Critica Sociale - Anno IV - n. 3 - 1 febbraio 1894

38 CRITICA SOCIALE di Napoleone Colo.janni, offre di quel malanimo, che par• rebbo malvagio, laspiegaiione più vera. Colajanni - per tanti versi uomo integro o prode - è, notoriamente per chiunque l'accosta - o pari in questo, d'altronde, a tanti uomini politici o letterati, frritabile ge11us - un paranoico della propria. vanità, un vero e tipico am– malato di delirio pcrsceuti,•o egocentrico. Questo gli ru dotto, in pubblico ed i11 privato, con forma. più o meno volato, da amici suoi personali e di parte, o po– tremmo scovare un brillanto articolo di Dario Papa che benevolmente glielo ripeteva. La sua ullima. lutlera non ò che un documento della sua malattia., o questo anzi– tutto noi dobbiamo chiarire, por sgombrare da. inu1ili asprezze la. questione obiettiva. che ci separa. da lui. ... Dicemmo cho Colajanni parti in guerra. contro di 11oi. Ma qui è proprio il easo di spogliarci del pronome collettivo, cosi caro agli scriltori per la. corazza di im– personalità. onde scmb1·a. li eingn. Colajanni par1ì in guerra contro di me sottoscritto, « del sommo pontefice - com'cgli spiega. - che è al J.empo slcsso una san– tissima trinità: lui, la Oritica Sociale o la Lotta di Classe », mentre il Punto Nero di Reggio Emilia non è che « l'organo umciale del suo sacro collegio. » (!?!) Quando gli arnesi dello polizie borghesi vogliono trarre argomento a repressioni ,•iolcnli contro i più legittimi o spontanei moli popolari, essi "anno - eom"ò noto - in caccia. del sobillatore e, oeeorrcnd", lo in– ventano. Non altrimenti da. quel eh"essi fanno per ra– gione di paga, fa Colajanni con noi, mosso da.I suo incosciento delirio. A srogare lo sue collere gli ci vuole un capro espiatorio, un supposto jettatore, un sobilla· tore qualsiasi: e il sobillato1·e son io. Da pili anni s"è alTermato in Italia il partito sociallsta; esso ha giornali a diecine, indisse Congressi, t\ssò, contro quella. elio seguo Colajanni, la. sua tattica. di indipendenza o, come dicono i democratici, Ji intransigenza; per questa tat– tica, buona o calti\'a che sia, siamo in migliaia a eom– batt.ero, ed egli, Cola.janni, lo sa., che vivo nella vita politica cd ebbe colla sezione siciliana del partito, ap– punto per l'indirizzo della tattica, quella. disputa che ricordano tutti. Or bene: di tutto questo movimento di partito, pcl delirio del Colnjanni non rimano che un solo fenomeno una. sola persona. Uno solo rovescia sul suo capo il flotto dello insinuazioni e dolio calunnie, e quando non è quegli la penna, quegli ancora è la mente. Al disotto, al cli dielro dell'affermazione della lotta. di classe - che unisco il proletariato italiano al proletariato mou– cliale none grandi Assise di Bruxelles, di Zurigo - non vi è che il tenebroso movente, la gelosa invidia. di un uomo - di un omuncolo ansioso di comballere lui. E l'allucinazione va tani'oltre, che ogni più generica ingiuria (lo vedremo tra breve), ch"ei raeealti nei gior– nali, la accolla a sò e no attribuisce la paternità. a quel persecutore nerasto. Or giova si sappia, a fermar meglio la. diagnosi, éhe cotesto uomo, che oggi ha giurato a lui, Colajanni, cosl infesta ed implacabile guerra., questo botolo e se,-pente e gesuita in veste co,•ta o grassatore morale, fu per ben dieci anni (vedi giudicio uman come spesso erra., e quale ,,eJcnosa aspide egli scalda.vasi in sono!) fu 1 diciamo. un de' suoi più intimi, forse il suo più in1imo amico. Per ben dieci anni una diuturna. comunicazione di lettore, cli studii, di eonftdenzc, anche di dolori, av– vinse questi due