Critica Sociale - Anno VI - n. 15 - 1 agosto 1896

232 CRITICA SOCIALE nistrazione e propaganda lo renderanno un organo potente. Cosi si può scrivere la storia delle origini di pres~ sochò tutti i magazzini cooperativi, parecchi dei quali ora. hanno capitali colossali, cospicui utili e grandiosi giri di affari. Non voglio citare qui nessuna di queste :r,otenti organizzazioni, perchè universalmente note a.p• punto per la loro potenza. E l'esperimento si può ripe– tere con minore difficoltà di quelle incontra.te quando sorsero i primi magazzini, poichè abbiamo davanti a noi l'esperienza di tanti anni dì vita di tante società da cui prendere norma, e poi perchè il tempo ed il successo hanno creato un terreno favorevole a tale Ja.voro,o la. fiducia dei lavoratori nel loro successo non può mancare. Occorre quindi cominciare di qui. Noi abbiamo in molto regioni d'Italia alcune, se non molte, Società coo– perative di consumo, che però qui non diedero, se non in pochi casi, il risultato cho banno dato altrove. La ragione unica sta nella pessima loro organizzazione. Si sono impiantato per fini quasi sempre persona.li di questo o quel patrono, che ne assumeva la presidenza. onoraria e che le sussidiava da principio per servir– sene corno base elettorale o per più loschi interessi. Si trascurò di fare la propaganda della cooperazione, vissero isola.lo , riducendosi non ad altro che a spacci di mercanzia., in cui troppe volte la eamarilla. ora. nel– l'amministrazione e il saccheggio sapientemente orga– nizzato. Se volessi citare, troppi esempi e trisli mi verrebbero alla 1,enna; chi le ha osservate sa. che ho detto il vero pur dicendo poco. Abbiamo delle Società. così dette cooperative, ma che cosa sia la cooperazione, i suoi metodi diversi o migliori, i suoi fini o la suo. forza. a raggiungere altri fini, la maggioranza grandissima dei soci non conosce. Comincia ora un periodo di risveglio, il primo vagito di una nuova coscienza. cooperativa, per opera dei soci socialisti, che ho. provocato e provoca nella massa dei soci, sostenuta dagli illustri ciarlatani della cooperazione, un altro vagito i ed ò un triste va– gito, non piuttosto da bambini, ma da rimbambiti: Guai alle Società. cooperative dove entra la. politica. Lo sfa– celo per esse! ! Come se non ci fosse lì il Belgio, per citare un paese i cui esempi 11011 1>ossonoessere revocati in dubbio, a mostrarci lo sue fiorenti Cooperative socialiste da una parte, le clittoliche dall'altra. Secondare non solo questo movimento che si inizia con buoni presagi di ottimi risultati, mo. aiutarlo va– lidamente, spingerlo, iniziarlo dovo non c'è, coordinar!..:> ad uno scopo, ad un'unica mèta, ecco il còmpito dei socialisti italiani. E nei grandi centri sopratutto e pei primi. Nei grandi centri il lavoro non ò molto difflcile ed è di pronto risultato. Basta rivolgere gli sforzi no– stri alla conquista di quelle Cooperativo che esistono già, trasformarne gli statuti, dar loro un nuovo indi• rizzo e metodi migliori, federarle, creare dei magaz. zini d'acquisto all'ingrosso (uno per grande centro o re– gione a seconda della possibilità. e convenienza) per fornire lo merci alle Cooperative associate e facilitare così ai compagni il còmpito di una oculata o capace amministrazione, procurare il loro incremento colla. propaganda e sopratutto con una rettitudine esemplare nell'ammininistrazione, e noi in poco tempo ci trove– remo una organizzazione vastissima e finanziariamente potente i avremo giovato anche un po' e subito ad at– tenuare lo maggiori ed irritanti asprezze dello sfrut- B1b1oteca uino t31arcc tamento capitalista; ed anche, ciò cui fino ad ora. non si è pensato mai, creata una base finanziaria al par– tito con una rendita sicura. o di costante incremento, senza pregiudizio di altri cespiti d'entrata aleatorii, come gli attuali. Un lavoro ben condotto, in non pili di tre anni, nella sola Torino, ci può dare un complesso di organizza– zioni con un giro di affari (e mi tengo ad una cifra molto facilmente superabile e non di poco, ed i com– pagni cooperatori di qui lo possono confermare) di almeno 10 milioni all'anno, con almeno 600 mila lire di utili, di cui un sessantamila si potrebbero facilmente devolvere al partito. E questo, sebbene sia già. molto importante e parrebbe deviare dall'oggetto della di– scussione, non è tutto; perehè appunto la creazione ed il funzionamento su vastissima. scala di tali potenti società. risolve il quesito gravissimo posto in prin– cipio per lo Cooperative di produzione: a chi vendere e a.quali condizioni 1... - Alle Società cooperative nostro di consumo e, a parità di valore dello merci dei capitalisti, con prefe– renza assicurata. - Condizione quindi di assoluto vantaggio. Solo allora sarà possibile il funzionamento duraturo o vantaggioso delle Cooperativ~, agricole o non. di produzione. Solo allora si potranno superare le ditncoltà enormi del loro impianto, poichè il bisogno stesso della loro esistenza sarà dalle consorelle di consumo fortemente sentito o daranno certamente quegli aiuti finanziari ali' inizio loro che altrimenti ò difficilissimo, per non dire impos– sibile, di avere. Ed anche allora quelle di eredito po– tranno prendere un altro indirizzo ed un maggiore svi– luppo od essere rivolte a seeondare i bisogni nuovi sentiti, secondo le norme della nuova economia. Altri, di me più abile, dica più e meglio che io non abbia detto. lo termino con un augurio: che questo mio concetto non sia soltanto discusso, ma a.pplicato. Dopo tutto non pretendo di avere scoperto nulla di nuovo, poichè già dii 1873 il Vooruit, fondato da M. Anseele, è la forzo. del partito socialista belga. Torino. luglio 1896. GIOVANNI CANKPA, · FORME AGRICOLE V CCHm {S,gcilto della relulone agraria 11rutntat1 al Co11grtMOdi t'lren;e) I.' Piccola proprietà. La piccola propriel.à lavo1·alrice rappresenta una forma agl'icola arretrata. Essa è contral'ia agli in• teressi della cultu1·a e agli interessi dello sviluppo umano. Perché? Perchè la sua resistenza di fronte alla concorrenza capitalista è dovuta all'eccesso di lavoro manuale applicato a compensar-e la deficienza di indirizzo scie11lifìcoe di capitale; cd è dovuta altresi allo sfruttamento delle energie della te1-ra. Ma è questa una resistenza che non può a lungo durare. La scomparsa graduale e crescente delle piccole industrie campagnole che davano un reddito sussidiario al contadino proprietario; 1·isterilimento JWO"'ressivodel suolo dovuto alla deficienza dei ca• pit:.:Ìi necessari alla ricostituzione dei principi ve– getativi; la usurpazione, per parte dei grossi pro– prietari, dei beni comunali che !Ornivano al contadino la possibilità di mantenere il suo bestiame; la con• cor-1-enzadelle g,~anclicullure estensive e della cul– tura intensiva capitalistica; i miglioramenti agricoli che, mentre abbassano il prezzo dei prodotti, aumen-

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