Acpol notizie - Anno I - n. 2 - Dicembre 1969

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QUADERNI DELAI:CPOLN~l CONTESTAZIONE SOCIALE E MOVIMENTO OPERAIO .. .. ' Gli Atti del Convegno di Studio organizzato del1' ACPO L a Mi Iano daI 26 al 28 Settembre 1969 su tale tema sono stati pubblicati sul 1° numero· di "Quaderni dell' ACPOL". Chiunque desideri ricevere copia della pubblicazione può far richiesta all'ACPOL, Via di Torre Argentina, 21-00186 ROMA. Il Volume (al prezzo di lire 500) verrà spedito contrassegno. SOMMA~IO "Quaderni dell'ACPO L n° 1" Livio Labor: Significato e prospettive dei conflitti sociali in corso. Gruppi di lavoro su: Strategia c;Jellacontestazione. sociale (F. Indovina); Crisi e prospettive della sinistra (E. Ranci Ortigosa); Sindacato e lotte operaie (G. Sciavi). Riccardo Lombardi: Sinistra italiana e tendenze del capitalismo. Interventi di: Sergio Sacchetti, Pietro lchino, Gino Rocchi, Corrado Clini, ~ucio Magri, Gino Petrina, Fabrizio Cicchitto, Beppe· Gatti, Roberto· Villetti, Vittorio Orilia, Mario Vagnozzi, Luigi Covatta, Ivo Sullam, .Antonio Ceravolo, Claudio Signorile, Enzo Bartocci, Pietro I ngrao, Luciano Benadusi, Antonio 'I • nt :e -a Gino Bianco QUADERNI DELl:ACPOL N.2 LE REGIONI • • DI FRONTE ALLA CRISI DEL SISTEMA POLITICO ITALIANO , E' il tema su cui si è tenuto a Roma dal 25 al 27 novembre 1969 un Convegno Nazionale di Studio organizzato dall'ACPOL. Entro il 15 dicembre saranno disponibili gli Atti del Convegno. Chiunque desideri ricevere copia del la pubblicazione, può farne richiesta all' ACPO L, Via di Torre Argentina, 21 - 00186 ROMA. 11 volume verrà spedito contrassegno. SOMMARIO Quaderni dell'ACPOL n° 2 Introduzione di Riccardo Lombardi. Ercole Bonacina: Le Regioni di fronte alla crisi del l,~sistemapolitico italiano. . Franco Bassanini: Rapporti e tensioni tra Regioni e Stato. Antonio Gori: 11 problema politico e tecnico delle finanze regionali. Francesco Indovina: Le forze sociali e l'uso dell'ente regionale. Conclusioni di Livio Labor.-

ACPOL NOTIZIE - Periodico mensile dell'associazione di Cultura Politica - A.C.POL - Direzione - Redazione - Amministrazione 00186 Roma, Via di Torre Argentina, 21 - Tel. 652.225 - Direttore: Antonio Fontana - Direttore responsabile: Sandro Sabbatini - Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 13052 del 29 - 1 O- 1969 - Stampatore: I .G.I. 00158 Rom~. Via della Stellaria, 14 - Spedizione in abbonamento B1t5°s\1e ~e~ 1 ' l 0rò Bianco ■ sommario ■ Editoriale ■ Hanno detto dell'ACPOL Avvenire - l'Unità - 11Gallo l'Opinione - La Discussione l'Altra Italia - Sette Giorni Dergano-Bovisa - l'Astrolabio Forze Nuove - Rinascita - Mondo Nuovo AGLI Oggi - Adista ■ Lombardi e Labor sul "Manifesto" ■ Notiziario delle Provincie direttore Antonio Fontana direttore respç:msabile Sandro Sabbatini pag. 2 pag. 3 pag. 42 pag. 43 1

• Il comitato promotore nazionale dell'acpol augura a tutti i suoi lettori e alle loro famigl_ie. BUON NATALE e felice ANNO NUOVO EDITORIALE Abbiamo ritenuto fosse utile presentare, di tempo in tempo, le opinioni, i giudizi, gli articoli e i commenti che la stampa quotidiana e· le riviste pubblicano sull'ACPOL. Facciamo questo perchè immaginiamo che non sia possibile a tutti i nostri lettori avere a disposizione tutti i giornali e le riviste italiane. Pensiamo quindi opportuno pubblicare una selezione di articoli e documenti, cominciando da quando si è ..scritto per la prima volta sul I'ACPOL. Dovendo fare una scelta fra una grande quantità di materiale a nostra disposizione, abbiamo dovuto scartare alcuni articoli. Abbiamo, ad esempio, eliminato moltissimi articoli di semplice cronaca sulle iniziative assunte dall'ACPOL. . . Come si vedrà, non mancano i commenti critici nei confronti del l'Associazione, così come non mancano articoli che ci attribuiscono intenzioni a noi assolutamente estranee: li abbiamo riprodotti perchè siamo aperti a qualsiasi serio apporto critico. A partire dal numero di gennaio 1970, il Notiziario assumerà la triplice funzione di dare notizia di quanto avviene nell' ACPOL, di quanto si dice di noi e di indicare le idee e di dibattiti che fervono nell'Associazione. In altri termini: COSA FACCIAMO, COSA DICONO DI NOI, COSA PENSIAMO. Le iniziative più importanti dell'Associazione, come gli Atti dei Convegni e degli Incontri in Italia e all'estero, saranno invece pubblicati nei "QUADERNI DELL'ACPOL", di cui sono già usciti due numeri dedicati rispettivamente al Convegno di Milano su "Contestazione sociale e Movimento Operaio", e a quello di Roma "Le regioni di fronte alla crisi del sistema politico italiano".

