Critica Sociale - Anno VI - n. 5 - 1 marzo 1896

76 CRITICA SOCIALE Forte dell'allor conh'atta allean1.a con l'Austria e la Germania, fiduciosa nell'appoggio dei capitali stranieri, In bo11Jhesia italiana contraeva, come di poi, con frase divenuta abituale, si è detto. e cam– biali sull"av, 1 enire >. Pioriscono in questo torno di tempo la specuk\1.ione bancaria e quella edilizia; un notevole risveglio dì attività può riscontrarsi nei paesi industriali dell'Italia; lo :s,•iluppo preso dagli armamenti dell'esercito e della mat'ina con– diziona un passaggio molto sensibile di alcune in– dustrie italiano da uno stato di depressione a quello di massimo benessere. Anche la legislazione finan• ziaria doveva risentirsi di tutto ciò e, sotto l'ingenuo pretesto di parincare i contributi rondiad versati sino allora in misura troppo diversa dalle diverse regioni. accollare la ma~ior parte dell'imposta fondiaria a quella parte dei proprietari di terre la quale è meno borghesia e molto più miscela di moderni usurai e di antichi feudatari. . .. Intendiamoci molto be11e: quando si parla di pa– rificazione di tl'ibuli fra il Nord e il Sud, specie tlei tributi diretti, si va incontro ad asseri,·e una ,,era enormità. pretendendo che il Sud paghi quanto il No,,1. li Sud ha pagato e paga tutlavia pe,· il 'ord qualche cosa che ha ser\'itO a fornir6 di molli eccellenti se1·viz'ì questa regione: il debito pubblico. DiraUi al 1801 il debilo pubblico delle dif• rerenti regioni d'ltalia era distribuito cosi: Piemonte 1160 milioni, Lombardia 145, Emilia 40, Toscana 200, Napoli e icilia ;:oo('). 0111, data la enorme difle– renza nel numero degli abitanti, nessuna cosa ap– pare pili evidente di questa, che il Mezzogiorno, per effetto della rivoluzione italiana, ha dovuto im– porsi il peso del debito del Seltentrioue e pagare, in gran parte almeno, per esso. Ed inoltre, anche <1uandosi ,•olosse porre da lato questa considera– zione e si volesse por mente al debito pubblico ve– rHìcatosi dopo il pel'iodo della 1·ivoluzione italiana, è 1·isaputo che questo giganteggiò e si accrebbe in gran parte poi· sopperire alle spese rerro\'iarie di cui il Settentrione si giovò in molta pili vasta mi– sura del Mezzogio1•no.Lo squilibrio fra le contri– buzioni fondiario del Settentrione e quelle del Mez– zogiorno erano appena un compenso pe1' il debito del Seltentl'ioue che il Mezzogiorno ave\'SL dovuto attribuii-si e pagare. Ma in quel periodo di tempo cho segnò il suo m11ssimofiorire, la bo1•ghesia settenfrionale fu por– tata ad adottare una misura In quale, mentre le era imposta dalla necessità di asl-lume1-si por mezzo della protezione doganalo un maggior slancio, do– ve,•a portare un colpo decisivo all'agricoltura del )lezzogiorno; intendo accennare alla denunzia del trattato di commercio con la Francia. Le conse– guenze di questo passo di fronte al ,•alore delle terre sono ora illustrale dal progetto Sonnino, di• retto a sospendere le operazioni del catasto. Non soltanto adesso è diventato impossibile parlare di uno squilibrio nscale a vantaggio dei proprietari del Mezzogiorno. ma si può quasi asserire che il deprezzamento delle terre a,•,•enuto da un decennio a questa parte ha pili che colmata la differenza fra il valore delle terre e la minore imposta che gra– vava su di esse. Perciò a questo punto una seconda intluem.a ~i ra sentire: di non procedere innanzi nelle operazioni di accortumonto dei redditi della terra, poiché, ad opera compiuta, si dovrebbe con– stntare come l'ammontare complessi,•o dell'imposta non possa pili oltre essei· sostenuto dal reddito complessi \'O e che occor1•a p1·ocede1·e ad