Critica Sociale - Anno V - n. 7 - 1 aprile 1895

08 CRITICA SOCIALI•: E voi, signor marchese di Rudinì,che conoscete le ragioni intime, pl'ofondo dei tumulti siciliani, tanto che le enumerate come potrebbe fare il più scapigliato dei socialisti o il più dannato dei Fascisti; voi avete votato in ravore dello stato d'assedio - che dite nulla di buono avere mai p1·odotto - e avete rivea~sata la colpa di tanti arbitrii ed errol'i bor~hesi o governativi su povel'i capri espiatori, puniti con una 1·e11ressio,-;,e - son vostre parole - sp,·opo,-ztonata ai pericoli corsi, ed avete per• messo che, per immolare appunto questi capri espiato6, s'otre,ulessegravemente la libertà t,u/1- vf<lttalee si lasciasse tnva,te.-e deli&e,·atame..te Il campo riservato atta competenza del Parla– mento. Evviva il liberalismo all'inglese dei conservatori italiani! Evviva il loro amore alle istituzioni! Quando essi sono minacciati,da organizzazioni legali di la• voJ'aloricon unapacifica p1·opaganda e mezzileciti, nei loro aviti privilegi e nei feudi amministrativo- 1>0litici,si buttano nelle bra~ia d'un dittatore a cui permeltono di ofl'etul.e,·eta libe,·tà it1dtvidttate e <l'invade,·cla cmnpeten:a del Pa,·tamento, pur di liberarli da odiati e temuti avversa1•i,che si la– sciano pttnt,·e con ,·ep,·esstone sproporzionata at pe,·tcott. Ma quando il dittatore, pigliato gusto al comando senza controllo, .stcvolo, sicjubeo, attenta alle loro esclusive prerogative cli classe, allora si grida dai conservatori allo scandalo, e si sciorina al vento la sdrucita bandiera del liberalismo, che tanti strappi,poveraccia! ha ricevuto da chi in un dato momento predica di volerla mantenere alla e l'ispettata! Ma questa é commedia bella e buona! questa é insigne ipocrisia! Come ò malafede soprarflna ripetere che il col– lettivismo distrugge la libertà, quando esso, assi– curando ad ognuno i mezzi di lavoro conformi alle p1-oprieinclinazioni, rende ciascun uomo padrone di se stesso, mentre oggi son pochi che godono liberta e gli altri tutti son veri servi! E lo scritto sui latifondi del signo,· Hudini non fu stampato per l'amore alla libertà, alle istiluzioni ed alle classi lavoratrici, ma pe,· difendere quel monopolio ingiustificato della terra, che dà a per– sone senza meriti un'elevata posizione po1itico-so– ciale, sor~ente di gioie e di voluttà ai più contese. Nello scritto del Rudini si sente il vecchio feuda– tario, impregnato di pregiudizi di casta che lo me– nano a guardare con sacro orrore ogni innova– zione sociale, e per questo egli dà quale origine del latifondo una ragione che non ò affatto la vera. . .. li signor Starabba sostiene che il feudalismo in Sicilia fu distrutto dalla Costituzione del 1812 e dalle lesgi-decreti sui maggioraschi, i fidecommessi, le sogg1ogazioni,i livelli ed i diritti promiscui, leggi che dal 1818 vanno fino al 1841, in cui gli ex-ba- 1·oni furono obbligati a dare ai Comuni una parte dei demani, so~etti agli usi civici, e questi demani rurono in piccoli l9tti clistribuiti ai cittadini, ti--ai quali si preferirono i poveri; sino a che le leggi del 1862 e del 1867 altri latifondi spezzarono tra le popolazioni rurali dell'isola. Se, dunque, continua it marchese, oggi, nella parto interna della Sicilia, come in provincia di Caltanissetta, froviamo il la– tifondo con la coltura estensiva dei grani o con gli estesi pascoli, ciò non puossi attribuire a ragioni •ociali - chè tante leggi si son fatte per dividere i latifondi in piccole proprie~\ - ma deve invece assegnarsi a condizioni climatiche, telluriche e sto- 1•iche.Infatti dove l'acqua non scarseggia o v'è una tradizione commerciale dovuta al mare ed alle an· tiche cii~\ - a mo' d'esempio a