Critica Sociale - Anno V - n. 14 - 16 luglio 1895

Critica Sociale RIVISTA QUINDICINALE DEL SOCIALISMO SCIENTIFICO Nel Regno: Anno L. 8 •Semestre L. <I- .lll'F.■'ero: Anno L. •o• Semestre L. 5,&o. LeUere, vaglia, cartoline-vaglia all'Ufficio di CRITICASOCIALE·MILANO: Portici Galleria V. E., 23 2. 0 (,IUO IO~lle) Per MILANO sl pub abbonarsi anche alla Libreria Dumolard: c. V. E., ~1, e daU'edltore M, Kantorowlc:z:: via Manzoni, 5. Anno V - H. l.;I. No,i si vende a nu.uieri separati. Milano, 16 luglio 1895. SOMMARIO Attualità. La festa del tradimento (LA CRITICA SOCIALI':). Che coa'd tl « crùpl8m') ~, (FJJ,IPPO THRATI). 1 ntbbU (VILFIUIDO P.UUlTO 6 No1). Col01tlua.rloJ1e cooptrattt:a tn Africa (lfAssurn SAM<,ao1A). A,>pu,w atrtcant (OltKSTlt CONTI). Studi sootologicl. La ltgoe at r~g,·uso appal'ente nella .toclologta e nella sto,·ta (ALESSASDRO 0ROPP.UI), GU anarrl,icE co11tM11portmei: Etlévant, Jean. Grare e K1•apotkl11; I (OIOROIO PLECJIANOW). /,a mm·cEa atlle rad; la ter:ra: a Partito operato (O. ONOCc111- v1.1.:-1). Filosofi.a, letteratura e varietà. BolleEllno UIJIIOJ)l'a/fco: In t>ammtno di MAI\TINOZZI (p. 1).). PuWlEeazlont JMrumlte fn dono. Mmun.:i. - Biblioteca dt propaganaa. LA FESTA DEL TRADIMENTO La classe, o il ceto, o il manipolo, che fa il bel tempo e Ja piova nella politica italiana, ha vera– mente un primato nel mondo: il triste primato del cinismo. Poi che. la maggioranza della Camera, con doppio voto, ebbe dichiarato che Je questioni morali non la riguardano e che la costituzione può essere im– punemente lacerata, anche nella parte di cui tutti i Parlamenti furono sempre più gelosi, quella della riscossione dei tl'ibuti - poi che, coll'approvazione dei provvedimenti finanziarì, ebbe statuito che bene sta si prosegua nel sistema di esaurire tutte le forze vitali della produzione, inseguendo un pa– reggio che rimarrà perpetuamente un miraggio sin che non si diano gagliardi colpi al tronco dei due insaziabili parassiti dell'economia nazionale: il debito pubblico e il militarismo, Africa compresa; poi che, col suo tacito assenso (e del resto la mag– gioranza apprese a mera,•iglia l'arte del tacere, impostale dal domatore, e di lasciar cadere senza contrasto, riducendoli a semplici esercitazioni acca– demiche, i pii.i eloquenti attacchi degli oppositori), autorizzò i ministri del re a smentire la parola del re, l'inviando l'amnistia solennemente promes::m; dopo tutto ciò, come razzo finale, corno degno co– ronamento dell'opera sua, queJla stes·m maggio– ranza, straordinariamente ingrossata per l'occasione, fu vista sdilinquire di entusiasmo patriottico nel proclamare la « festa civile» del 20 settembre, la festa della breccia ingloriosa e decorativa per cui tanto disonore e tanta frode passò nella città eterna; la festa delle nozze d'argento fra l'Italia assassinata e Roma regia, sentina di corruzioni e d'abiezioni degne della Roma imperiale. Come la rivoluzione italiana fu animata dall'illu• sione di redimere il popolo italiano a libe1•tà e di~ gnità di vita moderna; cosi la proclamazione di Roma capitale ebbe pe1· intento e per significato Ja emancipazione del pensiero dal regime delle violenze e dei sillabi. La presa di Roma, ridotta alle proporzioni d'un arrotondamento di territorio, dello spodestamento di un principe, dell'indema– niamento di quattro monumenti e di quattro palazzi, è una vergognosa canzonatm·a. Senza il significato morale, senza l'idea che arrise agli apostoli e ai martiri dell'unità, Roma è un cadavere e l'annes– sione di Roma è una menzogna. Ora, venticinque anni di p1'0va hanno dimostrato a chi Roma capitale abbia recato profitto. La g1•ande truffa è svelala, e il popolo, dissanguato ed oppresso oggi pii, che non fosse dal poi.ere temporale dei papi e dai principotti, medita tristamenle sulle promesse del passato, sul tradimento del presente, sulle cupe incertezze dell'avvenire. Oggi il 20 set– tembre può ben diventare festa regia e borghese; dacchè la regi~ e deplorata borghesia si mostrò degna erede e sostitutrice dei poteri scomparsi, e ai chierici alleati ammicca, mo1•rno1•ando a bassa voce: «: non vi contut'bate, tutto ciò non è che per la forma; nel fondo, ci guarde1•emo bene dal gua: starci con voi ». t 1 ) Sia dunque festa regia e borghese; non sarà, non potrà essere mai festa di popolo. La festa di Crispi e degli ufficiosi non può essere la nostra. Le fuci– lazioni e le galere politiche, vero monumento na– zionale dell'Italia odierna, hanno ben vendicato quei poveri untorelli di papi che trassero i Monti e i Tognetli al palco di morte. Il dio di Napoli può ben sedere sul trono del Geova de' sacerdoti, dacchè la lesa maestà degli usurai ha popolato più ( 1) li piti gchieUo interprete di questo sentimento fu il consi– gliere Negri, che nel Consiglio comunale di Milano, trattandosi dell'adesione alle feste romane, volle escluso ogni peMiero ri– flettente il problema religioso - ou,la la liberlà di coscienza, - dichiarando questo problema superiore alla « eaplen:r.a • del Con1iglio, e volle omeuo nell'ordine del giorno sinanco l'accenno alla caduta dd potere temporale. Inutile esprimerlo - e(tll disse - poiehè iruplielto: ma - e questo non dine - era utile non esp1·imerlo, - Solo il Consiglio comunale di Cremona, pur ade– rendo alle feste, seppe far vibrare ,·irllmente, a proposta di Et– tore Sacchi, la protesta contro le presentl vergogne.

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