Critica Sociale - Anno V - n. 5 - 1 marzo 1895

70 CRITICA SOCIALE SCANTONATE, ALMENO! (AL1.·osservatore Cauolico) L'O,uervaùn·e CalWlico si scaglia cristianamente con tro di noi, perchè in un articolo dell'ultimo numero abbiamo ripetuto - quel che è d'altronde verità ba– nale, tanto U risaputa. - che la classe sacerdotale fu e continua ad essere l'alleata di tutti i potenti, e si adatta a tutte le signorie purchè possa esercitarvi co– modamente la propria. funzione parassitica. Provatelo - ci grida il rocoso don Davide - pro– vate, se potete, queste vostre menzogne! Provarlo t.. Eh! là! Se ci mancassero le prove che cosi copiose fornisce la storia, basterebbe continuare a. leggere avanti nello stesso Ouervalore (22 febbraio). Proprio immediatamente dopo l'articolo di protesta. n. noi diretto, eccone un altro: n 1odalismo e la scuola obbligatoria, che comincia. con queste riglie: Una. delle istituzioni moderne, che più va. a garbo dei socialisti, è la sc uola obbligatoria, eguale per tutti e per tulle le cku.ri .sociali. I più sinceri tra essi conressano che i cattolici hanno ragione di combattere le scuole laicizzate e neutre, quali oggi sono le scuole dell'Italia ufficiale, perchò esse in realtà. sono delle vere fabb1•iche di soc.ialisti. NuUa di più giusto. l nostri liberali, se vogliono aprire gli occhi, devono oggi essersi sgannati dall'illu– sione in cui erano di credere alla possibilità. di un in• segnamento senza. Dio. Inutile continuare, nevvero, L'0s,e1·oatore, come del resto ogni giornale cattolico, tira via a rare la sua brava propaganda, perchè, se la società borghese vuol salvarsi dal socialismo, se vuole che Ili privilegi del capitalismo sia prolungata la vita, si allretti a tornare sotto le ali di Santa Madre Chiesa, cominciando dal– l'affidarle i bambini - ossia l'avvenire. Negato Dio (e si sa che cosa. intendono costoro con questa parola), negato Dio - come predicava testà a Torino il vescovo Bonomelli - al socialismo non v'è più nulla da opporre: esso ha tutte lo ragioni di trionra.re. L'Osservato1·e, se voleva smentire il nostro asserto, doveva essere più cauto: non doveva. darne egli stesso lo prove nella stessa colonna.; doveva. almeno .... voltar pagina.. Santa Madre Chiesa., che ha. tanta. esperienza, po– trobb'essore uno zinzino più rurba.. Gridare alla propria. purità. di zitella immacolata, o!Tesa da un sospetto Iniquo, e poi, nello stesso istante - sullo stesso mar– ciapiede - o.mmiccare con ostentazione al passante ben vestito .... via, che giudizio è questo, Almeno, per ripigliare i propri aJTari, svoltare la cantonata! L'ORAZIONE CHE FECE PIANGERE (Seguito degli 1oh111ldella ln1urrnlone Obarti1ta) (I) 'l'ra i cinquantanove chartisti processati il primo marzo 1843 alla Corte d'Assiso di Manchester per e cospirazione sediziosa », era Riccardo Pilling, il quale si reco direndere dal suo discorso che riempi gli occhi del presidente, lord Donman, dei tre giu– dici, dei giurati, degli avvocati, del procuratore generale che occupava il posto di pubblico mini– stero, di Feargus O'Connor, il capo della e cospi– razione », degli altl'i cinquantotto accusati, delle signore, degli uscie1•i e del resto del pubblico. (') Veggatl CWticaSodale, 1895,n. S e PNCel:lenll. Il discorso del Pilling è tale e quale può sgor– gare dalla bocca di chi sente senza avere studiato l'arte di impressionare. Riassume la condizione operaia del tempo chartista sen1.a la manteca del– l'oratore di proressione, sen1.a la fraseologia alti• souante di chi vorrebbe far sussulfare i pilastri so– ciali. La situazione tragica, se c'è, è vera, è natu– rale. Pilling non ha ambizioni, non ha sogni, non ha domani. Il suo ideale è un'equa mercede per un'equa giornata di lavoro. La sua semplicit..