HANNDOETTO DELAL'CPOL AVVENIRE Concludiamo il dibattito sulle ACLI LA RISPOSTA ·pJ LIVIO LABOR·· AGLI INTERVENUTI Con questa lunga lettera del presidente delle AGLI Livio Labor concludiamo il dibattito sulla attuale situazione del movimento dei lavoratori cristiani. Come è noto Labor, nel corso dell'ultimo Consiglio nazionale ha annunciato la. propria intenzione di abbçindonare la presidenza in occasione del congresso nazionale che si svolgerà a giugno per dar vita ad un movimento di azione politica e culturale che, superando gli attuali "modi di far politica" possa costituire uno degli elementi di soluzione per l'attuale crisi di rapporti tra società politica e società civile. Alla prima intervista concessaci da Labor sono seguite numerose altre interviste e di"chiarazioni dei protagonisti della vita del movimento. Diamo ora a Labor il diritto di ,replica .'econcludiamo questa inchiesta che, a nostro parere, ha illustrato uno dei fatti più interessanti dell'attuale momento politico e soci-aie in Italia. Caro direttore, vorrei innanzitutto ringraziare. l"'Avvenire" per lo· spazio che ha_voluto concedere al dibattito interno al movimento aclista e nell'opinione pubblka, sui problemi seri, che sembrano essere delle AGLI o, addirittura di Labor, mentre sono, invece, i problemi della società italiana, di milioni di lavoratori, di tanti giovani che nel sommovimento della società italiana nòn trovano altra soluzione ai problemi che li angosciano se non la contestazione, talvolta fine a se stessa, perchè mancano gli interlocutori. Mancano cioè istituzioni, uomini - anche di altre generazioni - che, dialogando con loro, cogliendone l'anima di verità, insieme a loro si impegnino ad elaborare proposte, sintesi politiche, soluzioni cioè che non coinvolgano unicamente i giovani o gli studenti, ma la società tutta intera. 11 più gralde servizio che si poteva rendere al nostro movimento era, è e sarà, quello di farne conoscere gli orientamenti autentici; non quelli cioè che ci vengono attribuiti, ma quelli che nello studio, nella ricerca, nel dibattito, nella esperienza associativa e culturale delle AGLI maturano con continuità e freschezza. In questo spirito vorrei innanzi tutto precisare che, anche nella r ene~ e e eJtl' . f1 atto di queste interviste, io vengo definito come il "fondatore" di una cosidetta associazione di cultura pol~tica. In realtà l'associazione non esiste ancora; mi risulta solame_nte che esistono molti giovani lavoratori e intellettuali e dirigenti sindacali che sono interessati ad una iniziativa di ricerca e di dibattito culturale e politico, al di fuori delle strutture preesistenti, che sol leciti -' dentro e fuori dai partiti - una riforma della politica: un modo nuovo; cioè, di fare politica in Italia, tenendo presenti le esigenze di autogoverno, di sperimentazione seria e di coordinamento fra le molteplici e talvolta non positive iniziative che scuotono la società italiana. I giornali hanno riportato dichiarazioni di solidarietà al1A' CPOL da parte di alcuni leaders politici lasciando intendere che con la loro dichi_arazione essi potrebbero uscire dai rispettivi partiti. A mio parere non si tratta per nessuno di abbandonare il partito di origine, nè si tratta di una sollecitazione contro i partiti e le istituzioni democratiche. Semmai oggi è più che mai viva la preoccupazione per la difesa del parlamento, che, persino in Cecoslovacchia, garantisce margini di Iibertà al lo stesso.partito di Dubcek in una situazione veramente tragica e drammatica. Ma ovunque il parlamento è una istituzione che va positivamente arricchita di nuove intuizioni, di nuove modalità di presenza e di· iniziativa da parte delle forze culturali, sociali, sindacali, religiose e delle molteplici iniziative autonome che maturano e che zampillano dalla società civile. Si tratta insomma di rovesciare i I ritmo: non più una ·società prefabbricata sul modello delle ideologie partitiche ottocentesche, ma una·· i.niziativa poi itica che è quasi un vestito che si fa continuamente, sulla misura delle tensioni culturali, morali e delle iniziative nuove che promanano dalla società civrle; un ,. vestito di istituzinhi giuridico - poi itiche che rinnovano con continuità lo Stato, che rifiutano quindi qualsiasi monocrazia, qualsiasi mono IitisrJ1ò,a qualsiasi colore esso appartenga. Aggiungerò che mi dispiace, che, nella polemica di questi giorni, tutti si siano preoccupati di pensare, di discutere o, ji immaginare quello che io farò dopo il congresso nazionale delle AGLI. E' giusto invece puntare la nostra attenzione su quello che oggi fanno le AGLI, sulle scelte di fondo cui il movimento da noi ,tutti, da me, è stato chiamato a compiere. La scelta che a monte abbiamo fatto è questa: non trasformare com e giustamente sotto I i neavano alcune interviste pubblicate dall"' Avvenire" nei giorni scors'i - il movimento in una iniziativa - diretta o di supplenza - politico - partitica, ma recuperare ed esaltare sempre meglio la funzione originale 3

' del movimento: la funzione educativa, sociale e cristiana. Ribadita l'autonomia del movimento 11nostro infatti non è un movimento qualsiasi, generico, nel mondo cattolico: è una specifica iniziativa di lavoratori, una specifica associazione di lavoratori che ha come suo fine statutario "l'azione sociale" e la sperimentazione sociale per la promozione della classe lavoratrice, e nel contempo un'iniziativa impegnata nell'animazione cristiana delle realtà temporali. Siamo con ciò una testimonianza cristiana di gruppo; un modo di vivere la vita cristiana non individualisticamente, ma in gruppo, in modo adeguato alla psicologia operaia. Ecco il senso del nostro definirci movimento operaio cristiano. Più che preoccuparsi dunque di quello che Labor farà domani, bisogna guaraare a quello che le ACLI continuano ad essere, alle novità che le ACLI riescono ad esprimere, arricchendo del loro dibattito tutta la cultura sociale e politica del paese e loro stesse, come forza viva, nel dialogo con tutti i lavoratori e con le molteplici iniziative che intendono migliorare e cambiare la condizione dell'uomo nella società italiana. Guanto ad alcune notizie secondo le quali i partiti politici sembrano vedere nell' ACPOL un pericolo in potenza ritengo che più che versare lacrime sul collateralismo perduto, convenga invece approfondire il senso della' strategia che il movimento propone ai lavoratori, al servizio della. democrazia nel Paese, per salvare i valori cristiani e i valori umani e politici, in senso lato, di cui il movimento in 24 anni di vita è s1mpre stato portatore, garante e difensore. Non è certo il momento di lanciare anatemi, bensì di sforzarsi di comprendere qùanto realmente avviene nella società, nello stato, nei sindacati, nei partiti. Non è con i rimproveri o con le minacce che si possono . conquistare le adesioni dei lavoratori cristiani, ma solo realizzando strategie politiche, sindacali e socialj, che abbiano veramente valore e siano veramente adatte alla rapida trasformazione del le strutture, del la menta Iità, del la mora Iità stessa della politica degli italiani. Dobbiamo riconoscere che oggi siamo tutti con grande onestà e rettitudine, con grande tensione morale - e qualche sacrificio - impegnati a mantenere precisa e chiara " la dichiarazione di piani, di ruoli e di uomini" tra le ACLI e qualsiasi -altra iniziativa sindacale o politico - partitica. Questo è il senso dell'attuale dibattito. Non si deve immaginare che il. congresso nazionale prossimo si· accontenterà di parlare del lè convinzioni mie o di Vittorino Colombo, che riguardino gli spazi esistenti o meno an.cora per la sinistra, per i lavoratori, all'interno di un partito. 