Critica Sociale - Anno V - n. 5 - 1 marzo 1895

66 CRITICA SOCIALE zionario - di liberarsi dal guscio protettore del l'uovo: beccare e infrangere; ma, uscito alla luce, trova attorno a sè determinate condizioni e rela– zioni d'ambiente, che variano da plaga a plaga o - per tenerci stretti all"imagine - da pollaio a polJaio. Un albero non ha che un modo di erompere dalla terra e di ~ermogliare; cosi tutti i giovani rampolli e tutti I germogli si rassomigliano. Ma che il rampollo diventi albero, che il germoglio di– venti ramo, o 19. diversa postura nella foresta e le condizioni di clima e di vicinato gli danno atteggia– menti diversi. Cosi nessun albero, nessun ramo è l'identico del suo compagno. Forse ò incoerente la natura 1 . . . Intendiamoci bene: al disotto dell<1 vaPietà neces– sarie, delle varioth utili, che sono l'erTetto e lo stru– mento della lotta per la vita, vi ha \)Ur sempre una legge che le spiega o che le contiene. i~ una legge di proporzione: la varietà vuol essere giu• stiffcata dalle necessità e dalle circostanze ambienti; più in là v'ò la degenerazione, e più in qua l'atrofia. La tallica dunquo - che è lolla per la vita, teo– rizzata e fatta cosciente - è tutta questione di misura. Or quando Bissolati fa un ca1·ico a noi delle esa– gerazioni o dello de,•iazioni di altri, che vanno assai ph'1 in là che noi non andiamo, egli riproduco il sofisma di chi scomunica il rlolco licor di Lieo, perchè v·ha lo scervellato che se ne inebria Pure, non su altro, che su cosiffatto sofisma, l'iposa tutta la prima parte dell'articolo suo. Noi abbiamo stabilito limiti saldi e precisi: non confusione di liste; non ,·oti d'alt1•i partiti agli uo• mini nosfri; con queste cautele andate pul' franchi, figliuoli: cresceto o moltiplicate! - «Olà! - grida Bissolati - quei limiti ,·'è chi li infrange.> Perchè, allora, dolertene a noi? Forse quei limiti li infrange– rebbero meno, so fossero pili angusti, quali tu li ,·ar– resti? « \Toi apl'ito una breccia per la quale l"a(– finismo passa e rlilag-a ! ,. Perchò non dire anzi che, col porre quei limiti. noi quella breccia ab• biamo tappata? - Ma noi. no i medesimi, trascinati dal pendio sul quale ci sia.mo impegnati. approviamo le elezioni– pasticcio di Bu drio o di Palermo; ma noi già ac– cenniamo a possibili alleanze nell"an·enire. L:\ storia di Batt;sta Scorlino, ovvero il primo passo.... - Intanto, rispondiamo, sarà bene distinguel'0 caso da caso. A Budrio fu ele;~ione di opposizione insieme o cli partito; ·a Palermo fu elezione di protesta; l'avve– ,•enire poi.... ripo~a sui ginocchi di Gio,•e. Noi ci– tammo Budrio sopratutto por un fine malizioso: per cogliere in contrasto con se stessi i contl'ad– dittori che. mentre affettavano il puritanismo ad oltranza, si compiacevano di quel trionfo che... non avea nulla di quacquero. E non dicemmo che, a compiacersene, racessero male: le contingenze del momento e delle persone, e il significato che a quella lotta in generale si attl'ibuiva. davano di quel compiacimento, che fu anche nostro o, crediamo, Dissalati, anche tuo, una sufficiente ragione :Ma ne traevamo il corolhwio che, dunque, a un cosi rigido assolutismo di vedute. quale essi ostentavano, man– cava nei contrn<lditto1•inostri un fondamento 1'ealo. Nè con ciò sostenemmo che il modo di quella ele– zione fosso l'ideale, il modello, il soprarfino dei modi. Ci venne come non poteva diverso e, do– vendo accettarlo così, cercammo di pigliarlo negli utili. La elezione di protesta- come quella di Palermo - si ribella, per indole sua, a definizioni preciso di partito: essa non può precludere il passo a chiunque consenta nel fine, che è