Critica Sociale - Anno VI - n. 5 - 1 marzo 1896

CRITICA SOCIALE 71 sempre crescente. Ciò si oltiene appunto sopprimendo la libertà. della., tcrra. Ora, essendo questa liberta. un rapporto tra l'uomo ed Il territorio, la modiflcazion11 dello stesso può e11ere oltenut1 1 aia operando sopra un termine, sia operando aopra l'altro. Ma, polchè l'appropriazione totale del suolo, per rimmensa estensione delle terre non occupate, non è ancora pouibile, diventa. Inevitabile l'abolizione della liber1à del lavoratore. Indi la ,chia,:itì,,cui, sotto l'im– pulso delrlncremeoto della popolazione, si sostituisce la ureitù, schiavitù mitig&ta e però più produttiva. Per l'inceasanle progre110 della natalità ,,iene un momento In cui anche quest"ullima rorm• economica Bi pron nel ratto inetta a soddlsrare convenientemente agli accresciuti bisogni socia.li: onde viene surrogata da una orgo.nizzulono economica superiore, cioò dal capi• talismo. In quosto la soppressione Jolla terra libera. si ottiene non plit orrendendo tlircuameutc la. libertà. del lavora.tore, Il qualo anzi viene proclamato giw·idica• mefite libero, mn, data lt1 scarsit1\ del terroni non oc– CUJ)aU,monoJ)ollzzando tutto Il territorio o riducendo cosi la classe lavoro.trico alla rncrcè della classe pos– sidente. Ma lo stesso ctLpital\1mo,oggi vigente presso i popoli civili, sembro.per più sogni prossimo a toccare !"estremo della sua. parabola. e a d•r luogo ad una. ulteriore forma. economica pili eleni& o meglio rispondente a.Ile impe– riose esigenie di una societl più popolosa. Ciò si ot– teJTà.medianle la redenilone delli terra, che, di,·enuta novellamonte libera, segner.t pure l'an·ento storico della libertà. uman& e l'indeprecabile occaso Ji ogol forma di oppressione. Simultaneo alla scompara della rendila sarà lo sn– niro del profttto Jet capitalo, ecl il nuovissimo sistema economico, informo.lo al principio della cooperaiione, genererà. co me I nevitabile effello il ritorno alla giu– slizin nella distribuzione della ricchezza: ogni produt– tore sarà. retribuito secondu 111 quantità e quali1à del ta,·oro da lul compiuto, ossia otterrò, corno g à, osser• vava. lo Smllh, nel luogo da noi citato, la sutL natm·ale rotribuzlono. I.UCIO nt: CASTIGl,IONE. LE SETTE ERErlCHE DEL IIEDIO·EVO ''' l'na crisi religiosa continua e generale agitò il medio-0\'0 europeo. Già prima do! secolo Xll. inco• mincfarono a sorgere qua e là setto eretiche, le quali, perseguitato o condannate in un 1>aese, si disperdevano per rinascere, sotto diver30 nome, altrove; ivi esse si estende,•ano, erano di nuoYO peraeguitato o ritornavano a riaccendere il furore mistico nella nazione ond'erauo state cacciate. Le proscrizioni col ferro e col ruoco non riescirono mai ad e!ltirp1re l'ere1ia; perchè le dispute teolo– giche non erano se 11011 la forma nebulou di cui si rivesth 1 ano determinati intere!l.!i materiali per aff'ermarsi e per rarsi riconoscere; e non si pote– vano sopprimei-e questi interessi massacrando e bruciando gli eretici. l') Paolo 1,araraue, con ,centllt 1Mi111\ero di 1oclall1ta e di col- 11111, n11tt1 a. nollri\ dl1l)Oll1lone, perchà ce ne 1enl:1n10 nella Oi-itlca, Il reuntlulmo 1tudlo ch'egli hl\ prt,pnrato ~r la Srorta irtl 1o«allm10 di Kaullky • Bern1Ueln, Intorno I\. Tomaso Cam- 1,anella e alla. a,t1d del •ote. Onll de11·omirt11,cominciamo ogi:I ateuo 111tralcl11rne Il ca1►ltolu lntroduttl,o, che trl\tta con aicur:i erudlllon,, IHumln•tA dnl crllerll del materl111l1moatorko, le erule comunhlle del mefllo-e,o. (La c,·uicn Soelate). l,a nnscente borghesia dello città, sollo questo mistico travestimonlo. raco\ 1 a allora i suoi primi tentativi J>e1'costiluil'.d in classe