Critica Sociale - Anno IV - n. 18 - 16 settembre 1894

Z76 CRITICA SOCIALE cabile» della monarchia, il qua.lo ,•iota di sottrarre i provenuti ai giudici o allo leggi del tempo, o Jei reati d~tn~~~~-of~'i:;~!i~a cà·oi~i;:.~o t~;a. c 1 1~: 7 jz~ofpt dris[~~: baso ai linciasrgi militnri, sono ,•iolenza. necessaria e legittima; che lo solenni dichiarazioni di ministri e re– latori in Parla.monto, mallovanti por l'intangibilità del pensiero, non sono che frode conecrlata; che la nega– zione Jet dolilto è apologia di delitto; che la protesta. contro il vituperio ò incompatibile, oggi, col vigor della legge. Tullo ciò ha proclamato seccamente, rapidamente, tutto coprendo sotto un am·ottato romorio d'articoli di legge cho si insegui\•ano corno vergognosi ... Tutti, dunque. s'è fallo il proprio dovere. Il suo, l'accusatore. li loro, i giudici. Il nostro, noi. Che ora. di nffermaro alta et.I intera la. nostra. redo, la nostra. soli– darietà con le vittime innocenti di questa fede, coi sacrificati o coi martiri; cli nulla chiedere o di nulla concedere che a questa fede austera non si addicessc; e, di accusati, in nomo di essa, mutarci in accusatori: e, di giudicati, in giudici. Tutti s'ha diritto di essere sothlisfatti e sereni. Giudico ultimo, sopra noi tutti, il tempo; il tempo che "a, o oggi sembra, sospinto allo reni, precipiti. Pure, o.vanti di rimetterei al lavoro consueto, una. parola dobbiamo di riconoscente affetto :ii due prodi o carissimi amici che, presaghi, vollero correre con noi la sorte dell'ingrato giudizio; a Luigi Majno, che per atrormaro. come disse, la. sua. « solidarietà non solo col• l'amico, ma collo idee », seppe elevare a. battaglia. ge– nerosa di principi lln l'arida scherma.glia. dell'ormenou• ~\~~e~ste~~!g(ir?d!~1Y,r~\ttò E;:~~~g:1:~~~o e~~!•11~ 0 !~~sf,!! diresa. il suo superstite ardoro per lo civili libertà. Ca.– ,,alieri entrambi di una causa cho si perde av:inti i caduchi Tribunali dell'oggi - e si vince nello supremo Cassazioni della. storia. Grazie anche alla Lega socialista. di Lodi e a tutti gli altri Circoli cho continuano a. inviarci - mentre impa– giniamo - dichiarazioni tli solidarietà. o di protestu. E grazio a.gli amici cho in sogno, como scrivono, di c01·- 1·eità ci mandano lettere di consenso, telegrammi e denaro. Avvertiamo però che del denaro, nè per multo nò per altro, non abbiamo bisogno in questo momento - u lo devolviamo alllL Lolla di cla88C por la. Cassa cen– tralo del partito. LA CRITICA SOCIALE, L REI CONFESSI ~lette conto che riproduciamo anche noi - o sarà il miglior commento alla. sentcn1.a di cui parliamo più sopra. e a lutto !"altre analoghe che si preparano in questi giorni a difesa. e sanziono llei livrugameuti si– ciliani - il brano, che fu letto nella difesa. nostra al Tribunale, del noto libro delrattualo ministro del Te– soro, Sonnino, sui Co1itadini in Sicilia. Dopo descritto, a forti tinto, gli orrori del regime camorristico-feudale lasciato nell'isola. dalla. tirnnnido borbonica, il ministro prosegue: Quel cho trovammo nel 1860,dura tutl'ol'll. La Sicilia, lasciata a sè, troverebbe il ri– medio; stanno a dimostnu·lo molti pal'licola1·i o ce no assicu,·ano l'intelligenza e l'energia de1la sua popolazione e la immensa ricchezza delle sue 1·i– sorse. Una trasformazione sociale accadrebbe neces– sariamente, sia col prudente conco1·so della classe agiata, sia per enetto cli una violenta rivoluzione. Ma noi, italiani delle altre provincie, impediamo che tutto ciò avvenga; ab– biamo legalizzata l'oppressione esi- Bib ioteca C)1noB1arco stente; ed assicuriamo l'impunità al– l'oppressore. Nelle società moderne, ogni tirannia della lega– lità è co11tenuta ,tal timore dt una ,·eazlone al– l'tn{uort delle vie legali. 