Giuseppe Galletti - Una zuffa in Bologna fra i borghigiani del borgo Sampietro e i napoletani

-G - Fr·~ color· fu Mur·at Ile dell ' antica J'nl'lcnopc , che r otto ogui r·itcgno, 'fcntò , se g li arritlca la sorte amica , Di ri coudurrc Italia a un solo r egno: E unita molta geulc iu un baleno, D'arme l' empi,·a dal Scbcto al Reno. ììon c ran ques ti i g lor'iosi avanzi Degli i tali Dra ppelli ; cran ciur·maglic Le più. raccolte in molta fr·e lla c dianzi, Di di sci plina ignar·c c di ballaglic. Y' crnn dc' prodi ;mro t· ; ma la più pal'lc Scguia piti volonlicr Bacco che Mnrtc. i\'on canto di quc ' giorni i tristi falli , Giorni che dc!li fu t• d' inllitJeudcu: a; Cui per motteggio , lauto scot·ser ratti, Fu nggiunlo di penclrn:a , c di 71artcn:a: F. infatti c l~rgno c Re S\anir quai J,,,.,·c , I' si può dir , ch'ci ,-enne . vide c sparvc. Chè il cantar di quel Prode inulto ancora, Che in sul lido di Pizzo oncudamcutc Yita c regno perdet te, un Canto f01·a Che pianger vi fal'in dirottamente; Ed io 'uo' che ridiam ; si piange tanto , Che è giusto il dare un po' di tregua al pianto.

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