allegge• (') MIRI.INO, 1/ltQl(e telle ,m'elle e,t, 11ag. 31. rirla. Mtl poichò il sin froppo sconquassato bilancio italiano non presenta margine che lo consenta, oc– corre senz'altro abbandona1·e l'impresa di a,•01'8un calasto perfetto. li signincato della proposta Son– nino - spassionatamente - non è altro. E per altro, quando si pal'la di disuguaglian1.a nei tributi di due pal'ti di uno stesso paese, non si è per nulla autol'izzati a credere che ~li individui ~:!:s~af~~:;, d1~J'i~~ti~i:~,ft~~e <~i::o dlst~~ nici - proporzionalmente all'imposta. La tecnica ~ella traslazione dei ti·ibuti non ci è ancora tanto ignota da permetterci di ritenere che tributi disa. guaii aumentino il disquilibrio fra duo regioni, mentre essi possono, a volte, anche permettere un reale equilibrio. Ed è poi da conside1•are come sia assolutamente destituita di base una distinzione fra proprietal'i di duo regioni cosi recisa da non am– mettere che gli uni non abbiano anche influenza, o ne risentano, nell'altra, e che gli scambi di pro– prietà. non elidano la difi0renza nell'insieme del tributo fra le due regioni. Con grande giustezza il r.,aveleye sc1·iveva a proposito dell'Italia: e Se si volesse applicare all'rtalia meridionale la stessa base di percezione della settentrionale, ne risulterebbe un malcontento estremo che bisogna innanzi tutto evitare. La soddisfazione di quelli che si allevierebbe1'0 non compenserebbe l'irritazione di quelli cui si imporrebbe di più. Il capitale corri– spondente all'imposta non è slato pagato dal pro– pl'ietario attuale, perchè esso ha diminuito il prezzo d'acquisto in proporzione. Rimettergli una parte dell'imposta significa fargli un regalo. Bisogna ben guardarsi dal rimaneggiat'8 leggermente l'im– posta. • (') . .. Il f:>ndameuto di ogni tassazione della terra è che l"imposta su di questa sia incapace di traslazione e che la subisc.1.solo il p1'0prieta1·io percosso. 'l'alo teoria piglia origino dai fls1ocmti ed è poi ~rrezio– nata da Rical'(lo o dalla sua scuola. Di qm è deri– ,•ata la teoria che l'imposta fondiaria sia un .;us in 1·e aliena a ,•antaggio dello Stato. un ca– none, una specie di comproprietà. econdo questa teoria, l'imposta, in capo ad una sel'io di anni, fini– rebbe col non gravare più su nessuno, poichè gli acquirenti della terra avrebbero già. dedotta l'im– posta capitalizzata nel prezzo di acquisto. Quindi - e come è noto - se un fondo desse un reddito 10 ed il suo valore fosse di 200, al saggio di profitto del :-, "/.,, se una imposta scemasse ad 8 il reddito del fondo, il rnlor d1 questo scemerebbe proporzio– nalmente a lGO. Un compi-a.toro novello pagherebbe soltanto questo prezzo. E S'8 lo Stato attuasse una 1·iduzione dell'imposta, il valo1· del fondo verrebbe proporzionalmente a c1-esce1'8,ed il proprietario vi avvantaggerebbe della differenza. E questa la co– sidetta teol'ia dell'ammortamento dell'imposta, la quale allo stato della scienza non può reggere in piedi un solo istante. non solo, ma che induce con• seguenze di ca1•attero estremamente l'eazionario. Difatti, se si ammetto che ad ogni modificazione dell'imposta i proprietari perdono o guadagnano nella esatta p1•opo1·zionein cui essa si accresce o diminuisco e che bisogna evitarlo se non si vuole imporre una detrazione od un illecito profitto ai p1'0prietari. ne 1·isulta che occorre rispettare tutte quelle circostanze che sOD diretto a mantenere la rendita al suo livello attuale. Ed un tale argo– mento fu effettivamente messo innanzi dai teorici della borghesia fondin1·ia inglese nella lol'o lotta ( 1) LAVIILl\'lt, leltt'tl <l'ltafle, VI.

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