Critica Sociale - Anno VI - n. 5 - 1 marzo 1896

72 CRITICA SOCIALE oggi in Europa e in America, mostrano quanto fosse pratico il comunismo settario degli eretici del medio-evo. Queste idee comunistiche non provenivano dai vangeli, nè erano ispirate alle masse popolari da generosi l'iformatori; esse sgorgavano dall'ambiente economico circostante, emanavano dalle masse po– polari, che spesso le imponevano alle loro ~uide spil'ituali. lnfatli, le popolazioni europee uscivano allo1·aallora dal comunismo barbarico della gens, di cui persistevano ancora fra esse tracce numerose. La p1'0prietà collettiva (il mt,~, la Mark), questa prima trasformazione della proprietà comune della terra, esisteva nei villaggi e anche nelle città.; e i con– tadini liberi e i ser\'Ì vivevano in comunih\ fami– liari, che contavano talvolta parecchie centinaia di memb1•i, e nelle quali gli stranieri erano facilmente ammessi. Le abitudini comunistiche e1·a110allora tanto naturali, che il solo ratto di vivel'e un anno e un giorno sotto lo stesso tetto e alla medesima mensa stabiliva di dit'itto la comunità dei beni. Gli eretici popolari non chiedevano quindi se non il ritol'no a un passato non troppo lontano e di cui serbavano il rico1'do preciso, e l'estensione a tutta la società della forma di comunismo rurale che vedevano prospera1·e intorno a loro. Essi quindi non rinviavano ad un avvenire lontano la loro entrata nella Nuova Gerusalemme; non era nel cielo, ma sulla terra che essi contavano di gustare le gioie del paradiso. La Bolla di papa Clemente V, del 1315, condanna i Beggarat o F,~atellì del ltbe,·o spi1·ilo, perchè affermavano che« sin da questa terra l'uomo può essere tanto felice quanto lo sarà nel cielo ». La Bibbia, tradotta in lingua volgare da \Vicklef e dai suoi successo1•i, si diffondeva in tutte le classi della società, e circolava tra gl'illetterati e la pic– cola gente. Essi vi leggevano ciò che desideravano, vi trovavano ciò che conce{>ivano nelle loro menti e l'interpretavano secondo 1 loro bisogni, attingen– dovi a1Jomenti religiosi per appoggiare i loro di– segni d1 1·iforme sociali. Mentre i p1-eti e i signori no estraevano centinahL di testi poi· sostenere la loro auto1·ità e i 101·0 privilegi, i contadini e gli artigiani, che non rinvenivano nei capitoli dei van• ~eli nè vescovi nè baroni feudali, concludevano che 11 Cristo e1•a stato l'apostolo di quell'eguaglianza che essi volevano ristabilire e che era esistita nel– l'organizzazione della gens. Quando Adamo z:i.p1>1wa ed F:va n1av;, 1 Chi era 1i:entlluomol (I) diceva la canzone dei Lollarai. L'eguagliaur.a che essi cercavano non era un principio nuovo, ma una reminiscenza dell"epoca barbara. Ma gli eretici popolari, vedendo i preti, i nobili e i borghesi, uniti contro di loro, anatemizzue le loro riforme egualitarie e comunistiche e perse– guitare le loro sette servendosi della Bibbia che interpretavano come loro conveniva, si ribellarono alla fine contro questa religione che in principio aveva ser\•ito di pretesto alla loro sollevazione. I Loum·dt del secolo XIV, fra le altl'o eresie, inse– gnavano che Satana e i demonii erano stati in$iusta• mente cacciati dal cielo, ma che un giomo v1 rien– trerebbero e ne espellerebbero san Michele e gli an• geli, che a loro \'Olta sarebbero dannati (t). Satana (1) W/ielt Adalll delved tmd Eve spati, 1Vho was tM oe111tema111 PI Queet:i.OJlinlone è emeua In ZO•har, nella seconda parte del!:\ Cabala. Vi è deuo che &ma.el , li principe del geni! male– tlcl, &arebhe ristabllllo nella sua glorll\ e ritroverebbe !I suo nome e la sua natura di angelo. Allora del suo nome mistico, la prima 'elllaba, Sam, che algnlnca veleno, 1conq1arlrebbe, con rimarrebbe che et, che \'UOIdire eroe, potente, e che è la radice di EUoah, il nome del