Critica Sociale - Anno VI - n. 9 - 1 maggio 1896

138 CRITICA SOCIALE le proteste non cessarono mai; e vi fu sempre un forte nucleo di persone che perseve1•arono a esprimere le loro vivaci disapp1·ovazioni contro il dilagare, nel nuovo indirizzo letterario, dell'arte « corrotta ». La portata di questi sdegni e di queste proteste è in realtà più ampia che a primo aspetto non sembri; infatti. se si sollevano biasimi contro la immoralità della letteratura realista e se questa non fa che rWettere il nosti~o ambiente sociale, quei biasimi trascendono il punto cui mirano per toccare di contraccolpo la societ.\ stessa in cui vi– viamo. Se si giudica immo1·ale la letteratura si giudica implicitamente immorale la società. Se si combatte contro quella in nome della morale si dovrebbe, a maggior ragione, in µome della mo– rale combattere contro questa. E ben vero che ·questa conseguenza è ben lungi dall'essere cosi largamente accolta come lo sono le premesse; ma ciò avviene in pPimo luogo per difetto di intera e coraggiosa coerenza logica nei giudizi. Chè se questa coerenza si potesse pretendere non sarebbe dirn– cile costl'ingere gli sdegni destati dalla lettel'atul'a « immorale » a dirige1·si conti-o la società; giacchè ciò che desta la nausea o il ribrezzo in un libro non dovrebbe destarlo meno nella vita, e l'impulso ad allontanare da sè o da altri il libro immorale dovl'ebbe rivolge1•si, centuplicato. a sopprimere il fatto o l'ambiente cho quello ritrae. In secondo luogo pe1·chè, essendo assai più comodo mettersi in guerra con la letteratura che non con la so· cietJt, cosi gli amanti del quieto vivere preferiscono limitarsi a protestare contro la prima, giustHìcando il loro giudizio, che diviene cosi incompleto, monco e dimezzato, col dire che esistono bensì le grandi immoralità e iniquità sociali, ma che non ò bene dir tutto nei lib1·i per non uccidere, in quelli che la posseggono ancom, la fede che tutto vada pel meglio nel migliore dei mondi possibili. Ma in ogni modo, inconsapevoli o 1'iluttanti, tutti coloro che giudicano severamente la lettel'atura moderna vengono a portare un giudizio implicitamente ben più severo contro la stessa no~trn società Ora noi, che non amiamo nè i Candidi nò i Pan• giosR, e che crediamo il romanziere debba e.sse1·a (secondo la definizione data.nei ci pare, dal Pica) colui che sa vedere e insegua a vedere agli altri, siamo indotti ad apprezzare altamente l'azione della letteratul'a « immorale », appunto come antidoto ad ogni illusione ottimista. La sintesi rapida e fa– cile di un moderno romanzo realista può infondere la persuasione di molte ,,erità più agevolmente che non un libro di critica economica. Esso riesce a destare quegli scandali che « oportet ut eveniant ». Esso può ispirare più disgusto per l'incancrenita civiltà che ritrae, che non le piu vibratt, invettive dei giornali «sovversivi». La moderna letteratura a.dunque, appunto perché rip1·oduce la societil. at– tuai~. e, riproducendola, diventa immorale, è il più fie1~0atto d·accusa contl'o la società stessa, e, di conseguenza, è pe1•il socialismo un alleato pre• zioso; essa prepara infatti la mente ad accogliere il socialismo come la cura risanatrice, a quella guisa che in medicina la diagnosi prepara ad ac– cogliere e determinare la profilassi. . .. Abbiamo detto che la mode1'11a letteratura é il più fiero atto d'accusa contro la società; diamo infatti, a sincerarcene, un rapido sguardo alla pro– duzione letteral'ia contemporanea, specialmente in Francia, dove il movimento« realista» ebbe origine, dove si svolse con maggior ampiezza che altrove 1 e donde prese le mosse per propagarsi in altri paesi. B ul~ r1 CJ no H1arco La letteratura «immorale-» si può dividere in due grandi rami. L'uno, quello del