Critica Sociale - Anno V - n. 18 - 16 settembre 1895

CRl'l'ICA SOCIALE 275 polo erat!O i cortigiani, i favoriti, gli aristocratici, mentre che gli accapai·ratori e i lad1·i dell'isola appa1'len[Jono, in maggiomnzo, alla l.Jo1 ·ghei.ia , q uella boi·uhesia la cui ingordigia me1·iterà tulli gli eccessi cui pian pianino andiamo i11cont1·0. Dopo queste che, se fossero scritte da noi anzichè da un le del go\erno, ca avrebbe1 o già procurato o sei mesi di carcere, r1fer1h dalla Tribuna i soliti fatti notissimi di usul'pazione, di camorra, di connivenza delle autorità, ecc., ecc., il giornalista crispino allegramente prosegue: Da. questo rapido cenno risulta dunque che i pro• prietari siciliani - quelli di cui parla lo scrittore della T,·ibtma - sono dei ladri, ai quali è qua.si impossibile di strappare la. roba rubata, perchò lo lungaggini della pr".>cedura e le lentezze del ftsco li proteggono .. Una. volta. incamminati su questo pendio, i proprie– tari non si arrestano più. Hanno rubato le terro e per ciò martirizzano i contadini ai quali quello terre ap– partengono. Innanzi che il fisco si muova, e, quando si ò mosso, esaurisca tutte lo rormalilà. della procedura, essi avranno il tempo di arricchirsi. E vi sono delle grandi fortune in SicJlìa, delle fortune che si sono au– mentate, decupla.te in questi ultimi vent'anni. Si è veduto in questi giorni che il lieve fermento scoppiato in alcuni centri della Sicilia ha provocato l'a!)plicazione di misure, le quali erano in sospeso da parecchi mesi. O che, si deve proprio fare allo schiop– pettate por destare il Governo e i suoi funzionari? Se cosl è, si faccia alle schioppettate - a polvere per cominciare (sic) - e si mantenga viva l'a9itat:ione. Io ho nell'idea che, se scoppiassero dei nuot,i torbidi in Sicilia, i p1·oprieta1•ipassel'ebbero wi b1·uuo quarto d'm•a, giacch.èle plebi lta,ino aperto gli occhi, hanno scorto bene i loro nemici esanno oramai dove conviene colpire. Niuno li compiangerà .... Il lettore, suppolliamo, sarà. trasecolato. Non lo siamo noi, che leggiamo molti giornali, e vediamo questa nota da qualche tempo rar capolino in tutta ~~~t!~.!~t~i a~: c1~~lifr~rr:~i~1~ssfi~raqu;m~e:rs 1 ic~g incoraggiato soltanto quando era fatto contro gli umili; contro i proprietari l'eccitamento all'odio era continuo, ma doveva essere di fatti, non di pa– role. L'opera delle classi dirigenti e dei tribunali non ei>a anzi che la consacrazione cli questo ecci– tamento all"odio senza parole. Ma non si osava an– cora - prima di Cl'ispi - colla complicità. dei magistrali p1•esiedenti alla regia Censura, provocare, come si fa qui sopra, alla rivolta per la rivolta, alle fucilate contro i proprietari, a polvere .... per cominciare!! Or bene sia lecito a noi, condannati non sappiamo quante volte per reato di sedizione, protestare contro quest'opera vile che il governo incoraggia. 1 giudizi e gl'incitamenti che abbiamo riferiti sonc, non soltanto ribaldi, ma anche cretini. Perché é cretino accusare i proprietari siciliani, come di un delitto, di fare quel che ogni onesto proprietario può fare a nome dei codici o della legge morale borghese: mangiarsi le proprie rendite, le più laute possibili, senza curarsi d'altro. L'essenza anzi della proprietà capitalista in questo sta appunto: }u.s uti et at.niti. Non vi sarebbe ragione di difendere la proprietà. e di domare le rivolte, so essa fosse altra da questo: se essa fosse una funzione sociale cui corrispondesse un salario di dire1.ione; allora nessuno si rivolterebbe. luoltre non è l'influenza