11 nostro congresso farà solo una scelta inequivocabile per quanto riguarda l'autonomia del movimento e del suo ruolo originario. Sarà il congresso che certamente esalterà la continuità e la novità del movimento negli anni '70. Sarà un congresso sui problemi molteplici che riguardano la nostra presenza nel "settore industria", la formazione specifica dei militanti, i servizi sociali, la nostra azione sociale nelle fabbriche e le modalità del nostro impegno per l'unità sindacale che riguardano i I "settore terra", la nostra formazione specifica dei contadini ad una nuova imprenditività esigita dalle tecniche nuove e dalla situazione civile delle B oca pa1 eai @nM~fosoc- 1aeraecr ACLI - anche attraverso 4 l'assistenza tecnica in modi rinnovati - mobilitano in questo periodo; e la azione sociale dei gruppi rurali al servizio dei braccianti, dei mezzadri e dei coltivatori diretti autonomi, per una visione non corporativa ma unitaria dei problemi di• lavoratori, dell'industria, della terra e della "città". Anzi in questo ultimo settore, nella nuova situazione urbana in cui le nuove generazioni contadine vengono a trovarsi per la prima volta, e le generazioni degli operai del Mezzogiorno che per il 40 per cento sono immigrati al Nord - situazione in cui l'uomo deve recuperare se stesso - anche se i nostri servizi sociali devono venire rnoltiplicati. Perciò insistiamo nell'affermare che l'urbanistica non è una scienza di architetti presuntuosi, ma un modo nuovo che impegna la politica, il sindacato, le ACLI, la parrocchia, il Comune e tutte le istituzioni perchè l'uomo - nella città che oggi lo divora e lo massifica - sia messo in grado di ritrovare se stesso, e soprattutto la famiglia popolare sia aiutata nella sua crescita dignitosa, umanamente ricca. Vorrei, infine, p·arlare di un'obiezione che è ~ffiorata in molti interventi: non era meglio attendere dopo il congresso nazionale delle ACLI per parlare dell'ACPOL? Devo dire che ho dovuto in qualche modo parlare di ipotesi futuribili che mi vengono addebitate, perchè in modo preciso alcuni consiglieri nazionali mi hanno richiesto di precisare quali erano le mie opinioni rispetto a futuribili, ipotetiche iniziative nuove che potessero sorgere nel Paese.' In data odierna non mi risulta, infatti, che il germe di comitato promotore dell'ACPOL abbia già dato i suoi frutti. Mi risu,lta sicuramente invece che le ACLI, il movimento sociale di la'!oratori cristiani, che noi amiamo di cui tutti gelosamente vog,liamo custodire l'autonomia e la continuità, non saranno ·mostruose nutrici di mostriciattoli, ma continueranno ad essere, con fedeltà ai valori cui si ispirano, con fedeltà alla classe lavoratrice e alla democrazia il movimento che per 24 anni ha arricchito di sè non sofo il- movimento operaio e la società italiana, ma anche la testimonianza cristiana del popolo di-Dio in Italia. Livio labor (Domenica 2 marzo 1969) l'Unità ORGANODELPARTITOCOMUNISTAITALIANO LA SFIDA DI LABOR SI CHIAMERA' ACPOL Un piano anche troppÒ\ambizioso - Se riuscirà nella operazione labor realizzerà per la prima volta un movimento politico operaio· a base cattolica fuori della Democrazia Cristiana - Il nuovo ruolo delle ACLI - Pericoli e debolezze della operazione Livio Labor ha decollato. Lascerà, dopo sette anni di ininterrotta presidenza, .. le ACLI, l'Associazione dei lavoratori cristiani che Pio X 11 aveva potenziato in funzione anticomunista nell'immediato dopoguerra, ma che per 20 anni ha saputo - malgrado tutto mantenersi ancorata a pqsizioni

anticapitaliste, oggettivamente di classe. La proposta che Labor ha fatto al Co·nsiglio generale aclista del 15 - 1.6 febbraio scorso, è stata molto chiara: sua personale uscita dal m✓ovimento; avvio di nuove esperienze come riflesso della li}\JOVa"dom~nda poi itica" che nasce dal la società civile e cui non riescono a dare risposta "i tradizionali canali politici e partitici". In sostanza Labor ha annunciato - anché espi icitamente, nella replica a Vittorino Colombo che. lo aveva provocato nel corso del dibattito - . ·la nascita dell' ACPOL. "agenzia culturale politica", che ha la ambizione di fare da collettore di tutte le forze. "escluse" dai partiti tradizionali. Un"'agenzia" che punta a presentare liste e uomini propri, per cominciare, alle prossime elezioni amministrative e regionali di autunno .. Ha detto Labor: "Ecco il mio pensiero: prima dibattiamo con tutti i lavoratori e tutto il popolo; poi presentiamo, ciascuno ai partiti in cui crede, la piattaforma e gli uomini di cui ha parlato; infine, se il dialogo non avviene e non si conclude, presentino i lavoratori liste di tipo nuovo, espressione dei "lavoratori"". Un programma preciso. Parallelamente Labor .propone che le ACLI continuino nella loro azione "educativa e sociale" e riserva a esse un ruolo di. "animàzione e testimonianza cristiana", di "azione pedagogica nei confronti dei lavoratori". Inevitabile il sospetto, espresso da Vittorino Colombo: nei confronti dell' ACPOL e del suo . collocamento nello schieramento politico come forza pre - politica e insieme meta - politica, che ruolo finiranno per assumere le ACLI? Quello dei portatori d'acqua? Saranno solo il "secondo binario" del lavoro che "Labor va a fare altrove"? Labor ha risposto sbrigativamente a questi interrogativi. Ha detto che la sua ACPOL non avrà nulla a che spartire, in quanto tale, nè con il movimento cattolico nè, tantomeno, con la gerarchia. ecclesiastica e sarà "movimento politico dei lavoratori" non conf.essionale e non puramente sociale. E' come se, insomma, Labor pensasse alle ACLI come al naturale serbatoio sociale di forze vive che si riconoscono politicamente nell'ACPOL ove si incontrano - nel momento della·sinte~i politica - con forze anche non cattoliche, impegnate a· tradurre l'esperienza di base, l'esperienza sociale tanto ricca in questa fase storica europea, in termini politici, radicalmente contestativi del sistema capitalista e dei suoi meccanismi di sviluppo e di funzionamento. Francamente ci sembra ambizioso un disegno di questo_genere che parte dal frettoloso presupposto che a sinistra esista il vuoto politico. E' proprio Labor infatti che nella sua relazione afferma, a proposito del primo cimento che sta davanti alla sua ACPOL, e cioè alle elezioni amministrative, che "sono escluse comunque, a livello locale, alleanze con il PCI". E'. un po' .difficile pretendere di fondare - e così è al di là del linguaggio reticente e mascherato - una sorta di nuovo partito rivoluzionario, rifiutandosi poi di attraversare il passaggio obbligato di una analisi marxista del la società e respingendo come "vecchi" e "superati~_;.non solo il PSI ma il PCI che - lo ha ricorda_~o Vittorino Colombo, dalla sua posizione di destra in seno alle ACLI - "rappresenta pur sempre ben otto milioni di autentici lavoratori". Detto questo con piena franchezza, va aggiunto che l'iniziativa di Labor si pone indubbiamente sulla scena ·politica italiana come un fatto di grande interesse e di netta novità. Labor lascia oggi le ACLI sottratte al ricatto elettorale dei dorotei B bcle o ·sti n: dii ·'ùor • i~irac; r; lascia un movimento che si va· facendo le ossa da qualche anno nei picchetti davanti alle fabbriche in sciopero nelle campagne e negli scontri con