Critica Sociale - Anno IV - n. 3 - 1 febbraio 1894

CRITICA SOCIALE diflcare il terreno per trovarvi riruirio: il bisogno è momentaneo, il provvedimento istintivo e rudi– mentale. Il passero, che è un animaletto intelligente e ben dotaw, devo percorrere a voto lunghissimi spazi per calare sopra un granello, e deglutendo compie cento moti di diffidenza col capo e colla coda, por avvisaro il minimo pericolo e tener deste le funzioni muscolari, se gli occorresse darsi a fuga nell'aria. La ,•ila, anche nelle sue manifestazioni pii, ele– vate, presenta una cosi scarsa coordinazione di energie, da fai·disperare che mai esse trovino modo di raggiungere l'intento. Perciò taluni discutono so vi sia o no una legge di progresso, vale a dire se J'evoluzioue sia una marcia ascendente a traverso gli ostacoli, oppure un semplice adattamento allo 1rno,•ecircostanze o ai nuovi ambienti. Questione insolubile. Chi froverO. gli 8frumenti per misurare l'equiva• lenza degli sviluppi organici! Biso~11e1·ebbo couoscore sino all"ultimo gli ani– mali viventi sullrl terra; poi calcola1'0 gli srorzi. lo lotte, le ecatombi degli esso,·i che accumularono sotto i nostri piedi spessori chilometrici d1 reliquie fossili; e. do\>0 avei· accertato che nessun influsso giunse mai , agli spazi siderei, concludere cho lo sviluppo dell'og~i equivale e compensa sino all'atomo le di•truzioni dt cellule, di spo,·o, di semi. di rudi· meuti e di 01~nismi av,•euuti pet• millenni di secoli. Noi non sappiamo so il presente trasmette a1t·av– venire pii, o mono di quello che ha ricevuto dal pMsato. Pc,· uscire da queste considerazioni generali e volgerci alle vive contese della società umana, v'è chi pensa cho lo sperpero o il disordine siano di necossit,\ perpetui e solo ne mutino le forme, e ·v'è chi crede di ravvisare uu prog1'0SSOsulle civili/I trascorse e addita nuove sostanziali trasformazioni in avvenire. li. Lo sperpero sociale. Anche fra gli uomini che seppe1'0 associarsi per la difesa e pe1· l'inc,·emenw mutuo avveoi:ono ,m. mense perdite di alimenti, di forze e di rn,lividui utili; tuttavia la jaltura diminuisce collo svolge1'Si della civiltà. Le prime occu11azioni,quali la caccia e la pesca, av,·obbet'Ocondotto all'inopia por la distruzione degli animali perseguitali, se alcune tribù umane, più intelligenti, non avosse1'0 tenuw coow delle condi• zioni riproduttivo di corte specio, onde la pasw– r1z1a. Anche la raccolta di vegetali commestibili avi-ebbe lasciato gli uomini nelle condizioni in cui si h'O– vano le cavallette erranti da plaga a plaga, se non si fosse scoperto che i semi d"una o di poche pianto riproducono l'inte1'0 raccolto. Cl'Oata l'al!'ricoltura, i vegetali utili si pe,·pelmrno senza la dtsporsiono di semeolo dei vegetali selvatici. La sporcizia e le dejezioni, che i popoli selvaggi lasciano inwrno alle 101'0abitazioni, o gettano nlfo correnti, divengono ricche1.1.aagricola appena è scoperta la leggo di nuti-izione delle piante. Da ciò risulta che l'osservazione dei fenomeni naturali è origino di civilt.