Critica Sociale - Anno I - n. 17 - 30 novembre 1891

206 CRITICA SOCIALE e clue sei·vi:i. Si scusano dell'avei· faUo i loi·o comodi e ci obbligano, ver spiegai·lo, a fai•e la rC'cla.1110 agli Atlanti det Ghislc1·i.Come se questi ne avessci·o bisO!Jno! Ad ogui modo i nostri abbo11ati non ci pei·dono nulla JJCt 1·itanlo. Le due carte giungei·amio aa essi pet 20 <li dicembre. A <1uciche sono tullavia iu mo,·a diamo allri llieci gionii di indulgenza. Se ne smmo pro/Ulm·e, l!I Geografia per tutti venserà anche 11e1· loro. IL SOCIALISMO E LESUE SCUOLE Il. ~. 0 Il 1>roblcnut. cconomteo. Sul t.eri·ono economico, lutti i socialisti, unanimi, affe1·mano che lo stato attualo economico della so– cict.\ è ingiusto e perciò deve lasciaro il posto ad un ordinamento di, 0 orso, che essi chiamano econo– ·m,ico-soctale, perché allo innovnzioni eco11orniche devono essere connesse innovazioni tl'alfra specie. Unanin1i quindi nel voler fo.re scomparire l'attuale sfruttamento del lavoro, I:\ speculazione dell'uomo sull"uomo, la se1•riti'1dcJ salar-iato. E siccome <1ucsto sfr11tta1nento, quest...'l speculazione. r1uesta sel'viH1 sono tutte cose evidentemente collegato al 11wao lli v1·odu:;ione, così urge mettere, i11nauzi lutto, sul tappeto la quistiono della produzione. Se un dato modo di p1·oduzione chiaina con sè uno sfruttamento dell'uomo, senza dubbio una p1·0- duziono dirersamcntc organi_zzata non dar,\ come cfièlto quello sfruttamento. E come dire: so 2 o 2 danno 4; 2 e 3 da1,1nno un 1·isultato diverso. E come riordinare il metodo di produzione 1 i risl)Onde: - Colla J>r·oduzionosociale, o meglio e più c 1iaramentc, colla completa socializzazione dei mezzi o sfromcnti di produzione. Su questa ma:-sima conco1·dano 1 alla quasi una– nimit.ù, i socialisti. L'rcceziono che sor·ge - la sola, ma che, in ultima analisi. si riduce poi ad una eccezione di forma, non di sostanza - e::;cocl.1gli ana1·chici J>uri, i quali non è già che vogliano il sistema. attualo di produzione; accettano ossi pure la socializzazione degli stromenli ciel lavoro; ma. scrupolosi ra,·oreggiatori corno sono della libe1·t..\ individuale noll'av,·e11i1·e, dicono: Purchè chi pro– duce non sfrutti il laroro di un alll'O uomo, pm·chè non speculi su di esso, pm·chò insomma non abbia sotto di sè alcun salariato, p1·ocluc:tpure individual– mente accanto alla p1·oduziono sociale. Dal punto di vista della libertà personale, gli ana1·chici pul'i hanno mg-ione, ma dal punto cli vista del p1·orr 1 essìvo movimento economico hanno torto, pe,·chè o spirito dei tempi, la fo1·za delle cose, il bisogno insomma sempre sentito cli a"ere perma– nente abbondanza di proclotli, afllne di a,·e1·e per– manente possibilità cli consumazioni e soddìsfaz1oni pi1'1nume1·ose, più larghe, più intense, vanno ogno1· ~l~~1! 0 1~!d~ 1 ii~l11~~ 0 ~:o,è~~~~J•iioer~ig 1 a~,:h:11)~ l~l~;i~ libcl'l.\ lasciata alla p1·oduzione individualo finil'obbe 1xw diventa1·e un ambiente mol'lale alla. pl'Oduzione individuale stessa. F. rimarrebbe rigogliosa in vita la sola produzione socializzata. Oli anarchici puri. colla libert.