Critica Sociale - Anno V - n. 14 - 16 luglio 1895

CRITICA SOCIALE 219 1a religione, la proprietà! Allora I' « idea > si vide costretta ad attaccare cotesto istituzioni, delle <1uali non pare si fosse prima accorta. e al tempo stesso, per avvalorare i prop1~i principi, penetrò nel fondo delle umane cognizioni. (Non ogni male vien per nuocere!). 'l'utto ciò non è che opera del caso; è la conseguenza dell'inatteso dirizzone preso dalla discussione impegnatasi fra l'autorità e l' « idea » anarchica. Si direbbe che, per quanto ricca di umane co– gnizioni, l'idea anarchica non è per niente comu– nista; essa tiene )a sua scie!lza per sè e lascia i miseri « compagoi » nella ignoranza più completa. Krapotkin può cantare a distesa lo lodi dei « pen– satori anarchici », ma non gli riuscirà di dimo– strare che il suo amico Grave sappia elevarsi di una linea al disopra della « più compassionevole metalìsica ». Rilegga Krapotkin gli opuscoli anarchici di Elisco Réclus - questo « grande teorico» al cospetto del Signore - e ci dica, colla mano sul cuore, se vi trova qualcos'altro all'infuo,·i delle invocazioni alla gtusli:.ta, alla litJe1·tà, e agli altri « principi me– tafisici ,. Del resto lo stesso Krapotkin non si è affatto emancipato dalla « metafisica », com'egli suppone. •rutl'altro ! Ecco, ad e3cmpio, ciò ch'egli diceva il 12 ottobre 1870 all'assemblea generale della l'ede– razione del Giura, a Chaux-des-Fonds: Un tempo, agli anarchici, si contestava quasi il di– rillo di esistere. Il Consiglio generale dell'lnlernazio– nale ei trallava da raziosi, la st.ampa. da sognatori, quasi tulto il mondo da pazzi. Questo lempo ò passalo. Il partilo anarchico ha provato la sua fo,•:za vitale; esso ha vinlo gli ostacoli d'ogni maniera che impedi– vano il suo sviluppo; esso è ormai 1·iconosciuto. (Da chi? G. P.). A questo scopo esso dovette anzitutto dare battaglia sul campo della teoria, colorire il suo ideale di società. futura e provare che questo ideale è il mi· gliore - più ancora, che questo ideale non è il pro– dotto di sogni da gabinetto, ma che esso scaturisce di· retta.mente dalle aspirazioni popolari o corrisponde al progresso storico della. civiltà.o dello idee. Questo la– voro fu fatto, ecc.... Questo inseguire il 1nigli01·e ideale di società fu.tut·a non è esso, letteralmente, la ripetizione dell'ideazione utopistica? Ben tenta Krapotkin di « provare • che questo ideale non è il prodotto di sogni da gabinetto, che esso scaturisce dalle aspira– zioni popolal'i e corrisponde al progresso storico della civiltà e delle idee; ma quale utopista non ha tentato altrettanto 1 Tutto dipende dal valore di questa prova, e su questo punto il nostro va– lentuomo ò assai meno ferrato dei grandi utopisti che egli tratta da metansici, senza aver tampoco il sospetto di ciò che sia il metodo scientifico mo• derno. l\la prima di cercare il valo1•e di cotesta prova, impariamo a conoscere più davvicino l'ideale in se stesso. Come si raffigura Krapotkin la società anar– chica? I rivolur.ionar'.ì politici, occupati esclusivamente cli riorganizzare la macchina governativa, i « gia– cobini » insomma (1(1•apotki11 odia i giacobini pili Che non li odiasse ìa nostra graziosa imperatrice Caterina IlJ, lasciano morire di fame il popolo. Gli anarchici agiranno altrimenti. Essi distrugge– ranno lo Stato e spingeranno il popolo alla sp,·o• priazione deì 1·tccht. !?atto questo, si erigerà un • tnventa,·to di tutta la ricchezza e si organizzerà. la distribuzione. .... Tullo avverrà. ad opera del popolo stesso. T, aseia.te al popolo libere le mani, in otto giorni la produzione e la. distribuzione delle sussistenze procederanno con regolarità.meravigliosa.Per dubitarne, bisogna non aver mai veduto al la\'Oro il pop0lo lavoratore, bisogna aver tenuto il naso, per tutta la vita, sepolto negli scarta.