Critica Sociale - Anno VI - n. 15 - 1 agosto 1896

230 CRITICA SOCIALE argomenta debolezza, e piglia pil'1 forza ad incru– delire. 28) Cu lt, tra1Jagghiu nun si a1·1•fl"chisc-ì. Lu J)Ovtn,, chtù chi t,·avarJUhia, sem1n·t è JJO· vi1·u. Lu galantom,u 11w1·i scm·su. A stu 1nunn-u saptri 'un ci nni ooli. Vogliono signifìcare, che, con l'ordinamento pre– sente della società, per riuscire nella vita non val• gono il la,,01-0, l'onestà e l'ingegno; anzi queste qualità sono nocive alla riuscita, perché il mondo ò dei cattivi o degli ignoranti. 29) Unni c•è caJ)pelldi """ J)assan'U /Ji,-rttti (be1·– retli). Dove si trovano le persone di grado la povera gente non conta. 30) Cui nasci vistutu (con eredità) è {1,,-tunatu. La fortuna, che mantiene le differenze sociali, incomincia coi p1·ivilegi della nascita. Bisognerebbe nascere o tutti vestiti o tutli nudi per vedere chi sarà poi il fortunato. 31) La ,·o/J/Jadi tu ,·tccu ·un st talia (guarda). La roba del ricco non si guarda da quali vie disonesto è pervenuta. 32) La {amt è /Jagascta e tati·a. Sono i bisogni che consigliano la prostituzione e il furto; ma bisognerebbe aggiungere che l'eccesso della ricchezza, come l'estrema miseria, produce il puttanesimo aristocratico, e richiede, perchè essa ricchezza non si menomi senza menomare i vizi e il lusso, che si rubi in grande e in veste patriottica. 33) Tt•i sunnu li piacf1•i di stu munnu: mancia1•i canii, cavalca->•i carni e cunwnnm•i caf•tit. Questo schifoso proverbio, che, per l'indecenza della seconda parte non vogliamo esattamente tra– durre, riassume le sole soddisfazioni di un gaudente borghese. Esso è nella bocca degli sfruttatori e di que!!:li affamali che aspirano allo sfl'Utlamento del simile; invece gli altri proverbi detti avanti si sen– tono con malinconia 1•ipetere da tutti colo1•0che soffrono l'ingiustizia economica della sociel;\. . .. L'esame fatto, col presente scritto, della lotta so– ciale in Sicilia, coi dati della natura e della storia e colla stessa viva voce del popolo, non è che una parte di un più vasto tema: ll problema agnwio siciliano e la na.:ionalizzaztone della len·a. Una seconda parte tratterà. la « genesi del latifondo si• ciliano »; ed una terza « come nazionalizzare il suolo per poi socializzarlo ,. Il partilo socialista italiano, nato da pochi anni e scar.so ancora di numero, indossò le sue armi della lolla di classe e della conquista dei poteri per espu– gnare la Bastiglia borghese. Ma, per vincere, i pochi animosi devono diventare molti: tutto le vittime delle ingiustizie sociali devono essere scosse da una YOcenuova che lo chiami a combatte1·e e vincere. li problema sociale è complesso nei dati di fatto, i quali variano colle condizioni naturali o storiche di un poporo; l'ideale socialista è unico, ma le vie per raggiungerlo sono diverse a seconda dei vari paesi. · In Italia il problema sociale s'identifica con quello del possesso della terra, perché tutta la vita italiana piglia alimento dalla produzione ~gricola, e sono scarse le industrie e i commerci. E la socializza– zione della terra cl)e può rigenerare la nazione, e rimettere la pace sociale. Finchè il partito socialista italiano non inalbera questa bandiera, e non chiama attorno ad essa tutti gli interessati, si potrà avere qualche progresso nei soli centri industl'iali del- Bib 1otec3CJ1no B1arco l'alta Italia, ma nella generalit.