Critica Sociale - Anno IV - n. 18 - 16 settembre 1894

288 ORITIOA SOCIALE salo delle statue, poichb, corno mi fa notare il pittore Pre\'iali. lo più elementari osservazioni del ,•ero sono deluse dalla tecnica statuaria. Un prete, che ci dà.l'idea dello scuro o dol triste, di,·cnta, in gesso o in marmo, un senatore in candida toga. L'artista, più sente scarsi sul pubblico i mezzi del– rarte sua, più si appiglia a stnui e \'iolenti soggetti, raggiungendo, per un ossonatore superftciale, la stessa. efficacia del genio, che colla scmplicilà e colla. sprez– zatura tocca il trttgico o il sublime. Ora, lo salo della scullura quesl"anno ci presentano una quantità di statue dalle poso teatrali, dai gesti rorsonnati, dal rictus orribile, che forzano il pubblico dofi~~1z~ 1 ~è1~·~~~0 ~~~:u~t 0 ;lut~ 1 0:t:S~~nC~IO a1:~~r 1 oi~ tanto cho tentano d'imporsi colll\ ,•iolenza. o colla coo– n1lsione? Il drommn. sociale è il soggetto o il protesto? Si direbbe a tutta. prima cho gli scultori siano SUI– sibili più dei pittori allo grandi ideo o alle grandi mi• serio; ma ciò dipendo anche dalla stretta cerchia e,e si agitano: essi roggiano i marmi qunsi esclusiva.monto re;i~to~f~i~~a~';;~~\!1f: 1 t~l:re"~b~ns\~:~}~:lrd·i ~:r~~: vivente. I pittori trovnno occupazione o guadagno nel• rornaro le snlo del racoltosi i ma gli scultori devono parlare allo S(>irito della rolla sotto pena di oblio. Sono perciò ingonm e potenti o scaltri e ciarlatani; talvolta sono l'uno o l'altro insieme. . .. L'opera. di scultura più caratteristica !u caceia.ta ruori dall'Esposizione prima dell'apertura. E il grupp o Le 11011reschiat:e, di Domenico Ohidoni, a cui la COm- :~s:~~~~. to:~e~;i!ore~n;~;i~~~t!11n ~~e~:~g%~:i°~~,~~ blico. So cfio i colleghi d'arte trovano in questo g ruppo un mucchio d'lmperfezionl, il cho è un ottimo e qua.si sicuro indizio del suo valore. Il Ghidoni ha. ,•isibili scorrozioni e durezze di tocco; ma ha sopratutto il Jirettacrio d'intraprendere coso nrdue, di forte sul serio o, quel ch'è peggio, di riuscirvi. Oh como dà fastidio a molti un flgho dei campi, venuto, povero e senza ami– cizie, a conquistarsi uno dei primi posti! E corno subito i mediocri, all'apparire di una nuova e schietta perso– nalità, si moltono sollo la protoziono del pio inslituto accademico! Il Grossoni espone una statuina d'una squisita finezza, malgrado l'appnronto negligenza della rorma. Pdme nebbie è il titolo un po' romantico del suo lavoro. La tosta della bimba giro\'8ga ò di un'intensa espressione; guarda. e pensa.; non si 11uò dimenticarla una volta ,•eduta. Ernesto Bazzaro, nell'Efaurimento, ci presenta. un uomo logoro dalresistonia o vinto dal torpore senile. ~lalgrado la ratlu111.magistrale, questa statua impic– colisce in un bozzetto il grande o pauroso poema dello. vecchiaia.. Lo scaldino su cui si protendono le mani del rreddoloso à sconveniente per ornata eleganza, o sembra quasi svelare la distrazione dell'artista davanti alla maestà del suo tema. Carlo Abate s'ò smarrito nella riproduzione dell'o,·i– denza materialo. La. sua bimba che chiede pane al babbo, mentre questo si butta sulla spalliera. della sedia col viso nascosto nello mani, è un pietosissimo soggetto, ep1n1re non commuo,•e. Le pose sono spon– tanee, ma. non hanno quella suprema poesia che sca– turisco dalla convinzione dell'artista. Il Laforòt nell'Ambulan;a volle nggraziare il dolore, e l'ha snervato. Nondimeno il suo gruppo ò serio, sentito. Il Del Bo,colla Vt·dovadel mina101·e, presenta un rorto studio, senza assorgcro a sintesi di ideo. Orando pregio di CSt)rcssione o di ,•erità ha una. figura noi gruppo dol Panzer,: manca l'insiomo. li Cassi rappre– senta un po· teatralmente lu. Gmw1·a. Il Cantù, il Ool– farolli e il Ramuzzottì sembrano partire da schietto impulso dell'animo o naufrngnro nel convenzionalismo do1 mozzi. Jmpressionnnlo por il ribrezzo che inspira. ò la. Bestia vmana del Gargiulo, sen1.a possedere la hbllezza del– l'orrido. ~tolti si rermano a guardare l'Ultimo Spa,·taco di Riccardo 1ti1>amonti,o qualcuno lo ammira. lo lo credo teatrale o neanche perrelto da questo punto di vista. Biblioteca Gino Brarco Uncontadino non assumerà mai la posa di questa statua, ciò è ruori di dubbio, ma. nemmeno un buon attore la imiterà. 