Critica Sociale - Anno VIII - n. 10 - 1 luglio 1899

148 CRl'f!CA SOCIALE vagheggiare il ristabilimento del pote>·eumporale, che non di parteggiare per l'amnistia delt'avv. Turati 1 I componenti di quel Congresso esercitarono semplice– mente I diritti del cittadino. A questo stesso diritto de,·ono tenersi I socialisti; e, ad esercitarlo con la m11ggiore utilità posaibile. giova rinunzino ad ogni ma• nlrestazione rumoro1a. e a tutto ciò che paia rivolto ad impressiona.re i non direttamente Interessati. A tutto ciò che v& in là dalla. utilità pratica. è consiglio pru– dente il rinunziare i o anzi, aggiungo, esser cosa do– veroPa per il partito il rinunziarvi, percbè nulla deve attendersi dalla réclame, e per esso la semplicità dei meni tiene il posto di ogni altro spediente. Ma questo. che lo dico diritto, è anche un dovere: e sotto un doppio aspetto. Per tema d'esser lungo sarò brevissimo. I ratti del Maggio sconvolsero i cervelli del più gran numero degl'llallani. Rimane ancora fitta nella mente di molti I&persuasione, che di quelle rivolte e sommosse I socialisti stano stati, o I preparatori, o gli autori. Ora ai reduci dalle prigioni e dall'esili('I, alle vittime che lnftne appaiono veramente tali a tutta la gente di buon senso di ogni partito, è lecito di dire e di proclamare pubblicamente, senza tema d"incorrere nella taccia di viltà., come il partito socialista non abbia inteso mal, nè Intenda, di organizzare delle ri– volle; e come esao, anzi, per le condizioni proprie dello sviluppo economico e politico d'Italia., si trovi limitalo nella sua azione normale e progressiva dal risorgere continuo delle agitazioni violente e lntempesti',e. In una parola., tutto intero un partito non può stare di continuo sotto il p1•egiudizio della scandalosa dottrina. fatta valere in molti processi, e sea-natamente noi vostro, del dolu, eve11lualis. Maciò, che chiamavo dovere, ha un altro lato. Sarebbe opera di ralsa carità il negare che nel partito c'è dis– senso, non dirò di prlncipii, ma di umori. Da ciò non si verrà ad alcuna scissura; ma quei dissensi devono essere pur chiariti e rimossi con la discussione, con la persuasione, col motodo intuitivo delle necessitò. pre.– senti. Risogno.che coel i focosi come gl'intiepiditi, cosl gl'illuslonistl come quelli che serbano troppo vive im– pressioni dei cui del ~faggio, sottopongano a regolare revisione le impressioni ed i giudizi loro, per rasse– gnarsi alla. norma del rattibile. Mantenere di continuo l'affiatamento col movimento operaio, e dare ad esso indirizzo politico; questi son sempre i due lati serti del problema. Queste ctuestioni pratiche, e usai fortemente complicate, non ba.sta,per risolverle, di ricondurle di continuo al termini generici di evoluzione e rivoluzione. Si tratta di sapere n,:.tta mente quali carichi pratici il partito sia capace e di– sposto a prendersi su le spalle, data la condizione del paese i - e quando abbia scelta la sua via, esso deve rifiutarsi a tutte le responsabilità., che non collimino con gli atti preordinati, e con le azioni volute. Ciò importa, che tuUI e singoli I componenti il partito accettino la disciplina, non come si accetta. una regola di morale cattolica, che ammette ogni sorta di dispense. E ciò sia detto cosi per gli spartisti della rivoluzione come pei blgotll della logalità. Non ò certo, nè con lo improvvisazioni, nò col fariseismo, che si porta innanzi la politica. di un partito. lo credo fermamente, che il partito ba gua.dagna.lo anzi che perdere, dopo le ultime travers ie; e se ha perduto, ba perduto ciò che era inutile o nocivo cl tosse. Molti hanno perduto il figurino del mondo avve– nire, che recavano sicura.mente in tasca. A molti sarà passata la tentazione di appellarsi ad ogni piè sospinto all'autorità del prlnclpii astratti. Altri si saranno ac– corti, che t compagni, che s"intlepldlscono, erano stati per l'Innanzi ed ab origine dei dilettanti di nn•ltà. Anche molti di quelli che avevano una certa pratica politica si saranno ftnalmente persuul, che non vale di ctommatlnare su le massime della taUica quando manchi il tallo. A congresso tatto, e se sarà condotto con saviezza ed opportunità, al vedrà - ne 110ncerto - che il so• ciallsmo ò diventato più rorte in ciò che di esso deve rimanere e progredire. Lieto di ripigliare con voi la conversazione interrotta, vi stringo aff'etluosamente la mano. Vostro ANTONIO LABIUOLA. PERCHÈ SIAMO UNITI? In Italia si osserva ora. un singolare fenomeno, si vedono cioè i socialisti, i repubblicani, i liberali, altre volte contendenti, unirsi per porre un"argine ai mali di cui la cla.sso governante minnccia il paese. Gli avversari dicono che ò un'unione di« partiti sov. versi vi>, il cho, mi figuro, signiftca un'accolta di per– sone che vogliono distruggere il Governo per pescare nel torbido. Che sia proprio vero, Che i rn.ocoelettori i quali a )filano votarono per i candidati di opposi– zione sieno tutti« sovversivi >1 Mi paiono di molti. Ma, soggiungeranno gli avversari, parto sono illusi; ed à a1>punto per impodiro ehe eostoro sieno tratti in in– ganno che vogliamo restringere il diritto di stampa e di riunione. Tale risposta non scioglie ancora il quesito; rimano molta gente che non trova. luogo nò l'ra.i sovversivi, nè fra gli illusi. Proprio, interrognndo me stesso, non mi 1>arodi essere Illuso, 0 1 in quanto al sovvertire, sono pili conservatore di tanti cho hanno quel nome. 1'"'igu– ra.tevi cho il mio primo articolo politico lo scrissi sulla. Nuor,a Antologia per direndere '" libertà dei preti; l'ho riletto ora e non ci trovo nulla da mutare. In quanto al diritto di proprietà. privata, ne sono tanto feroce conservatore che mi pare impoesibile esserlo di più. Eppure vedete che l'amico Turati mi ra l'onore di stam• pare la mia prosa nel suo giornale. Che io mandi a lui un articolo, non c'à nulla di strano, poichè sono sempre pronto a difendere le mie ideo in qualsiasi giornale, onesto s'intendo, ma egli perchè accolta quest'articolo? Ecco, potrebbo darsi che fosse per lo stesso motivo pel quale in Francia si sono veduti intendere ad uno scopo comune Il Jaurès e lo Yves Ouyot, il Clémonceau e il FrCdCric Passy, il Rouanet o il Molinari. Ognuno di quei valentuomini conserva e\'idenlemente le proprio opinioni, ma tutti consentono nell"opporsi al cesarismo o al militariemo e nel rifiutarsi a lasciare scendere la patria loro sotto al livello al quale trovasi la Spagna. )hl c'è di meglio. Il Molìnari in un libro pubblicato ora ( 1 ) rammenta che già. un mozzo secolo fo, egli, ri– volgendosi ni socialisti, dicevt\: • Noi siamo avversari o tuttavia lo scopo cui tendiamo gli uni o gli altri ò il medesimo. Qual"ò l'ideale di noi tutti, economisti o so– cialisti? Non ò rorse una società. nella quale la produ· ziono di tutti I boni necessari a mantenere ed abbellire (I) R1t11d1ae dc l'or,uanllotlon potuiq,,e et éeonomiqw cle 14 60Clététwture ,· 18".

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