Critica Sociale - Anno VI - n. 9 - 1 maggio 1896

CRITICA SOCIA.LE 139 Tale rimedio é evidentemente privo di qualsiasi efllcacia. Non è dai vani tentativi per ottenere arti– ficialmente nuovi germogli dal ramo iu cni non sco1·re più la linfa della vita che potrà venire la salute contro il pessimismo, lo scetticismo, l'atrofia della volontà, l'impressione di vacuità della vita, contro insomma i val'Ì aspetti di quella complessa malattia morale così bene notomizzata dai roman– zieri-psicologi. La salute anche qui non può veni1·e che dall'unica idea ben viva che possa dare all'esi– stenza uno scopo elevato e un sapore di utilità me• dian te la coscienza della collaborazione alla grande opera collettiva di l'islaurazione sociale, la quale oltrepassa bensì l'azione della vita individuale, ma fa che questa si senta continuata e completata dalle vite innumerevoli di tutti coloro che vi lavoreranno d'attorno; - da quell'idea, per la quale (come scri– veva Paola Lombroso parlando di Prampolini) « la causa pili grande di sfiducia e di spleen possa di– ventar so1·gente di irradiamento della vita. » Ma indipendentemente dall'efllcacia del rimedio (inefficacia che del resto intravvedono forse coloro stessi che lo propongono, ben sapendo che « non arrive1·anno a imporre ai loro lettori la fede che essi medesimi, malgrado tutta la loro buona vo– lontà, non riescono sempre a conquistare» ('); e di cui i fatti s'incaricheranno di convincerli del tutto), è necessario riconoscere che il romanzo di psico– logia da una parte, come dall'altra il l'0manzo spe– rimentale, rendono un grande servigio alla propa: ganda socialista. Per es~i, infatti, nelle pagine eh quasi tutta la letteratura contemporanea è consa– crata la constatazione dei mali, dei pertu,·bamenti, delle deformità, che affliggono dal basso all'alto la società capitalista. Il buono e tipico borghese (quello che, secondo i cenacoli romantici, bisognava « ùpater ») vitupera questa letteratul'a; ma, attra– ve1'So ad essa, il suo vilupel'io colpisce indiretta– mente quella sua stessa società, di cui la lette1·atura non fa altro che mettere in rilievo le turpitudini. Ed è quindi nella letteratura (come Rinaldo nello scudo adamantino recatogli nei giardini di Armida) che la civiltà borghese può, specchiandosi, apparire a sè stessa quale essa è veramente: una grande stalla di Augia, non risanabile se non vi passi ath·averso la numana purificatrice del socialismo. GIUSEPPE RENSI. ( 11 Roo, Les Cdéesmorales aH temps vrisent, pag. t3G; Parie., Perrin, 18!1! LA FAME D'AMORE Con questo terribile verso il focoso Tirteo della re– denzione italiana presumeva di aver scag!iato uno di quegli anatemi che fanno tremare le vene e i polsi anche ai Ta.ddei corazzati da triplice strato di adipe. Le pene dell'inferno dantesco dovevano sembrare al 8erchet sorbetti e gramolate di fronte al tormento a cui dannava quanti si fossero mostrati codardi nell'ora. del supremo cimento contro l'Austria. Questa minaccia ai dì nostri non fa. paura. a molti. Le statistiche delle nazioni più civili d'Europa accen– nano ad un decrescendo di matrimoni. Donde ciò 1 Forse le raffinatezze della civiltà. tendono a diminuire la violenza di quell'istinto che il Cantico dei cantici chiama « forte come la morte» 1 Avrebbero gli uomini del secolo morituro fatto salire, come voleva. un filo– sofo, il sesso al cervello 1 Manco per sogno i chè anzi Ulv u il nostro istinto sessuale fu dalle attuali condizioni sociali condotto arlifieialmente ad un'altezza. vera.mente rovinosa; il suo sviluppo è prematuro; la.sua intensità. grandissima; eppure a pochissimi è dato soddisfa.rio come eletta dentro. Contro questa anormale condizione di cose protesta. alto o forte il <lott. Starkenburg. (1) Riepiloghiamo la lunga e violenta requisitoria che il medico tedesco, non senza molla retorica a quando a quando, avventa contro le ipocrisie e le vergogne sessuali dei giorni nostri. La. vita nervosa, la nutrizione troppo abbondante (s'intende bene, per la classe dirigente e..... digerente), lo strapazzo mentale, gli stimoli dell'arte dispongono quanti vivono nelle grandi metropoli ad un eccitamento ipertrofico della vita, sessuale. Vice\'ersa. all'uomo ed alla donna ehe, flagellati dall'assillo rovente dell'istinto, domandano amore, la società risponde co· suoi stolidi · pregiudizi che si ereditano come una malattia. eterna. I misteri sessuali si nascondono per modo che sull'au– rora della pubertà. la santa funzione della generazione si disvola alle menti giovanili col vizio e nel vizio. Il frutto dell'albero della scienza viene offerto dal ser– pente. La separazione sistematica de' due sessi ifrita la concupiscenza sferzando i desideri; non si pensa che \"antidoto più efficace alla lussuria è la luce e la pub– blicità.. Intanto la scostumatezza sempre più ammorba ed inquina la gioventù spingendola fatalmente sulla china della degenerazione; in fondo l'attendono sghi– gnazzando la pazzia e la morte. L'unico sfogo vera– mente morale e veramente legittimo del bisogno ses– suale ò concesso dal matrimonio, il quale non viene offerto negli anni in cui Venere più posse11temente in– voca i suoi diritti, ma quando la voce di lei accenna a diventare più fioca. Per motivi economici, il matri– monio non ò possibile prima. dei trent'anni: ne ritar– dano la data. la lunghezza degli studì, il servizio mi– litare, le difficoltà. per formarsi una posizione che assicuri il pane quotidiano. Sicchè la donna. i::ii sposa (quando si sposa) cinque anni più tardi e l'uomo dicci o dodici anni più tardi di quel che dovrebbe. ì\-fn.- prorompe sdegnoso l'autore - la natura non può sottoporsi ai nostri ordinamenti sociali e ai nostri concetti morali; essa htLpubblicato il suo codice prima. che vi fossero popoli e Stati e ftt.pagar cari gli effetti della. disobbedienza a' suoi ordini. I manicomi, gli ospe– dali, le prigioni, le camere ana.tomiehe, con lugubre e spaventosa. eloquenza, parlano dei castighi che piom• bano sulla nostra società., aduggia.ta . da una civiltà. av– velenala nelle sue fonti. A rendere più ardua e difficile la via al matrimonio s'aggiungono gli osta.coli per impedire il divorzio. La pazzia o l'impotenza, il cancro, la sitl.lide sono indisso• lubilmente concatenati con un essere esuberante di vita e di salute. Di quanto diminuisce il numero dei matrimoni, di tanto cresce quello delle prostitute, con tutto il codazzo delle malattie veneree, castigo dell' u– manità. Civiltà.,civiltà, muggisce la turba briaca; sifilide, dovrebbe urlo.re, e sarebbe molto più adatto. Per svin– colarci dai tentacoli della piovra che ovunque ne av– vinghia non v'è che un mezzo per adesso: una buona ghigliottina a va.poro che faccia ta tesla a tutti i sitlli- (I) D. HENZ STARKENBURO, La mtset•fa seuuale cteinostrt tempi. Traduzione, prefazione e note di L. F. P. - Palermo, Remo San– dron, t89ò. (l.. t,50;.

RkJQdWJsaXNoZXIy