Critica Sociale - Anno V - n. 5 - 1 marzo 1895

CRITICA SOCIALE 69 Gabriele Tarde o Silvio Venturi, con risultanze non del tutto ravorevoli alla tesi dal Sighele sostenuta, sebbene sia apparsa. in essa buona parto della verità; ma mi contenterò di venire nlle conseguenze che egli no trae ed ai rimedi che egli propone a tanto male. Secondo la teoria del Sighele, atlnnque, il Parlamen– tarismo è inevitabilmente condannato a. perire per na– ti,·o difetto organico; inutile sarà - quello che certuni credono e sperano - il cercare di trasfondervi nuovo sangue o nuova energia: esso è impotente di per sè, quali che siano gli elementi di cui sia composto, esso è impotente perchò ò una collettività, cperchè unirJi - fa questo mondo - vuol dil·e peggiorarsi •· Le logi– che conseguenze di tale affermazione adunque1 Senza seguire il Tarde nella ra.ntastica e 1nelaftsica applicazione di tale principio, ma soffermandoci alla f,\ttispecie, direbbe un legale, che ha dato origine al lavoro dol Sighele, diremo che una. sola, irresistibile conseguenza s'impano con una logica rerrea, inelutta– bile: la condanna del Parlamentarismo. L'autore, che fino a questo punto, aveva camminato im– perterrito a ftl di logica qui si rermo. od arretra, impres• sionat.o, spaventato dalle conseguenze cui lo portano lo sue teorie. Non osa egli proclamare la condanna del Parlamentarismo o il ritorno o.I dispotismo, ma cerca una scappatoia, propone un palliativo, non certo degno di una. rorto o salda. convinzione scientifica quale è la sua: propone uno. diminuzione del numero dei deputati da 500 a IOO, colla speranza di diminuire in tal modo il male. Ma che pensereste di quel medico il quale, conosciuto che la ca.usa dell'informità. di uu suo malato è, suppo– niamo, un tumore, proponesse di reciderne solo una parto per rendere minore il dolore1 Tale è appunto il caso del Sighele. Il Parlamento, come collettività, è por una nazione un malo, contro il quale non vi ha al– tro rimedio che la. tota.lo estirpazione. Poiehè se, ridu– cendone il numero da 500 o. 100, si rende il male più leggero, porchò non lo si vorrà. rendere più leggero ancora ralcidiando la cifra dogli onorevoli fino a. 50, fino a. 20 o meglio fino n. zoro1 E non si dica. qui che io esagero, che In. verità. sta nel giusto mezzo, che tutti gli eccessi sono dannosi, che gli estremi si toccano, e via di seguito, col solito arsenllle di frasi fatte e di luoghi comuni che ra la fortuna dei droghieri e di tutto il pa• ciflco mondo borghese. No, tali opposizioni offendereb– bero, insieme colla serietà. scientiftca il Sigbele stesso, che della scienza è un caldo e coscienzioso cultore. Poicbò il Sighele non dubbiosamente, ma con reci– sione affermo. che e unirsi, nel mondo umano, vuol dire peggiorarsi », e, all'eccezione ammessa dal '.'lillnel caso che il popolo sovrano si lasci guidare da un genio, oppone che in tal caso, invece che di un·eccezione, si tratterebbe di una conrerma della regola stabilita. Con• tinuando adunque con quel rigore logico che ha seguito finora, egli dovrebbe giungere alla condanna estrema del Parlamentarismo o dei governi rapprosentati"i, col ritorno ai passati governi dispotici, nella speranza che il potere supremo cada nelle mani di qualche genio, cho faccia faro all'umanità. dei grandi passi i al che non osa egli arrivare, con onoro, se non della logica., certo della sua coscienza o dignità. d'uomo. Che anzi a questo proposito il Sighele esclama: « Chi oserebbe combattere il diritto supremo della maggioranza e con• seguentemonto il potere doi Parlamenti 1 » Ma oltre ciò, a mio modo di vedere, un altro pori– eolo dovrebbe