la ·polizia insieme a operai e a studenti. Lascia cioè un movimento vivo e va a compiere un'impresa che - al di là di certe enunciazioni un po' illuministiche - è ricca di potenzialità utili per tutta la sinistra marxista e democratica. La sua ambizione_ è ·quella di riempire un posto lasciato scoperto· in buona parte dal PSI dopo l'unificazione socialdemocratica (come è stato _detto dai progettatori dell' ACPOL). Labor enuncia esplicitamente questo scopo della sua iniziativa. Certo il suo compito non sarà facile. Il primo assaggio delle difficoltà in vista si ebbe già a Viareggio, quando al Congresso di Gioventù aclista, una fresca pattuglia di giovani riuniti intorno a Scheggi, cercò di sfondare la porta del movimento ancora · incrostato. di ruggine confessionale. I giovani furono dura men-· te battuti (grazie a un pesante intervento sacerdotale) e lo stesso Labor - accusando il colpo e cogliendo l'avvertimento ecclesiastico - ha dovuto poi rilanciare artificiosamente tutta la tematica apostolica e religiosa delle ACLI che è abbastanza incoerente rispetto al nuovo ruolo sociale - sindacale che a esse egli vuole affidare. Se Labor riuscirà nella sua doppia impresa (rilancio delle ACLI e fondazione dell' ACPOL), potremo dire che lui per _primo avrà vinto una battaglia senza precedenti in questo dopoguerra: rompere l'unanimità fittizia dei e.attoIici intorno al la DC; sfidare concretamente la gerarchfa ecclesiastic.a sul terreno di una effettiva applicazione delle linee uscite dal Concilio; creare un nuovo e autorevole interlocutore operaio e giovane per tutto lo schieramento marxista.' Se questo avverrà còn le'"nuove" ACLI e con I' ACPOL - al di là di immagini e suggestioni super - politiche o pan - politiche, troppo fantasiose - sarà già molto. (19 febbraio 1969) Dopo il consiglionazionale delle ACLI APPREZZAMENTO DI LOMBARDI PER L'INIZIATIVA DI LABOR l)go Baduel In una sua dichiarazione il compagno Riccardo Lombardi ha affermato che "i risultati del Consiglio nazionale delle ACLI del 15 e 16 febbraio e soprattutto le dichiarazioni conclusive del presidente Labor segnano una tappa di grande importanza nel processo di scioglimento dei nodi dell'interclassismo cattolico: è questo un passaggio importante dall'impegno prettamente sociale al Iibero esercizio del la attività politica. Si tratta, se il processo avrà pieno compimento, di un salto qualitativo soprattutto sotto· il profilo di una concreta e democratica ristrutturazione del la sinistra italiana. L'esigenza di un aperto confronto (e non soltanto del consueto colloquio) fra le forze partitiche ed extrapartitiche disponibili per la ·creazione di nuovi rapporti sia nella società civile che nella società poi itica è fortemente sentita in una situazione caratterizzata da una .crescente sproporzion~ fra. il dinamismo della società e quello dei partiti". Lombardi aggiunge che "una delle sedi in cui tale confronto può assumere continuità e concretezza può essere indubbiamente l'associazione di cultura politica sulla cui creazione sono da tempo in corso scambi di idee· e di proposte ai quali parecchi di noi hanno partecipato. Peraltro tale processo può trovare sedi differenziate ma non 5

concorrenti in cui espi icarsi e che sappiamo tradurre anche all'interno dei vari partiti le spinte di rinnovamento che emergono dal la società". ,(sabato22 febbraio 1969) IL GALLO A Roma: la "ASSOCIAZIONE DI CULTURA POLITICA" Quanto alla contestazione sul · piano civico ricordo. le due . manifestazidni di maggior ril.ievo, delle quali ·aveva già detto · questa rubrica: la "Prima Assemblea dei "gruppi di lavoro politico"" (Reggio Emilia 29 Settembre 1968; vedi il Gallò, Novembre 1968, p.17); ed il Convegno di Rimini dall'l al 4 Novembre 1968 (vedi il Gallo, Dicembre 1968, p.17), per il "Primo Seminario Nazional_e dei Gruppi Spontanei" e per la. "Quarta Assemblea Nazionale dei Gruppi Spontanei d'impegno culturale per Ùna nuova sinistra". Gli aderenti alle due iniziative hanno portato avanti, in questi mesi, il loro lavoro. Frattanto una nuova iniziativa è venuta a maturazione. La Associazione di Cultura Politica. E' m;ita dall'incontro di uomini di diversa matrice ideologica, credenti e non credenti. Uomini del PSIUP, del PSU (sia lombardiani, sia demardnLani), della sinistra DC, della CISL, della GGI L, delle ACLI, e uomini come i professori Siro Lombardini ed Enriquez Agnoletti. In un ciclostilato programmatico (14 pagine, scritte finalmente in modo comprensibile anche da u·n uomo comune) si delinea una analisi della situazione attuale del Paese, sotto l'aspetto politico; si avverte come da parte dei molti, sfiduciati dalla stagnazione della situazione politica, salga una "domanda politica nubva"; e si ritiene che la risposta alla domanda richieda tutto un lavoro di ripensamento e di critica della situazione attuale, in vista di nuove proposte e di nuovi modi di fare politica; un lavoro che deve esseresvolto alla base, con la partecipazione della base. Su ques,te basi - conclude il ciclostilato - proponiamo la costituzione di una Associazione di Cultura Politica che, favorendo occasioni di dialogo, di confronto e di elaborazione con· carattere organico e continuativo, costituisca una prima sede di dibattito, di approfondimento, di verifica in ordine ai programmi e alle prospettive politiche. Invitiamo a questa associazione i militanti operai, gli studenti, gli' aderenti ai movimenti di contestazione ed ai gruppì spontanei nelle diverse organizzazioni della sinistra e gli uomini di cultura, che consentendo sulle finalità e i metodi della associazione, accettino di operare per il superamento delle logiche esclusive e di potenza dei singoli partiti, ritenendo che sia indispensabile trovare - nelle varietà talora concordante, ma spesso contrastante di vicende politiche e culturali che caratterizzano la nostra esperienza - un canale di comunicazione e di dialogo per la elaborazione di un discorso e di una strategia comuni. Fra gli uomini delle ACLI che hanno molto contribuito a B. b aturareai 1z"ati~ è I~ te00r, l'attualè presidente della 6 associazione cristiana dei lavoratori. Nel recente Consiglio Nazionale delle ACLI (15 - 16 Febbraio 1969), Labor ha annunciato la sua decisione di presentarsi dim1-ssionario al prossimo Congresso Nazionale delle ACLI. L'attuale carica çii. presidente di Lab~r, e le sue recenti scelte, hanno vivamente polarizzato sulla sua. figura l'attenzione degli osservatori politici, riguardo alla nascente Associazione. E sono insorte polemiche. All'interno delle ACLI e fuori delle ACLI, nel la OC e in altri partiti e movimenti. Tutta una varietà di preoccupazioni e di valutazioni che, a mio avviso, concorrono a dimostrare come questa iniziativa appaia oggi'tutt'altro che superflua, protesa ad attivare la critica e l'autocritica nelle formazioni politiche esistenti, ed insieme a proporre la critica e l'autocritica ai vari movimenti contestatari, allo scopo di uscire dal generico e dal cifrato, per maturare analisi e proporre vie d'azione che incidano sulla situazionè. Che laicisti e cattolici si trovino a collaborare - di volontà loro, e fuòri da pensieri di strumentalizzazione reciproca - per un fine politico, e attraverso strumenti politici, è senz'altro un dato di fatto ché avrà il suo peso, se la collaborazione riuscirà a realizzarsi largamente alla base. Sarebbe fra l'altro un contributo notevole a demolire veramente lo "steccato" secolare fra laici e cattolici, che ha tanto nuociuto a