Critica Sociale - Anno II - n. 6 - 16 marzo 1892

CRITICA SOCIALE Pili o più volte (la sto1·iaci ammaesfra) ancn• gono coteste mescolanze sopra un campo e por un fino dclo1·miu.ati e transito1·ì; le suporncie, diremo così, di contatto. sono h'oppo esiguo e la nessuna intima .\O'lnità dolio duo masse impedisco che il m,escuulio si tramuti in comùtna;ione. DO\'l'Omo dunque dole1~i ::-o uomini di ,·a\ore militanti in aHro schiere p1-ost,mo il ,,cicolo dei 101·0sillogismi o dei lol'O giornali a una, e sia pili' minima, delle nostro 1·ivcndicazioni? Non abbiamo noi tutto da guadagnai-e a colpire, anche col loro mezzo, con un'idea connessa por tanti fili alle nostre, i cerrnlli di milioni di persone, che allrimonti rimar1'0bbe1-o ,·01-gini,o chi sa fluo a quando, d'ogni idea soci;,. lista non solo. ma d'ogni sospetto o ,·elleilà di con– flitto di classi? Vittoifosi, non ci 1-cstedt qualche cosa da 1·accogliere? Vinti, non sai-omo ad ogni modo momlmento \·incito1·i e degli aHer-sa1·l e dei nostri stessi alleati? Un pal"Hto, a noi sembra, a fo1-si patrono e cal• deggiato1·0 d'un'iclca giusta, semplice, chiara, che può essei-o sentita da tutti e muorn1·e tutti e che obbliga i pochi sebbon J)Olonti :wvors..1rìa scopl'ire lo 101·0batterie pii, gelosamente custodite, a metter fuori i pili luridi e meschini interessi di c..1sta; a ta1· questo uu pal'iito, ci semb1-a, ll-ova sempt-c il suo conto. l11numei-cvolisono le simpatie che esso si acquista, e poi pm·tugio aperto della simpatia mollo più cose enfrauo noi cervelli che non per quello, angustissimo, della logica pura o della scienza. L'idea capitalo del rn\l'tito, nonchè ,·eni1·e offuscata da queste parziali 1:>atlnglie. ne lt·ae aiu:i 1wo,·a l(W1.:l. e nuorn luce. Cosi, non alfrimenti, noi iultmdiamo la buona lattica o così, la1·gamenle, giudichiamo cliquel che chiamano interesse dt va1'lit0. I/interesse di un partito non è di isol.wsi, nò di sbarrare le sue J)Ol'le, nè di custodi1·e immacolato il cosidotto fiore della pr·opria rnrginità come una zitella borghese. l.,:lsci a.nzi ,wt1nza1'$igli amanii o i corteggiatori e li at– lragga, se può, nel suo seno, purchè esso- questo ò l'osse,nziale - rimanga quel elle é e dh'enti quol che deve, coi ci-iio1·lo cogli scopi suoi, non cogli alh'ui. Se tra gli amici di un·ora vedo il nemico di ioi-i o di domani, non se ne c1·ucci, anzi se ne allieti o ne l'accia il suo pro. li p1-og1·esso di un partito non è solo figlio dell'evoluzione malol'iale obiettiva o neppure della sola p1-opaganda dit>cUa, ma di una quantità di cause indiretto o concause, f1·a lo quali i movimenti i-ispettivi dei \'ari' pal'lili avvc1-si. o dallo quali è saggezza ca\'al'O il maggio1· possibile frutto. Questa, che poh-emmo chiarna1-o Jn'Opaganda od azione indiretta, é forse, in dati momenti, la più rnsta e la pili efficace. Ccl'to, se una pal'fe della classe bo1·ghesc,accolla un'idea nost1·a. combatte con noi un Jll'h•ilogio, la– \'OJ'tl a di&11·m,u·neun 'alfi-a frazione della classe medesima, certo eSS<1 ra il suo rnutaggio tleJrislante fugace