Messina, Catania, Si1--acusa, Girgenti 1 ecc. - il lali(ondo non esiste e la coltura non è a grani, bonsl a vigne, a man– dorli, a carrubbi, ad ulivi e via dicendo.Nei paesi intorni, al contrario, è tutto all'opposto;e qui il la– tifondo, cresciuto pe1' la siccitit, pel' la natura dei terreni e per difetto di strade e di mercati, non sa1·à vinto da alcuna legge e, frazionato, l'itorne,·à a costituirsi. ~la tutto ciò è vero 1 Se chi esamina SJ)aSSionatanlente lo più ~ravi questioni sociali non può negare che le condizioni climatiche, telluriche e storiche influisconosul val'io atteggiarsi degli istituti economico-sociali e sui p1-oblcmi ad essi riferibili; pure nel caso nosli-o questi fattori hanno un'importanzasecondaria che ò dato distruggere, come dirò, mentre la persistenza ciel latifondo siciliano a ben altre cause vuol essere attribuita. E anzitutto, in Sicilia il feudalismo,di fatto, non è stato abolito; perchò quella legge che mirava a togliere ai baroni una parte di terre, che dovevansi restituire ai Comuni, restò sino dal 1811 lettera morta; e così dalla formalo abolizione del feuda– lismo i baroni, invece che danno, ricavarono van– taggi, consistenti e nell'aver allargato i loro domiu, e nel potere disporre liberamente di beni soggetti prima a tante serviti1 in favore dei comunisti. Il Governo borbonico fece milto sforzi per far rito1·– nare alle comunit..\ civiche il mal tolto; ma, ò inutile dirlo, i tentati\ i a nulla giovarono e chi 110 vuole sapere qualche cosa legga un libro, prezioso por l'argomento, del senato,•e Cordova. Le leggi del 1862 o 1867, l'ho già detto nel mio: f rasct e ta questione stciltana, non giovarono che a pochi ricchi e camorristi, che per cenlesimi si arraffarono migliaia d'ettari di terreno, esclu– dendo dalle aste i poveri contadini. Tutte queste leggi, quindi, lungi dallo smembrare il latifondo, l'hanno allargato. E non é ancor nulla. I nostri grossi proprietari terrieri hanno metodi abbasta111.a spicci per ingrossare i loro fondi, bec– candosi g1'atis et amo,·e, o per un piatto di lenti, le terre circostanti. Essi comprano nel bel mezzo di un ex-feudo un'estesa tenuta: dopopochi giorni, i limiti di pietra di questa tenuta sono spinti in avanti, ed a nulla valgono i lamenti, i reclami del proprietario defraudato, chè l'usur/iatore è sindaco, assessore, deputato provinciale o oro stretto pa– rente; ed il delegato, it brigadiere ed anche it pretore non gli faranno l'ofièsa di ascoltare le calunnie d'un 1nascal;one di con.ladino. Questi, alla flue, stanco di soperchierie, vende al signor cavaliere o barone le sue terre per un prezzo irri• sorio. E ratto questo acquisto, che può chiamarsi fui·to, il grosso proprietario comincia la sua stra– tegia brigantesca con un altro ,•icino di destra o di sinistra, che come il primo deve venir a patti; e eosì via di seguito, nnchò egli, il novello Don Rodrigo, resta padrone del campo, e domani, con raria più seria di questo mondo, verrà a dir\•i che la sua proprietà ò sacra e gli è costata lavoro e denaro. Se tale metodo non approda, ce ne sono alh'i conducenti meglio allo scopo: le pecore, le mule, i cavalli del signor commendatore o marchese si fanno pascolare sulle terre dei vicini, che, in cerca di giustizia da Erode a Pilato, saranno sempre messi all'uscio; e so quosto non vi piace, 1a ricca fantasia del nostro feudatario vi ap)>resta altro ri– trovato: dalle guardie campestri private si fa ele– va,·e - L,le è il termine - verbale di pascolo abusivo contro l'innocuo vicino, che forse non ha animali da far pascolare. Queste non sono fandonie; son vcril..\ che i ver– bali d'udienza dei nostri tribunali penali o delle

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