Dio della Genesi. personificava i contadini e gli artigiani, espulsi dal paradiso della proP.rietà. comune depa terl'a, ac– caparrata dai nobili e dai preti, personificati in san Michele e negli angeli. Gli eretici se la presero con lo stesso Dio; lo fecero scendere dal cielo sulla terra, per identifica.rio coll'uomo. I discepoli di Amaury, detto A1nat1·tco, le cui dottrine ful'ono condannate dal Concilio Lateranense, che ordinò di aprire la sua tomba e di profanare e disperdere i suoi avanzi nel 1209, professavano che Dio è in tutte le cose, che Cristo e lo Spirito anto abitano in ogni uomo ed agiscono in lui. I Beggarat, le cui opinioni si accostavano a quelle di Giovanni Scoto, detto Erigene, che le avea apprese dal neo– platonismo, affermavano che Dio è tutto, che non c'è nessuna differenza fra Dio e la creatura, che il destino dell'uomo è di unil'si a Dio e che con questa unione l'uomo diviene Dio. Gran numero di sette eretiche seguivano tali dottrine filosofiche, che si ritro,•ano nella Cabala, questo fondo misterioso nel quale i pensatori del medio-evo attinsero il loro panteismo, del quale non era ancora inventato il nome e che la Chiesa chiamava semplicemente ateismo. L'agitazione sociale degli eretici popolal'i, esten– dendosi e cozzando con la Chièsa, con la nobiltà e con la borghesia coalizzate, si spogliò del suo invo• lucro religioso per manifestarsi sotto forma fìloso– flca. Gli eretici facevano rivivere le idee che a,•eano elaborate i filosofi della Grecia e di Alessandria e che la Cabala aveva raccolte e svjluppate combi– nandole col misticismo religioso dell'Asia minol'e, dell'Egitto e della Persia. Essi si ricongiungevano all'ordine d'idee dell'antichiu\, benché effettiva– mente le lol'o confuse teorie si radicassero nel terreno dei fatti economici del loro ambiente so– ciale. La riforma della società sopra base comunistica dovea fatalmente fallire; tutt'al più si potevano creare piccole comunità analoghe a quelle, tolte a modello, dei contadini e degli ordini religiosi, ma pili com– plete di quelle dei monaci per l'introduzione del lavoro produttivo e la mistione dei sessi, e diverse da quelle, inconsciamente comuniste, dei contadini, per lo sforzo cosciente di imitarle e di generalizzare a tutta la società la loro organizzazione familiare e rudimentale. L'opera sociale degli eretici popolari non poteva riuscire, perchè contrat·iava l'evoluzione economica, che, lungi dal tendere alla reintrodu– zione del comunismo della gens ba1•bara, polveriz– sava invece inesorabilmente gli avanzi che esso avea lasciati nella società feudale. La maggior parte di queste sette non sono conosciuto che per le per– secuzioni che le hanno distrutte e per le condanne che le hanno colpite. Sono i loro carnefici che ne scrissero la storia; esse non formularono le proprie dottrine, o per lo meno non ne rimangono nè ma– nifesti, nè libri. Ma le aspirazioni di questa dolo· rosa agitazione popolare, che durò secoli, furono riassunte come in un testamento in due opere ge– niali: l'Utopia di 'l'omaso Moro o la Ctltàdel Sole di 'l'omaso Campanella. « Io sono la campana dei sette monti che suona l'aurora nuova », diceva Campanella ('). Egli s'in• gannava. Non era « quella repubblica perfetta de– scritta dai filosofi e che non è ancora esistita sulla terra » che dovea venire, ma era la società. bor– ghese che sorgeva all'orizzonte col suo brutale mercantilismo e col suo feroce individualismo. Egli suonava la campana funebre della società feudale ( 1 ) ERI! allude al 1uo nome e all:i. &trana conformar.Ione della sua. testa munita di 1eue bltori;oll. e La sua tuta è dh·ln In 11ette regioni tneguall •• dice Il 1110amico Naudè nel sei ver1I measi a piedi del 1110ritratto.

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