nemici, il calunniatore e il calunniato, H Cristo ed il Giuda, in una assidua. e tenace corri- 1:)10 1mec-:1 l.;JII IU Dldl vU spondenza di pensiero o d'aO'etto, sullo cui reliquie io - vedi, più romantico, in questo, di tot - non avrò il coraggio mai di sputare, neanche ora che tu mi ci aizzi. Io rui che allo prime suo pubblicazioni scientifiche, e più di poi, quando un rovescio di fortuna reco a lui della penna un possibile strumento di pane, io fui che, imboccato il corno della rama, più sudai a spanderne onmque la notizia e la lode, e prorusi e non rimpiansi giornate nell'arida ricerca di dati che occorrevano a. lui, e di talun suo libro scrissi (immane fatica e pur lieta\ fln dicci recensioni in varie rormo o con diversi pseudonimi per dilTerenti giornali, o dove lo studio del giornalista poneva, accanto alla lode dell"amieo, il grano di zenzero della misurata censura che a quella desse rilievo. A un suo voiumo consacrai un opuscolo(•, che era tutto un peana; e quando altri disse, esagerando, che la sua opera scientifica non era che una ,·acua amplifica– zione di certi gio,•anili miei sel'it1i, io sorsi virilmente a smentirlo. Ed egli, di questa cooperazione mia, mi ru lungamente grato e mi scrisse, con gen1ilo proposito, che gli tardava di dar ruori il terzo volume della sua opera maggioro por attestare a tutti, nel proemio, quanto il suo pensiero dovesse al mio. Quel 1erzo ,·olumo usci di ratto; ma il proemio non c·era; perehò in quel pe– riodo, che fu assai combattuto, della mia carriera, lena o tempo mi erano mancati a prodigarmi poi secondo volume come avevo fatto pel primo. Di ciò mi si con– fessò egli profondamente ferito. Ma per quella volta lo placai, credo, con un articolo. Ed ora, dopo tutto questo e dell'altro che parrebbe immodestia narrare, ora io insorgo contro lui e contro me stesso, tutto rinnegando e dilaccrando per attossi– cargli la vita. Chi non vede già. delinearsi nello sfondo del quadro la sagoma. dell'idea delirante! Or ora na– scerà l'allueinaziono vera e propria. ... Udite. - Nel mio furore lii calunnio io lo chiamai, un anno rt\, più volto, asino, vile borghese, conse1-vatore libe- 1·ale, ccc. - Asino, intanto, no. Nò io potei scri,•erlo, nè alcun giornale o,'o io abbia. voce. Ho pensato di lui, sempre, il contrario. Ho sempro pensalo di lui èh'egli troppo coso sappia. che son scritte nei libri, o troppo ricerchi e froppe a!Tastelli nei volumi suoi, i quali perciò ap– punto non sono nò saran mai popolari, perchè il peso dolio citazioni o dei pensieri altrui vi solToca ogni ger– minazione organica del suo proprio personale 1>ensioro. Difetto gravissimo, no convengo, dello scrittore. Ma, dunque, asiHo, no. Vile borghese, neppure. Non ò Jel mio gergo, nò cli alcuno degli amici miei. Forse, nell'intensa allucinazione di Colajanni, ò la ripercussione alterata cli un·antiea ingiuria, non da me, non a. lui scagliata e della. quale allora si re· mollo parlare. Ad ogni mollo, vile borghese, no; o nulla che gli somigli. Dcnsl (cd ò il solo vero eh'ei dica) dissi, non tanto lui, quanto un suo punto di vista scientifico, essere quello di m1 consei·vatm·e libei•afe. Fu in una recen– sione della. Oritica di un nnno fa per l'appunto (16 no– ,·embre 189"2,o, a mostrare quanlo bieca fosse l'accusa, giova riprodurne l'esordio: Gli scritti scienliflci del Colajanni so110sempre - al tempo stesso - battaglie poli1ico-soeiali. li Cola.janni non è di que· scienziati che ranno della. scienza eomo ( 1 ) SoctaU.rmo e .rcien::a: Como, 1884;opuscolo oggi esaurllo.

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