01·bene, in Sicilia, colle nostre istituzioni, model• late spesso sopra un formalismo liberale anzichè info,·mate ad un vero spirito di libertà, noi abbiamo fomito u11me::zo alla classe opp1·tmente pe,· me• glìo ,•ives/1.-edi {Ol'll!C legali Coppresstone tli fallo che già p1·tmet estsleva, coll'accaparrarsi tulli i pote,·i mediante l'uso e l'abuso della forza, che tutta era ed è in mano sua; ed ora le prestiamo man forte per assicurarla che, a qualunque eccesso spinga la sua opp1·essione,noi non permetteremo alcuna specie di rea.zione illegale; menti-e di 1·ea;tone le– (Jetlenon ve ne v11ò esse,·e,votchè la legalità l' IW in metno la classe elle domina. Quali fulmini, Dio! di sequestri o processi so questo coso - degno almeno di domicilio coatto - noi qui a,·essimo scritto con parole nostro! O anche, s'intende, con lo stesso parole: ma che alla Procura generalo non si dicesse cho son pio"utc dalla ponna, acciden– talmente since1-·a,di un'Eccellenza. PROUDHON I. Se tirner comballe Feue,·bach ('),I'« immortale• Proudhon invece imita Kant. « Quello cho Kant, ::;oncirca sessant'anni, ha fatto pe1· la religione - proclama il « padre dell'anarchia~ - e che prima :weva fatto per la certezza, quello che altri avanti di lui avevano tentato pe1• la felicità e pel massimo bene, Io stesso intraprenderà la Voto:du Pettple per il governo. » Vediamo come e con quale risultato. Secondo Proudhon, il credente e il filosofo,pl'ima di Kant, si domandavano« con irresistibile slancio>: che cosa è Dto 1Si chiedevano inollre::Qual è di tutte le 1-eligioni la migliore? « Se veramente esiste un ente supremo al di sopra dell'umanità, vi dovrà essere p111·e un sistema di rapporti rra. cotesto ente e l'umanilil. Qual è dunque questo sistema! La iutlagine della migliore fra le 1•eligioni è il secondo passo che fa Io spirito umano nella ragione e nella fede. • Kant lasciò cadere questo problema come insolubile; egli non si domandò che cosa è Dio e qual è la vera religione, ma ~i propose invece di spiegare l'o1·igine e l'evoluzione dell'idea di Dio; « egfi volle dare la biog,·afia cliquest'idea >. E giunse a risultali allrellanto grandiosi quanto inaspeUati. Ciò cho noi cerchiamo o vediamo in Dio è, come disse Malobranche, il nostro proprio idoale, la. pur•a essenza dell'umanità. ....L·anima. umana da principio non guarda. se stessa nel riflesso del proprio 10 1 come pen– so.no gli psicologi; essa si guarda al di fuori di se stessa, come so ossa rosso qualche cosa di distinto da se medesima! Questa imagine ro"esciata. ha nomo: Dio. Cosi la. morale, la giustizia, l'Ordine, la leggo non sono più rivelazioni dall'alto imposto al nostro libero volere da un ignoto e incomprensibile cosidotto Creatore, mn (I) ,•egg:\si nel munero 15 (t.• ~sosto) l'articolo dello stef!loau– tore su Max Slirner. (Nota dtlla Dtrt:lone),

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