Giuseppe Galletti - Una zuffa in Bologna fra i borghigiani del borgo Sampietro e i napoletani

l JNA ZUFFA IN llOLOGNI\ jJ,a I ROUGUIGI!NI ~~J4 18Q)It00 3}&~DI~1:U!0 d CA:'\TI DCE ,\ S l't: S ~ DEr. l. ' A UTO l\ l! l 8~G.

Per mise ra moneta assai promisi ; E mcnlt•e in tai faccende a' ' ie11e S!•CSSo , Che il più g t·a sso ofi'ct·i r termina in lisi , l o i ti\ ccc ' i Yuo' dat· pi t't de l promesso ; E pirgandomi a (IIICI che molt i han chies to , Aggiungo a questo Canto il Manifesto.

J'rcntn c più anni or son . <tuando qui 1enne Ili x~ poli un' armala , c Italia scorse, Una zuffa in Bologna , un chiasso a1 1cnnc Fr·a Regi c Cittadin, chè il sangue cor·sc Nel Borgo di San Pict r·o, 01 c una festa A que lla parapiglia ori 0 iu porse. E un Cauto io n' ho composto in rima sesta , Che vor-rei dare in luce , se pu r· tro1 ' ' Chi mi pa 0 hi le spese; è cosa onesta. Chè il cantare per nulla non mi è nuo1•o: Ma lo spendere ancor, fora da matto Nel magro slalo io cui or mi ril r·o1o. E a soppcr·ir1i io fo quel eh" altJ"i han fall o; Offro un ' associazione, cd ho fidanza , Che chi si associa farà un buou contra ilo. I o feci iu questo Canto una meschi.111za l'er· dar ucl dente a tuili ; anuoia il desco 01e ri ll·o1i solo una llic tanza. V' è il 0 ra1c, il lieto , il tragico, il bernesco , 'i son morti , feri li c s ll·ani CICnli l'cr· <tut•i n ri piace il ficr·o c il romauzr•sco. Yi sono f,•,lc c zioic; onde contenti 1'\r• fi~u cui rider piace c fa•· ba l dori~ , I\ è l r~gllr ' onuo guai . pianti c lament i.

-4V' è pc! studioso un poco! in di s toria ; V' è pcl Fcls inco cb' ama il suoi natale Del valore dc' suoi chiara memoria. Ma il pregio ancoa· non dissi il più essenziale Onde più volonlicr lo leggea·cte ; Non vi di ssi cioè quant' esso vale. Val ' 'enti soldi sol. ... Che più volete? I ver si miei vi do sette al quallrino : Son settecento c più: contenti siete 'l Giammai le Musc a prezzo più meschino }'ur vendute, n~ppur solto le ves li Del 'l'rovalor phì umile c più tapino ! Son pochi i palli dell ' acquisto, c onesti: l ver si miei stampati in un libretto Fra un mese, o poco più sa a·anoo presti. E quando lo saran, come prometto, Or promcllctc a mc , Signoa·i miei, Di comperarli allor per un Papcllo. Ma for·sc voi di rete : c l La chi sci ? l'crchè taci il tuo nome in ques to foglio? Se Aulor ti fai , non occultaa· ti dci. E vi rispondo che fir·mar no ' l voglio r cr onesta cagion, non per vergogna: L' anonimo non fo per qualche imba· oglio. Sol vi dirò ch' io sono da Bologna, Ch' allri miei versi aves te pct· le mani : Oa· ne S<lpcte pi(a che non bisogna; Contentatevi adunque, c s tate sani.

-5CANTO l. Vinto il Corso, quel fulmine di guerra Che di F1·ancia, c d' Italia il f1·en reggea, Si diero a 'ughcggiar cotesta terra Molt i potenti ; e un brano ognun volea Del bel paese, le cui ricche spoglie l~ ut· segno ognora a sviscerate voglie. Chi ne voleva per ragion di Stato, Chi per tener diritta la bilancia, Chi ri1 oleva quello onde spogliato J.' a'ea coll' armi poco addietro Francia , Chi s' appoggiava alla ragion del brando, Chi un pretesto, chi l' altro iva cercando. Iladate ben; chè il nudo fallo io di co, Senza pensare, o dir se a1·esscr torto : Sono una talpa. e non capisco un fi co Di tai cose; nè son si male accorto Da porre il naso dentro un ripostiglio, Che scrutar non si può senza periglio.

