Critica Sociale - Anno VI - n. 9 - 1 maggio 1896

B CRITICA SOCIALE 137 Ora, dato questo dualismo fra senti monto e intelletto, poichè l'uomo opera non corno pons,a ma come sento (o sento secondo il proprio to1·naconto), nasce necessa– ria.monte il conflitto fra. una mora.lo ideale e una mo– rale pratica, fra. una. logica pura o una logica pratica. Di botlogai che cianciano di giusto o ingiusto o in– tanto smerciano roba sofisticata; di donnine isteriche cho piu.ngono la morto del cagnolino e non si peritano colle bizzarrie loro di rovinar·e il marito; di preti che dal pergamo spiegano il decalogo, o fruffano i lol'O dipendenti o seducono la moglie del farmacista; di politicanti che con Bacone atrermano essere la men– zogna l'arma delle donne, dei bambini e degli sciocchi o poi l'elevano a sistema. di governo; <li scienziati che proclam,rno ai quattro venti che solo l'.unor del vero li movo o prostituiscono poi h\ scienza ai più potenti, ò zoppo il monUo. Onde sboccia. fuori quell'impero doi continui tentcnna– monli delle coscienze scialbo e indecise, dei compro– messi o delle mezze misure, dello menzogne .conven– zionali che infesta la vita moderna. E tanto vera questa bilatora.lilà. della logica umana, che la maggioranza degli uomini maraviglia, quando pur non li chiama mattoi<li, allorchè scorge degli esseri - si chiamino essi ocrale o Gesù Cristo, Leone Tolstoi o Nicola Barbato - che, oltre onuncitlr0 dello idee, dello con– vinzioni, dolio teorie, si sforza.no, per quanto lo condi- 2.ioni del tempo lo pe1'm0ilano, di tradul'le in atti. « Colpa del sistema ::t, obbietterà. qualcuno. Certo. L'ambiente della. nostra vita pare roggia.loa bella posta per ostacolare e distruggere a ogni istante questa unità di condotta, questa identità di sò stesso, questo self– control, che ogni uomo normalo dovrebbe mantenere su sò medesimo. A noi non resta che sperare noll'av- venire. 0. 8. DE MARTIN!. Ilcontributo della etteratura alla critlca sociale 8arebbe affatto ozioso, dopo Taine, rimettere in discussione questa vel'i1:\: che anche nell';.ll'te si avvera, pe1· usare l'ttspres"ione dcll'Ardigò, la legge della « formazione naturale >, che l'arte cioè è il prodotto di1·etto e specifico dell"ambiente nel quale si svolge. E ciò non solo perchò l'ambiente fisico, l'intellettuale, il morale influiscono sulla produzione artisLica determinandone l'indirizzo generale; ma anche pel"chè presentano all'artista la materia di cui egli farà il contenuto dell'opera sua. « Tutte le impressioni e le memo1·ie (sc1·ivo un valo1·0s0 Cl'itico d'al'te, il Pilo) (') che r,u·tisla può espl'i– mel'e nei suoi lavori hanno la loro 01·igi11eprossima o remota nel mondo esleriorn, nell"ambiente :.. « Il modello fisico e mol'ale (cosi il 'l'aiae) (') pl'ecede sempre l'opera che lo rapp1·cscntn »; o rarte non è che un « Ccho harmonieux et grossi :t. Il mezzo esterno è adunque nello stesso tempo lo stampo che impronta e modella la tendenza artistica e la manifestazione esteriore dell'arte, e il campo dondo l'arte non può a meno di attinge,·e - direttamente o indirettamente - le sue ispil·azioni. Ciò ò vel'O ugualmente pc,· tulle le a,·ti di tutti i tempi. Il Taine lo dimosu·ò in modo insuperabile per la statuaria greca, come pe1· la pittura italiana del cinquecento; per la letleratu,·a del secolo cli Luigi XIV, come per la lette1·atu1·a inglese. Ma vi ( 1) PILO, Estetica. Parte H, IILro VI, cap. 16.