un tempo allo sviluppo della società civile e insieme della società ecclesiale, nel nostro Paese. E perciò accompagno con ·1emie speranze questa nuova iniziativa che il 5 Marzo ~a preso ufficialmente il via a Roma. n.f. (Marzo 1969) L'IPOTESI LABOR Il Consiglio nazionale delle AGLI di metà febbraio ha goduto' di un trattamento "privilegiato" da parte de·i commentatori politici: · titoli su molte colonne, piombo abbondante e un'attenzione che, nel consenso o nel dissenso, non si è esaurita nello spazio di un giorno, ma si mantiene viva e vigi_le. Le ACLI e il loro presidente, insomm·a, continuano a "fare notizia", malgrado le .vicende poi itiche, sociaI i, sindacali non attraversino certo una fase di "stanca" sicchè si può dire che la concorrenza non fa difetto. A ben guardare, tuttavia, ci si accorge che l'attenzione e l'interesse di molti commentatori si sono polarizzati in modo forse troppo unilaterale su alcuni fatti -_ l'annunciata decisione di Labor .di non riproporre la propria .candidatura alla presidenza delle ACLI e le considerazioni sulla nascitura ACPOL (Associazione culturale politica) - certo non marginali, ma che si caratterizzano come conseguenze, piuttosto che come cause, di un processo le cui origini vanno ricercate a monte e che,· almeno per quanto riguarda I' ACPOL, non investe solo le ACLI. . 11dato qualificante del Consiglio nazionale di metà febbraio è infatti un altro, e lo si ritrova nel breve capoverso del documento conclusivo che indica, fra i temi. da proporre al Congresso di giugno, quello del "superamento da parte del

movim~nto di ogni forma di collateralismo nei confronti- di qualsiasi forza poi itica". Espressa in questa forma tranqui Ila, non polemica, un po' burocratica, l'affermazione - formulata al termine di un ampio e vivace dibattito che ha consentito di verificare l'ampiezza della maggioranza che l'ha fatta propria - si è scontrata all'esterno delle ACLI (e all'esterno del cosidetto "mondo cattolico": le reazioni della DC,' infatti, sono state, come vedremo, assai diverse) con due atteggiamenti entrambi precostituiti: alcuni, sulla· scorta di preced_entinumerose prese di posizi'one del movimento, l'hanno giudicata ovvia e scontata; altri la considerano cpn un prudente scetticismo, che non di rado nasconde la speranza che, magari per effetto di pressioni e condizionamenti del la gerarchia ecclesiastica, tutto finisca in una bolla di sapone, a vantaggio dell"'ordirw ·costituito" per cui i cattolici votano DC (e se optano per ·scelte diverse, lo fanno nel segreto dell'urna, a titolo individuale, senza motivare alla luce del sole il loro dissenso) e la DC mant~ene in vita il centro - sinistra. Prendiamo pure atto che a giugno ci ·sarà un. Congresso, sovrano nelle sue decisioni. Solo a giugno, qui11di, potremo verificare con assoluta certezza la rottura di quell'unità politica dei cattolici che alcuni anni or sono era stara definita à Vallombrosa una "palla al 'piede", ma che è sopravvissuta fino ad oggi, con ciò testimoniando che quanto è avvenuto e sta avvenendo nelle ACLI non è per nulla la fase finale di un'ovvia e tranquilla evoluzione, ma, al contrario, il punto d'approdo in un processo difficile e tormentato, caratterizzato - come ogni processo che affonda le proprie radici nella realtà sociale e che urta contro tradizioni consolidate - da esitazioni, incertezze, battute d'arresto, accanto a intuizioni valide e slanci generosi. Ma, lasciata al Congresso di giugno l'ultima parola, possiamo aggiungere che, nella situazione, che si è determinata, lo scetticismo finisce col coincidere con la cecità. E vero che nulla nasce d'incanto e che la "fine di ogni collateralismo" è stato tema preminente dei dibattiti ~clisti nei mesi e negli anni trascorsi. Lo stesso precèdente Congresso delle 'ACLI l'aveva preannunciata, peraltro rinviandola a tempi migliori e ripiegando sul compromesso della "provvisorietà" del volo aclista alla DC, "provvisorietà" e voto confermati, sia pure senza convinzione e con la coscienza di essere veramente giunti all"'ultima spiaggia", dal Consiglio nazionale che aveva preceduto le elezioni del 19 maggio. La "novità" di oggi è che, per motivato giudizio della grande maggioranza del Consiglio nazionale (ed è legittimo ipotizzare un analogo atteggiamento del Congresso, anche tenuto conto della vastissima consultazione di base che ha preceduto la scelta del "vertice"), la liberalizzazione del voto aclista è proposta come un'acquisizione immediata, da rendere operativa alla prima consultazione elettorale. La "svolta" è di importanza estrema. Il principio dell'unità politica dei cattolici è stato una costante della politica italiana, in-forme esasperate all'epoca della "guerra fredda", in modo più duttile in clima di distensione_ (parliamo, ovviamente, dei riflessi interni delle vicende internazionali), ma sempre operante come ~ruttura di sostegno dell'interclassismo democristiano, quindi come elemento stabilizzatore e come fréno all'evoluzione delle forze politiche. 11 superamento concreto di tale principio è suscettibile di rimescolare molte ·carte, di scuotere molti equilibri. Come? Le profezie introducono nel campo minato della fantapolitica ed è buona norma evitarle, ma è indubbio che, ai fini del processo, difficile e contrastato, a purtuttavia avviato, i. ristrutturazione della sinistra ital ia11 a ~tièraUzi :do'n· li~ WIDportamento politico delle masse popolari di orientamento cattolico è una condizione necessaria,anche seovviamente non sufficiente. E qui giungiamo al secondo "momento" del la scelta delle ACLI. "Liberalizzazione" del comportamento politico aclista - è stato in sostanza detto - non significa ripiegamento del movimento su un terreno meramente educativo - èulturale, quasi un "disimpegno" una volta liquidat_o l'equivoco del collateralismo. "Spartiticizzare, non spolicitizzare", dice Em·ilio Gabaglio, un esponente delle ACLI di cui si parla come di un possibile success9re di Labor. E precisa (intervista rilasciata all'Avvenire): "A ben vedere si tratta di qualcosa di più di una rivendicazione per così dire negativa (l'annullamento di certi legami); è anche l'affermazione di una consapevolezza sempre più diffusa di potere e dovere contare direttamente nella vita sociale, senza mediazioni di partito. Altro che. paventare il disimpegno dalla politica o la fuga dalle responsabilità! Può . sembrare paradossale, ma si potrebbe dire che le organizzazioni dei lavoratori in Italia cominciano oggi a far politica". Non mancheranno - si tratta di una facile previsione - difficoltà proprio su quésta line~. Se la destra tradizionale del movimento non costituisce un reale pericolo, le posizioni intermedie, le interpretazioni del superamento del collateralismo in chiave di "disimpegno"; o, comungue, di distacco un po' aristocratico dalla realtà po·li:tico - sociale · (magari all'insegna di quel tipo di critica aspra· ma indifferenziata e perciò spesso sterile di cui.il re_centeCongresso di Gioventù Aclista ha offerto qualche esemp,io), faranno sentire tutto il loro peso. Nel la prospettiva ormai ravvi ci nat~. del Congresso, i sostenitori della "linea Labòr" hanno ancora una battaglia da 'condurre, mà partono indubbiamente da una pòsizione di vantaggio, sull'onda di un processo di "politicizzazione" e di_ crescita . autonoma del movimento di cui i convegni di Vallombrosa, soprattutto quel lo .retelio scorso anno, hanno segnato le successive tappe. La "nuova domanda politica" è, insomma, qualcosa