à, il partito, se non si arresta, degenera. La vera tattica semp1ice, che de,•e il partito so– cialista italiano tenere, è quella di dare i ,•oti a coloro che garantiscano di sostenere la socializza– zione della terra, cioè ai soli socialisti. Manata, l11gllo 1896. S. ÙAMMARF.IU SCURTI. PERLA PROPAGANDA IN CAMPAGNA A. in•ovosito <lella soluzione coopenttimi nel 1>aesi <ll J>lccola proprletd. Non sono molti mesi che cominciò a. determinarsi, in seno al partito socialista. italiano, una. corrente favore– vole alla cooperazione, mentre prima. so ne aveva. in ger.erale un sacro orrore, come per tutti i cosl detti pannicelli caldi della classe borghese. Fu col progredire continuo e col dovere ogni di più venire al contatto colla realtà. della. vita, diminuito il bisogno della. discussione teorica su principi astratti, che cominciò a vedersi il lato pratico della coopera– zione ed i vantaggi grandi che se ne possono trarre. Non sarebbe veramente stato necessario di attendere tanto per accorgersene, poichà davanti a. noi stavano gli esempi meravigliosi del Belgio socialista, che de,·e alla sua organizzazione cooperativista. la sua floridezza. e le sue saldissime basi i e 1 dovendo guardare fuori d'ltalla per trarre ammaestramento, mi pare strano che non ci siamo orientati piuttosto verso il Belgio, eia cui siamo molto meno dissimili di quello che non lo siamo da.i tedeschi, che lroppo pedissequamente abbiamo o con poco valide ragioni cercato di copiare, e di cui sono noti i caratteri profondamente dh•ersi dai nostri. Col Belgio abbiamo invece, non mi pare necessario dimostra.rio, mollo maggiori analogie di vita politica. e sociale, e sarebbe stato più naturale che di là. aves– simo tratto i principi della costituzione del nostro partito.(') Ma ciò che non fu fallo si può bene ancora rare cd è ciò che io auguro e spero. E lo spero tanto più, poichè vedo che le migliori menti organizzatrici del partito ora. si son messe per questa. via non solo, ma. han fatto sanzionare <lai Congresso l'impegno, che i compagni si son preso e devono prendersi,per l'impianto o lo sviluppo di società cooperative per la soluzione specialmente <lei problema della propaganda in cam– pagna. Ilo detto specialmente, ma. l'ordino del giorno \'Otato non lo <lice,e, sebbene non dica neppure nitro, lnscia capire anzi un imicamenle, non avendo il Con– gresso portato In. sua attenzione sulle grandi città, do"e pure la cooperazione ha i primi e più grandi successi da raccogliere, per le migliori condizioni di ambiente. Ed è appunto perchà nè il Congresso nè i (') Questa Idea che, c1uandosia utile preoccuparel dell'eeempio sl!·anlero, fosse Il caso, per noi llallanl, di orl,ntarcl 1peclal– men1esu\J~ lalltur.lonl socialiste del Belgio, noi l'abbiamo e1pre1M almeno una dotzina di volte 111 c1ueue 111esse colonne. Quando tornammo dal Congreuo di Bruxellee e dalla visita a Oand, ab– biamo pubblicato una gerie di articoli su quelle cooper11.th ·e 10- claliAle (Crltlca Sociale, 1891, llag. '!3!, Coopera:to,ie Jfamminua; pag. !33, ih1ieele e Il• Yoo1·11tt»; 1iag. !34, Un pm,e aociallata, ecc.), e cl siamo anche 11reoccupall di \'ari progetti di panifici coope– rativi che 11I do,·evano tondare a MIiano ed altrove, Dobbiamo aggiungere - qui il nostro collaboratore ha ))ertettamente ra– gione - che quelle Idee e quel lentatlvl non trovarono auslllo elllcace In seno nl Jlanlto. (,YOl4 dell4 CRITIC,._ SOCULS)

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