Acpol notizie - Anno I - n. 2 - Dicembre 1969

Discorso unitario Pure qui però occorre saper superare gli ambiti strettamente nazionali e iniziare un discorso unitario con i lavoratori di tutti i paesi e saper cogliere i legami della lotta dei lavoratori dei paesi avanzati con quel la dei ceti poveri e diseredati del mondo dei popoli depressi e più poveri, al di là della difesa corporativa di interessi precostituiti e degli egoismi che si manifestano anche nel mondo del lavoro. La strada è oltremodo lunga e difficile. Gli errori da evitare sono quelli legati alla fretta, cioè di non saper tener conto che la via da seguire è quella della sperimentazione, proprio per essere concreti e legati al la realtà che muta continuamente nel tempo e nel lo spazio. I noi tre occorre evitare - questo potrebbe essere il rischio maggiore per l'A.C.POL. - di entrare nella lotta politica troppo presto e con una sua etichetta particolare, il che non esclude che, a livello sperimentale e dove le situazioni locali lo consiglino, possano anche assumersi, con etichett~ diverse, posizioni politiche su diversi problemi e anche iniziative più strettamente politiche. Certe prese di posizione e certe iniziative politiche di gruppi spontanei, che credono di essere già in possesso di ricette politiche sufficienti, indurrebbero a far temere appunto che questo possa rappresentare un grave pericolo per una associazione come l'A.C.POL., che intende costituirsi in fondo come un gruppo spontaneo e dialogare con altri gruppi spontanei. Con queste cautele e con molto coraggio mi sembra però che I' A.C.POL. debba essere sostenuta perchè per essa risulta esservi nel paese uno spazio effettivo e un reale bisogno, come del resto dimostrano anche le recenti e gravi vicende poi itiche italiane. ,. Giorgio Batti stacci (27 luglio 1969) L'INIZIATIVA CENTRISTA "Il disegno della destra, che oggi punta sul monocolore, è di l'.tilizzare le tensioni sociali che si verificheranno in autunno come occasione di uno scontro frontale, muro contro muro, in funzione di elezioni anticipate all'insegna del blocco dell'ordine. Tocca alla sinistra opporsi a questo piano assumendo le proprie responsabilità storiche e utilizzando la grande spinta rivendicazionistica per portare tutto il paese a un livello di civiltà più elevato. Un governo· DC - PSI capace di ottenere un'apertura di credito da parte della sinistra è, in queste condizioni, la sola maniera seria di fronteggiare questa prospettiva". intervista a Riccardo Lombardi "Non è il caso di indulgere alle tentazioni trionfalistiche, questo è un momento grave che esige molta lucidità e molto coraggio. 11paese è a una svolta e la sinistra non può lasciarsi B bcogl·e ~gjP ePoari~'. IDac31u~e, giorno Riccardo Lombardi 20 va ripetendo questo ritornello a tutti coloro che, dopo la scissione socialdemocratica, vanno a trovarlo per congratularsi con lui, l'avversario irriducibile dell'unificazione, l'uomo che ancora una volta sta vedendo il partito che lo aveva per anni tenuto in una esigua minoranza dislocarsi con imprevista rapidità sulle sue posizioni. Durante il lungo tempo dell'isolamento, quando i "dottrinari" della sinistra venivano ascoltati con educata sufficienza dal gruppo dirigente del partito e con rispettosa perplessità dalla, quando la situazione, dopo la fatidica impennata gregoriana, si faceva- tutti i giorni più pesante e tanti amici, uno dopo l'altro, lo lasciavano, Lombardi confidava spesso a quelli che gli stavano più vicino: "Mi accusano di preparare una scissione a sinistra, eppure io devo fare tutti i giorni il confessore, ascoltare i compagni che mi dicono di voler lasciare il partito e trovare degli argomenti per convincerli a rimanere su una posizione ingrata, dura, quasi disperata. Però non credo affatto che questo nostro sia un ruolo di semplice testimonianza". Oggi che il centro - sinistra e l'unificazione sono investiti della stessa crisi, quejla che a molti era apparsa una testimonianza mista di moralismo e di testardaggine si rivela come una poi itica lucidamente prevista, la sola poi itica, dice Tanassi e dicono i giornali di destra, che in proiezione esista nel PSI dietro le cortine fumogene di De Martino e Mancini. Ora magari i giornali della destra e l'onorevole Tanassi non vanno presi alla lettera, ed è anche troppo chiaro l'àrtificio polemico su cui si reggono queste affermazioni; non sarebbe difficile, tuttavia, negare che Lombardi abbia conseguito una di quelle vittorie storiche al le qual i del resto non è nuovo. Gli amici che l'avevano lasciato perchè, come Antonio Giolitti, ritene':'ano astratta e inutile la sua opposizione al centro - sir.iistra e quelli che se ne erano andati dal partito, accogliendo l'appello di Parri, perchè ritenevano sterile la lotta interna nel ·psi sono adesso costretti a riconoscere la superiore lungimiranza del loro antico compagno. Riccardo Lombardi è tornato di nuovo nel vivo della lotta, nell'occhio del tifone che si sta addensando sul socia Iismo e su tutta la democrazia italiana. Non c'è tempo, in queste condizioni, per l'autocompiacimento, e lo ripete anche a me: "Quei pochi che si sono battuti contro l'unificazione non devono indulgere alla tentazione trionfalistica. La scissione non riproduce la situazione iniziale del processo di autonomia socialista. Oggi invece il partito è largamente infetto di ideologie e metodi socialdemocratici, che preesistevano all'unificazione stessa: si tratta di riimmergere il partito nei contatti con la società civile e con le sue pressioni": Lombardi mi riceve nel suo studio di via della Croce, alla sede della corrente di sinistra, dove gli giungono in questi giorni da tutte le parti d'Italia telegrammi e lettere di solidarietà, sp~sso di vecchi compagni di base che erano usciti e che ritornano, ora che "se ne sono andati gli scarafaggi", secondo una frase che ha fatto fortuna dello scrittore Augusto Frassinetti. Circola nel partito una ventata di euforia dopo la scissione che è stata accolta da molti con un senso di Iiberazione, come la fine di un lungo incubo. Lombardi, certo, capisce il valore positivo di questo stato d'animo; ma non ci si lascia andare. "Sarebbe errato - mi dice - pensare all'automaticità di inversione della linea del PSI quanto dar credito alla tesi propagandistica che nulla è cambiato. Capisco bene l'esigenza comune a De Matino e Mancini di togliere spazio e argomenti agi i scissionisti, ma la verità è che l'operazione nuova maggioranza, inizialmente configurata come un timido indolore

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