Critica Sociale - Anno V - n. 14 - 16 luglio 1895

CRITICA SOCIALE 215 ritoriali e mo.nira.Urici. Per noi socialisti, quello elle possiamo chiedere al Go,•erno, come emanazione del nostro programma minimo, è che per ora esso pensi a garantire - in proporzione dei fondi che potranno es– sere cor.sentiti dal parlamento - il mantenimento di un limitato numero di lavoratori, i quali, emigrando in Arrica, non abbiano per ora altro scopo che di procedere al dissodamento dei terreni e dedicarsi alle sole indu· strie estrattivo e rurali. Si abbandoni dunque ogni idea di far sorgere queste industrie colla magia del capitalismo; i lavoratori va– dano in AMca a cura e spese del Governo e pensi questo a fornire gli attrezzi di lavoro, le materie primo ed a garantire le sussistenze tlnchè non sia possibile ritrarre da quei terreni un congruo frutto, ftno a tanto cioè che le industrie avranno preso un sufficiente S\'i– luppo, per modo che il relativo prodolto possa costi– tuire il fondo per il mantenimento dei lavoratori. Bando dunque, anche qui, ora e poi, ad ogni idea di proprietà. individuale sui terreni da lavorare o lavorati. La terra dev'essere di proprietà colletti va dei lavora– tori, e questi nessun bisogno hanno di possederla indi– vidualmente se, lavorando, hanno assicurato il mante– nimento, garanlito appunto dai prodotti che essi creano e che gettano sul mercato. Se per ora il Governo non può disporre di fondi con– sidere\'oli, limiti al minimo il numero dei lavoratori pei quali devo prendere l'impegno del mantenimenlo, ed in ogni caso stralci questi fondi dalle somme enormi annualmente destinate a spese improduttive. In seguito l'onere del Governo andrà scemando a misura che collo sviluppo delle industrie i lavoratori potranno in parte od in tutto bastare a sè medesimi col consumo e lo scambio dirotto dei loro prodotti. Questo e non allro sembra debba essere per ora l'in– dirizzo economico della colonia E1·itrea dal punto lii vista socialistico, e su questo dovrebbe spiegarsi prc• cisa. ed energica razione del nostro gruppo parlamcn• taro, per quanto sia ben evidente che il Governo non se ne darà per inteso ed il benessere dei lavoratori finirà. per essCre ancora una volta sacrificato allo pre– potenze del capitalismo. Firenze. ORESTE CONTI. La Leggedi II regresso apparente ,, NELLASOCIOLOGIA E NELLASTORIA Beo si appose Enrico Ferri quando, nell'ottobre scorso, al primo Congresso di sociologia, con uno s~uardo limpido e chiaroveggente, intravedendo la vicendevole integrazione e il mutuo scambio di aiuti fra la sociologia e il socialismo marxista, au • spicò alla futura e completa unificazione di questi due sani e vigorosi corpi di dottrina. Infatti, mentre la sociologia, dopo avere minu– tamente notomizzate le membra della società, pau– rosa dei risultati, rifuggiva da ogni sintetica 1·i– composizione, il socialismo scientifico, forte ne' suoi fondamenti positivi e sperimentali, sfidando impa– vido il futuro, correva alle ultime conclusioni, an– sioso solo di tradurre in atto i nuovi e faticosi veri; e così, mentre quella imbozzacchiva nel cui di sacco della scienza per la scienza, questo si gettava nei vorticosi turbini della vita a destare le coscienze assopite, a rinfocolare le fedi, ad accendere le spe– ranze. Non appena tocchi da questo raggio vi"ifl- caute, alcuni rigogliosi rampolli del grande albero scientifico si t1•asfot'marono,correggendo le prime ed affrettate conclusioni, come accadde all'antropologia criminale ed alla filosofia della storia; altri nuovi sbocciarono e superbamente fiol'irono, come, per