, ed averli prima creati. 8 così vero questo, che il :Marx enuncia la sua legge del \'a– lorei appunto perchè in prodotti di diversa naturn non sa trovare altro di comune, che il. fatto di aver costato precedentemente un certo qtumt.um di lavoro. J:, dopo ciò, e,•iclente che la causa dei proclotti-profltto i la causa, cioè, per cui materialmente esistono quei p1·odotti che vanno clevoluti ai c,ipitalisti, 11011 sarà il lavoro come

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