o, l'infon,ando noi, finisce, come classe, a danneggiare sè stessa. )folta cecità fu, in ogni tomJ)O, nelle file dei potonli e semp1·e esse affretta1'dno B bliot0ca G o R1c neo collo 101·0prop1•ie maui, cercando salvezza e mag– gior potere, la 101-0p1-opria caduta. Se la borghesia fa questo o lo fa col nosh-o ausilio, nou ò a noi che tocchi di piangei-e. Nò piangeremo so la bo1-ghesia capitalistica, da questa lotta, o aiutata da noi, contro i feudali, de– ri\'a.sse anche, poi momonlo, maggio,· vigo1'C. Se essa è la 1-eazionedi f1-ontoa noi, di fronte al su– perstite feudalismo è ancora la l'ivoluziono;essa deve J)01-cor1'CrO intom la propria parabola, non v'è scon– giuro nè formula di partii.o che glie la possa ac– corciat'C. La p<wcor1-:.l dunque in frott~: sospingia– mola dove [>()$Siamo. Il gio1•noche av1·emo anche in Italia una l'orto l)Ot'ghesiaindustriale, <1uclgiorno avremo puro un p1-oletal'iatopiù fo1•te. Questo limbo italico cli mezzo tinte, di mozzo classi, di mezzi pa1·1Hi, di mezze idee o di mezze porsono, sai-:.\arnno sgominato e distn1tto. Sai-:.\ colla 1·epubblica, crediamo noi. Ma 1-epub– blica o monal'chia, questo non è che la cornice, anzi la cimasa del quadro. Nel quadro vi sarà la lottt1: la lotta vera, \'i\·a, nutrita, titanica, f1-aschicr·e opposte e ben definite. Di h\ tutti gli sfruttatori, tutti i parassiti: tutti gli sfruttati e i conculcati di qua. Non si rischicr.'.,, tirando, di colpii-o nel muc• chio qualcuno de' nosh'i. E allora .sarà bello combattere! Fll,IPPO '!'URATI. IL DAZIO SUI CEREALI Il. Ora studiamo le influenze del dazio sulla finanza pubblica. Anzitutto bisogna notare che, o il dazio J)l'Otegge, od ha ,m risultato fiscale, ma non può avere l'uno e l'altro effetto. Infatti il dazio accresco il l'cddito dello Stato solo in quanto s'importa il grano; pro- tet,e r1Z~ 0 1l 1 daiYi·~~i ll~~nii t:~1:i~i~Jl'~~olio casse dello Stalo una quantJ~ di r ·icchezzn.di gl'an lunga infe,riore a quella che sottrae ai consumatori. Il prezzo del grano salo di tutto l'ammontare dell'im– posta; ma questa quantit.\ cli ricchezza. sottratta ai consumatori non va che in piccola p.1rto alle casse dello Stato, cioè in quella parte che coPl'is1)0ndeal ~~-a~y :: ~l~~:.~1 {r~ll~ml~~;~\~!~Utmassima parto Quindi si petta contro la quarta delle leggi fon– damentali in matel'ia d'imposta data da Adamo Smith: che l'imJ)OSt..'l. migliore è quella che riduco al minimo la d1flòrenza tra ciò che sj toglio ai c.-onsumatori e ciò cho va allo casso dello Stato. Quindi il dazio sui cereali è una tassa immensa– mente peuotore elle tl macinato, perchò almeno questo face\•a incassai-o allo Stato esattamente tutto ciò.che portava via ai contribuenti. E \'Cl'O che si possono avere dolio mitiganti a auosto influenze. Noi abbiamo supposto che il valo1-e c~~ ~i-aèo i~-e~:o 1R:ta~~ i~~oft!t~'l!~I~~!! ~h~a~11 stranieri vog1ITono ad ogni costo venderci il lol'O g1·ano, o quindi si adattano a non farne salire il ~-Òz;~\foi:io~~~t~-i~~>O~·~~d~~n~~zi~~a 111 r~:~tg ~~

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