Critica Sociale - Anno IV - n. 22 - 16 novembre 1894

338 CRITICA SOCIALE sel'\'a. Ora ò tulta scio1·inata al sole. Jmpresa da voi-o uomo di lato, della quale ciascuno dovrebbe p1-ofessa1-glisi grato. Ma <1uesta esposizione de,•c pur avere i suoi limiti. Quando pili non ce n'ò - canta la leggenda - anche il re pe1'110i suoi dil'illi. li frionfo dell'ordine, concepito a base di servilismo - come sc1·h·o la Provincia dì l11·escia - da una gente che, piullosto di avel'e il menomo g1·attacapo, salute1·ebbo il r-ito1·00 dei tedeschi, clovr;l ])lH'O finir· di frionfa1·e. E - come sentenzia un vecchio ed a1·• guto proverbio - un po' corre il cane, un altro po· COl'l'eil lop,·e. 01·a co1·1'0 il cane - e corra fino a sfracellarsi. i.; il suo momento di co1·1·e1"'8. Che dovono fa1·0 i socialisti? Noi ribad!a1no <1uol chiodo. Siauo quel che sono. nient'altro. Non ò gran cosa essere socialisti, ma pel momento - purchò lo si sia franca men t.e - può anche bastare. Non p1·oloucla110 cli migliorare la situazione con astuzie o gherminelle inrautili. r..a dottrina della fatalità sto1·ica ci ha insegnato un grande rispetto per un otlimo ecclesiastico delle nostre campagne, il lra– diiionale curato di Cilavegna, il quale, quando piove, suole esclamare in vernacolo: se Ut vuol veni1·• che la vcuna. E si bagna le spallo tale quale delle sue pecorelle, ma almanco non fa 1•iders1appresso gri– dando che la pioggia ò un abuso o che devono splende,· tre soli. Vediamo piuttosto, questa situazione, di non peg– gio1·arla pe1· fatto od opera nosti-a; questo clipencfo da noi. - ulle pt·ossime oleiioni poco c'ò per noi da conla1·0. 'l'ulti questi processi sono preordinati a ciò a1>punto; padron Crispi sa o sente che lo p1-ossime elezioni gli clarebbe1·0Barbato o compagni almeno in cinc1uanta colle(;ti. Perciò, p1·ima che siano indotti i Comizii, noi, 1 « sobillatori ». S<'\1·omo lutti allo isole. I [ll'udenli del partilo gridano, sot– tovoce, cho non s'ha a di,· questa cosa; che il dii-la ;rutol'izza il fat'la; già, C1'ispi attende il beneplacito nosfro. Ma noi siamo imprudcn ti e sfacciati; o alle isolo, pensando che tutto si sgretola, che il fradicio trnpola da tutte lo crepe malgrado lo stucco, cho quelli son ba1·bogi o noi siamo giovani e possiamo aspettare ~ anche sugli stramazzi di paglia noi contiamo'dise1·baro il nostro ottimo umo1·e.Ber1·emo allegl'am0nto il vin d'Ischia alla nosh-a salute. !,a tattica degli avversari ò decirna,·<,1. Questa tattica ci insegna la nostra. Noi dobbiamo con– t1apJlOl'l'O il fascio. Quando Angiolo Cabrini fu condannato al domicilio coalto, Andrea Costa tele– g1·afava: ~iamo lulli cot11evoliqt,anto lui, man– dateci tutti. Non c·e ragione, infatti, di distingue1·e. E i nostri gio1·nali cantano la medesima antifona. Processateci tu,llt, strilla la PlelJe di Pavia; o r,~-co llcl Popolo o 1·1,,·aNuova e lulti quanti fan eco. .\ à·lilano circolano liste dovo tutti si firmano, quanti 11011 furono citati, denunciandosi al giudice istrultol'o. Lo stesso si fa in altri centri. Non ci \'Orranno imputali, ci offriremo, faremo ,·essa come testimoni, ci denunceremo in udienza. H.ifiutati auco11l,lo gl'ide1·emosu pei tetti: siamo tutti, lutti lleUnqucnli. O che abbiano a consider:ue come « grido sovversivo)> anche la confessione del col– pevole - questa che fu sempre la 1>iù squisita dello prove? A chi ripete che facciamo i 1·omantici,che ci cl1·ap– J)cggiamo con ciò uel manto cliEi·nani, risJlOndiamo: 110 1 non abbiamo di queste ambizioni. Ma, al po· stulto, quel manto ò pii, estetico della tonaca di Don Abbondio, tantopiu se <1uestanon ci salva dagli a1·tigli ciel 01·iso. E ciò nel supposto che 1woprio non abbiamo alh-o da salva1·e che le nosl1·epe1-souo; B1b1otecaGino B1arco che i1 socialismo, con