Critica Sociale - Anno V - n. 18 - 16 settembre 1895

Z74 CRITICA SOCIALE dosi di essi come di minaccia. Raggiunto lo scopo, si getta contro di essi, scatena la polizia e l'esor– cito, rompe ogni norma costituzionalo, si fa il si• c..'\riodei più sordidi usurai, decapita il diritto elet• torale, impostura documenti falsi per architettare processi scellerati, riabilita e condensa tutte le ne– fandezze dei governi passati. Del miraggio della amnistia, solenne promessa del re, fa strumento alle sue rappresaglie, eccitando speranze per poi ~pegnerle, irritando il sentimento popolare pe1• moverlo alla protesta, indi punirlo della protesta provocata. Ora blandisce i proprietari, ora li mi– naccia collo spaventapasseri della legge sui lati– fondi, che poi ritira e modifica non si sa come, sempre per tenerli in sua balia. E non fa lo stesso coi preti t Li invoca a Napoli, li aiuta sottomano nelle elezioni amministrati,•e, quelli non abboccano, egli li schialfeggia colle feste del 20 setuimbre, ri– muove sindaci e minaccia rappresentanze elettive cattoliche che piglino sul serio il primo articolo dello tatuto e non sappiano mentire alla propria coscienza. Cosi 1·isuscita la questione di Roma che era sepolta e rianima la questione clericale sopita, sempre per aggiungere tempeste a tempeste, p<r sando a salvatore del regno. Prorompono in Sicilia nuove manifestazioni che lasciano spera1·e il disor– dine? i contadini s'impossessano dei demani o dimo– strano contro i municipi! Egli telegrafa concessioni, manda ispetto1•i con pieni poteri, ordina sull'istante rivendiche e quotizzazioni, che fa dichiarare um– ciosnmente alla Stefani essere imprese lunghe e intricate da durare dei secoli. Cosi dà. alle turbe l'idea di un potere miracoloso, che solo la som– mossa può sprigionare. Malgrado ciò il contagio non si diffonde? Non sapendo che rare di meglio, scioglie le associazioni romagnole, i comitati eletto– rali, telegrafa ai prefetti per nuove aggressioni ai socialisti. Per dio! qualche cosa si dovrà pur muo– vere un di o l'altro in questo frollo paese! Con lui, non solo non v'è più Parlamento: non v'è più amministrazioue, non v"è più governo. La polizia concentra tutto. Coi traslochi e le destitu– zioni uso Marescalchi ha ridotto i tribunali, militari e non, n semplici ordigni di questura: ogni loro parola è un sonsma e ogni loro atto una provoca– zione. Non s'è condannato ancor ieri a Milano. città tra le più refrattarie a questa politica albanese, il presidente degli impressori tipografi, per aver detto - secondo l'accusa - a un operaio traditore di sciopero: ti faremo pe,·dere Il postoi Questa pa– l"Ola,che sarebbe l'ammonimento il più mellifluo, com 'è il più consuetudinario, in bocca ad un pa– drone, diveuta misfatto da cellulare sulle labbra degli umili. Le $Uardie hanno mandato espresso di brutalizzare 1 cittadini, di eccitare l'odio e la ribellione ad ogni piede sospinto. Qualche volta - ignare, le meschine, della topo~rafla della Camera - pigliano un deputato c1·1sp1110 (come avvenne al Peroni) per un semplice cittadino o per un op– positore e lo caricano di percosse, lo trascinano semimorto sul suolo. Allora sono fulmini da palazzo Hra.schi, che aumentano, si capisce, la confusione ed il fiele. e Per opera sua > - bene scrive nella Contempora1-yReotew la geniale Outda - e tutti « gli antichi strumenti di to.