\, cioè di dominio con– sciente sulle forzo brute e sugli esseri inferiori. Oggi noi, discendenti di razze in~egnose ed eredi dello loro conquiste, volgiamo ind1eh'Ogli sguardi sicuri sopra alcuni millenni di swria ed affermiamo il .dominio su tutti i popoli rimasti in arretrato nella via della civiltà, popoli che al nostro con– tatto si 1-attrappiscono e scompaiono. Bo~hesia sl chiama la classe che nel secolo xix tiene m pugno le maggiori forze e le migliori in telligenze pullulanti dal grembo sociale. Parliamo di essa, poichè sua è la gloria del mo– mento e In responsabilità del domani. Vediamo an– zilutw di quali sperperi sia causa la sua ch•iltà. La borghesia è nata e p1'0spo1-aancora monopo– lizzando le ter,-e, i capitali e gli strumenti di lavoro; ma, por l'incapacità di assicurarsi con forze proprie tale smisu,-ato monopolio, si regge sugli eserciti, sul clero e sulla but'Ocrazia. Oli eserciti prestano giuramento di fedeltà a chi li assolda, onde il nome di solclaw. Dove 11011 è possibile colma1'0 le file con volontari, il mestiere delle armi è obbligo, 11011 solo pei figliuoli della bo1-ghesia, ma anche por quelli del popolo, che pu,· nulla ha da difendere e contribuisce a mantenersi schiavo li cle,·o non è instituziono bo1•ghese; tuttnvla. dopo la 1·eintog1·aziouedi alcuni suoi 1>rivilegi,s'ò impegnato a coltivar·o l'ignor·anut seminata nei secoli sco,·si, e a predica1'0 il timor di Dio a van– taggio de' suol atei dominawri. La bu1'0Craziaorganizza nei dicasteri la concus– sione e la spoliazione dei produttol'i e nei tribunali la condanna dei ref1-attar1. Mediante 1p1esli potenti meccanismi, la vita, il pensiero e la libe1·t.\del popolo sono a discrezione della borghesia. ~la lo sviluppo stesso di quesw ceto preponde– rante e h'Oppo divo,-atore ne accelera la fine. lnfatli il domicilio ooatto nelle caserme tarpa lo migliori (orzo della gio,•enlù, l'ignoran1.a mante• nuta dal cle1'0 impedisco l'istruzione tecnica neces• sarla alle g,-andi industrie, le to,·tuosità fiscali e giuridiche inwppano ogni iniziativa; il lavo1'0 ò sviaw dallo scopo sociale. innumeri operai sono applicati ad opo,·e vandaliche negli arsenali, nei polvel'ificì, nello fabbriche d'armi, ecc., oppure alla produzione di oggetti di lusso. Dastn dare uno sgua1-do alle nostre città per ri– levaro il fasto nelle ope1-e inutili e la g,·ettezza nello indispensabili: lo officine son porcili iu con• ft'llnw allo catted,-ali; le caso del popolo son tuguri appello ai palazzi o alle bancho: cosi ved1'0mo ca– denti e scrostate le case coloniche, ornate e son• tuoso le ville pad1'0nali; trabaccoli di legno le navi me,-caotili e giganti di ferro le corazzate da guer,·~; ampi e ben selciati i passegf!i degli oziosi, anguste o affondale le vie dei laboriosi sobborghi. Certo, anche deriso ed oppresso, il lavoro rimase cosi miracolosamente benefico da riparare gli spe,·· po,·i non solo, ma aumentai-e la ricchezza sociale. li contadino, tenace e paziente, bastò a nutrii-e una popolazione raddoppiata; l'operaio, agile ed ingo– gooso, foggiò colle sue mani tutti i pezzi delle macchine che d1\noo capogiri di orgoglio ai figi. del nostro secolo. Chi riflette quanw vigore e quanta resistenza sia nel sangue di C)UesU> popolo spregiato, non può impedirsi un palpito di speranza all'idea della sua redenzione. Se tutti quelli che oggi aiutano alla rapina, alla oppressione avessero un barlume del malo che fanno, e dando treiiua allo sperpe,·o si applicassero unn sola orn del gt0rno a un lavoro razionale, la socieh\ saue1·ebbolo sue piaghe, la scienza april·obbe scaturigini di forze, l'arte e l'indusll'ia p1'0durreb– be1'0meraviglie; cesserebbe da un lato la c1'llpula, dall'altra il fravaglio. Ma chiede,·o un'ora di sentimenti altruistici a chi vivo delle fatiche altrui è un eufemismo-appena lecito allo scritto1'0. La borghesia non si enh·erà dalla catastrofe, come non si salvarono le classi che t'hanno prece•

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