C1·ispi,sia finito; che la nost1·a vita di partito, di fra uno o due anni, non debba p1·emerci affatto. Oià sentiamo fat· la voco grossa porchò la Lega ve,· !a llbe1·tà non si muove abba– stanza; si muover·à meglio, e con qual titolo lu p1·elonderemo, so noi, i pili inte1·essati, ci sa1·cmo r-ifugiati in cantina? Ed è un po' un rifugiarsi in cantina quel che udiamo ris1>0ndere in qualche processo: - la so– cietà non si adunava da un pezzo; Tizio, Semp1·onio vi pigliavan JlOchissimapa1·te,ecc., ecc. - Malissimo! - ci vien voglia d'interrompe1~e; - se la c1·cdevalo buona, dovm·ate 1•adunal'la pili speso; Tizio e Sempronio fanno malo a vantarsi della loro poltl'O· neria e a tagliar\'isi un alibi. - ~ra Tizio, ma Sempronio hanno chi la moglie e i llambini, chi la 1nadre vecchia, chi l"impiego, chi il mal di stomaco e chi la renella. - Lo sappiamo: l'uomo sano - ha sc1·ilto ?llantogazza - non esiste al mondo: o tutti abbiamo un « 1>arenlorio » e simili afflizioni domestiche; non siamo mica h-ovalelli. Ma ciò 11011 ci indurr~t a farci complici di commedie indegno e grottesche. • Come! spiegheremo ai giudici, disciplinati a con– dannarci, l'evoluzione e 1a l'ivoluzione, che la lotta di classe non ò un cosa coll'odio cli classe, che l'odio nasce dalle cose odiose, non dalle parole, e che sve– lare e combattere lo coso odioso ò dovcl'e d'ogni galantuomo? Eh! per zotici che siano (vedi avanti il .\fortara), queste cose le sanno ed arcisanno. Son cinquant'anni che si vanno spiegando. P1·olcude– romo, in un inte1·1·ogatol'io,di rirare loro anche la p1·ima educazione? Lasciamo dunque i calcoli sbagliali di piccola massaia e leviamo il nO"fro sn-uardo piit in alto. li socialismo trionfa nel mondo. '1'1·iste- gemono i conservatori - ma ò così! I/unive1"8Wt ne ò im– pestala oramai quanto l'opificio. La lue ha infoltato pei·fino i regi docenti cli di1•itto 1'0mano, che puro dovea far da coraz1.a ('). I partiti socialisti: nello nazioni ove la Vandea non è tutto, si accostano al JlOtere con velocità accelerata . .\•la pili del sociali– smo palese, ò formidabile il socialismo latente. La metà dei gio1·nali,anche i più conservato1·i, O scrilta da socialisti dissimulati. Negli stessi ordini g-iudi– zi_ar!ioggi ò un fug$i. fuggi ~enerale; chi si fa _tra– sler11·e nel ramo c1nle; chi cerca esenlua1-s1 da certi processi; chi pensa a dar le dimissioni. Noi toniamo da magislrali amici - legati alla sedia curule dal bisogno del pane - confidenze fra CO· miche o strazianti. I Procuratori del Re, nei 1wo– cessi contro i so~ialisti, diventano stmbici a tenei· d'occhio i giudici isfrutlori, assistendoli nelrislrul– tol'ia pe1-chò righino dritto, ci& che nou sogliono fare neppure pei più gmvi assassinii. La buroc1·aiia in genere .... leggete dunque c1uol che sc1·ive il Yacc..'\1'0: un buroc1·ata anch'esso, ma pieno di col• tu1·a e d'ingegno. Essa, e rose1·cito, furono i duo grandi balual'di: ogni gio1•nopiù - sc1·h•o il Vac– caro -, do,·eudo se1·1--a1-si la cinlola J}Ot' la fatale grettezza dell'er·a1·io,diventano duo gz-anclipe1-icoli; fra poco faran causa comuno col proleta1·iato. (-:)Lo vecchie classi fanno a rolla di collo la 101·0evolu– zione, e convien pu1·e che i loro ministl'i e geronti ~ sµlvino in qualche modo il paese». E perciò che i processi dei socialisti, /)crfi1 ~0g.li uscieri lo scnlono, son p1·oco.ssidel tu to cl l\·ersi dagli alti-i. L'imputato non ò pii1 l'imputalo, e il clit·itto diventa il 1·ovoscio.Una maledetta campana sembra che suoni in ciascun eressi. l'u1·chò 11011 (1)Ricordl&I Il recente 11iscor&olnaugur:tle del pror. C.CaWrneo all'Unlversltà di Pavia. (') VACCAito, I.e &asi 1kl a1,·iuo e dtllo :stato; Torino, Bocc.i, hi93, llag. :t;i9.

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