Critica Sociale - Anno VIII - n. 10 - 1 luglio 1899

CRl'l'ICA SOCIALE 147 IL NOSTRO COMPITO La lettera, cou la quale il prof. Antonio Labriola ci dà il bentornato alle battaglie della penna, l'i– sponde cosi bene - nelle sue linee genera.li - al nostro pensiero e ai nostri intendimenti, che quasi ci dispensa - e ci ha in parte dispensati difatti - dal ricordare questi e quello con parole nostre. Mettiamo volontieri sul conto della sua cortesia la parte eccessiva ch'egli fa alla nostra persona uel l'opera passata della Rivista; egli stesso corregge l'eccesso di quel giudizio riconoscendo poi subito, nella Critica Sociale, « la (noi diremmo una) manifesta– zione costante e continuativa della vita del partito~. Nè noi auimò mai altra o più superba ambizione che di essere il coordinatore, tutt'al più il mode– ratore, di un pensiero complesso e multiforme che, per tanti .e ben nufriti rigagnoli, fece capo e si venne mano mano fondendo e depurando in queste pagine come in un suo crogiuolo intellettuale. È d'altronde esclusivamente a questa condizione. chA la 01·ttica Sociale può accettare - seuza troppo arrossire - la definizione, per quanto iperbolica– mente lusinghiera, che dava di essa giorni sono l'Avanti!: di essere cioè, in qualche modo, pur senza rivestire alcun carattere ufficiale od uflicioso, il Congresso scritto e permanente del partilo. Soltanto, a proposito del Congres'-\O ..... non scritto, vogliamo fare qualche riserva all'opinione che esprime qui avanti J'egr·egio professore Labriola. E cioè, 11011 già sulla necessità di un futuro Con– g1•esso del partito - su questa non vi po-,sono essere dispareri - ma sul\'u1·genza rli esso. Su questo punto - che è questione di mera opportu• nifa crouologica - noi ci permettiamo di dissentire. E negli stessi desiderii che il profe~sore Labriola manifesta - assai saggiamente - intorno a ciò che il Congresso dovrebbe essere e fare, trova• remmo facilmente argomenti per sostenere la nostra opinione temporeggiatrice. Troppo ancora son re– centi, a nostro avviso, le ferite aperte uelle no– stre schie1·e da un'orgiastica persecuzione. troppo acerbe ancora. e contrastate o dalla tradizione o da uno spiegabilissimo amor p1·oprio, le nuove idee che, in materia di tattica, la lezione delle cose suggeri a tanti nostri amici, troppo immature e non solidificate e controllate le nuove esperienze impostasi. a così dire, da sè stesse, e. sopratutto, troppo oscura ancora e precaria la situazione po– }itica o. pe,· essere ancor più esatti, la situazione politico-parlamentare del nostro paese, perchè un nostro Congresso - si tenga al di qua o al di là del confìoe - possa, oggi come oggi, riescire a molto più che ad uua <li qui:,llecose che il pl'of. La• briola accenna di non volere: a una parata, cioè, e a m1 vauo spreco di forze, a uno sfogo inutile di sentimenti e di risentimenti, a un conflitto di u1nori per l'appunto (gli rubiamo proprio la parola) che non trovarono ancora il tempo e la serenità. ne– cessaria per diventare priucipii, o almeno convin– zioni mature. Ma di ciò si potrà discutere a maggior agio in queste stesse colonne. Oggi ci tarda di dare. senza più, la parola al prof. Labriola, cui sentitamente ringraziamo del cordiale saluto. - Ecco la sua lettera: Roma, ~6 Ohf!IJIO '99 CARO TURATI, A voi, che tornate dalla rorzata villeggiall!ra del reclusorio di Pallanza, non so esprimere i miei ralle– gramenti, per la ricuperata libertà., in modo più sin– ceramente vero e più appropriato di questo: - Con "0i torna in vita e rientra 11eliacircolazione la Critica Sociale. Questa vostra Rivista non fu mai un vero e proprio organo del partito, nel senso ufficiale della parola, come molti credettero, o stimarono opportuno di dare a cre– dere. Non fu nemmeno il punto ,li recapito di scrittori fissi ed abituali, i quali si fossero precedentemente accordati sopra un determinato programma, o che, caso per caso, s'intendessero sul modo d'illustrare una data situazionfl', polemizzando. La ,:rìtica fu come una cosa sola con la persona vostra; - e, voi assente o impedito, essa non avea. nò ragione, nè modo di continuare ad esistere, sopravvivendo alla bufera del Maggio, come a quella sopravvisse l'Avanti! Ma se la dritica fu sempre come la stessa persona vostra in estrinsecazione, la vostra persona all'opera e in atto, l'animo vostro fattosi ricerca, e polemica, non p~rciò fu meno I& manifestazione costante e con– tinuativa della vita del partito, nel modo nel quale il socialismo s'è andato svolgendo in Italia.. Era. via via diventata un organo di politica pensala; e come tale, a mio avviso, risorgendo, deve affermarsi e confermarsi d'ora innanzi. Mi pare che a I punto dovo sono le cose d'Italia n,,n sia più il caso di temere, che la Oritica. per eccesso di liberalismo letterario, voglia aprire di nuovo e di continuo le sue colonne al pro e al contra delle dot– trine, o lasciare soverchio spazio lllle detlnizioni. L'ora presente impone degli obblighi positivi; e, dato pure che si dia sfogo in parte alle polemiche a base d"in– rormazioni meramente letterarie, l'essenziale ogei è nello studio dell'attualità, nell'indirizzo politico, nel da fare. I casi di Maggio, le successive persecuzioni, lo sbto del Parlamento, la condizione generale del paese, gli stessi umori alquanto discordi dei componenti il partito, tutto l'insieme non lieto dell'ora presente in– ,1ucono a credere, che cura precipua rtei socialisti non può esser quella di chiedersi: a quando il socialismo t - ma quest'altra: che cosa dobbiamo fare, per salvarci e per progredire normalmente1 Quante volte ho riletto quel numero della. Oritica del 1. 0 Maggio 1898, e mi pareva di essere al 3 o 4 di quel mese, col proposito di rispondere all'articolo di O. Sorc>I su la cri1i del sociali1mo scien1.ifico! Ma ben altra crisi, che non quella della scienza, ba altra versato ed attraversa. l'Italia da un anno in qua! La Ot'itica, tornando in vita, documenterà, con l'esempio della con– tinuata e migliorata discussione, di quan1o giovamento sia stata per tutti la le~io11edelle cose. Il primo frutto è questo, che i socialisti sapranno ora, meglio cbe non sapessero in passato, quanto sia difficile e complicata. la lotta che tocca loro di sostenere. Se per l'effetto della lezione delle cose il partito rimarrà. libero dal– l'ingombro dei facìli1ti, tanto meglio e sia lodata anche la cosi detta crisi del marxismo, che mette fuori delle file quelli i quali confondevano con le loro illu– sioni personali di trionfi a breve scadenza la. teoria catastrofica. di C. Marx! E per islare sul sodo, permettetemi di dare un con– siglio. lo credo che il partilo debba tenere quanto prima un Congresso. Questo è innanzi tutto il suo du·itto. Percbè si tenne quello caUolico di Ferrara recen– temente1 Forse per discutere della T1·ansustanzia~ione, e dell'Immacolata Vergine? O che torse al Governo della borghesia fa comodo, che i cattolici discnla.no di politica a modo loro, tino a stabilire i Circoli univer– sitari degli studenti1 O sarà forse cosa più lecita di

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