•, !E IOi. - lloepll. ( 1 J T,\ISP., La J)hlloiophle de l'art en Grèce, § l!I, 3, è qualche cosa di speciale riguai·do al nost,-o tempo e alla sua letteratura r'Omanzosc..1. In ogni a\Jro pe1·iodo storico questa aziono dell'ambiento sull'a1·ie era piuttosto subita che voluta, piuttosto inavvertita che rico1·cata. Mentre anche allom l'artista risentiva certo l'influsso del pauso in cui viveva e del mo– mento sto1·ico che att1·aver.sav:t, e in quello e in questo doveva pul' [ll'enclere il modello dcll'ope1·a sua.; pu1·e ciò avveniva, in certa guisa, incon~apc– volmcnte: l'al'tista riproduceva le immagini di bel• lezza che l'ambiente offi·i\ 1 a al suo ~pirito. ma senza sforzarsi di proposito a tradurre nell'opera la p1·c• cisa e complessiva 1·ealtà dell'ambiente medesimo; onde avviene che nell'arto classica l'ambiente ha beusi operalo a foggiare la p1•odu1.ionea1·tistica, ma non ha fo1·nito ad essa il suo contenuto nè intera– mente, nè fo1·se pe1· la massima ·parte; lo scultore greco tl'ovava bensì l'immagino delle meravigliose· fcwme de' suoi dèi nei COl'pi de' suoi connazionali esercitati con lunga cura nei giuochi giunastici; ma la figum marmorea non solo ei-a sempre este– ticamente più perfetta di qualunque corpo umano (della qual cosa offrono una notissima pro,·a le teste delle divinità elleniche che gli artisti, pe1· amore della maggiore eleganza dell'assieme. face,·nno sem– pre alquanto più piccole del naturale); ma essa era anche nulla pili che l'espressione d'un'idea di bel– lezza, e niente conteneva, o ben poco, della vita vissuta contemporanea. Il cont1·ario avviene nel nostro tempo e per ciò che specialmente riguarda la leUor·atura roman– zescn. Da quando Balzac si p1·oclamò « docteu1· ès sciences humaines », e Victo1· J-Jugo, nella celeb,·o prerazione del Cromwell, rivendicò all'arte il di– ritto di riprodurre anche il b1•utto, lo sforzo del romanziere è quello di costrin_gere i11 poche centi– naia di pagine un aspetto della vita vera. Qui l'in– flusso dell'ambiente sull'arte ò non solo quello in– diretto e inavvertito che necessariamente si ha in ogni pel'iodo storico; ma vi ò, olt1·e a questo, anche quello voluto e cosciente per cui l'artista delibc• mtamento ricerca nel mezzo sociale in cui vive i modelli della sua opera, e si sfol'za cli farli rivi– vere in questa con la massima possibile vel'it;\_ I•: usa per 1·iuscirvi i progressi ultimi di tutto lo scienze: della sociologia, come della psicologia, dell'antropologia, come della fisiologia; tanto che oramai uno scrittore che voglia essere qualche cosa di più d'un semplice no,·clliere non può non esse1·0 uno studioso di scienze filosofiche: Giorgio Eliot. la celebre autrice di .ldam llede, di 1 1 he Mill on lite Floss e dello Sf'e»es o( eterica/ U(e, che è forse la più gmnde tra i romanziel'i cou– tempot·anei inglesi, p1·ese le mosse, come é noto, dagli studì filosofici nei quali si 01·a resa molto conosciuta, prima che la sua fama letteral'ia oscu• ,·as~e quella scientifica. Si può dunque asserire che mai come nel nost1·0 t empo l'ambiente riusci a improntare di sè l'opera d' 1.ll' le o a rispecchiar\'isi; che mai questa aziono diretta dell'ambiente venne cosi deliberatamente ricercata dall'artista; che mai questi ebbe a sua disposizione migliori mezzi di cui giovai-si per rendere nella propria opera con verità e rilievo l'atmosfe1·a sociale che lo avviluppa. 01· bene: proprio in questo tempo in cui la cor– ri~pondenza dell'al'te colla vita é così piena o p1·e• cisri, sorsero più alti che mai gli sdegni e i cla– mol'i contro l'immoralità dell'arle. A tutli sono note lo polemiche che segui1·ono l'apparire o l'af– fermarsi rlella così detta scuola reali:sta; polemiche che, so andarono diminuendo durante il pe1·iodo del suo trionfo, ora sembrano ri\'Ì\'e1·e colringros, sare della corrente di reazione che va disegnan· dosi contro di quella. Ma in ogni modo, del tutto

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