-tura tornano in uso. « Le città sono piene di spie; i poliziotti corrono « lo campagne; informatori tengono nota di ogni « discorso, pubblico o privato; società. letterarie o « cooperative sono arbit1·nriame11te disciolte; giurie « combinate condannano, giudici venali seµten– « ziauo; tribunali militari imprigionano borghesi; « tribunali civili giudicano ufficiali omicidi; pro– « retti servili violano le franchigie di ogni pensa– « tore indipendente e maneggiano le liste elettorali « al servizio dei governi i giovanetti, che vanno can- e: tando per le stradicciuole dei paesi, sono arrestati « se il canto loro è canto di libertà.; fanciulli che « scribacchiano colla creta sulle muraglie sono « mandati in arresto per quarantiwinque giorni. « E, insomma, un regno del teProre dalle Alpi al– « l'Etna. La polizia, armata fino ai denti, formicola « dappertutto, e le prigioni sono affollate di cittadini e innocenti. Il paese •rivive t ptù nerl e tristi « gtomt della tt,·annta aush·taca e papale, e il « nome del tiranno, se è apparentemente un altro, e in realtà è quello di Francesco Crispi. > ~ra non basta ancora. La macchina burocratica oppone ancora qualche re!:istenza passiva - sopra• tutto nel Nord. Le intimidazioni e la corruzione non bastarono. Qua e là, non diremo ci si ribella, ma vi è qualche lentezza, qualche svogliatezza nel– l'interpretazione e nell'esecuzione degli ordini. Non tutti i prefetti sono Bolza più \'Ori e m~ggiori, non tutti i sindaci sono perfetti Mouravielf. E l'ambiente che vuole la sua parte. L'immondo avventuriero ha già. prov,•eduto ai ripari. Ecco introdotti o ri– suscitati (ma con nuova anima, e si vedrà presto) gli tspettori 1·eotonalt: le sue anime dannate, i suoi bmcchi, i suoi segugi di Hducia, il suo lungo braccio sopra. e cont1"0i prefetti, che non debbono essere e abbandonati >, sopra e contro le questure ed i sindaci; lo strumento diretto delle sue ven– delte e delle sue follie. Quest'ultima pensata del Crispi è ve1·amente il coronamento dell'opera sua. È la polizia sulla po– lizia, è lo spionaggio sullo spionaggio, è la III Se– zione di Pietroburgo fatta viaggiante, fatta onm– presente, permanente ius\dia e minaccia, e quindi dieci volte più terribile. E Crispi, insomma che, di centrale, diventa periferico, spinge l'infezione di sè nno ai capillari, per aver ragione degli ultimi resti di onestà. degli ambienti locali; pe1· spegnere le ultime vestigia di umanità o di pudore. . .. E il pudm-e infatti è ormai gettalo in un canto. Crispi ha misurato a prova tutta la viltà. del paese e sa di poter spingersi ben oltre. Oli ufficiosi - che sono ormai tutto il giornalismo di quattro quinti d'[lalia - non fanno più mistero della pa– rola d'ordine ricevuta. Meditino i lettori questi brani che togliamo dall'articolo di fondo di uno degli ultimi numeri del Matttno di Napoli (7-8 set– tembre). il pii, reaziona1•io, si noti - più della stessa Rtfonna - fra i giornali governativi : In una lettera. diretta alla Tl•ibuna dalla Sicilia sono tratteggiate, con molta evidenza, le cause dei nuovi sintomi di malumore manirestatisi recentemente nell'i• sola sventurata. Queste cause sono d'indole varia. La indolenza delle autorith, le lentezze della procedura, le esigenze sciocche della burocrazia - la più stupida e la più malvagia delle classi, quando non è gover– nata da una mano di rerro ! (notate, o lellori. que.rte f,.a,i e conneUetelecoU'i1liluzione degli i1pellori 1•egio– nali.ry - hanno permesso che uno stato di cose abu– sivo si prolungasse e si prolunghi tuttora, a danno dei deboli e degli inrelici. Ma. l'indolenza 1 la lentezza e le esigenze sono inezie, sono peccali ,·eniali quasi scusa– bili, ;,, confronto delle infamie che da anni cd amii vamto commeue,ulo i prop,·ietari ,iciliani, le cosi dette classi dirigenti, tutti quelli, insomma, che tengono il coltello pel manico, senza che nessuno abbia ancora. osato strappar loro l'arma dalle ma11i e volgerne la pimta contro il loro petto! .... La. situazione attuale della. Sicilia non è molto di– versa da quella in cui versa.va la Francia prima del li89, con la dilferenza che in Francia gli srruttatori del po-

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