\ ti va al cuore. Lo leggi, dopo 52 anni, colla gola piena di singhiozzi. - « My l!)ra e signori giurati ! Io venni qui im• preparato. E slato detto da un testimonio che io sono il padre di questo grande movimeuto. Se è vero punitemi e lasciate gli altri in libertà. Ma non è vero. Il padre di questo movimento è quel– l'edificio (pu,ntando la destra verso la fabbrica vicina alla Corto). E là, là dentro il colpevole. Il primo te– stimonio disse d'aver assistito a un nostl'o meeting O\''era un avviso intestato: « Badate! il giorno di aggiustare i conti è vicino!» L'accu~a lo presentò come un documento contro noi. Ma essa non diede il sugo del placant. Ora io invito la Corte a pre– sentarlo tale e quale o a darlo a m~ per la mia difesa. Perché citarne solo il titolot E cosa comune nei distretti manifatturieri di intitolare gli avvisi con frasi notevoli per chiamare l'attenzione del popolo. La gente che lavora si alza presto, lavoz•a fino a notte e non ha tempo da sciupare. Molli di essi fanno delle miglia pei loro pasti e, se non ri– tornano al lavore.rio in tempo, pagano una multa di 30 centesimi. E duuque naturale che si sia ob– bligati ad eccitarli a leggere con parole ampollose. « Signori giurati! ho circa 43 anni. Ieri sera qualcuno mi domandò se ne avevo sessanta. Se avessi avuto, come tanti, vita agiata, invece di dar– mene sessanta, me ne darebbero trentasei. Inco– minciai come tessitore, col telaio a mano, nel 1810, quando non a,•e,•o che 10 anni. La prima settimana guadagnai venti lire. Continuai questo mestiere a casa fino al 40. A quest'epoca avevo moglie e tre figli. Nel 40, con moglie e Hgli, il mio settimanale non era che di 0,60. Ma non avevo che questa al• ternati va: o andare alla fabbrica per questa somma o divenire suddito della carità pubblica. Detestavo la fabbrica dal ronda del cuore. Ma, piuttosto che il numero di p0\ 1 e1'0 della parrocchia, mi vi ci adattai. Non ci volle molto per vedere i mali che produce questo sistema esecrabile - sistema che, più di ogni altra cosa, ridul'l'à questo regno alla ruina se non sarà cambiato. Ho letto non poche lettere di quel nobile re del Yorkshire (Riccardo ~a::~e,;;~bJ~r~~~~i!~~~~• J~1i~·o1ie1~.~~b~i~:~( ~ pure un avvocato del bili delle 10 ore. Ho conti~ nuato a direnderlo e a propagarlo e continuerò fino all'ultimo alito della mia esistenza. Dopo sette anni che lavol'avo alla fabbrica, incominciò a insinuarsi in un modo o nell'altro lariduzione. StavoaStockport. Vi erano padro11i che per una ragione o per l'altra avevano sempre bisogno di dar meno salario. Ve– duto che questo era u11male, diveuni un accanito Ol)positore della riduzione e lo sa1'Òsempre fino al– l"ultimo giorno ddlla mia vita. Continuerò a man– tenere alto il salario con tutte le mie forze. Pe1• avere p1'8Soquesta parto in Stockport e per essere stato colui che impedì nou poche dimmuzioni, i padroni mi boycottarono e non diedel'o ph'.1lavoro né a me, nè ai miei figli. Non una giornata di la– voro nè per loro nè per me! Nel -10le fabbriche di Stockport si chiudevano e mettevano sul lastrico gli operai. Il motto dei padroni el'a: o la riduzione o la rame. Io fui l'anima della resistenza. Rima-

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