1n,·ece di slanciarsi, ruomo armato di ralce cerca l'equilibrio col piede puntato innanzi o col braccio alzato lateralmente. La foggia del vestilo si sottrae a ogni critica: è una brutta truccatura, come la posa ha un gusto da politeama. Il Ripamonli è un ingegno febbr_ile, ~ pur t~opp~ sembra compiacersi del rumore che s, f& intorno & suoi luori anzi che dei lavori stessi. Ma.le sue eccedenze gah·anizzano lo speltl\toro e attizzano la discussione: è sempre indizio dì vitalità. Grezza e semplice statua è l'Affranta dal laoo-1-0 di Luigia Pasini, che da poco s'è messa a modell&re, ma che co11raro spirito di osservazione giunge a quel vero, rinnegato dai pro\'etti por bravura. La Paaini ò un esempio di ciò cl1e ~uò l'ingegno remminile, fuori d'ogni influenza accadem1ca, coltivalo tra lo occupazioni do– mestiche o assorto a rorma d'arte. Il Outti, l'autore del Minalo,·e, quest'anno ha tentato di umanizzare un Cristo; secondo me, non v'è riuscilo, malgrado il poderoso ingegno. Il Carmina.ti, che già. ci diede il Laooro notturno, ,•olle puro cogliere il lato umano dell'ascetico Luigi Gonzo~a. o lo ttgurò sfinito e macilento. in alto di. so~– ~eggore un ranciullo appestato, ancor più debole d1lu1. E un buon gruppo. Cosi il Butti come il Carmioati cercano di risalire alle ronti del sentimento cristiano . . . Nelle sa.le della pittura il sensualismo artistico ha larghissima parte; la nota umana si ra sentire appena. in quella resta degli occhi. Tuttavia i pochi pittori che tratlarono temi socia.I! ebbero fortuna: il Longoni e il Pasini vendettero 1 quadri, il Bressanin fu premiato. Emilio Longoni b vibratissimo; la sua arle è onesta, eletta; ha. un·assoluta rinuncia di civetteria, insiom_e ad una. semplicità. altezzosa, quasi sprezzanta. Le t'l.- • fle11io11i d'un affamalo sono una tro"ata elementare; 11 quadro si rogge sopra la figura di un adolescente che guarda un ristorante allravorso una vetrina; ma. que– sto adolescente non ò uno dei soliti mannichini della pittura romantica.: ò il vero e proprio tipo del vaga– bondo senza. leggo nò rodo, sprov,•isto d'ingegno e di monotn, stimolato da terribili appetii i. Tutto ciò apparo dnlla. sola figura, anello senza l'aiuto tloll'ambientc o dei contrasti, tantn. ò la rorza dell'osservazione e lo scrupolo del vero. Il Pasini, meno analitico del Longoni, è però pili i!}· tuilivo. La sua scena, Seni-a laoo,·o, si presenta sempli– cissima, nu1.lgrado il numero dei personaggi; anzi lo spettatore ra cosi poco sforzo por entrare netrambie~te o comprendere i tipi, elio può credere agevole còmp110 il dipingere cosi, copiando dal vero. Eppure, se c'ò arte buona. o incorrotta, ò proprio questa~ che non ha posa, nè srorzo, nè d'altro à Yaga che della verità. Il Sanquirico espone una tela. o,•e il pensiero è latente. Un contadino, collo mani sulla vanga~ contempla la lontana città, o,•e si agita tanto tumulto di ,·ita e che pur somb~a lmm<;)tacome una tomb_ain !Ilez.zoal ri– goglio <101 campi. A.loa del t.• maggio è 11 titolo dol quadro. Si può rimproverare al Sanquirico di non usare una suggestiono personale sull'animo dello spettatore, ma. ò certo ch'egli trasruse un sentimento nella ngura o noi paesaggio. Fuoco ipetito ò un quadro più roseo che sobrio, do,•o il llressanin mette qualche nota molto efficace di verista e di pittore. Paro un episodio di quei racconti morali ove, dopo aver doscrttto una famigliola senza cena nel di di natale, l'autore ra apparire sull'uscio una ranciulla benefica. con un canestro di provvigioni. Col Brossanin finisco la mia sommaria e certo incom– J)lola.rivista. Ilo parlato dello opero che mi_ sem.braron~ tipiche, ma anche fra questo alcune sono 111qurna.ted1 romanticismo o di cristianesimo sentimentale. Il dolore plsbeo ha i suoi poeti, ma ha anche i suoi adulatori, e quel ch"à poggio I suoi rotori. Po~rEO 8ETTINl. A.-V. f'ILIN'O TURATI dl~uor, n,,,,m,at,llc. lJllano, Tipocr11na degli Operai tSoc. coop.), c. Vltt. Eman., t!-tf.

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