a cui le ACLI vogliono rispondere, sia pure con un proprio ruolo, che non è nè quello di un partito, nè quello di un sindacato; e che non è t,m ruolo autosufficiente, perchè nessuna risposta singola delle forze politiche e sociali così come oggi sono strutturate appare qualificata a soddisfare le attese e le sollecitazioni, le i-nsofferenze e le contestazioni della società civile, anche se ogni risposta ha un suo "peso" e un suo . valore obiettivo. Da questa consapevolezza nasce la ricerca di forme nuove, ancora in gran· parte da scoprire, di contatti e di incontri, di collegamenti che vadano al di là dei canali tradizionali, pur senza sottovalutare ciò che attraverso tali canali (partiti, sindacati) si è fatto e si dovrà continuare a. fare. L' ACPOL ubbidisce a questa "logica" e vuole segnare un punto di riferimento· per chi, dentro e fuori dei partiti, dentro e fuori dei sindacati, avverte l'esigenza di scavarea fondo ·nei problemi della società per costruir~ nuovi e più avanzati equilit;>ri, in termini di maggiore partecipazione, di nuovi rapporti di potere, di contestazione nei confronti della "logica". neocapitalistica (per dare ai lavoratori e alla società - a gi~dizio di chi scrive - più socialismo e un nuovo e. diverso socialismo, sulla misura dei· nostro mondo, tanto dissimile dal mondo di ieri). Non nuovo partito, perchè non n_egatricedel la validità e della necessità della milizia di _p.artito; non,· conseguentemente, seèondo_partito cattolico, e Labor è sta\o del tutto esplicito in merito; .non monopolio di nessuno perchè frutto di molteplici c_or,cors1e di differenti apporti politici,· ideologici, culturali 7- )

(quindi non proiezione politica del le. ACLI), I' ACPOL, così definita, può rappresentare molto o poco, ma certo vuole costituire un "momento", modesto ma non marginale, di ricerca e di iniziativa, un abbozzo ancora embrionale, ma suscettibile di sviluppo, di approccio concreto. ai problemi della nostra società, se vogliamo un incontro meno episodico che in passato, di energie e impegni di diversa origine ma convergenti verso obiettivi di ricerca non astratta, di definizione di una strategia di rinnovamento. Certo, rispetto ad alcune incrostazioni· del nostro assetto politico - sociale, l'ACPOL rappresenta un momento di rottura: se così non fosse, nascerebbe come cosa inutile e morta. Lo ha percepito nettamente Piccoli, al Consiglio nazionale della DC, rendendosi conto che la nascita dell' ACPOL e la preannunciata adesione di Labor si collocano in un contesto di superamento irreversibile dell'unità politica dei cattol:ici. Per converso - a testimonianza che può accadere che gli estremi si incontrino - taluni settori della sinistra dc hanno unito la loro voce al coro delle deplorazioni moderate per il gesto "sconsiderato" di Labor. Ma, come dicevamo all'inizio, è a monte che queste reazioni hanno' la loro radice: la "svolta" delle ACLI, se, come è presumibile, sarà ratificata dal Congresso, segna - come ha osservato Riccardo Lombardi - "una tappa di grande importanza nel processo di scioglimento dei nodi dell'interclassismo cattolico"; una tappa che, se tale processo avrà pieno compimento, potrà determinare "un salto qualitativo, soprat- . tutto sotto il profilo di una concreta e democratica ristrutturazione del la sinistra italiana". (9 Marzo 1969) TRAMONTO DI UN'IPOTECA Giorgio Lauzi " La costituzione della ACPOL continua a suscitare· commenti e ad animare. polemiche, gli uni e le altre talora caratterizzati da uno sforzo di comprensione, altre volte cristallizzati in schemi precostituiti. Che cos'è I' ACPOL? Quali obiettivi si propone di conseguire? Quali sono le sue, prospettive, le sue possibilità di "presa" nella società italiana? Le risposte a questi interrogativi sono naturalmente diverse sec.ondo le fonti politiche o giornalistiche cl'le le esprimono, ma, a monte delle diversificazioni di merito, troviamo una profonda differenziazione di metodo. ,r Vi è un metodo approssimativo e sbrigativo di giudicare un'iniziativa che dà fastidio:· quello dell'accusa di strumenta~ lismo. Si tratta di una soluzione valida per molti usi: consente, ad esempio, a certi "laici" d.i fede moderata di condannare con parole roventi l'apporto ali' ACPOL di cattolici che non si ritengono più necessariamente vincolati a votare per la DC, e il Messaggero giunge· a stupirsi e a dolersi del riserbo della gerarchia ecclesiastica, facendosi rispondere in modo assai più "laico" dall'Osservatore romano che I' ACPOL non è un'iniziativa confessionale nè monopolio di soli cattolici, per cui la Chiesa non c'entra per nulla. Ma - e il pàradosso è più apparente che reale - anche certi socia Iisti di fede socialdemocratica (il che non significa che siano necessariamente seguaci dell'on. Tanassi) si dolgono della costituzione del1' ACPOL, e non tanto per l'adesione ad essadi esponenti della sinistra e di demartiniani, quanto per la ·pre~enza di cattolici che credono nella deprecata teoria del "rimescolamento delle I car.t "etascffrò . e tes . e risi il centro - sinistra. "Ma 8 perchè non se ne stanno tranquilli nella DC, semmai con qualche cauta contestazione dal l'interno (non eccessiva però, altrimenti ci scavalcherebbero) che ci consenta di dire che l'asse politico tende a spostarsi a sinistra?". Questo è• l'interrogativo occulto che i ·suddetti socialisti si pongono, ma, poichè un residuo di pudore laico fa sì che non se la sentano di renderlo esplicito, essi sfogano la loro irritazione nell'arte raffinata delle "punture di spillo". Ed ecco, ad esempio, la folgorante trovata del direttore nenniano dell'Avanti! che, volendo svalutare la componente sociaIista del I'ACPOL e. sottolineare che si tratta sòlo di u'na manovra strumentale di Labor, e volendo, nel contempo, "dare una lezione" a quel seccatore del presidente delle ACLI, risolve la duplice esigenza con un'espressione lapidaria, "I' ACPOL del sig. Labor", dove il "sig." vuole evidentemente essere ironico e dispregiativo. Sarebbe sconfortante se tutti i giudizi sull' ACPOL si mantenessero a questo livello, ma fortunatamen·te non è così. Con buona pace dei moderati di tutte le -confessioni, nell'atmosfera stagnante della ·vita politica italiana l'ACPOL ha obbiettivamente rappresentato un fatto nuovo, un'ipotesi di lavoro che cerca di cogliere le tensioni e le sollecitazioni che si manifestano nella società civile: .una società civile per ·nulla stagnante che pone una nuova domanda politica e richiede risposte· poi itiche non tradizionali. L' ACPOL suscita naturalmente degli interrogativi. Si è qualificata per ciò che non è (non è l'embrione di un partito, nè tanto meno, quindi, di un secondo partito cattolico, cosa, quest'ultima, résa del resto evidente dal la presenza di forze socialiste; non è monopolio di nessuna componente o gruppo, nè somma aritmetica di diverse componenti, ma è un luogo d'incontro e di coagulo di forze diverse, un'associazione di _ç_arattere "aperto" che intende stabilire un rapporto dialettico con le tensioni della società civile, pur non contrapponendosi in termini sostitutivi a partiti e sindacati). L' ACPO L.dovrà o·ra qualificarsi per ciò che vuole essere, con un impegno di elaborazione culturale e poi itica da "costruire" giorno per giorno. Verrà il momento in cui si· potranno trarre dei primi consùntivi. Oggi ciò che appare significativo è che vasti e differenti settori politici e sindacali guardano all'ACPOL ton. interesse, adottando un metodo di valutazione profondamente dissimile da quello di cui abbiamo più sopra citato alcuni poco edificanti esempi. · "L' ACPOL è, assieme al congresso comunista, il segno più significativo di movimento reale all'interno della sinistra in Italia". Chi dà questo giudizio è Lei.io Basso, uno degli uomini più prestigiosi del movimento socialista. 