Critica Sociale - Anno VI - n. 15 - 1 agosto 1896

CRITICA SOCIALE nostri giornali quasi mai hanno flnora rile\'"ato questo !alo tiella questione, cho mi pro,·orò a scri\•erne; nitri potrà rarlo di mc più con,•enlenlemente. Il problema, io così lo vedo: il partilo oggigiorno si orienta ,·orso la cooperazio11e, col mezzo della qua 1 0 spera rar proseliti. Esso Intende specialmente applicarla 11lla conquista delle campagne per ciò che riguarda i piccoli proprietari, mezzadri e coloni. Il ramo, quindi, tlell& cooJ>eruione, a cui pre,·alenlemento parmi si ,·oglia attenere, è quello della produ;ione, promo,·endo l'l!soeiazlone dei piccoli proprietari per migliorare la produzione, introducendo macchino, sistemi razionali di coltura e manipolazione del prodotti, tentando così la resistenu al grande proprietario e capitalista colla creazione di rorti enti collettivi, come latterie e cantine socio.li, poderi cooperativi, ccc. ccc. A questo, se ho ben compreso, verrebbe o.d approdare la relaziono della Commissiono agraria o.I Congresso col suo ordine del giorno, e questa puro ò l:l soluziono che propone O. Bonzo in uno del plll assennati articoli che siano stati 1crltll, a parer m o, Rnora dal socialisti, sull'im– portante nrgomento, nei nostri giornali. ( 1 ) Ma l'idea non mi pare completa. Parmi che siui trascurato uno degli clementi che debbono andare Innanzi a lutto, cosi per l'importanza come anche in ordine al tempo. E pongo una questiono pregiudrziele. Saltando a piè pari tutto lo enormi difficollb. dell"im– pianto di silfatle Cooperall\"O agricole.. ben note a chi ,·I si ò cimentato o conosce gli elementi tutl"allro che docili elio debbono associarsi, e dato che queste Coo– porath·o possano esplicarsi e produrre, a chi vende 1·am101 e a quali condii ioni 1 Due domande che troppo spesso si dimenticano o che valgono da sole quasi tutto il problema. Chi sal– verà dal fallimento tutte questo Cooperati,·e il giorno in cui saranno strette dalla coali:r.ione capitalista, elio non mancherà. di sorgere appena si cominceranno a sentire gli effetti di questi nuovi organismi1 R mi sbarazzo subito da una obbiezione, che mi si potrebbe faro; che, cioò, l"importanza loro in conrronto alla produ:r.iono capitalista rimarri1. così esigua cho sa– ranno lasciale vivere. Ebbene, o non si ripercuoterà sul capitalismo la loro esistenza, ed allora Yorrà. llire che abbiamo suscitato degli organismi ben rachitici o snrà meglio abbandonarli appena creati, o non crearli addlrittu,-a; o saranno organismi forti e vitali, e avverrà. ciò elio a,•viene in lnghillerrn, do,·e queste società. sono forti abbastanza. o numerose, corno rile,•o dalla rela– iione del 38: congresso Jol cooperatori inglesi, pub– blicata nel n. 14 del periodico C1·etli10 e coope,•aiione di Roma, del tJ luglio 18tJQ (pag. 125),che qui trascri\"O: e .... il Congresso si occupò di una questione d'im• portanza \'ilale, della guerra, cioè, cho muovono ~i coo1>eratori I commercianti scozzesi. 11Oeans pronunciò un eloquentissimo discorso. Ounndo lo ostilità, egli disse, ai limitavano ad attacchi noi giornali e a deli– berazioni d'assemblee, erano sopportabili. Ma oggi hanno assunto forme violenti da cui dobbiamo difenderci con tulle lo nostre (orzo. Finchò non race,•amo che distri– buire al consumatori lo merci cho si acquistavano presso i grandi produttori o commorci~nt!, ci han~10 lasciato vivtiro. Oggi, che ,·otlono che comrnciamo &er1a- ~~~~':1:rt;~~~~';;~t;~o~ :t~jog!