Critica Sociale - Anno VI - n. 17 - 1 settembre 1896pdf

26.f CRITICA SOCIALE bocca - ma che l'abbia per i socialisti, questa è grossa! I,e imposte son la Uase economica del •mecca– nismo governativo e di niente alt1··0; lo diceva Mat·x nella lette1·a sul prog1·amma di Gotha. [,'im– posta sul reddito presuppone che il reddito della classe capitalista. considerata come un tutto, venga attinto a fonti differenti, dalla proprietà della terra, dal capitale industrialo e da quello finanziario, cioè suppone la societ.\ attuale divisa in classi. Le im– poste, in gene1·e, suppongono un organo di difesa comune, lo Stato, che faccia pagare alle classi su– periori le spese delle suo funzioni protettive, quando non possa allrimeati. L'imposta come imposta - quindi. cioò come prelevazione sul reddito, anche se nella rorma indiretta di imposta sui consumi, suppone un l'Cddito personale, cioè la pl'opl'ieh\ priYata, da un lato - o dall'altra bisogni fiscali che devono soddisfarsi per mezzo delle entrate delle imposte. Cioè l'imposta non suppone soltanto la società di\'isa in classi. ma anche lo Stato come ò attualmeute,con tutti i suoi bisogni e le sue csigeoze. ,Persino il prof. 1-'loi-asi è accorto che nella società comunistica l'imposta sparisce, perchò sparisce la p1•opdetà pri\'ata, così come spariscono le altre categorie economiche che danno tanto da fa,•e ai •professori» ct·oggi: la rendita, il profitto, il salal'io, la merce, il valore, e chi pill ne ha più ne metla. J,'imposla, quindi, qualunque ne sia la forma, ha lo scopo semplicissimo di fo1·nir l'olio alla macchina dello Stato. Ne ha altl'i 1 Il !1l'Of.Flora ò convinto che no, ma egli non Io è meno clile i socialisti cre• ciano di si. Ad ogni modo, per convincersi del cou– trario, badi semplicemente che, quali che siano questi scopi, diremo cosi secondal'i, essi son tanto secondad, che, se li assumessimo a principali, crollerebbe ogoi motivo cli disputa. Immaginiamo che lo Stato non avesse più bi– sogni o che quindi, da questo lato, non ci (osse pii1 necessih\ di impm•ro; c'è mento di uomo sano che concepisca una specie cli arte per l'al'te finanziaria, una imposta senza un bisogno « economico , da soddisfare, considerandola « quale strumento per correggere la viziosa ripal'lizione delle ricchezze e pe1·equare lo fortune, od iniziare la gradualo con• versione del capitale privato in capitale colloitivo )1 (pag. ao). C:iuro che, se si trovassero al pote1·e i protel:ll'i rlu1·anto questa ecce1.ionale ed inverosi– mile condizione economica dello Stato, essi foreb· bero una cosa più semplice deil'imporro lasse, essi abolirebbe1·0 lo Stato. Ma so invece, da parte della qualsiasi classe che detenesse il potei·e, si conti– nuasse ad impor1·e, conve1-rebbe dedu1·no che i bi• sogni finanziati dello Stato tuttavia sussistono, e solo perché sussistono ancor si imponP.. l~d allora - esaminata la cosa da questo punto di Yista, quale che sia l'illusione che anima i fau tori di una special forma di imposta, od anche quale che sia la motivazione ipocrita da essi messa innanzi - ci ò giuocoforza farne giustizia su' due piedi e 1'iconosce1·0 che la necessità dell'imposta non trae origine da alt1·0che dalla condizione delle pubbliche finanze, cioò dalle necessih\ economiche determinate dall'organizzazione politica dominante. Bisognerebbe possedere una bella dose di ingenuità 1>ernon capire che, quando qualche buona lana alla Francesco Crispi viene a declamare che la « solu– zianc delle questioni sociali può aspettarsi sola– mente da una migliOl'Odisfribuziono delle imposte~. questa frase non significa in buon italiano se non <1uesto: che, non essendoci più nulla da spillare dai proletari (si sa che, clo,·o non c'ò piit nulla, anche il 1·0perdo i suoi diritti!), bisogna che paghino i signo,·i. E queslo è il solo commento