Critica Sociale - Anno V - n. 14 - 16 luglio 1895

CRITICA SOCIALE Che se poi si tien conto delle cooperative di cre– dito - più di 3000 nella sola Germania - , di quelle di acquisto, sì ditruse in Francia (circa 400.000 asso– ciati); o di quelle di consumo o con altri scopi i è forza riconoscere che tra la ftlse capitalista o la collettivista un periodo di produzione eooperati\'a può incunearsi e resistere. Per questa via, mantenendoci sul terreno dell'attuai– mento possibile, riserviamo il programma o non prc– giuilichiamo l'av,•enire MASSIMO SAMOOGJA, Anche a noi pare che la soluzione socialista della nosh·a questione africana - se escluso il l'ichiamo delle truppe - debba cercarsi in questa direzione. Perciò rammentammo gli studì sui demani di Pa– squale Di Fr•atta. La mnggioranza bo1·ghesee la arcimaggioranza affarista ricuseranno anche questo, lo sappiamo 1 ma uoi avremo fatto opera di logica e di pl'Opaganda. Sta bene cl1e si debba tenersi sul te1·reno del pos– sibile - ma s'intende il possibile nello condizioni mate,·iali. Propugna,·e il 11i01·atmente possibile, cioè l'accettabile dall'opinione e dagli interessi bor– ghesi, vorrebbe dire disertare le nostl'e per en– trare nelle file dei par-liti borghesi. - Del resto si propugna il J)iù por 1•:\ggiungere il meno. li meno prepara delus:ioni : le si sono pre– viste e si hanno salve le spalle. Poi. chi sa quali sorprese non prepara al paese ed a noi questa mala gatta della questione arricana? LA CRITICA, APPUNTI AFRICANI · Sullo stesso tema trattato più su dal Samoggia, ci invia questi semplici « appunti » un nostro ab– bonato di Firenze: · \'i ò sempre qualcuno che crede possibile l'applica- 1.ione al socialismo del metodo sperimentale, per giudi– care della sua opportunità colla scoria dei ratti, come se l 1 nnento di una nuova forma sociale, che dev·cssere la conseguenza pura o semplice di una nuO\'a orienta– zione delle coscienze e degli intelletti, potesse consi– derarsi a.Ila stessa stregua. di un provvedimento che, uscendo dal gabinetto di un ministro, debba svolgersi entro la cosi dotta orbita dello hitituzioni. Non ò lecito ignora.re che l'essenza del socialismo presuppone un determinato grado di progresso nella civiltil.; la forma socialistica è naturalmente una forma più evoluta. di quello passalo e, come tale, non può sus• sistere che nelle condizioni organiche che le sono no• cessarie. Essa non ò quindi possibile che là dove lo sviluppo dei mozzi di produzione, degli strumenti di lavoro, del capitale insomma, à già arrivato al punto in cui più non permette - senza un generale pertur– bamento delle condizioni economiche - la rorma indi· vidua\o della proprietà., esigendo invece la socializzazione di essa. , Perciò se supponiamo un paese, una plaga qualsiasi di continente, Yergine o quasi di ogni progresso del– Vindustria, dove i terreni non sinno coltivati, dovo non esistano opifici, nè macchine, nò tulti gl'inriniti mezzi di applicazione dell'umano lavoro e - notiamo bene - un paese che sia abbandonato a sè stesso, che debba t.ronro soltanto in sè lo energie occorrenti per la sua organizza.zione giuridica ed economica, è assurdo par– lare di un'imme~iata applicazione del regime socialista. Diverso invece è il caso delle colonie dipendenti dagli Stati moderni, e precisamente da quelli in cui il pro– gresso sociale ha già. creato il germe della nuova vita da potersi trasfondere in altro organismo. Unn.colonia. non è abbandonata a sè stessa, essa succhia i primi alimenti dalla madre-patria e, se questa. intende pre– starvi un ausilio efficace, la produzione e l'organizza– zione economica delle terre soggette potranno svilup– parsi ed evolversi senza passare pe1· tutte le fasi che si 1·iscontl'ano 11ellastoria delle odierne nazioni civili. Ivi non può esser sentita la necessità dell'appropria– zione indi\'iduale dei mezzi di lavoro, la necessità. della dominazione capitalìstai l'impulso creatore della vita sociale deve venire dalla madre-patria e da essa sola. dipende l'avviamento della. colonia ad un regime cho s'informi allo dottrine socialistiche o la creazione di un Y)uovocampo cli sfruttamento all'ingordigia del ca• pita!e. . . Taio è appunto la condiziono della nostra colonia Eritrea, e poichè la pertina'.!ia dal Governo o la supina condiscendenza del paese non permettono la rinunzhi. all'ignobile diritto dell'usurpa1ione violenta, è gìuoco– rorza pensare qua lo potrà essere il miglior assetto eco• nomico di questa colonia, a meno che ossa debba con– tinuare unicamente a servire di campo aperto alle esigenze del militarismo e di lustra, poco pulita, alla baracca patriottica. In seno ad un'organizzazione socia.lista., il manteni– mento dei lavoratori per il tempo in cui essi devono applicarsi nel dissodamento o nella bonifica di terreni incolli, nel creare nuovi mezzi di produzione, opifici, fabbriche, macchine, nel por mano ad opere di neces– sità. pubblica, ecc., resterebbe a. carico della società, ossia dei singoli componenti, i quali poi a loro volta fruirebbero dell'aumento di prodotto che i lavoratori getterebbero 'sul pubblico mercato. Ora, nella nostra colonia J<:rilrea, quando vi fossero immigrate masse di lavoratori italiani per sfruttarne il terreno, impiantar\'i industrie ed organizzarvi un si– stema economico civile, le spese per il mantenimento dei lavoratori, durante il tempo in cui l'opera. di essi su quello terre ancor sterili non può essere rimunera.• tiva, dovrebbero sostenersi dalla madre patria. )Ia se noi ci affrettiamo a dichiarare che rifiuteremmo di ap• provare alcuna legge tendente ad addossare ai contri– buenti nuove tasse per quelle spese, i nostri avversari non ci accusino di contraddizione. Noi ci rifiuteremmo certamente, ma soltanto perchò i carjchi dei contri– buenti sono già. enormi ed insopportabili, soltanto perchè questi carichi non hanno alcuna giustificazione, servendo in massima. 1mrte a lavori improduttivi, fonte unica del nostro impoverimento. Fato che i nostri bal– zelli non servano più a mantenere gli eserciti, le ar– mate e tutta la. farragine di gente che non produco e pure consuma, ed i:illora.ben vengano i balzelli, so <le– sti nati a rinvigorire lo industrie ed aumentare i mezzi di produzione. Nelle condizioni odierne dunque, dato il nostro ordi, namenlo borghese, il nostro governo di classe, non ci resta che a pretendere solo in parte quello che dovrebbe essere il <lesidc,·atum, dei socialisti, rispetto all'organiz– zazione economica. della colonia africana. E impossibile che il Governo si assuma l'onere di pensare al mante– nimento di tulli quei lavoratori che potrebbero emi– grare colà per tentare lo sviluppo delle industrie ler-

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