Critica Sociale - Anno VIII - n.15 - 16 settembre 1899

CRITICA SOCIALE 237 mente questa proposizione esclusiva è inammissibile; praticamente è smentita dallo spirito di sacrincio che tutti s'accordano a riconoscere alla piccola pro– prietà. Ma quando pure praticamente cosi non fosse, basterebbe che l'ipotesi teorica rosse giustificabile in principio, perchè ces!asse di aver forza la pro– posizione del Kautsky. Il movimento proletario non è fondato forse nella semplice ammissione teo>"1ca della solidariel.c\ internazionale e nazionale degli operai I Aigues-Mortes e cento altri luoghi provano qualmente l'ipotesi sia soltanto teorica, ed il fatto esprima solo una speranza. li contrasto fra gli interessi dei lavoratori e quelli della piccola proprietà non mi sembra affatto pro– vato; ma ove si ammetta più correttamente che la piccola p,·oprietà possa tendere ad ottenere una massima rimunerazione, non già con artifici doga– nali, ma introducendo migliorie tecniche, sorge il problema p,·atico per la democrazia socialista: se non le convenga di fare tutto quanto è nelle sue forze per far progredire nel detto senso la piccola proprietà. Un istituto che - per confessione del Kautsky - non ha i caratteri della proprietà ca– pitalistica; un istituto che è destinato, anzi, a ,ivere rn piena società socialistica; un istituto, quindi, di indole teortcame11te socialistica, impone alla de– mocrazia sociale di assumere un atteggiameuto fa– vorevole di fronte ad esso. Se le premesse del Kautsky son corrette - e delle premesse non ab– biamo discusso - le conseguenze di lui debbono risolutamente respingersi e devesi consentire in– vece che la tattica favorevole allo sviluppo ed al progresso tecnico della proprietà coltivatrice è in perfetto accordo con i priucipii della democrazia socialista. La proprietà coltivatrice, dal punto di vista del socialismo, pre enta un duplice aspetto. Da un lato essa offre lo spirito di sacrificio economico e l'in– tensa ricerca di tutti i mezzi che possono accre– scere il prodotto. Per tal via la proprietà coltiva– trice agisce in un senso favorevole allo sviluppo della società, aumentando il prodotto e quindi il be– nessere sociale; ciò, beninteso, quando la proprietà coltivatrice non sia meramente parassitaria('). M• accanto a questo, che io chiamo il lato socialmente favorevole della proprietà coltivatrice, bisogna ri• levare la tendenza sua a sviluppare sentimenti egoistici ed esclusivisti nel contadino, e questo è il lato ant'lsoclate della piccola proprietà. Ora, la prudenza non consiglierebbe di salvaguardare il lato favorevole, rintuzzando quello sfavorevole? Ciò si può solo intervenendo nei rapporti creati dalla piccola proprietà, in senso benevolo per questa ultima. Engels proponeva la costituzione di Coope rative di piccoli proprietari, con creazione di 111- dustrie collaterali, e in Danimarca si è già ratto qualche cosa in questo senso. Ecco un esempio del come si può conservare la piccola p1·oprietà elimi uando le influenze malefiche e reazionarie che essa sviluppa. Precisamente qui ò d'uopo intervenga l'opera rivoluzionaria della democrazia sociale, per impe– dire che la conservazione della piccola proprietà. affidai.e~ esclusivamente ai partiti reazionari. implichi la conservazione e il rinforzo dei suoi lati meno favorevoli. - La politica di astensiono pare dunque ingiustificata. Cl. l. ('I In generale è prop:-letA parassitarla, quella che eaige uno 1perpero di l:woro non com1len~ato dal prodollo, debbul questo all'ingratitudine della terra, od alla osiguilA melrica di ei;u. I.a 1)rl\th:a economica e la 1lrU1lenzapolitica consiglierebbero I meni per eliminarla, In quanto manifestamente nociva. LA TEORIA DELLA MISERIA CRESCENT lii. Non è, pur troppo, a nostra disposizione una sta– tistica io cirre dell'aumento della miseria. socia.le . Ci vorrebbero dati precisi, per parecchi decennii, della. quantità. di valori creati annualmente e della loro ri– partizione rra proletari e capitalisti, per calcolare di quanto sia sa.lito lo sfruttamento dei primi, e peggio– rata così la loro condizione sociale. Abbiamo tuttavia. Indizi, donde si può riconoscere In qual senso si diriga. re,·oluzione. Nel Capitale, Marx ci mostrò con qua.te potente mezzo gli imprenditori accrescono la mis eria d ella. classe la– voratrice anche là, ove la rorza di lavnro è pagata giusta il suo valore, ove il salarlo non è sceso al rii– sotto del costo di riproduzione della classe lavora.trico; questo mezzo è la tendenza ad aumentare il plus\•alore a1&olulo e quello t·elalivo. La. rorma. pili. semplice per a.umentare il primo è il prolungamento ctella giornata di lauoro, che trova però tosto un limite naturale nell'esaurimento dell'operaio, nè può quindi sorpassare una. certa. misura, raggiunta la. quale, può bensl determinnre un'evoluzione, ma. una evoluzione tendente alla diminuzione della giornata. Nei paesi ove la produzione capitalistica è progredita, agisce & favore di questa diminuzione una serie di coefflcenti, che qui sarebbe lungo menzionare. ma. che hanno per risultato che, nella. lotta per la giornata di 111,•oro in quei paesi, s'impone dovunque la tendenza lvi una progressiva diminuzione dell'orario di lavoro. Ora, se è vero che sotto quest'aspetto non può parlarsi d'aumento di miseria, tutta.via il vantaggio della diml• nozione dell'orario è, di regola, reso nullo da\1'1;1.umen– tato ricavo di lavoro in minor tempo, rlall'intensiftca– zione del lavoro, a raggiun&ere la quale s'introducono sovente i sistemi più ram.nati dol cottimo, dei premi, della partecipazione ai profitti. Ad ogni modo dovrà dirsi che la compressione dei lavoratori mediante l'au– mento del plusvalore assoluto, ha trovato le sue colonne d'Ercole nei paesi dove la. produzione capitalistica. è più evoluta. Ma piU il ca.pitale vedesi chiusa la via a spremere maggior plusvalore, e più accanltamento esso si volge ai metodi, con cui elevare il plusvalore rela.tivo, stu– diandosi cioè d'eliminare gran numero d'operai mercè una progressiva divisione del lavoro e il perfeziona– mento del macchinario, o mercè la sostituzione d'operai incolti agli operai qualificati, o di donne e di (tLnclulli agli operai maschi. Un argine a quest'ultimo espediente formano, in certa misura, le leggi protettivo dei lavo– ratori; sempre però in modo incompleto. Anzi pe1•sino nelle migliori legislazioni operaie, i fanciulli al di sopra di 14 anni trovano una tutela affatto insufficiente, ed innumerevoli sono i metodi di sfruttamento dei fan– ciulli - an<'he i peggiori, come nell'industria ,Jome– stica. - che sono esenti da ogni coazione. Il perrezìonamento tuttavia delle macchùie e l'au– mento del la1J01·0 delle dom1e nou Incontrano osta.colo di sorta, nè devo110 incontrarne, se pur non si vuole vedere paralizzata l'evoluzione economica. In nessun caso questi due metodi cosl efficaci per comprimere la condizione dei lavoratori potrebbero vietarsi al capi– talisti, i quali tanto più se ne giovano quanto più sono impediti d'adoperare gli altri. L'aumento del lavoro doi ranoiulli o tlelle tlonne è semp,o un sintomo infallibile

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