Critica Sociale - Anno X - n. 9 - 1 maggio 1900

CRITICA SOCIALE 143 IMPOSTEO DEBITI? 11 <1uc~ito è stato 1>resentatonll'opinione JHthhlica. pochi anni or sono, quando, con un sem1)lice raf– fronto fra il costo elci scrvh-.1pubblici r~si con mezzi finanziRri, forniti da imr>ostc, o il costo dei servizi resi con mezzi forniti dai prestiti, si venne dimo– strando come, ricorrendo nl prestito, si renda il ser– vigio assai più gravoso che non ricorrendo all'im– posta. A presentare il quesito - che per molti, e forse anche per qualche amministratore della cosa puhblica, dovette quasi essere una rivelazione, - giunse l'inchiesta ft1tta dai socialisti di Torino sullo finanze municipilli della loro città; la quale inchiesta, sotto molti rispetti, ,•onne largnmcnto lodata dagli intelligenti. Qucsti 1 pili che In novità. delle idee, con• stntnrono la no,•ito. dell'esposizione; sono, ~ noi ri• g11a1·cli elci problenu~ che qui c'interessa - poche cifre, elfiborate in modo AS8Ai aemplice, ma pure assai persuasive: alcune ri1,ruardano tutto il com• plesso dei debiti del .llunicipio, nitre riguardano il debito pili recente co11trutto per lo 01>erc di fogna• tura e dimostrano come, per ottenere un prestito cli 8.800.000 lire, convenga JlOi pagare ai creditori, per rimborso del ca1>iralo e intC!rcttsc,hen 2I.G00.000 lire. Jl prestito 1>ubblico si J)resenta con due fa.ccc, l'una a1>paren~e e l'altra, ascosa; runa, d.iciamo, se– ducente o l'altra. insidiosa; con duo aspetti diYcrsi nei qunli ò stata e sta. la rRgionc del loro im1>orsi, della loro generalo acccttnzione da parte dei 1>ubblici amministratori. Ai contribuenti il prestito pubblico viene presentato come una comoda cd equa sorgente di fondi, i quali, ~<'rvendo al rendimento di senizi utili A. J}il1 ,{!'Cncrazioni,de,·ono, appunto, grava.re sullo economie di succcs~ivc gen razioni: i nipoti godranno in parte, i ni1>oti dunque p:1ghino in parte. ~ra la cosa. non avviene proprio così: noi, negli anni a noi vicini, paghinmo una prima volta - mediante il gr1woso interesse, e le prime piccole quoto di rimhorso - l'intera. opcrn; i nostri figli, poi, negli nnni successivi coi sce11H~tinteressi e le crescenti <1uote di rin1borso del capitale - la pagheranno una sccond11.volta; ed infine i nostri nipoti - cui Popcra puhblicl\ giungerà deteriorata, o inadatta in sc~uito a nuove invenzioni - compiendo l'estinzione del dehito, generosamente In. pa~hcranno una terza volta. Cosl nclunque la politicA. dei prestiti è ec1ua solo in apparenza: in fatto essn si manifesta. rovinosa, in– giusta, inutile . .Balza fuori, così, l'altro aspetto suo, lo scopo suo inconfessato, o forse inconscio, sco1>0 vi,·1,mente lumeggiato da .\chi Ile Loria: il desiderio di favorire, mediante comodi impieghi, l'interesso del capitale improchttth•o, contro l'interesse del ca• pitillo Jll'OduttiYo,e quinlli dell'economia sociale tutta. Il ,1ucsito imposte o <lebiti? ò stato, nel dicembre scorso, discusso clal prof. K Drma Durand dinanzi ud una Mscmhlea di dotti economisti, nel dodicesimo Con~rcsso annuale della. ~lmel'icwi J.:conomic .Associa-– timt tenuto atl ltlrnca (N. Y) ('). La conclusione, cui giun~c il professore amcriC"ano, è simile a quella. cui ò arrirntn la Commissione torinrFe. Coll'ingrandirsi delle citbì, collo svilupparsi della funziono munici1>ale, le 8pCRC J>er 011cre pubbliche tendono a ricorrere d'anno in anno in misuri\ CO· stnnte: ciascuna. opera, corn~idcmta separatamente, cascndo di carattere pcrmanrnte, dìt luogo ad una spcsn che ritornc1·ll forse solo tlopo un lungo periodo <li flllni, ad una spesa, quindi, straordinaria; ma, poichè in og-ni hilancio lo 8!)C'Se di t1ucsto genere si prcsentuno cosbrntemcntc, (li:IHO diventano in fatto, nel loro cumulo, spese orcliuarie. Questo cumulo può (I) Tlvtitkm a.t a 1Jarlial a11bllUult fu,- 1,o,-,•o,rh•U to cour lllt co«t of ,~,.111(11tt11I mu11klp<II '"•11rort1m11h, 111 l'rlJw·, aud pro«ffliny~ of ,,,, ,,,.tlflh Alll//l(f/ J/ulinu; :\ 0 ('11·York, f('l)ruru~· ,~. Il• 