Critica Sociale - Anno VI - n. 15 - 1 agosto 1896

B CRITICA SOCIALE 235 cenloUantacinquemila di adcmprivi. Vi hanno inoltre beni rustici pall'imoniali dello Stato, poi valore di novantasette -mtlioni; dei Co– muni poi valore cli centosessantamilioni (1). Pino al 1888, nella legislazione borghese p1·e,•alse unicamente il p1·incipio di llioide1·e queste J)J'Oprieb'.t pubbliche per aumentare quella classe cli piccoli proprietari in cui i consc1·vatori ripongono le 101'0 maggiori spc1·anze di resistenza contro rinvadcnte socialismo. Ma in seguito alla esperienza clclla 1·i– conccntrazionc (.lolle quote in mano della classe bo1·ghcsc,si iniziò nel 1888 un n10vime11to legisla– tivo inteso a conscr,•are questi residui dell'antica proprietà collettiva. Alla legge 1888 tenne diel1·0 poi il progetto 'fittoni, che alla nostra rappresen– tanza parlamentare por$e occasiono di svo!r,erc in ,wgomento lo idee dol padit-0 col disco1·sodei Ferri. Il progetto 'fittoni mirava a farorire famiglie di piccoli propriclal'Ì cho erano di,·cntati usua1·ì privilegiati dei beni comunali. Quel pt'ogetto,quindi, sotto lo appa1·enzedi un omag– gio alla pl'opriet::\ collcttiva 1 esprimeva la tendenza immanente nella borghesia di soccorrere la piccola proprietà che dagli antichi usi civici trae alimento e vigore. Ben fece il Ferri a chiedere che invece le risorse di quei tel'l'eni fossero attribuite a tutta quanta la collctUvità comunale. Or questo è appunto l'indirizzo cho, secondo noi, dovrebbe seguire il parlito ogni volta che si trova di fronte a problemi cli ciuesta natura. Insistere cioè, che le p,·opriet.\ demaniali non solo non siano divise 1 ma non diventino puntello delle piccole pro– prieU\. Queste terre dov1•ebbero attribuirsi a collet.– tivit.\ o comunanze, le quali poi applicheranno la coltura parcellare o la coltura colletti,•a a seconda della natum dei tel'reni. Perché noi uon discono– sciamo che, allo stato attuale della meccanica agra- 1·ia, la coltura di buona parte di questi terreni - specie se montanosi - non poll'ebbe essere eserci– lata1 per ora, che su J)iccoteuntlà ci,Uiwali. li che, se n1ol dire frazionamento dell'industria e - fino a un certo punto - segrerrazione e lavo1·0 diYisodei coltivalori, non deve però assolutamente signific,we indipendenza, sia agraria, sia economic..1.,dei singoli lavorato1·i, nò anarchia di produzione, nè diritto cli usare arbitrariamente della terra. Le forze possono bensì essere frazionato secondo le esigenze del mezzo agricolo 1 ma sono coordinate tra 101•0 in modo da lasciaro adito a uno sviluppo sempre maggiore di solidariot,\ fi'a i lavorato1·i. Il ter1·eno, che 1·imano lll'Opl'iet.'ldemaniale, n1ol esse1·e ceduto alle associazioni o comunanze costi– tuite in ente giu1·idico, sia gratuitamente, sia dicfro co1•1-ospo11sionc di un canone, con quelle cautele, ch·ca la dul'ata o la possibilit.\ cli 1·ili1'0della concessione, por le quali si concili i l'inlere.~se di chi lavora colla possilJilil:l di ulteriori e pit'11·adicali trasformazioni giuridiche cd economiche. La coltura ag1·icola, diretta da pe1'Sono compe– tenti, deve essere sorretta dal credito e da antici– pazioni fo1·nitc,in difetto di aiuti privati, dai Comuni o dallo Stato. La manipolazione dei prodotti e il 101·0smercio, come l'acquisto delle materio e degli sti·umenti necessal'i alla coltivazione, devono assu– mere. anche nelle cmnunanze dove si applichi la cultu1':-tpa1·collare, una forma coopei·ativa: l'intore:::.so del singolo deve scatm·ire dall'intcl'esse dell'intera collelli vilà. Ben si intende, l'osserviamo una volta per sempre, non sono queste le linee di un prog,·amma socialista i ma sono lo sbozzo dei criterì che donebbe1·0 inror- (I) ToJliamo quutl dati dall'opera del dep. Rlnaldl: ,,. t,r.