o per abbattere il regime reudale che comprimeva il suo sviluppo economico e politico. Qurula lotta di classe do,•e,•a di neoe.uità prendere aspetto rcligio,o, perchè la Chiesa era allora la potenzadominante, che coman– dava ai re e agli imperatori, cho imponeva ta.sse a tutte le popolazioni cattoliche. che s'io~erfra in tutti gli atti della ,·ita socia.lood ancl1e prn•ata, che mono1>0liziava lo scibile o che limitava ai bisogni del suo dominio lo slancio dol pensiero umano. E non si pote\'a combattero la Chiesa se non traspor– tanrlo la lolla sul torrono religioso. atta.ccaudola cioè in nome degli interessi spirituali di cui essa si 01-a. costituita custodo o rappresentante. La Chiesa Ol'a ricca ed numont..·wa costantemente i suoi tosol'i oppl'imondo i popoli cristianizzati; i suoi beni immensi nccenclovono le cupidigie dei nobili o doi bo1·gho~i. cho si allearono por spo– glial'la. I capi barbari, bonchO con"o1·titi al cri– stianesimoe millantantisi soldati di Cristo, si erano impadl'oniti senza sc1•upolodoi beni dei monasteri come dell'oro o dolle pietre preziose che covrivano gli altari o i roliqula1·i pili \'Onerati, per distri– buirli ai loro guorl'iori, como reco Ca,·lo Martello, avolo di Carlo Magno, che rondò il regno tempo• raie del papato. Ma la Chiesa era iu soguito dive- ~~u~,~!e:~f;n~~'~r~';t!fe~~fl~~~:~1~i:!\lr~ ~~~)~! i p1-ocedimenti barb:ll'ici, e, 11011 potendola pili spos– so.ssaro militarmente, la si spoiliò toolo~icacnenle. Si a1u•luna campagna spil'ituale contro 1 suoi beni materiali; si accusarono le sue ricchezze di cor– romperla o di trascinarla all"abbandono della sem– plicità del di,·ino maestro o dei suoi a1>0stoli, alla violazione dei voli di po,•erl:\ e al tramco delle cose sacre; ai suoi beni si reco colp.'l degli abusi o dei vizi che gli erotici denunziavano proponendosi rii rirormal'li; sl proteso insomma di non volerla !'~~n:r~l:i~~o:~:~sfi~\~. gran bene della l'eligione I nobili o i borghesi non mìravano che alla pro– prietà ecclosiasticn; ma lo spii-ilo umano non si a1·resta. Quando lo controversie teologiche uscirono dalla cinti\ dol chiostri e dallo a<ssemblee borghesi o nobiliari per discendore nelle masse popolari, il popolo ti-asso lo conseffuenze logiche o inattese di questi attacchi contro I boni del cloro; le ricchezze, elio a\'ovnno co1•1-otta la Chiesa, A.\'evano egual– mente pervertila In soclott\. l.n propl'ietà indivi– dualo di\•eniva la causa ol'iginnria d1 tutto lo mi– seri~ ~ho amiggono gli uomiui. 'l'utte le sette di eretici popolari~ che pullularono nel medio-evo. incominciarono con abolire la proprietà privata e collo stabiliro la comunione de1 beni nel proprio seno; parecchie anzi, come i Plcardt o Adamill di Boemia, estesero quest.1.comunione anche alle donne. P.d ora da.i ,• t\DEtOli e d alla storia delle con– fraternite dei primi cr1stia.ni, nelle quali tutto era. di tutti o non ,•i si entra,· a se non racendo abban- ~::ai~i q~ 1 :Sf~i c ~'nf:~o~ 1 :.: 1 ~~i d':n~~~[! cieli; pl'Oprietà non erano oziose dbscuS!ioni scolru5licbe, o la loro concezione di una societ..-\, nella quale non trove1-ebbo posto la proprietà individuale., non era utopia di sognatol'i perduti nello nuvole del– l'ide.1.lismo; al contl'ario e,si basavano le loro cri– tiche comuniste sull'osislonza anche troppo reale delle miserie sociali, la cui causa principale vede– vano chiaramente, e la loro società comunistica era cosi poco una fantasia idealista, cho 03si la ronda• vano immodiatamonte coi membri dei loro piccoli gruppi. I fratolli l\-to1•avi, che hanno ro3istito allo persecuzioni, e lo cui comunith p1-osperano anco1·a

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