Critica Sociale - Anno VI - n. 17 - 1 settembre 1896pdf

CRITICA SOCIALE 263 IL SOCIALISMO E L'IMPOSTA (Il I. Val la pena di augurarci che il conllitto aspris– simo insorto deplorevolmento fra il pror. r,ol'a ed il socialismo venga calmato al pii, presto. E il solo modo di sperare una tregua nella pubblicazione di lavori ct·vgnigenere, nei quali si prova sino a sazietà come qualmente il socialismo sia la pili barbarica delle utopie. E il ~uaio, nella ralLispecie, è poi questo, che, do,•endo il sullodato professore into– nai-o le sue melodie sul pii1 monocorde degli stru– menti, la scien1,a delle finanze, si corre il rischio di assistere a bis di concerti non reclamati, nei quali la frangia policroma di note, glosse e com– menti, senza fine e senza pl'incipio, vuol masche– rare questa intuith 1 a verit:\: cho il prof. Flora scl'ive semplicemente per ammassal'O carta stampata, da servii' poi ari uso di titoli pe1·futuri concorsi. Non c'è, di fatti. nella monografia cho ho innanzi, nulla di essenziale che già il suo autore non abbia detto nelle altre che le han ratto da battistrada; natu– ralmente ciò 11011 de,•e indurre in equh•oco: si tratta sempre di novità della specie del Ca,i/lco dei ca>1ltci. Ed ò una vera ossessione. Il pror. Flora vede socialismo « ovunque il guardo gfri :t. Socialismo - l'imposta prog1·essiva; socialismo - l'abolizione dei da1.1sui consumi; socialismo - l'imposta di successione; e fin qui meno male; socialismo .... la c,emocrazia; socialismo - il sum-a~io universale! E cosa addirittura da stupefare; e d11·eche in tanto trionro di socialismo, noi l'aspettiamo aoco1·a dal– l'avvenire! Questa disposizione di spirito induce il pror. Flora ad avventare le rolgori della sua elo– quenza sui barbari moderni che, non contenti dello scempio attuale, altre rovine preparano alla deso– lata umanità. :\fa è proprio il caso di parafrasar Turati: non si scomodi, signor professore; tutto questo temuto socialismo dell'oggi sta soltanto nella sua brillante fantasia; in quanto a quello del do– mani. pazienza! tanto, non lo vedremo nè io, nè lei! Va sans dt1~e, il prof. Flora non sa che vo~lia dire questa tanto strombazzala lotta di classe. Ctoè, no. Il prof. Flora dice che le classi esistono, ma intendiamoci, sul puro terreno economico (l); che questo aggruppamento sociale in classi si rifletta anche nella costituzione politica, ciò contesta il nostro autore ed ha millanta ragioni da portare al mercato. La cosa, difatti, sia così: la società e lo Stato ranno due; quella è una comunanza tdi interessi (il proressore aggiungeeleganlemente in pa,·entosi: J11,te1·essengenieinschaft), e questo è l'organismo dol diritto (come SOJll'a: Rechtso,·uanlsmus). Ora, seb– bene la società sia una fnle1·e... sengenieinscha(l, la Oemeinscha(l è di un ordine cosi curioso che mi paro piuttosto una Fellldscha(t. Ciò non dice nulla; thc la s,ezia. e l'Au1tria, lollanti per ottenere queato mede- 1ln10diritto, hanno JlNtconlnato Il medesimi) mHzo; che se, a priori, lo sciopero generale Internazionale non aembrlL pusiblle, Il caao puO tauro dl,erso per uno sciopero genera,le nazlona le; ma che altualmente la quutlone dello 1clopero gener.ile non ru, In tutti I 11ae1i,oggetto di studio 1unlclente; Il Congruso ltt\·ita i lft,oratorl di tutte le nuionl, e 1pecitil• mente I slndncatl, a @tudi11re<1uuta lmportan1e c1uutione, che l'IOtrA\"enire risolta In un 11ro11lmoContre,so intt-rnazionale. (') .,., l'LORA: I.a 1h1mua e la q11~•tlo11e •celale; Torino, llocc:i, 18!!7 ti, !,00). 