-, fJ"bbliclol , In .,..,.,;u,.• •ocinl,. lloma, 18~6. ~ da notare che r•an parie di ci11ettt terre ro110 r,a le p•r,1or1 d'l1all11. ,ate l no t11arco mare la conrloltadei socialisti di fronte ai diserrni cl10. su que~la materia, possono vcnit'e ))l'Csentali dai pa1·– titi della bo,·ghcsia. Anche i migliori fra questi disegni, anche quelli che 1·ientrano nel quad1·0ora tracciato, fanno pal'le dei nosti•i programmi minimi 1 la cui enèttuaziono è conseguibile entro la struttura economica attuale, o alla cui effettuazione i socialisti devono lavorare in• calzando su questo campo pratico di 1·iforme i pa1·– tili bol'ghesi. ROCCA PILO - M. SAMOC:GIA- L. BISSOLATI. (Continua). COOPERAZIONEAGRARIA J socialisti, intesi ad espandere l'azione loro dalle città industriali alle campagne, urtarono contro la piccola proprietà rurale, tanto tenace nella regione montuosa della Germania e dell'Italia, da scindere in due campi la teoria germanica, e da consigliare ai maestri italiani d'abbandonare all'azione del tempo la soluzione della questione di convertire i nuovi pagani alpestri. L'alpigiano svizzero si avventura nei paesi più remoti a lavorare con ferrea attività e con tenace economia pel miraggio di chiudere la stanca vita sua nel seno della ramiglia, restaurando l'avita abitazione, estendendo il prato e la selva, aumen– tando le vacche. Chi saprà vincere quel\'idilio del– l'alpigiano pe1•fargli accettare la teoria e la pratica della proprietà rurale collettiva, che li affl'atella ai frati claustrali 1 Nella Valle Camonica il montanaro, che non sa acquistare larga estensione di terreni, pur di mantenere qualche proprietà prediale, limi– tasi all 'esercir.io del vetusto .ftis J)latita.ndi, pian– tando un albero di castagno o di noce nel suolo comunale, albero che diventa di sua. propl'iet..\ esclu– siva e del quale gode per sè e per la sua famiglia i frutti, le foglie cadute, le erbe cresciute sotto l'ombra sua. Il sottile osser,•alore Giuseppe Bonzo, nato cd edu– cato nel Monferrato, dove predomina tenace hl pie• cola proprietà rurale, cogitando lungamente, divisò di convertire i piccoli proprietal'i, oppressi dalla concorrenza e dall'avidità degli usurai capitalisti 1 mediante il sussidio della cooperazione agricola, quale gi.\ da molti anni divisarono e consigliarono economisti ortodossi e punto socialisti (1). Coope1·a• zione che armonizza l'azione e le idee dei socialisti collettivisti con quelle dei filantropi economisti e che contribuisce all'armonia de1Je rorze del pro– gl'esso. Le latterie sociali, tanto diffuse nelle Yalli italiane e nell'Emilia 1 le associazioni per la vendita ai me1·• cali delle frutta, delle verdure, delle uova, le can– tine sociali, che ponno discendere a p1-opor1.ioni minime, i sindacati per la vendita e compera dei semi, dei concimi, le società per gli ammas i di bozzoli da seta, sfuggenti all'ingordigia di strozzini filatori o speculatori, ecco ottimi esempi di coope· ( 1 J Ct·Wca Sociale, 1S9G, n. 13.

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