dissuadere assolutamente dall'affidare te G, o B re. il governo nello mani di un genio, ed è che pre– scind~ndo dal pericolo della tirannide, egli, colle sue idee troppo a.culo, troppo nuove, troppo originali e che non mancherebbe di erigere a sistema di go\'erno, pre• correrebbe i tempi e assoggetterebbe i cittadini a forme politico-sociali cui non sono ancora adatti. Jilentre in– vece, se la (orma di governo dovrà. essere emanazione della collettività. che deve essere governata, sarà meno alla, ma più estesa e, come dico il Venturi nella po– lemica sopracitata tra Sighcle, Ferri e Tarde, e il ri– sultato finale dell'opinione di ciascuno, compresa. quella ciel proponente, non sarà un"idea acuta, elevata quan– t'ero. quella di prima, la quale tanto più si distendeva in altezza. quanto mono s 'allarga.va alla base, ma sarà. un modo più esatto, più largo, per quanto meno ge– niale, di vedoro le cose.» li difetto dello conclusioni del Sighelo sta nell'aver considerata li\ cosa sotto un solo aspetto. Dato che In. (orma di governo parlamentare, quasi, potrebbesi dire, oligarghico debba scomparire, per lo molte cause di corruzione intrinseche ed estrinseche che reca con sè - od io lo crorJo rermamente - la forma politica. che a questa dovrebbe succedere potrebbe essere o di ac– centramento, riducendosi nelle mani dei pochi ed infine anche di un solo; oppure di discentramento, allargan• dosi sempre più e re.condo parte man mano a tutti gli interessati nella discussione delle cose che li riguar– dano. E se dobbiamo giudicare da certi sintomi, da certo manifestazioni delle tendenze sociali, pare che incontri più ra.,·ore questa soluzione che non la prima.. Infatti e l'insistente richiesta, non solo in Italia, ma anche negli altri paesi, porcbò venga adottato il 1•eferemlum, e il bisogno alta.mente sentito di un discentramento amministrativo e politico, di cui s'è fatto in parte por• la.voce il Ferrero sul finire del suo recente opuscolo, La Reazione, col proporre lo. pluralità. dei parlc1menti in Italia, e molti altri sintomi ancora, preludiano a quel• l'allargamento clell"ingranaggio politico sociale, per cui i consociati, fatti abili e coscienti dall'esercizio, potranno darsi quella forma di governo eha loro sarà più adatto, senza il bisogno - solo per quanto riguarda l'oÌ-dina– monto sociale, si noti bene - d'incomodare i geni, chia• mandoli alla considerazione di queste basse miserie urna.nei non distraendoli cosl dallo loro sublimi elueu• brazioni. ANTO:SIO PtCCAROLO, PERLE VITTIMEDELLAPROPAGANDA n .. ENDLCON".1"0. Comea tuo ltmpo acct,rncu,0110 (Critica Sociale, anno I, 7,a~ gi11a 217J, il ComitatoHtrpolttano di ,accorso pn- le fa1111'glie citi ctir«rati ,oci'«listl',att11doricer:uto i11 do110 dei G1OVANNI Bov10 il 1110 op,ucolo La questionesociale innanzialla solenzaed alla politica, ne affìdara ci noi 450 ntmpla1'i ptrcl&i nt dtcolr:euimo il ,·icar:o alle f;Utime della ,,ropagauda. Jt p1'e:::oe.BMmlo /i,8,atoa ce11t. 25, l'ù1co880 (dedotte L. 22/,() di spesepostali) fu di lh 90. A11the il 11oatro egregio <rn,ie(I pl'Of. EDOARDO BONARDI ci, mandar((, mtsi fa, ve,· 11g11aie scopo,25 ropie della sua dotta p1·ol11siom, al co1·so libtl'Odi scienza dell'ecoluzit>,1e da essote1111to nell'Uuirtrsitcì cli l'i'sa: Evoluzlonlstao e socialismo, che figura tutfo,·anella 11011tl'a Bibliotecadi prop:iganda l p,·ezzodi L.1,50. Jt riooco11tlto - li,·e 86 - tllsieme alle suacct1111ate lire 90 f" da noi ctrs(lto cdl(i sotloscrizio11e ap:rlci 11tlla LQtta di Classe td if;i 1mbbllcato11tl111m1tro cli 80batosc'll'80(N. 8). LA O1REZI0Nr:.

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