Critica Sociale - Anno V - n. 5 - 1 marzo 1895

CRITICA SOCIALE 67 è la confusione che trionfa; nel secondo, avremo fatto della tattica anarchica, senza volerlo, e solo in quella parte negativa dove è pili dannosa. Ora, paragonale: quale delle due soluzioni - la nostra e la vostra - giova meglio alla unità del partito1 quale allo sviluppo della sua coscienza 1 Ma no: « la deliberazione presa dalla maggio– « ranza dei congregati a Parma va la•rgmnente « inlerp1·etata come un'opposizione a quello spirito « accomodante che sommergerebbe il partito ... Jn " questo senso - scrive Bissolati - io la difendo. » Or qui noi potremmo a diriltura dichiarare chiusa la disputa. Perché è chiaro che noi combattemmo quel deliberato, non già« interpretato largamente», ma per quel ch'esso veramente suona: scomunica ma8'giore e interdizione dell'acqua e del sale so– cialista a chi da esso si diparta. Bìssolati invece lo difende come un deliberato cli reazione; di rea– zione alle esagerazioni della tattica opposta, alle tendenze che ra oltrepassano, la falsano e che ri– pudiamo noi pure. Bissolati insomma lo difende i!l un senso nel quale noi non lo combattiamo. E venuta meno, adunque, anche la ragione del con– tendere. È cosU Pur troppo vedremo che la r:J.gione del contendere rimane ancor viva. . .. Bissolati guarda in faccia la realtà. Che cosa legge in quel viso? Che il nostro partito in Italia è nell'infanzia tuttora. Or rilegga, se n'ha talento, il lettore quel brano: e ci dica se, mentre l'artefice lavora ad un'anfora, dai gil'i del tornio non gli esce fuori un orciuolo. Egli si sforza di provare l'infanzia: che l'iesce a provare? la diversità. di sviluppo del partito da regione a regione, da citt.-\ a città, da borgata a borgata. Qua il partito non é nato ancora: costà é nel limbo dei bambini; altrove ha gruppi forti ed ope• rosi, ecc., ecc. Differenze, a dir così, subiettive ed interne. Poi v'han quelle obiettive ed esteme, che Bissolati sorvola. Qua il pa1•tito socialista é a con– tatto con un partito radicale forte e ben formato; costà non ne esiste la b'accia. Qua ha da fare con masse di operai indusfriali abbastanza evolute in– tellettualmente; costà con contadini, o magari con mezzadri, o piccoli proprietal'ii, od artigiani me– dioevali. « Se dunque tali sono le condizioni reali del « partito in rapporto agli strati di popolazione che « esso ha per ufficio di guadagnare al suo movi– « mento, e chiaro ... » È chiaro, che cosa 1 Che in ve1·u11modo voi potrete adattare questi lunghi e questi corti. questi grassi e questi magri, in un medesimo letto di Procuste. Una sola cosa voi po– tete chiedere loro, se socialisti voglion essere: che combattano solo e sempre drappellando la bandiera socialista; che non simulino vittorie dì partito dove sarebbero appena vittorie di persone; insomma, per dirla col Giusti, che abbìano braccio e che sian loro. Questo è ciò che é essenziale alla vita del partito. Ma sulle minori modalità, ma sul viso più o meno arcigno che debbano fare ad altri partiti, che variano di contenuto e di tendenze da questo a quel paese, lasciate un po' che ciascun gruppo locale giwiichi e decida a suo senno! Senonché, mentre l'amico nostro si ingegnava a dimostrare la unità. della infanzia del partito nella varietà. degli sviluppi, e citava, a suffragio, le ar– retrate masse milanesi.... eccogli fra capo e collo l'imprevisto del successo delle elezioni di Milano, la notizia del prodigioso aumento di forze, ottenuto con la tattica appunto che egli combatteva. Quel successo - tutti l'han sentito - ci impiantava per ino B,arc la prima volta in Milano come un partito, insieme, assolutamente distinto da tutti gli altri e forte per modo, che nessuno