Critica Sociale - Anno V - n. 14 - 16 luglio 1895

2IO CRITICA SOCIALE segrete che non facesse, nel buon vecchio tempo, la lesa maestà degli uoti del Signore. Il nuovo dio è lordo, quanto basta, di sangue e di sanie. Il 20 settembre, simbolo del compimento del– l'unità che ci ha disuniti, cho ha sovrapposto un minuscolo sciame di arpie all'immenso popolo degli squallidi lavoratori italiani, non può essere per questi che giorno di raccoglimento e di protesta. Funerali e danzo. Danzano i nitidi pai•assiti sul sar-colago ove han sepolta vh•a la vittima. Quando scuoterà il coperchio? LA CRITICA SOCIALE. Ohe cos· è il ( crispismo ,, ? La lesi da noi svolta nell'ultimo numero sul si– gnilìcato sociale del dispotismo crispino non ebbe l'onore di molte discussioni nèdai giornali borghesi nè da quelli di parte nostra. Dei primi, solo il cri• spinissirno Giornale di Roma tentò risponderci, ma con quali argomenti? Basti che, a p1·ovare come la corruzione sia distribuita ugualmente fra il nord e il sud, ci rinfaccia d'aver avuto, al tempo dei tempi, un deputato settentrionale concussio– nario, il Susani, mentre nove,·a meridionali che per la patria soffersero esiglio e catene. Tanto varrebbe, citando dei letterati napoletani e degli analfabeti lombardi, presumere d'aver provato la uguale distribuzione dell'analfabetismo. Il Giornale ci rimprovera di raccogliere lo spunto della polemica nei cestini del Secolo e del• l'Italia del popolo; eppure i soli dati a cui abbiamo ricorso erano del Dodio, cho non dev'essere un sanculotto, e dei rendiconti ufficiali della Camera. Ci intima di « rispettare i poveri » - i meri– dionali - che paragona a «. poeti che guardano molt.ole stelle» o i quali, fino al 76 - esso scri\re - « si tennero lontani dalle cricche, dagli affari, dallo poPcherie ». Vuol dire che se ne sono l'ivalsi più tardi; sebbene un testimonio, caro in questo minuto al cuore del Giornale, il Sonnino, abbia narrato ben diversamente la sto1'ia delle classi pos· sidenti del mezzodì, sotto e dopo i Borboni. E non ci rinfaccia perfino di maucat·e d'ogni senso di « umana gentilezza» per avere« scoperto 1a tomba del vovero De Ze1'bi »? - Sì, « rispettate i poveri! » - ci intima il Gio,-nate. Il silenzio dei giornali borghesi non ci so1·prende. Degli ufficiosi non tutti hanno la disinvoltura del 0ion1.ale di Roma; i moderali, anche non propria• mente crispini, fecero troppo all'amore col Crispi. Imperocchè - o ciò serva di risposta a chi ci ac· cusa di « esaltare la borghesia. settentrionale » - anche quella. borghesia, che non porta il Cl'ispi sulle spalle, ha ed ebbe il torto di tollerare che altri lo pol'tasse. Noi non «: esaltiamo » nessuna borghesia: anche la. più « illuminata e ~tudiosa », per usa1•e la frase di Costa, ò per noi da combat• tel'e, anzi tanto pil1. Solo stimiamo che, fra una borghesia illuminata, industriale, laboriosa, moderna e una pseudo• borghesia affarista, corrotta, medioe– vale, usuraia, convenga meglio a noi, al nostro par– tito, all'avvenire del paese, avei· da subire e da combattere quella che questa. Tale, N.Onalt1·0, il senso delle nostre pa.1-olc. Quanto ai giornali democratici, è co11forme al• l'indole loro non approfondire mai il lato sociale delle questioni; di_qui gli orrori in cui quel par• tito CAde e ricade. E perciò che i socialisti, pur ammi– rando più sinceramente di chiunque altro l'eroica lotta del Cavallotti contro il Oaco che insozza il governo, non lo seguirono nelle speranze che lo fa– cevano annunciare la liquidazione certa, a data fissa, del Crispi sotto i colpi d'ariete