– racci. Parlato della capacità. organizzatrice del popolo, di questo gran misconosciuto, a coloro che lo videro in Parigi ai giorni delle ba1·ricato (questo noti è it caso <li 1(1'apotkin. G. P.), o da ultimo a Londra, in occa– cione del grande sciopero, che dovevanutrire mezzo mi– lione di affama.ti, ed essi vi ùir.inno qu11ntoegli se ne intendu.meglio dei signori funzionari. ( 1) li criterio col quale si organizzerà il consumo genel'ale delle sussistenze sarà molto giusto e punto giacobino. Ve n'è uno solo che corrispondo al senso della giu– stizia e che è veramente pratico.... Facoltà di prendere a pia.cere (letteralmente: nel mucchio) di tutto ciò che si possiede ad esuberanza, e ripartizione ragionevole di ciò che esige una distribuzione moderata. Dei 350 milioni di abitanti dell·Europa, 200 milioni seguono an– cora questo naturalissimo metodo. Il che dimostra, fra l'altro, che l'ideale anarchico scaturisce dalle « aspirazioni popolari,. Lo stesso dee dirsi delle abitazioni e delle vesti. •rutto sar,\ organizzato secondo la medesima regola. Vi sarà un po' di sconquasso,questo è corto.Maquesto sconquasso non sarà in pura perdila o può essere ri– dotto al minimo. E si riescirà a produrre la minor possibile quantità di molestie a ciascuno - non ci stancheremo mai di ripeterlo - affidandosi all'opera. degli interessa.ti, anzichè a quella degli Uffici.{') Per tal modo, fin dai primi giorni della rivolu– zione, avremo un'01~ganizzazione; i capricci degli «individui» sovrani saranno contenuti in limiti ragionevoli dai bisogni della società, dalla logica della situazione. E nondimeno, ci si tro,,er:\ iu piena ed intera anarchia, e sarà sana e salva la libertà individuale. Ciò appare incredibile, eppure è vero: vi è anarchia e vi è organizzazione; cia– scuno è vincolato a certe norme, eppure ciascuno fa ciò che vuole. Non afferrate? La cosa è sempli– cissima. Cotesta o,~ganizzazione non sarà l'opel'a dei rh•oluzionari «autoritari»; coteste prescrir.ioni impegnative e tuttavia anarchiche saranno slate proclamate dal popolo, questo grancte misconosciuto, e il popolo è assai savio: ben lo sa chi lo ha visto in quei giorni delle ba1•ricat0, che Krapotkin non ebbe occasione di vedere. (') (I) La Conqldte du J)at11, Paris, 189!,pag. ii-iS. r> lbldbn, pag. Ht. P) Il traduttore dal russo di questi arlicoli trova qui da ouer• Tare, che anche l'esempio dello aci0llf.'r0 dei dock,, invocato da J\rapotkin, non autrraga punto la sua tesi. Si era infatti ros1i– tulto un Comitato~ composto di ra1,presentanti delle società ope– raie e sol5lenutoda aociali1ti di Stato (Champion) e da socialisti deinocratlcl (J. Burns, T. Mann, El. Marx-Aveling, ecc.), il quale aveva stipulato un contratto col negozianti di provvigioni, e di- 1trilluiva agli scioperanti dei getlonl coi quali eaAiacquistavano dai negozianti determinate quantiu\ di derrate. 111eooz1a11u erano 1iagati col denaro, raccolto con collette, cui avevano largamente contribuito Il pubblico borqhue e le gazzette barulle.si . Solo l'eser• cito della .ralute, corporazione organizzala aual burocraticamente e centralisticamentt>, e qualche altra aociela filantropica fecero distribuzioni In natura agli 1ciol)erant1. Tutto ciò ha ben poco da vedere coll'organlu.azione del servizio delle sussistenze dopo la rivoluzione. A Londra le sussistenze esistevano e non si trat– tava che di com1,erarle e rlparUrle; non era Il popolo, cioè gli scioperanti, che.,vi pen&a\·a,nrnerano altri che pensavano per lui•

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