accennare ad un solo, la mesologia economica. Se non che il socialismo scientifico, se non vuol cristallizzarsi nelle anemiche forme dei vecchi so– fismi, deve muove1·e guerra aperta a tutti quei residui metafisici, che con autorità di dogma in– gombrano la libe1•a arena della scienza; a tutte quelle frasi fatte che, senza beneficio d'in"entario, sono accolte nella circolazione. Uno di questi aborti metafisici, p1'ivo o quasi di sostanza sperimentale, antico e fossiliz,(alo avanzo della nebulosa teoria vichiana dei corsi e 1·tco1·st, è la teoria della regressione apparente, intuita dal Dramard, (') invocata dal De Roberty, (') propu– gnata dal Ferri (') e illustrala dal _Loria. (') Fin dal 1885 il Dramard, da alcuni rapporti in– tercorrenti fra il socialismo ed il trasformismo, af– frettatamente deduceva una legge sociologica che battezzava col nome di « regresso apparente ». Il Ferri poi, colla sua solita genialità, portato un nuovo contributo di fatti storici a questa legge ancora vaga e fluttuante, assurgeva alla matematica dete1·– minazione di essa, colla · da formula: « che il progresso è un ritorno i te alle istituzioni sociali, alle forme ed ai cara primitivi» e che il corso dell'eYoluzione sociale può rassomigliarsi ad « una spirale che sembra sempre ritornare su se stessa ed invece avanza e s'innalza; l'immagino è di Goethe» e). Il Loria, non contento di assodare questa legge costante, tenta indagarne lo ragioni naturali, le quali consisterebbero in ciò: « che nei primi stael, dello sviluppo (storico) tutti gli elementi costitutivi dell'organismo sociale si trovano di già esistenti, ma ad uno stato frammentario ed embrio– nale, che solo una lunga elaborazione storica por– terà a maturanza. Ciascuno stadio successivo svi– luppa uno degli elementi organici che si trovano nell'età primitiYa e, col passaggio di ciascuno di questi elementi dallo stadio embrionale allo stadio maturo, la figura della società muta.... finché, svi– luppati tutti i germi, la figura della società non è pil1 che un gigantesco riflesso dell'organismo pri– mitivo».(') Il De-Roberty infine, restringendo la sfera d'azione di questa legge, l'applica soltanto « agli errori ed alle illusioni dello spirito umano, allorché, riconoscendosi sviato, rifà. il cammino, tornando al punto di partenza per 1•itrovare la sua vera via> (7) Noi, limitandoci al controllo di questa legge so– ciologica, sorvoleremo a quel conflitto di azioni e reazioni, a quell'intreccio di fattori e di forze me· sologiche, che affatica e governa con moto perenne il processo sto1'ico dell'evoluziom, e della dissolu– zione, del progresso e del regresso: problemi che, tormento di molti filosofi, furono già in gran pa1-te illusfrati, alla luce della storia e della sociologia, per tacer dei minori, dallo ~pencer t 8 ) e dal De- ci, I,. ORAM,.no: Trluforml.rmo ~ .ror:lallzmo (in deposito presso la Crwca Sociale). (:I DE· ROIJBR.TV: La recli.erche de l'unlU, p3g. 6. Paria, Alcao. (W) I~. F1mn1: Soctaliuno e .tClen:a 110.tltli:a, pag. 97. Roma. ('> A. 1.onr.-.: f,;:,, teo,ia economica Clelia co.rt111,:ione poftlfca, To1•ino. (') Traùuco queell paui dalla Soclolo{JU Crimine/le, capitolo 3.' Parla, A. Rousseau, tSll3, in cui pure l'epreglo pen:ilista trntta la medesima tesi. 1') A. Lonu,: Le.r ba.re , de la con.rtu«uon .roc1a1e, cap. G.0, pa .. glna 390. Paris, Alcao. t'J DB-llODBRT\': Op, Cft., pag. 6. (I} SPRNCER: I primi p,·tncipf, Oumolard, Milano. - E884l8 ,ur le prO[Jrt:,. PAl'II. - PrlnCl('el de IOcfOlO{Jfe, PaJelm.

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