protestare. Poi, quando ~i tratta di schiantare certo Bastiglia, chi cavillerebbe sulla fede politica di quegli che Yi presta una manof La elezione di protesta, dunque, l'a categoria a parte e non prova gran cosa, nè per te, nè per noi. Ma, se un significato si vuol darle nella disputa nostra, certo non va a tuo favore: perché tu non vorrai ripudiarla, oggi men che mai, o oggi più che mai dovrai accettarla tal quale la sua natura la fa; o perché, inlìne, un tantino di protesta, in ogni elezione socialista, la trovi e non la puoi cacciare ... E, quanto a possibili alleanze future, si, noi non ci sentiamo la for1.a o la tracotanza di ipotecare sotto una rormola tutto l'avrnnil'0. Pensi soltanto Dissalati so domani, come si buccina, per decreto 1•eale od altrimenti, si promulgasse da,voro lo scrutinio cli lista per provincia; si potrebbe lottare senza alleanze? Tanto varrebbe 1·imancre sotto la tenda. . .. \[a lasciamo le ipotesi, che ci dilungherebbero troppo dal punto in discussione. Alleniamoci a questo. Noi propu~nammo che un atteggiamento simile a quello det socialisti milanesi - salvagunr· dante appieno la integrità del partito - dovesse a,•er dritto di cittarlinanza in seno al partito. La nostra tesi non era imposizione di un metodo, ma libertà di questo metodo, con tutto le cautele ne– cessario ad evitarne i pe1·icoli. Come la combatto Bissolati? Dicendo: « v'è altri che, por quesL-ivia, farebbe assai diverso da quello che voi di Milano avete fatto. F. ciò vi dovrebbe persuadere ... » Che cosa, di grazia? Che il far diverso ò male? Niuno pil1 convinto di noi, lo dimostrammo col fatto. - No: che la tendenza a11·amn1s,no è l'idra rlalle sette teste, che mozzate ripullulano. Alla huon'ora! E allora, sai tu che cosa ciò ne dovrebbe persuadere? Che quosL'l per.iistente ten– denza, la quale. non dallo spiraglio che noi le schiu– diamo, ma dalle circostanze del momento, rip1·endo lena ed audaciri, ha pur qualche ragione di essere; o che è più saggio volerla contenere, che tentare invano di scerpa.l'la. A ciò tendeva appunto il nostro or11i11e del giorno che, essendo quello della libertà limitata o ragionevole, voleva essere quello sopra– tutto della sincerità. Poiché voi non potrete faro - e gli eventi ve lo dimostreranno - qualunque sia la teoria da voi inalberata, che qua e là, o per reale affinità di partiti su determinati punti in que– stiono, o per insuperabile ardore di vittoria, o pel modo corno venga impegnata la lotta {le candida– ture di protesi'\ non ne sono che l'esempio più spiccato e saliente), un ravvicinamento delle oppo– sizioni contro la coalizione reazionaria non si mani– festi. Xon v'è ordine del giorno, non v'è imposizione di Congresso (e fosse pure alquanto più ecumenico di quello di Parma) che a cotesta necessità di cose possa contrastaro. F. allora - tale fu la nostra mira - si salvi almeno ciò che è pili essenziale salvare: l'integrità e l'indipendenza del partito. Voi volete di pili; volete che il ,·avvicinamento non avvenga in nessun modo. Così giuocate il tutto per il tutto. Che cosa ne conseguir.\! Che ciò, cui non sarà dato passare per la via maestra della tattica aperta, ammessa e confessata, che ha nelle sue ragioni i suoi limiti, sguiscerà pei Yiottoli lubrici, tortuosi o bui del\'intri~o, fuori del con– trollo del partito. Oppure, messi nel dilemma, o di favorire la reazione per essere fedeli al Congresso, o di tl'adire il voto del Congresso per obbedire alle urgenti necessih\ della lotta, i nostri compagni si asterranno dal combattimento. lo. ambo i casi è una sconHtta per noi: nel primo euo, è l'ipocrisia ed

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