1•1Antl Il 1ignvr 1irore11oredke uteiorknmente: • una •o• clett\ 1ent:1 conflitti d'111tere11f',rentA concorre11ta n,1illaprod11- tione, senta lolla per l'e1l11e11u, urebbe u11a IO<"ietà deHinAla a morire •• p:ig. t3·-'· G l B no codesta « inimicizia socia.lo > è, come si potrebbe dire col proressore, un fatto organico, e quando è così, punto e basta! Se1•ve per il progresso, e più non domandare! Ma, quanto allo Stato, ah I qui le cose cangiano aspetto. Ci fu, sì, un'epoca. nella quale lo Stato ru Stato di classi. ma per rortuna cli noi felici dominati dal capitalismo, la sto1·ia ha già passata la sua spugna inesorabile su codesta epoca di nefandezze sociali. Il Pollzeis/aat appartiene alla r. reistoria dell'incivilimento, ed e1•a il tempo in cui e classi superiori ottenevano dai poteri dello Stato l'immunità tributaria, insieme a tante altro immu– ni~\; ora si è mutalo registro od il Polt;elslaat si è ti'asrormato in un Rec/1/ss/aal nel quale tutto, le classi .son sottoposte ni ca1·ichi fiscali, senza ec– cezioni. E meraviglioso! Pe1· altl'o, il signor p1-o fessor e non tarda a con– traddirsi, o per lo meno a f1.tt· sorgere crudeli so– spetti sulla purezza dei s uoi convincimenti cii·ca l'ideale dello Stato quale « individualih\ superiore alla volontà degli aggregali • (pag. 20). Se non lo si ò capito ancora, diciamola chiaro chia1•0: egli odia cordialmente il suffi·agio universale; non mica già perché questo att1·ibuisce alle classi« inreriori » il diritto di giudica1•e in causa propria, e di dare il proprio parere sul modo più idoneo pe1· farsi conciare la pelle, ma per l'abuso che no hanno ratto sotto la suggestione dei radicali e dei socialisti, o come egli dice graziosamenle: « dell'ilH'idia demo– cratica» (pag. io). e la democ1·azia vuol esistere, essa deve rispettare qualche cosa di superiore al suo stesso p1•1ncipio, cioò la libertà, cioè la proprietà privata con tutti i suoi annessi e connessi, perchè su questo tema il professore ò addirittura intrat– tabile; e, se ciò non è ottenibile dalla « moclem– zioue • e dalla « prudenza • delle classi lavoratrici, è « necessario dare al suffi-agio unh•ersale inor– ganico, quale oggi esi te, una base organica » (pag. 32). Altrimeuli dove si va! Si t,-asrerisce la « inimicizia sociale» (Genieinfeindschaft, direbbe il nostro proressoro) dalla socieli\ allo Stato e la ro,•ina di questo sa1·ebbe bella ed assicurata. Ad evitarla, il professore pencola a lungo fra il sistema dei voti cumulativi, uso Belgio, ed il si– stema della rappresentanza. come egli dice, orga– nica degli interessi sociali (grande proprie!.\, 1a– voro, capitale, commercio, ecc.), ma poi si decide pe1· quest'ultima. Ora si domanda al professore: quando una di queste « rappresentanze organiche degli interessi sociali • av1·il ,-aggiunto il potel'e come maggio,-anza, che cosa farà. essa, l'interesse proprio, o gli andrà a domandar consigli1 ).fa gi:\ non ce n'è bisogno: la mano sulla coscienza, pro– ressore, lei le consiglierebbe di fare il como– daccio suo. L'equivoco è solo questo: lei trasfoPma la realtà attuale dello Stato di classe in un ideale; equi\'oco, intendiamoci. per chi non vuol capire; per me la cosa ò limpida come acqua: non è lo lato di classe che le dispiaccia, è lo Stato di classe .... proletario. E mi creda, la cosa sta proprio così ! . .. Ma veniamo al nodo della questione. Il prof. l•'lor-agiura che l'imposta « elica » è un abominio. Dunque egli la vuole « immorale •· Ma lasciamo andare. !.,'imposta, egli dice, ha soltanto un carattere fiscale. Dio degli dei! qual socialista ha detto il contrario 1 Ora bisogna sapere che il p1-or.Flora ha l'abil ll{line di coniar lui le teorie 1l0gli a,•\•e1-sar'ìper da r.si poi l'inconcepibile lusso di rar lol'o la lezione a do,•ere. Che l'imposta abbia pe,· i democratici un carattere « etico e sociale > passi - non siamo in causa no tra e chiudiamo

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