Critica Sociale - Anno I - n. 17 - 30 novembre 1891

CRITICA SOCIALE 207 Marx). Qui di sè fan mostra tutti i bisogni 1 che sento o può sentire l'uomo, tuUi i congegni ccono. miei possibili poi· poterli soddisfare, e infìno tulle quelle mgioni che ai bisogni stes~i sono o impulso, o freno, o guida. Si ~ono scritti dei volumi o dei ,·olmni per questo disputo. e ci sono uomini esimii, come Saint-Simon e Fouricr, che li hanno scritti. E i congressi famosi della Inlc1·na;:;ionale1 Quanta solcnnifa e quale animazione drammalic.'\ hanno ossi dato a. tali disputo! E così dicasi di un'altm importantissima quislionc, che alle precedenti logicamente si concatena: la <p1 istionc del consumo. Come si devono consumare i prodotti? Qual ò il modo più natur·alo, pili. giusto? Oppure <1ualc è il metodo pii, conYcniGnto,pili opportuno? Anche qui disputo accaloi-ate, feconde, pieno di acutissime indagini o di elaborati ragionamenti: gli uni - i colloltidsli, ad C..'-0mpio - por sostenere che il consumo dei lwodotti possa. benissimo essere personale, individua e; altri invece - come i co– munisti - pm· sostenere che anche il consumo debba essere fatto in comune. Ed ognuno, por di– fcnde1·e la propria tesi, è rispctli,·amcnto obbligato dall'avversario, o a sviscc1~aro l:t quistione della pe1·sonalit,'l umana, o ad anatomizzare in. tutto lo suo pa1'li quella clolla umana solidariet.ì. E un di– battimento, nel quale, accaulo ùi giuclizì o ai ra– ziocini pili sodi e compassali della scicnr.a, sfolgorano gli alfoUi e i sentimenti più nobili cd elevali del– l'uomo. Ecco alcuno delle ragioni per cui una volta en– trati, con animo libero da p,-eRiudizì e da egoismi, in c1uesto ambiento di principi e di sentimenti - che il sonio di una vita nuova, che s·avanza, agita, co1T1muo,,ce fa g1-ando e simpatico - non se no pnò più uscire; se ne e come ammaliati; pare che un mist.ci· ioso incantesimo investa tutta la persona o perco1·ra tutto lo vostro fibre, fin le più riposto; la rifa ve la sentito centuplicata. entro questo nuoro mondo di pcnsic1·i o dì emozioni, o in essa. vi tuffalo e ,·i ritufferete corno in un'atmosfcr-a di abbaglianti splendori, e piìl d immergerete nello onde di questo g,·andioso oceano di vita nuon\, pii1 sentirete che il pensiero si sublima, che gli affolli si alla,·gano. che l'uomo salo di un gmdo pili in su e si fa mi• gliorc. Ecco perchè in seno a ftnesta atmosfera può attecchire o gcrmoglia1·0 il pili bel fiore dell'al– truismo, la virt1'1del sacl'ificio; ceco po1·chò v'hanno uomini che, ,infcr,·01·ati eia questo ambiente caldo di ideo generose e di sentimenti umanita,·i, fanno, sorridendo, getto della vita, come Spics o i suoi compagni di Chic. 'l.go , profondamente conrinti che l'ideale nuovo val bene la. vita d'un uomo, quando il sacrificio di questa vila sc1Tc cli olocausto, di augurio, cli promessa cli un a,·vcnire sociale migliore. Ed ora to1·niamo sulla carreggiata della quistione economica. Dalle promosse esposte sul sistema di produzione, sul modo di clistribuziouo o cli consumo scaturiscono conscguonzo necessarie o logiche sugli scambi, sulle abitazioni, che ognuno può, del 1-csto, facilmente ca,·are eia sò, perché altro non sono infine che lo s\"iluppo degli stessi p1·incip'ì,che rengono applicali dallo cliro1-so scuole alla p1'0duzione, alla distribu– zione e nl consumo. Una sola coni::cguenza merita - per la speciale impol'lanza che css:a ha ncUa Yitt\ pubblica e pri– vala - cli essc1·0 messa in l'iliero partitamente: ò quolla <iollaJll1>p1·iok\. Bi o I collettivisti dicono che i mezzi destinati alla produzione e agli scambi, gli sti-omcnH del l.woro. clC\'0JI0essere pr-oprict..