ù. non r,u-obbero infine che rita1"Cla1·c,e non alt1·0, la sislemazionc di codesta produzione socializzata. Oli alti-i socialisti, invece, condannando addil'it– tu1<1la. JWOf.luzionoindividuale e forzandola ad ac– cele1·al'O la 1wop1·iamode, accelerano conseguonto– mento il trionfo del nuoro organismo produttivo; 01·ganismo, del 1·cslo 1 che ò già in via di formar.ione, anche in pieno sistema bo1·ghese. La grande industria, infatli, la grande coltura, anche come esistono oggi, Bib ioteca Gino B1arco non implicano forse ag~regar.ioni d'uomini, piccole o grandi, secondo i casi? Per cui si può ben dire che, in fondo, i ))OCialisti non si oppongono a. questo natu1·ale indii·izzo della sociefa moderna, l'accettano anzi, ma per svilup– pal'io l>CI'() ogno1· pili, perfezionandolo nel senso de1la giustizia o della. solidarietà, cioè nel senso che r1ueste aggregazioni d'uomini J?il1non i..1cchiu– dano sfruttati e sfruttatori, padro111e salariati, ma di,·eugano organismi omogenei, concordi, armonici. Dopo il problema della produzione viene quello della disti-ibuziono dei prodotti. Nei nuovi organismi di produzione, come sal'anno dist1·ibuiti i p1'()(}otti?Cioé, con <1ualicr-it.01•'ì saranno rlistribuiti i fn1tli del lavom fra i membri di cotesti organismi? Qui i socialisti si possono distinguere in due g1-andi categorie: la categoria di coloro che propugnano la disfribuzione normale dei 1wodotti a seconda del lavoro fatto da ciascuno, o la categoria di colo1·0 che pr-opugnano invece la dist1·ibuzione a. ciascuno, secondo i propri lJisognt. Conviene però avvm·tirc che i primi - Carlo Mai·x. comp1·eso - non respingono assolutamente il crite1fo dei secondi, ma non lo credono applica– bile se non dopo un periodo cli tempo, nel quale la distribuzione normale sarà stata fatta a ciascuno, secondo il lavoro da esso compiuto. Noi non cre– diamo - ossi soggiungono - che eia un momento all'altro, o in tem1)0 breve, la JH'OCluzionc possa dh·cntare cosi abbondante da basta1·e alla soddb:fa– zione piena ed intera elci bisogni d'o~nuno, poi· cui si presenta come una necessita che a1 crite1·io scon– finato dei bi:sogni preceda ralti-o criterio, che off1-e alla distribuzione una base uo1·rnalc più determi– nabile. Occorre insomma un periodo di prepara– zione. 1~ un 1xwiodo o inutile o pc1·icoloso - rispondono ~li altri - noi lo 1-cspingiamo e proclamiamo ad– ai1·ittura la distribuzione a seconr1a. dei bisogni. Quello che ,,oi chiamate periodo di p1·ep;wazione potr·ebbe benissimo diventare un sistema Sl..'lbile, · creando nuovi p1·i,,ilegi, tenaci <1uanto tenaci sono gli attuali. Chi ci ga1·antisce, pe1· esempio, che gli tnvatidi al lav01·0; appunto pe1·chè mancanti del titolo giustificativo al consumo dei prodoW - che sa1·0bbe il lavor·o- non ,·engano, presto o ta1-di, considerati come ossc1•i inlèriori? Noi siamo inYeco convinti che, lavorando tulti gli uomini validi al lavol'o, ci saranno prodotti per tutti gli esseri umani e 1)01·tutti i 101·0 bisogni. Del 1·esto, non ò esatto che il criterio dei 0isogni non conosca confini, im- 1>01occhè i bisogni dell'uomo obbediscono in,·aria– bilmonte a determinate norme, che sono inerenti alla costituzione fisica dell'individuo. ì\la quand'anche fosse il caso di poter dare sOf.ldisfazioue intera ai bisogni di tutti, 1-icorrete, non al crite,·io del lavoro. cho è c1·ite1·io erroneo, ma a quello più geniale, pit'1 simpatico, pit'1 umano, cho regola la disl1·ibu– ziono dei consumi nel seno delle famiglie, ove al bambino o alla ,·ccchia madre voi non domandate mai, J)l'ima di offi·fr loro il pano di cui han bisogno, quale 1avo1·0 abbiano fallo. La. disputa, in proposito, fm le duo scuole socia– liste è delle più interessanti. Quale e quanta ric– chezza. cli acuto argomentazioni o cli elaborate teorie in a1·gomento! Qui lo due scuole schierano in campo di battaglia tutte lo falangi delle facoltà e funzioni ~~~~·t:~: 0 ·c1e~ 0 ~f 'Cl~.:g fo 1 ·~~~~t~il~u1°\\~,.~f~e~a~l~: valore dello cose (nelle quali in modo speciale si distinguo la moderna scuola comuni::;ln di Carlo

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