della discus– sione morale. La sto1·ia non ha i semplici intrecci del Cantico dei Cantici o di altra commedia lirica o psicologica del repertorio moderno. ~la perchè la democrazia fosse un partito scientifico - dovrebbe cessare di essere la democrazia. Degno invece di discussione ci pare\'a il nostro tema per i giornali socialisti. E appunto perchè spinoso, invocammo il contributo di tutti. L'Asino di Roma, in uno de· suoi ultimi aneliti (3 luglio), tentò di risponderci 1•ibadendo il concetto da noi combattuto e adducendo che « se nel settentrione i « compari di Crispi sono in minoranza, ciò signi– « fica semplicemente che il proletariato s'è - prima « che altrove - accorto della necessità di sosti– « tuire con rappresentanti propri, o con la demo– «. crazia, i rappresentanti della borghesia conser– « vatrice ). Or questo è semplicemente un errore di fatto: l'opposizione settentr10nale si recluta anche nei banchi di destra, e d'altronde, se v'è una bor• ghe~ia non conserval1·ice, e v'è proprio là dove la maggior coscienza proletaria spinge1·ebbe, per la nota legge, le frazioni borghesi al concentra– mento reazionario, chi non vede che la questiono da noi posta risorge dalle stesse parole del nostro cont1•addiltore? Più esaurientemente ci rispose la Lotta di classe. non tanto con un articolo del Gnocchi-Viani (13 lu– glio) che sposta la questione su terreno personale e psicologico che non è il nostro e sul quale non è dato risolverla, quanto con uno sc1·itto della stessa redazione (O luglio), i cui capisaldi sono i seguenti: - che Orispi fu chiamato al pote1·e a.Ila caduta di Giolitti, perché quest'ultimo non par\·e ai latifondisti del mezzodì bastantemente energico contro i .socia– listi siciliani; che le persecuzioni di Crispi intesero a rassicurare latifondisti e borghesia dal pericolo socialista ed erano inutili agli affaristi politici; che l'opposizione di pochi latifondisti non è cosa seria, e quella della sola borghesia industrialo dell'Alta Italia poco conta e poco conterà per dei secoli. Cosi - arguisce la Lotta di classe - nè l'origine po– litica, nè l'azione svolta dal Crispi, nè la qualità dei suoi oppositori suffragano la tesl della Critica, che esso 1·appresenti - pit1 che la classe borghese - b banda degli avventurieri. . .. Dichiariamo subito e volontieri che la Lotta di classe mostrò di arer benissimo compreso il succo e la portata della questione da noi sollevata. « 'l'ale questione - essa scrive - è di somma « importanza per noi, poiché determinerebbe, qua– « lol'a venisse risoluta in senso favorevole, il com• «. pleto mutamento della tattica fin oggi seguila. » Perciò invoca la discussione dei compagni. Ed è ve!'issimo che, se non ad un « completo muta– mento », un modo pili profondo e piu complesso di intendere il significato dei partiti coi quali lot• tiamo condurrebbe a una tattica del pari più com• plessa e meno uniforme. Sarebbe questa una pre• giudiziale per stornare l'indagine? Non certo nel· l'intenzione della nostra intelligente consorella. Ma soggiun$iamo che gli argomenti da lei op– posti, e da noi riassunti, ci semhrano girare piut· tosto che aflronta1•e la questione. In linea di fatto, dubitiamo forte di quel ch'cssa assevera, che il licenziamento del Giolitti debba ascriversi alla sua poca energia di fronte al movi mento proletario. Questo è ciò che ripetono oggi a perdifiato gli ufficiosi, sfruttando le zotiche paure dei possidenti, per convincerli della necessità di sorreggere il pugno di ferro del padrone attuale.

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