11dato più interes~ sante - egli sottolinea - è che "l'ACPOL nasca in primo luogo da una. rottura dell'unità politica dei.cattolici (che è stata per 25 anni una pesante ipoteca sullo sviluppo della democrazia italiana), senza che,queste forze cattoliche in rottura con la DC diano vita all'equ_ivoco di un secondo partito cattolico" .. Al· contrario• ~vviene che dei cattolici "scendano nell'arena politica c.omè laici,. autonomi da ogni vincolò confessionale, in libera coliaborazion_e con altre forze di provenienza socialista, che vogliono pure esse rompere con gli schemi del centro - sinistra". Quali saranno le prospettive del I'ACPO L? Dipenderà - osserva Basso - da molte circostanze ma "anche dalla capacità. del le altre forze di si.nistra di muoversi anch'es$e in stretto collegamento con l'evoluzione della ·società civile". Giancarlo Pajetta giudica "due momenti di grande interesse. della situazione politica italiana" sia "il movimento che si è

sviluppat'o in questi ultimi mesi nella sinistra socialista" che "quello che è avvenuto fra i lavoratori delle ACLI". L'uno e l'altro - sottolinea (ma va osservato che nell' ACPOL opera.no altresì persone che si richiamano a componenti diverse dalle due indicate, N.d. R.) - sono "il prodotto di una profonda crisi sociale in atto nel Paese" e non sono quindi "in alcun modo riducibi.li a iniziative personali o a dislocazioni di piccoli gruppi politici". Ma qual'è la posizione del PCI di fronte a questa crisi? "Noi comunisti - risponde Pajetta - non ci compiac-· ciamo delle difficoltà che si manifestano nel partito socialista e tanto meno pensiamo di strumentalizzare lo sforzo delle ACLI per liberarsi dal dominio democristiano". Ciò che si sta verificando tra le forze di sinistra cattoliche e socialiste rappresenta piuttosto "un processo unitario fra forze democratiche ed operaie, un momento di riflessione e uno sforzo di rinnovamento. Si tràtta di una ricerca che verte su problemi che sono aperti e complessi anche per noi. E' proprio per questo che ci auguriamo che il confronto delle idee, anche lo scontro polemico, possano portare ad incontri e convergenze nell'azione, in una situazione ·in cui · ir problema di sbocchi politici positivi e di svolte concrete nella politica sociale si fa più urgente che mai". Problemi "aperti · e complessi anche per noi": sembra di scorgere, in questa affermazione di Pajetta, un indiretto· accenno all'esigenza di ripensare la propria funzione che investe tutta la sinistra italiana. L'esigenza, cioè , di quel processo di ristrutturazione deUa sinistra al quale anche .I' ACPOL si riferisce, quando rifiuta ogni ipotesi terzaforzista, e, nel contempo, sollecita un tipo nuovo di rapporto fra società civile e lotta poi itica, attraverso un rinnovamento profondo delle forze organizzate all'interno e all'esterno dei partiti. Su questa problematica, che Pajetta ha solo adombrato, un dirigente sindacale comunista, Bruno Trentin, segretario generale della FIOM - CGI L, é più espiicito. "L 1 a costituzione dell' ACPOL - egli afferma - può rappresentare, a mio avviso, un fatto nettamente positivo nel la vita poi itica italiana", soprattutto - aggiunge - "se gli sviluppi che essa assumerà confermeranno la premessa di fondo dalla quale i suoi promotori hanno voluto p_artire". Trentin precisa il suo pensiero affermando di non condividere "l'opinione di quanti, al di fuori della nuova associazione, si augurano, non so con quanta benevolenza, che essa finisca per tradursi in un fatto disgregatore, e non di ristrutturazione, della sinistra italiana", e ciò perchè "il processo di profondo e positivo travaglio dello schieramento di sinistra e dei vari settori del movimento operaio, sollecitato com'è alla costruzione di un nuovo rapporto con le forze sociali che nella fabbrica e nella scuola premono per una svolta nella. vita politica italiana, non trarrebbe certo giovamento dalla creazione di un nuovo partito che, oltre a detew,inare· un nuovo polo di cristallizzazione del dibattito in atto fra le forze politiche del movimento operaio, si coilocherebbe inevitabilmente nello schema di una terza forza che i promotori dell' ACPOL rifiutano in partenza con molta chiarezza". Da questa ·*premessa deriva la conclusione di. Trentin, che riflette le idee è i propositi che hanno presieduto alla co.stituzione dell' ACPOL: "La portata e le prospettive della nuova associazione - egli afferma - sono quindi affidate alla sua capacità di rimanere una iniziativa aperta, tale da liberare nuove forze della sinistra italiana dai pesanti condizionamenti che ancora precludono loro un rapporto diretto e feconde;>con 1 t 1tb eé-~OC.51'.l · el cai ~(J operaio, al vertice come alla base, e tale da mantenere nello stesso ternpo aperto il dibattito coi partiti della sinistra operaia, col movimento sindacale in quanto tale, èol mondo della cultura e con la contestazìone stuqentesca". Parliamo dell'ACPOL con un altro sindacalista, Franco rylorini, del consiglio generale della CISL, un giovane sindacalista del gruppo, guidato da Armato e Camiti, che ha vinto all'interno della CISL la battaglia sull'incompatibilità. Marini considera gli obiettivi dell' ACPOL stimolanti per "un 'processo di partecipazione autonoma dei lavoratori alla vita politica", tale da "favorire la ricerca di un assetto nuovo dello schieramento sociale, civile e·democratico." "Al di là degli interessi contingenti di questa o quella parte politica - continua Mori-ni ..:..questa iniziativa si colloca in un momento del la' storia poi itica del nostro Paese che segna una fase di crisi di quei canali di partecipazione politica che sono i partiti". Gli attuali partiti "sono più consumatori di un patrimonio ideologico nato dalla Resistenza che produttori di nuovi valori capaci ·di esprimere più vaste sintesi di rappresentazione delle tendenze che si muovono nella società italiana". La crisi in atto :_ precisa Marini - si estende alla scuola, al la vita associativa sociale, alla pubblica amministrazione. "Spesso il carat_teredi protesta e di contrapposizione è l'effetto di una stagnazione, di una mancanza di ricambio di classe dirigente e· di adeguamento del metodo del la gestione, oltre che di grossi ritardi strutturali. In questo quadro i gruppi sociali tendono ad acquistare piena autonomia di movimento, non solo come governo rivendicativo ma anche come produttori di valori nuovi, ideologici e culturali. L' ACPOL mi pare èmlga, fra l'altro, questa dimensione del fenomeno. Cioè esiste uno spazio che è di ricerca, di promozione, di liberazione di forze relegate in condizione di subappalto politico. Può essere un grande stimolo ai partiti di massa a muoversi da una staticità che, per quanto ricca di contemplazioni tattiche o vagamente avveniristiche, è ancorata al passato e rischia la rottura col futuro politico del nostro Paese". Marini giudica quindi · assurdo, in polemica con le note tesi adombrate da Piccoli,· "proporre incompatibilità di presenza fra · associazione e partiti, nella misura in cui l'iniziativa supera- steccati confessionali e tende a favorire, anche attraverso una contestazione dialettica, l'adeguamento dei partiti a