potrà esimersi ormai dal fare i conti con esso. Quel successo valeva tutto un in– folio di polemiche. Come parare il fiero colpo1 Lo sconcerto dovette essere grande, ma la note– rella é piccina. « Poiché questa tattica vi ha dato così. prodigioso incremento, perché non la ripu– diate? ... » '1'1·aduzione libera, ma fedele; e più non insistiamo, poiché - scrittori e polemisti ancor noi - sentiamo la solidarietà di certe situazioni disgraziate, e il dovere di gettarvi sopra la duplice coltre dell'amicizia e della colleganza. E perché non tirarne anche un lembo sull'altra noterella, che fa riscontro alla pl'ima nell'attigua colonna 1 con la qunle si rammenta che il Mantfesto dei Comunisti non suffraga la nostra tesi, perchò, « nella parte che riguarda l'atteggiamento ctel « partito di fronte agli altri partiti d'opposizione, « non corrisponde pilt alla realtà.» Cosi avrebbero scritto gli stessi autori, Marx ed Engels, nella pre– fazione del 72. Bis.1:.0\ati- anche questo é peccato veniale - ha citato evidentemente quella prefazione a memoria. « Le osservazioni sull'atteggiamento dei socialisti « di fronte ai diversi partiti di opposizione - così < dice quella prefazione - sono invecchiate nella « possibilità delle loro applicazioni, per ciO solo « che la situazione politica s'è affatto trasfoi•mata « e l'evoluzione storica soppresse la maggior « pa1'le ctei partiti ivi enumerati. » In altri ter– mini. il partito socialista democratico francese dei Louis Blanc e dei Ledru•llollin, i radicali svizzeri mezzo socialisti democratici alla francese e mezzo borghesi radicali, i rivoluzionari agrari di Po– lonia, ecc., ecc. (Vedi il Capo IV del 1.lfanifesto) o non esistono più o non sono pill quei medesimi. Ma quelle osservazioni - nota la stessa prefazione - « •rimangono vere semp1·ein linea generale »; e cioè rimane vere che i socialisti (dite poi se non vi pal'rà di riudire il recente manifesto dei socia– listi milanesi), « pur non cessando un istante di « sviluppa!'e rra i lavoratori la più chiara coscienza « dell'autagonismo fra proletariato e borghesia « acciocché i lavoratori si servano delle condizioni « sociali e politiche introdotte dal dominio borghese « come di altrettante armi contro la borghesia me– « desima e, al cadere delle classi 1·ea;ionarie,segua ,( su,bito la lotta contro ta borghesia stessa», pe1· intanto « lottano insienie con la borghesia ogni– " qualvolta questa combatta pe1· un principio 1•i· « voluziona,•io , ; essi « appoggiantJ in generale « ogni moto •rivoluzionario contro le condizioni « sociali e JJOliUche esistenti.» E ciò tanto pill in un paese « cho é alla vigilia di una rivoluzione « borghese, la quale si compie in condizioni di ci– « vilU\ generale europea più avanzate e con un « proletariato molto più sviluppato che non aves– « sero l'rnghilterra nel secolo XVH e la Francia .;: nel XVIH; per cui la rivoluzione borghese ivi « non può essere che l'immediato prologo di una « rivoluzione proletaria.» Questo paese - secondo gli autori citati - el'a allora la Germania; l'Italia, nel 47, non s'era ancora affacciata sull'orizzonte socialista, tanto che nel .\lantfesto ( dove si menziona persino la Polonia) dell'Italia non e fatta parola. Ma chi non sente che cotesto paese, che è tutt'ora alla vigilia della sua rivoluzione borghese, che ha tuttol'a da compiere il suo quarantotto politico (mentre la Germania ha por lo meno il suffragio universale, e le industrie oltremodo sviluppate e la isfruzione popolare e media penetl'aU\ in ogni dove), chi non sente che codesto paese oggi è divenuto l'Italia, col suo medio evo meridionale, coi suoi latifondisti, colla cachessia

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