diretta de' proprietari che im,elenì le ire in Sicilia: è cosa ormai riconosciuta da tutti, dopo tanti studi, che sono piuttosto i gaòellott, i ò01'gesi e i cap– peddi, piccoli proprietari o talora non proprietari del tutto, che vivono d'usura e di sfruttamento tliretto del lavoratore e del proprietario, e fanno le camorre per lo sfruttamento dei municipi e dei pubblici appalti: gente intermedia, fatta parassita dal sistema e dalle condizioni locali, di cui son vit– time tutti. Questa propaganda di odio che mira alle persone degli sfruttatori, cieca d'oitni lume di ragione. questa sobillazione che lusinga i sentimenti più bassi delle plebi inconscia e dai cui effetti micidiali non si avrebbe mai altro che sangue inutilmente sparso e sostituzione perenne di tiranni a tiranni, è obbrobriosa e caina. Di essa mai non si macchia• rono i socialisti: al contrario, elevando per la prima volta la coscien1.a delle plebi a vedere, non nella malevolenza individuale o di classe, ma nel sistema, che incatena le classi e gli individui, le cause vere e rimovibili dei loro guai, essi rendevano semp1•0 meno facili e a lungo andare impossibili gli scoppi sanguinosi dell'ira. Per questo essi languono in carcere: un po' ancora che la loro propaganda si fosse non solo estesa, ma, che è più, approfondita, la politica degli agenti provocatori, dei creatori del torbido per pescarvi dentro, la politica. che giova ai deplorati ed al Crispi, diveniva impossibile. Era finita pei bevitori di sangue, finita per le spie, finita per gli aguzzini, e finita quindi anche pei devastatori di banche, pei falsari e pei simoniaci. Crispi presenti il colpo e lo riparò. Ma ora scopre troppo il suo giuoco. Egli ha l'altezzosità sconveniente e scimunita dei pa,·venus, che s'inebriano del loro successo e si credono on– nipotenti ed eterni: egli fa, per usare la sudicia, ma efficace parola del popolino, come lo sterco che sale a scranna: o puzza o fa danno, magari le due cose~ad un tempo. Egli pensa che il paese si trovi bene così immerdato e non desideri che un aumento di questa concimazione. E ci manda gli ispettori regionali. Infatuato delle laudi della stampa venduta e del trepido ossequio dei magistrati di– sposti ad inghiottire anche gli scorpioni al suo cenno, egli dimentica che ha pagato egli stesso gli uni per lodare, gli altri per tremare; dimentica che una sola fu la ragione lìn qui del suo successo, quella d'aver fatto credere - anche qualche socia– lista l'ha creduto - ch'egli impersonasse la difesa d'una classe potente, che le sue ribalderie fossero la difesa di questa classe. S'egli ora srata con le sue mani quest'ingegnosa leggenda, non saremo noi che ci sciuperemo gli occhi col piangere. LA CRITICASOCIALE:. 1 J sttumlire. Francesco Crispi (gran degnazione!) volle porre egli stesso la firma al ;nostro primo articolo. L'ha. posta inviando navi da guerra. in vista di Palermo, sfrenando un'altra. volta i suoi giannizzeri nella e città delle ini– ziative», ordina.odo la.cattura a tradimento dei Colnago, dei Scelsi, dei Napoli, dei Lauria, dei Cutò, _dei Drago, dei Lovetere, dei _Maniscalco e degliJa.ltri - mentre nella eroica Piana. de' Greci il pensiero aleggiante di Barbato basta. a. tenere- tutta :una].popolazione sulla soglia del carcere - e i Titiri e i Melibei del giornalismo borghese almanaccano di prossime clemenze e di paci– ficazione deg!i animi. Or perebè la pompa. delle navi da. guerra 1 perchè questa. scelta. ingegnosa di uomini ricchi, intelligenti,

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