Critica Sociale - Anno IV - n. 3 - 1 febbraio 1894

C"RITICA SOCIALE 45 mernre in più vasta organizzazione le sparse piccole industrio. Certo, questo movimento non si compio con la celeri1à un po' troppo facilona. della quale si parla da. qualche socialista, appunto perchè vi contrasta l'in– dole stessa. di ogni capitale, il quale tendo a. fare di sè solo coniro di conglomerazione di tutti gli altrii ma puro esso procede con passo rapido ed inesorabile. I..'ul· tima.espressione di questo movimentosta. nello strap• pare dal produttore diretto lo strumento produUi,·o, cioè nel rendere sempre mono giustiftcabilo il fatto della proprietà privata. Se, corno nota il Loria, la. scission9 del prodotto in profitto o salario svolge a. vantaggio del capitalista la maggior parto della ricchezza. risultante, nel movimento di redistribuzione è il capitnlisla. improduUivo quello che attraversa. alla sua volta una. simile fase. A ren– dersi conto delrenorme Jlroporzione del capitalo impro– duttivo di fronte al produttivo, il Dudley-Oaxtor calcola che, su un reddito di 12 miliardi, 8 miliardi e 350 milioni rappresentano la parte che l'orribile cerbero tracanna di un fiato! Sic vos non vobfa ... Cosi il capitalo improduttivo rendo quasi suo feuda– tario il capitale produttivo e gli strappa a gràdo a grado la J>arte miglioro dello suo ricchezze o so le in– corpora. In realtà, poichò osso, per la sua stessa fun– ziono, non è capace di creare per forza sua un reddito ed è sterilo fisicamente, de,·o il reddito '"enir creato dal capitalo produttivo, al quale ò obbligo di faro In parte all'improduttivo, deducendola dal proprio profitto. Di conseguenza, a. misura.che il capitale improduttivo funziona. in quantità. più. o meno rilevante, il 1>rofltto viene relativamente a decrescere, mentre forse assolo• tamonte aumenta. Allora il tasso generalo dol reddito si assottiglil\. sempre più, sino ad assumere formo spa..– rute e meschine. Lo cifro riportato in principio di questo sommario noto danno la giustificazione piU alta a tali deduzioni di indolo teorica. È solo con questa teoria. che può spie– garsi il li\•ello oltremodo basso dei profitti, in un tempo di sviluppatissimo progresso industriale. Solo gli eco• nomisti soliti si spiegano questi fatti con l'indole, tanto notoria, parsimoniosa del capitato e rigetta.no senz'altro le nostro conclusioni. Ma. si sa, essi sono un poco del· !"opinione di lacly Machbet: le coro non bisogna consi– derarlo in un certo modo, se no si corro rischio di cadere in frenesia. Ora parrebbe ad una facile induzione di dover con• eludere al bisogno per il capitalista di tenersi lontano, quanto più gli riuscisse, dall"uso del capitale improdut– tivo, ma puro questo modo di ragionare sarebbe fallace. La leggo generalo di ogni organismo economico non sta tan1o nella ricerca. del massimo reddito quanto in quella. della persistenza del profitto. A questa infatti deve ten– dere anzitutto il capitale. Como la critica economica hl\. notato da un pezzo, l'istesso ratto che nulla., fuorchè l'impiego di lavoro, anzi della forza-lavoro, può pro• durre un profitto, dovrebbe ingenerare la conseguenza. di una elevazione progressiva o costante dei salari, sino al punto di mettere il Ja,·oratore in grado di ricupe– rare gli strumenti di lavoro o quindi di soUrarsi al dominio capitalistico. Ora devo appunto, ad impedire questo, convergere i massimi sforzi il capitale. Ed esso vi riesco solo creando impieghi assolutamente diversi da quelli della forza-lavoro, con un ca.pitale im– produttivo il quale, come insegna Loria, resti per sempre UL~(.;é1 )11 lU Dldl L;U sottratto al lavoratore. Non occorro qui lungamente esemplillcnre per quanti hanno sotto gli occhi la clas– sica Analisi della p,·oprietlt capitalistica o il secondo volume del Capitale, che ha proprio fornito al Loria il punto di partenza o lo incrollabili basi delle sue dot– trine. La rendita fondiaria., quella. pubblica, lo istitu– zioni sussidiario del militarismo (il quale sottrae agli usi produttivi non meno di J.2 miliardi 11er anno), del parlamentarismo, della magistralnro, in un certo aspetto, in quanto concorrono a rrenare l'accumulazione, sono a volta a voltn. sperimentalo e c1•eate. Ma. la fatalità del contraccolpo dialettico stringo ineso– rabile la società. borghese, costl'ingendola a trovo.re la sua morte, là. appunto ove essa credette di trovare a.iulo. Fino a quando sono larghi i margini del pro– fitto, e Jo rorme di capitali improdutli\'i povere, regna il massimo accordo tra le vario specie o formo del red– dito, ma non cosi 1>rosto esso ò ~ceso al minimo, si ac– cende 1ra. quello un·aspra o feroce lotta 11er la vita. E non è dato al capitale <lisfllrsi delle sue forme impro– duttive, ehò anzi queste ne costituiscono quasi runica forma, senza correre ad inevitabile suicidio. Certo esso può dilazionare il giorno della flne con mille processi patologici; ma quando il 1>rofitto sia sceso ad un mi• nimo di zero, allora rarresto della produzione capitali– stica è un fa1to ovviissimo a pre,•edersi. Verso questi limiti, non v·ò negazione cho sia surn .. cionte, corre celeremente la società nostra.« Il profitto, dico Rie ardo, ò tanto•necessario al capitalista., come il salario al lavoratore. » Sopprimete il primo! ed a,•rete soppresso il capitalismo. E badiamo che, se in meno di trent'anni, il profitto si ò ridotto di due terzi, certo pre– visioni, un po' troppo forse ottimiste, di alcuni dh•ulga– tori del socialismo, appaiono molto meno esagerato di quanto, a giudicare dallo apparenze, sarebbe potu1o sembrare. E non saremo proprio noi a dolercene. AI\TURO LADRIOI.A, ILBILANCIO PASSIVO DELLA BORGllESIA I. Lo sperpero naturale. L'asserire che in natura alcune forze si sciupino ò incompatibile coi più legillimi risultali della scienza moderna; luttavia souo forze pel'dute, in senso rolati\ 1 0, quelle che non giovano all'uomo. Si di,·,\ che siamo lungi dall'aver scoperto le leggi del bilancio universale e che dobbiamo andar cauti nell'accusare la vita di sperpero. Ma come non tutli i raggi del sole rimangono fissati nel carbonio dei vegetali, come non lutti gli spe,·ma– tozoi influiscono sulla posterità della specie, cosi ò ammissibile, sino a contraria prova, che non tutte lo attività fisiologiche si trasformino in benessere individuale e sociale. Fo1-se uno scialacquo di energie è indispensabile a ogni essere: resta a vedersi se l'evoluzione di– minuisce lo sciupio di forzo organiche, come la meccanica cor,·egge gli attriti. Nel mondo inferiore, il pe1·peluo vagabondare delle farfalle e dello mosche, il faticoso armbbat· tarsi degli insetti, è presso che incom1irensibile. Ma anche neffanimalità superio1·e manca la fun– zione simultanea degli 01·ga11i,pe1· compie1·e l'azione intera che potrebbe risparmia,·o mille atti incom– pleti. La maggio,· parte dei mammiferi non sa conservare gli alimenti avanzati dal pasto, nè mo-

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