una visione più moderna e democratica della lotta politica in Italia". A conclusione di questa panoratnica di opinioni, due giùdizi di parte socialista: quelli di Enrico Manca, della direzione del PSI, demartiniano, e di Tristano Codignola, esponente della sinistra sociaIista. L'aspetto più interessante dell' ACPOL - osserva Manca - è "il suo carattere di tentativo serio e responsabile volto ad approfondi.re il significato e le implicazioni, iri termini di cultura politica, di quell'in~ontro non tattico fra socialisti e cattolici che era stato uno dei motivi iniziali più stimolanti dell'esperienza del centro - sinistra e che, dopo le prime enunciazioni cariche di speranza e di possibilità, sembrava essere stato lasciato da parte". "E' importante - aggiunge Manca - che cattolici di sinistra, di diversa collocazione ed estrazione, e socialisti, nella convinzione .tutti che il partito socialista sia e debba rimanere con una sua specifica fisionomia parte integrante dellà sinistra italiana abbiano avvertito l'esigenza, al di fuori di ogni tentazione partitica ed elettorale, di un comune discorso culturale ove sviluppare una meditata critica all'insufficiente risposta che le forze politiche danno 9

oggi alla domanda di partecipazione della società civile. Altrettanto rilevante mi sembra il fatto che il confronto costruttivo fra socialisti, cattolici di sinistra e comunisti - che ha ricevuto un significativo impulso dal 12° Congresso del PCI - venga proposto non nei termini di velleitari scavalcamenti o di incontri da potenza a potenza, ma cqme discorso comune di tutte le forze di sinistra; discorso che trova nell'ACPOL un'occasione di approfondimento, innanzitutto fra quelle forze che hanno alle spalle - coi suoi non indifferenti risultati ma anche con le sue delusioni - un'esperienza di collaborazione sul terreno della concreta azione politica". Per Tristano Codignola , infine, occorre partire da una precisa premessa: "Tutti i partiti politici riproducono oggi schemi ideologici e posizioni di schieramento mutuati da una esperienza vecchia di venticinque anni. Nel frattempo, la società nazionale ha compiuto un rapido salto qualitativo e quantitativo, senza riscontro nelle forme del la rappresentanza poi itica. Fra le complesse radici della contestazione va certamente annoverata anche questa". "Ne è derivata una situazione di instabilità, di contraddittorietà, di insoddisfazione, continua Codignola, in tutte le formazioni tradizionali: si sente confusamente che la realtà non si fà più rappresentare da schemi consunti, nè rinserrare in contenitori arrugginiti. 11 problema centrale del la nostra vita politica si identifica in un processo di decantazione delle formazioni esistenti, per consentire nuove aggregazioni di forze omogenee". "Nella tendenza di ogni organismo alla propria conserv'!,zione, aggravata dalle posizioni di potere precostituite, è per il momento difficile prefigurare le nuove formazioni, i nuovi schieramenti. E' perciò estremamente importante il tentativo di far convergere in un punto di riferimento extra - partitico le forze e le tendenze che militando in partiti diversi sentono il bisogno di confrontarsi e di conoscersi fuori da ogni prestabi-lito conformismo. Solo se questo processo di rielaborazione e di convergenza di posizioni omogenee avrà successo, si creeranno le condizioni per una rinnovata fiducia dei giovani verso la politica". (30 Marzo 1969) Un articolo dell'On. Bodrato sulla problematica aperta da Labor ACPOL E PARTITO Giuseppe D' Aloja Pubblichiamo volentieri quest'articolo dell'On. Guido Bodrato, relativo al problema della adesione all'ACPOL, il nuovo movimento politico e culturale cui si accinge a dar vita Labor. Di tale problema si occupò anche l'On. Piccoli, sia n~I corso dell'ultimo Consiglio Nazionale sia, più recentemente, in alcune risposte ai giornalisti di "Tribuna Politica" o l1oteca Gino Bianco In quelle occasioni l'On. Piccoli riservò agli organi del partito un futuro eventuale giudizio sulla appartenenza, da parte di soci della DC., a movimenti diversi, conformemente a quanto recita l'art. 2 dello Statuto. Nel chiudere la discussione in Consiglio Nazionale, l'On. Piccoli ha dato notizia - con riferimento ad informazioni giornalistiche e ad alcuni brevi cenni polemici emersi nel dibattito - di una lettera inviata a me e ad altri amici sul problema dell'adesione all' ACPOL, il movimento culturale e politico promosso da Labor. 11 segretario del partito ha inoltre rivendicato la preminente responsabilità del partito in ordine al la valutazione da darsi sul la compatibilità poi itica tra adesione al la DC ed adesione ad altri movimenti od associazioni con finalità generalmente politiche. Non è certamente facile rispondere ad un quesito posto con riferimento ad una iniziativa ancora indeterminata, sulla quale circolano valutazioni diverse ed in molti casi opposte: personalmente nel diçhiarare il mio interesse per questo movimento mi sono riferito al le dichiarazioni rilasciate da Labor al I'" Avvenire", laddove afferma che questo movimento dovrà rispondere alla esigenza di ampliare a tutti i livelli la partecipazione democratica, facilitando l"'autocoordinamento fra tutte le forze che vogliono cambiare la società italiana, senza ovviamente perdere il senso dello stato e della indispensabilità delle sintesi politiche"; più oltre è detto che a questo nuovo modo ·di fare poi itica possono essere interessati lavoratori, studenti, giovani e uomini politici "senza dover abbandonare le posizioni che ricoprono nelle sinistre dei rispettivi partiti". In questi termini, l'intenzione di aderire all'iniziativa di Labor è .stata enunciata da Donat - Cattin alla conclusione di una "~s~emblea aperta" degli amici torinesi di "Forze Nuove", nel "corso della quale i numerosi e vivaci interventi sulla situazione politica e amministrativa di Torino si sono tutti caratterizzati per una ferma volontà di portare avanti la propria azione politica "nella" e "per" la DC. Sono però d'accordo nel riconoscere l'opportunità, specie se esistono dubbi sulla collocazione politica del movimento di una responsabile valutazione, anche e particolarmente perchè questa sarà una concreta occasione per uscire dall'ambiguità di astratte formulazioni sul la disponibilità della DC al dialogo con le componenti sociali e giovanili, e da definizioni - sul pluralismo e l'autonomia - che ci troviamo di fronte ad ogni occasione e che è ora il caso di confrontare con la realtà. Si è detto che l'eventuale adesione a movimenti che promuovono il dibattito culturale e politìco pone in essere una politica del "doppio binario"; questa affermazione a me pare rifletta pigrizia e schematismo, difronte al la complessità della situazione poi itica. Altri ritiene che si tratti di ambiguità, o addirittura di viltà poi itica da parte di chi non saprebbe scegliere tra un partito che potrebbe essereavviato al tramonto ed un movimento che ' potrebbe esaurirsi forse prima del decollo; anche queste critiche, che colpirebbero la nostra coscienza, sono dettate da un certo modo di guardare la realtà preoccupato di emanare sentenze più che non di capire e discutere. Non affronto in questa sede i problemi che sono al centro di un dibattito aperto sul I"' Avvenire" e che riguardano i rapporti tra le Acli e la nuova iniziativa promossa da Labor, ma mi soffermo sugli aspetti generali che la polemica ha postò in evidenza nel la DC.

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