degno della prosa dei falli. Bib 1otecaCJ1no B1arcc enonchè, ci perdoni il prof. Flora, se gli diciamo che il modo come egli motiva la sua avversione all'imposta « etico•sociale » ò fatto apposta per dargli torlo. Lo· Stalo, ogli dice, non croa la pro– prietà, esso la ,·iconosce sollanto (pag. 20), quindi non può po!'tarvi attentato. Ora è evidente che se, viceversa, lo Stato non « riconosce> ma « crea ) la proprietà, avrà il diritto opposto. Ed è proprio così. li concetto cli proprietà è con– cetto meramente giu1·idico e solo uno spil'ito di confusione im1>erdonabile può trasformarlo in una categoria economica. La pl'Op1·ictà ò un istituto giuridico, cioè un rapporto giuridico c~·eato dagli 01·gani che compiono la funzione giu1·idica. F. quali mai son questi se non proprio gli appamti poli– tici, compresi in una sola parola sotto il nome di Stato 1 Pl'ima dello Stato esiste il possesso econo– mico -; la propl'ielà giuridica è una conseguenza dell'esistenza e del funzionamento dello Sfato. L'errore basilare della teorica del Contratto so– ciale el'a propl'ÌO c1uesto: ammettere che lo Stato si sia fondato dietro una convenzione giuridica (contratto), prima cho l'organo capace della san– zione giuridica, senza di che il diritto è una chiac– 'chiera vuota di senso e di co11tenuto, cioè lo Stato, ,ergesse. I.a proprietà (1·appol'!o giuridico) è ap– punto una c1·eazione dello Stato. Che lo Stato possa modificarlo ò cosa che si capisce eia sè. Ma è evi– dente che noi, comunisti della scuola di Marx, non ò per questa nuda considerazione dialettica che vogliamo la più grande delle 1•iformesociali Quando mai la stol'ia ha seguito la logica degli uomini 1 . .. Messosi per la slrada dell"apologia, al prof. Flora dovevano capitare delle curiose avrenture, come ad esempio estasiarsi ad ogni pagina per la Libertà e la Giustizia, per correre poi il rischio di farsi dimostrare dal primo venuto che non è proprio il sistema fiscale del suo cuore che possa realizzal'le noi 101·0più acconcio aspetto. Difatti, la progettala abolizione delle imposte sui consumi lo trova tutto ,,ibrante di sdt>gno nel de– signarla come ingiusta e lesiva del principio della uni\'e1-salità dell'imposta. A questo modo le classi lavoratrici, che pu1· godono i servigi pubblici al pari delle classi ricche, li otterrebbero gratuita– mente, mentre raccolgono con il suffragio univel'– sale la maggior potenza politica (pag. 30). Per altro il prof. Flora non si accorge che non son già questi ser\ 1 igi pubblici che oberano, come tali, il bilancio dello Stato, m 1 le funzioni strettamente di classe da esso adempiute, l'organizzazione burocratico– mililare, causa alla sua volta, JJer la più gran parte, del debito pubblico. I serrigi pubblici, nella stretta accezione della parola, sono per buona parte pagati dh·otlamente eia quelli che li godono, a qua– luuque classe appal'leagano, e la scienza ha trovato una parola speciale per designare queste speciali enfrate: tasse. La parte, che resta scoverta di essi, potrebbe bene renir compensata da un rialzo pr.:i– porzionale del prezzo dei ser\•izi pubblici, suscetti\'i di pagamento, ciò che potrebbe Yeriflcarsi senza difllcoltà. Ma che cosa rappresentano le spese dei ser,·igi pubblici nei bilanci degli tati borghesi 1 Appena il terzo o il quarto della spesa totale; e questa ò, per gli altri due terzi o tre quarti, come noi bilancio italiano, rappresentata dalle spe3e mi– lital'i e dagli interessi del debito pubblic(\. Se dunque questo c1·iterio dovesse a,·ere il so• pravvento, il prof. Flora si accorgerà facilmente come noi potremmo dedurne senz'altro che i due forzi delle spese del bilancio, od i tre quarti, a soconda dei casi, debbano pesare esclusivamente sulla classe capitalistica. .\fa, come non basta la.

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