123-llil. mutare di anno in anno, ma le mutazioiti sono oscil• !azioni intorno ad un importo ehe, per un certo spazio di tempo, rimane fermo. Quando circostanze ecce– ~donali non si presentano, le speso per opere pub– bliche, che per qualeho anno eccedessero quelJlim– porto, sono tutte bilanciate dallo spese minori degli anni successivi. ],} Dana Durami prova l'esatto, o almeno l'ap1lrossimativo verificarsi di questa legge, tracciando diagrammi grafici, indicanti l'ammontare delle SJ)cso puhbliche sostenuto durante gli ultimi quindici o venti anni 1 mediante prestiti, a New 1rork, n Boston, a Baltimora, a Berlino, a Londra: le linee salgono e scendono alquanto cswricciosamentc i ma, considerando periodi <1uinqucnnali, ei mostrano sog· getto nd una certa regolarit1t Non ò probabile che questo spese per 01>ere pub– blicho debbano cessare o diminuire in un avvenire prossimo: osso andranno forse invece crescendo, pcrohè il nuovo spirito moltiplica. lo funzioni del– l'amministrazione municipale, o vuole clai reggitori cittadini una azione oho si estendo in misura più che proporzionalo all'a1111nonb1rc della popolazione. Il f)rof. E. Dana Durami - come la Commissione torinese - vuole che a questo s1>0sesi faccia fronte out of run-e11trere1111e, mediante mezzi ordinari. Ri– correndo ai prestiti, se ne accresce a dismisura il peso: un'OJlera da. llahrarsi in un trentennio viene a costare il 50 °/. in 1>iì1se anche il tasso d'interesse ò dC'I 3 °/,, appena. E presto accade che i pagamenti nnnunli, da farsi per i prestiti anteriori, raggiungano 11irnporto elci prestiti cho di anno in anno si vanno contra.endo ))Cr opere nuove: il Munici1>io di New• York, negli anni 1892-~7, Sl)Cse, J>erinteressi e rim• borsi elci debiti 1 una somma di pochissimo inforioro ai nuovi debiti contratti. Per rimediare a questo stato di cose, i.I Durand vorrebbe che, ogni quinquennio, si stabilisse Pim1>0rto da levarsi mediante im1>osto ordinarie nei cinquo anni successivi per faro fronto a quo te s1>ese: l'im• porto dovrebbe determinarsi mediante mia accurata considcrnziono dello prohahili circostanze future in hRso alle effettive spese dogli anni precedenti, a.ll1in– ore111ontoclcl\A.popoln.ziono, ni nuovi o cresciuti bi• sogni. Lo somme così uniformemente riscosse formo• rohhoro un fondo clf\. det1ti11arsi unicamente alle opero puhhliche: nccactrebbe senza dubbio assai sovente che nei singoli anni le somme (la spendersi fossero superiori o inferiori n quello riscosse, ma - so i calcoli preventh•i hanno solida base - al _termino del quinquennio si ritrova l'equilibrio. E così il peso riC!,tC('costante per i contribuenti, e la mancanza di oscillazioni, lo rende, in <1lrnlche modo, meno grave. li procedimento - così razionale - potrebbe forse nccottursi anche dai nostri Municipi; ne derivcrehbo srnzn dul,bio un immediato aumento nel carico tri• hutariOj ma in questa maniera non si preparerebbe - come ora si ,·n facendo - una. rovinosa situazione firrnnziaria per le amministrazioni future. L'erario municipale, non ricorrendo normalmente ai debiti, non suhirehho piì1 la tcrrihilo folcidia che l'interesse composto fa in ragione J,!Comctrica. Anzi, il fatto del ra1•iclo prodursi cli questo interesse, tornerebbe van– taggioso alle fì1rnnze municipali nei casi in cui il fondo descritto rimane accumulato 1>erispese future o ritardate. Senza. dubbio orn, da noi, i contribuenti, ~i:ì. cot1ì griWt\t,i, non potrebbero so1lportare ancora 11incrcmento di peso che immediatamente, nrn tem• por ·nnoam cntc, verrcblJ<' loro coll'adozione ciel piano dm ,icrit.to, nu~ questo fotto non prova inapplicabile il piano: fi~ sentire anche maggiore l'urgenza di una. riforma. tributaria che faccia. premere su omeri me– glio resistenti il carico delle speso municipali, e che speciahncnto - chiami a. contribuire per le 01>ero vulJhlichC' coloro, a1)punto, che ne ricavano un più clirNto hcneficio. lfrYlCIPAJ.lr-,

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