\ dell'intera. società, rapp1·c– senlata. dallo Stato e dni Comuni, e dc,·ono essere mossi a disposizione delle associazioni dei la\'Oratori. j,: questa ch·essi chiamano p1·op1•ietà collettiva. I beni i1n-eco destinati al consumo dC\·ono esso1·0 o possono essere proprietà individuale, personale, di chi li dm·c o vuole consumare. Po,~ cui, poi collettivisti, ci doro csso,-o una pro– pr·iet.\ co1lottint e ci può contempol'aneamentc essc1·c anche una prop1·iet..\ individuale: - collettiva, pc1· gli stromenti del la,·oro, servano essi alla produ• ziono o agli scambi dei prodoUi; intlivtduale, poi beni destinati al consumo. Cosa. dicono invece i comunisti pu1·i? Essi dicono che, tanto i mezzi destinali alla produzione o allo scambio, ftuanto i beni destinati al consumo dm·ono essere prop1·iel:::\della intera società, 1·appl'cscntata tlallo Stato, il quale l'Ìpa1-ti1·ebboosso il l:wo1·0 a seconda delle capacifa o il consumo a seconda dei bisogni. I comunisti puri 11011 vogliono assolutamente. sotto fo1·ma alcuna, nò p1·opi-iot:\ incliYiduale, Hè indi,·iduale consumo. Essi non vagheggiano che la comunanza perfetta di tutto o J)OI' tutti. Lo , lato elevo essere il gran padre, il patria1"C.'ldella grande famiglia comune, il 1·approsent..'l.nte efl0tti\·o della proprietà comune e in pa1·i tempo l'illuminato e amo1'0soclistribuloreclcl lavoro e doi beni di consumo. Un temperamento fra i collotlivisti o i comunisti puri lo rappresentano i c..,munìsti-ana1·chici. Neppu1· c.o;;si \ 1 ogliono p1·oprict:'l individuale, sotto ncg:suna forma, ma respingono la proprie!,\ allo Sta.lo o ai Comuni o chiedono la propr-iofa allo corporazioni, allo associazioni, tanto dei mezzi coi quali si fonno o si scambiano i prodoUi, quanto di quelli che sel'– vono al consumo. Soli proprietari, per essi, possono e clm·ono essere le COl'l)Orazioni, lo associazioni, i gr·uppi. quali cho essi s1e110.Tocca a loro rcgola1•si e 1·egolal'e. Vengono infine gli anarchici puri, i quali, poi culto clic essi hanno ad una idealo libcrt..\ indid– clualo, non rifìutano, nò la p1'0prietii individuale dei beni consumabili personalmente, nò la })l'Opriet:\ indi\•idualc dei mozzi di produzione o di scambio, semprcchò porò questa p,·oprick\ non ,ua luogo art alcun. sfh1,Uam,enlo del lavm·o allnii, ad alcuna spccula.:.ione dell'uonw sui bisogni, sulle fun:;ionf. sulle facoltà, S'UlleJ)assioni rl'tin altro uom,o. E c1ueslo il punto sul quale i socialisti tutti, unanimi, sono inti-ansigenli nel modo il piì1 assoluto. La J)l'Oprietit indi,·iduale tro,·ercbbo dunque un ultimo l'il'ugio - un 1·ifugio, a dii· il vc1·0, un poco disagiato cd anche mal sicuro - negli anarchici puri. Disagiato, diciamo, e mal sicu1·0, primicra– mente, pe1-chè pc,~ gli stessi ,rnarchici pul'i essa non è che una cosa tollerata. sotto la suesp1·cssa condi• zione indispensabile, o in secondo luogo perchè, anello indipendentemente da ogni tco1·iasocialistica, la tendenza economica i11Yadentc la condanna a poco a poco a scompari l'C. JnfaUi, ogni pro~rcsso nello indusb-ic, ogni pro– gresso nei mezzi cno servono al trasporlo o allo scambio dei prodotti, segna - anche oggi che pa1·– liamo - una sentenza a sf,wo1·e delle imprese in– dividuali; tutto va socializzandosi: le grami i com– pagnie, le societ.\ anonimo o simili, non sono che socializzazioni, ancora imperfette, sì, ò vc1-o,ma sono socializzazioni. Dove la proprietà individualo si può di1·0 che ò anco1<.i sorrana quasi assoluta ò nell'a– ~ricolturn; sull'agricoltura aleggia tuttora l'influenza oello spirito modioovalc della nobili.i\ dei ba1·oni te1·ritor-iali. Ma ancl10 per essa. suonerà la funeb1-c

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