romanzo così detto sperimentale o natui-alista; l'altro, quello del romanzo di psicologia. Il primo si preoccupa so– p1·atutto dell'ambiente esteriore, dei fatti apparenti, delle grandi masse; il secondo, degli « stati di anima», dei segreti movimenti psichici, degli in– dividui. Il primo va da Balzac a Zola, a Daudet, a Maupassant, e fra noi al Verga e al Ro,,etta; il secondo va da Stendhal ai Goncourt, al Flaubert, a ~ourget, e in Italia al De Rober-to. E facile risconti·are nel primo di questi indil'izzi la verità di quanto sopra affermammo. Non v'è, quasi, alcun romanzo «sperimentale» che non si possa conside!'are una dimostrazione pratica della sentenza di Marx che il modo di produzione della vita materiale domina in generale lo sviluppo della vita sociale, politica e intellettuale, e una riprova delle dedm~iooi e amplificazioni che di tale concetto ha fatto il Loria. Basta rico1·dare l'origine della fol'tuna e della potenza dei Rougon, nella Fortune des llo1J:gOn e in Son llxcellence l!,;ugCneRougon; tutta la scandalosa trama delle operazioni finan– zial'ie dell'alta Borsa, nell'A1~gent; le ignominie del militarismo, nella Débacle; i successi politici a base di inconfessabili vergogne e di loschi maneggi, nonchè le imprese coloniali che servono ad arric• chire gli uomini di Stato, iu Bel-Arni; il patriot– tismo fatto abilmente servire alle s1leculazioni commerciali, l'iniqua onnipotenza capitalistica, la connivenza dei capi del Governo coi farabutti, nella Raraonda del Ro\'etta; la sordidezza ignobile e crudele della minima proprietà, nella Terre e in Afastro Don Ges-uatdo; l'abbiezione morale e fìsica dei minatori, in Genninal; - basta ricordare tutto ciò (e abbiamo citato soltanto i libri che ci venne1·0 primi alla mente) per persuadersi che tutte le brutture del sistema capitalistico, sferzate dalla critica socialista, sono rilevate e messe in luce nello scorcio vigoroso del romanzo moderno, nel quale l'impassibilità che lo scrittore. s'impone cela quasi sempre quell'odio che il Flaube,·t diceva di sentire per i suoi personaggi, e la voluta elimi– nazione della pe1·sonalità morale dello scrittore dalle pagine del libl'o acc1·esce, coll'illusione della reaWt obbiettiva 1 la ripugnanza del lettore. Nè meno chiara emerge la condanna della civiltà borghese dal l'Omanzo di psicologia. Esso è quasi sempre una splendida dimostrazione della degene• razione psichica che si compie nella classe domi~ nante, che vive del lavoro altrui e che è quindi liberata dalla necessità del lavoro. Le profonde aber– razioni morali di coloro cui l'ozio concede clidiven– tare « ramnati » sono ampiamente illustrate dai « documenti umani » collocati in tanta luce di ana• lisi da Paolo Bourget. Lo sfib1·ameuto del carattere derivante dalle passioni fittizie che hanno agio di crescere nell'assenza d'ogui seria occupazione e di prosperare nell'ambiente falso e fastoso, è scolpito nel tipo del Claudio La,·cher di Mensonges. La morbosa esagerazione del sentimento amoroso, il senso della vacuità della vita, tutte le viziose de– viazioni della psiche umana provocate e alimentate ·dall'artificioso sviluppo dell'idea, non mai frenata e diretta eia un obbietto sano, pratico e graxe, sono seguite passo per passo in quasi ogni pagina di Coeu,· de {emme, di Cosmopolis, della l'ltysiotogie de l'arnom· 1noderne. E qui l'autore pÌll non serba neppure quella imperturbabilità che è la caratte– ristica del romanzo spel'imentale; la decadenza mo• raie della società che egli ritt-ae lo colpisce troppo perchè egli non ne mostri il suo disgusto e 11011 ne proponga il rimedio; rimedio, che per la massima parte di questi scrittori consiste in un t'isveglio del sentimento religioso.

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