~a~:lif~Ue cll~e m~le 8 ~~t~ per rrenare Il movimento. . . . . . . « Un gruppo di commorc1anh scozzesi ha rnmato una campagna spietata contr o i coope ratori. Recandosi presso t principali industriali scoz:r.esi ,ba indotto alcuni (1 J !'iell:ti c,-;u,a Sociale di quut'anno, n. 13. Ira essi a porre ai lor o operai q uesto dilemma: o rinunciare a rar parto di qualsia.si Cooperath•a o pcr– dero il luoro. Per fortun a la magg ioranza deg li indu• striali non ha accettato questo 1 >rogramma.di gue~ra, e, d"altra parto, i cooperatori han no preferito s 01Tr1ro, perdere !"impiego, piuttosto cho tradire il _loro magaz– zino cooperativo. Nello stes so tempo la Whole.rale ed oltre società hanno subito organi:r.zato un Comitato, pro,•vedendolo di COJpicui f onllr, per dife ndere i coo– P.eratorl e si constata con pio.coro corno rappel!o cho 11 Comitato ha rivolto al pae!o ha sortito 1I suo effetto.• Ilo voluto riportare tutto questo episodio, che illustra. splendidamente il conflitto inevitabile lra produttori capitalisti e .cooperative di produzione o ser\"e altresl a. mostraro lo troppo diverso condizioni in cui si s,·ol• gerobbe la lotta qui da noi in conrronto cogli scozzesi, a. cui siamo di gran lunga Inferiori su questo terreno. Mentre là han subito tronto i coapicui fo11di per sov• venire I combattenti 1>er la. loro organiz:r.azione, non altrettanto possiamo noi rare, polchè o rgo.nizzaziono non ne abbiamo nessuna di qualche forza finanzia.ria, ed ò appunto quella che colle Cooperative dovremmo cercare di sviluppare. Tralascio ancora di illustrare le inevitabili persecu– zioni del potere politico, strumento troppo docile nello mani dei nostri arrarisll italiani. Non è questione che I di sapervi resistore, o In questo cuo meglio resiste– ranno quelle società. che pili rorli saranno di numero e denaro. Rimane dunque sempre o gravissima la do– manda: a chi vendere, e a quali condizioni, quando si sarà. risolto il problema non meno grue d'impiantarle e di farlo produrre1 Non mi pare sia da. dimostrani, perchè abbastanza evidente, che nella , 1 ondita correrebbero l'alea che corrono i produttori capllttllsti, già. di per sè grave abbastanza per le mute,•oll condizioni dei mercati riguardo alla domanda. ed ai prez:r.i delle merci, od in più avrebbero a loro esclusivo svantaggio la concor– renza lolnlo dei pr•otluttori coalizzati contro di esse. Gli ò che, secondo mo, non ò di Il che si dovo inco– minciaro. Por poco elio uno consideri i tre rami in cui si suole esplicare la cooperazione, cioè il consumo o Jislribuziono dei pro.Jotti - la produ:r.ione - ed il cre1 <lito - comprenderà. facilmente come il più facile ad a.Uiva.rsl o a dar ot•imi risulta.ti finanziari sia quello dotto di consumo o distribuzione. Buta infatti a dimo• stra.rio il fenomeno Jella Importanza o del numero r ·ilevar.te <.lelloCooperati,•o di consumo, che, nella sola Jngliillerra, oltrepassano 1200 milioni J'arTari all'anno, t"lò che rnppresenta. il sesto del consumo totale inglose, dl fronte alle altro di produzione o di credito, che in– sieme raggiungono una. cifra molto pili modesta. E la ragione è O\'\'la. Poco o molto, tutti consumano per necessità.naturale, ed ogni Individuo ha quindi sempre una data somma a propria disposizione, che gli ser,•e per i suoi bisogni, nella generalità almeno per una settimana, e che dovrà certamente spendere. Indurre un certo numero di individui a comperare in un dato luogo oiò che loro occorro, se non a migliori condi– zioni, almeno a 1>arità.,l'esporionza. ha dimostrato già. cho non ricluode molta. ft1.tlca o sopratutto nessuna. !-posa. ll11.loversare o.quella gente l'importo delle merci di loro consumo per una sottlmnna. anticipatamente, rato , ·ersn.ro a tutti, o quasi, una. data quota o azione (lomodalità possono variare a seconda dell'opportunità), o ,•oi avrete già un capitale Iniziale con cui aprire un magauino, modesto si, ma vitale, che servirà ai bisogni llegll associati. Pochi anni di curo, lii buona a.mm ,-

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