-G - Fr·~ color· fu Mur·at Ile dell ' antica J'nl'lcnopc , che r otto ogui r·itcgno, 'fcntò , se g li arritlca la sorte amica , Di ri coudurrc Italia a un solo r egno: E unita molta geulc iu un baleno, D'arme l' empi,·a dal Scbcto al Reno. ììon c ran ques ti i g lor'iosi avanzi Degli i tali Dra ppelli ; cran ciur·maglic Le più. raccolte in molta fr·e lla c dianzi, Di di sci plina ignar·c c di ballaglic. Y' crnn dc' prodi ;mro t· ; ma la più pal'lc Scguia piti volonlicr Bacco che Mnrtc. i\'on canto di quc ' giorni i tristi falli , Giorni che dc!li fu t• d' inllitJeudcu: a; Cui per motteggio , lauto scot·ser ratti, Fu nggiunlo di penclrn:a , c di 71artcn:a: F. infatti c l~rgno c Re S\anir quai J,,,.,·c , I' si può dir , ch'ci ,-enne . vide c sparvc. Chè il cantar di quel Prode inulto ancora, Che in sul lido di Pizzo oncudamcutc Yita c regno perdet te, un Canto f01·a Che pianger vi fal'in dirottamente; Ed io 'uo' che ridiam ; si piange tanto , Che è giusto il dare un po' di tregua al pianto.

D' 1111 picciol caso canto sol la s tor ia I11lro Bologna in quc' giot·ni accaduto, Oudc fra noi ne resti almcn mcmot·ia : j.: 1111 capriccio , è un pi ensie t· che m'è ' enulo: S' u11 rautò dc' StiYal i , nl!t·i del Naso, Ben posso or io cantar nart•<tndo un caso. l ' n caso? Oibò; non prclla è la paro la , l pedanti di ran' . non suona uu fallo, Ma incer to C\ Cnto: Oh fat e mi altri scuola , Che per 'oi diYcnir non ' ogli o ma !lo ! Se i l mio di t• , se il mio ennio non 'i piace, Dalegli un calcio , c mi lasciutc in pace. ntusc, Ol'feo, Lino , Appollo io non im oco , Chè il confesso , non so <t ua l gen te si a : E impl'lrm· un po' d' estro , 1111 po' di fuoco Da sconosri uti , sembranti pauia . A mc lo chieggo, c quando \'iene il colgo: Dunque udite, chè al canto il labbt·o io sciolgo. Appeu;t i 1\egi fut·o entro Jlologna , Che a mol t•s tar si die ro c questo c quello; A rubbar donne, c far lor o \ Cr !(ogna, Insu lta t·. brigat· risse, c fat· macello, Come se il popol fosse un 'ile armento Oa sgo1.zarc c goder e a lor Inten to.

- 8Ma si scosscr ben pres to i Bolognesi, Facer1d0 su coloro as1)1'e vendette: Ogni di se ' n vcdcan a l suoi proslcsi , 1\olli da ca po a pie, tagliati a fe tte: E di fe rili poi d' ogni manie•·a Allo Spcda lc non finia la schiera. Fiaccossi allora di coslor l ' ordire, Nè s' aggi ravan pitì che a g•·ossc l ormc; Ma troppo rotte cran le parti all 'i re, Si che il mal non cessò, cangiò di forme; Fur piii rade le zuffe , ma più fi ere, Popolo , c 1\egi combnlleano n schiere. Jl,·a la rabbia popola r si accesa, E ogni dì v' c1·a un scontro, un' \W\'Cnturn; Quando una festa accadde ad una Chiesa Della Ciltade ct·clla in sulla mura, Che se a Fc l'l'ara vai li lasci a rch·o , Alla Madonna del Borgo Sampietro. Di lunga via s iede essa a capo c n fronte, Piena di gente r ozza cd ope rosa, All'uopo di gran c.oJ' , di mani pronte, Casta di s tinta d' ogni f•·cn sdegnosa, Che a quell' Immago ha un culto cosi pio, Si che è li-lì per anteporla a Dio.

-!JColà in quel g10rno ognun gavazza c ride , Potco·c , o non potere , i l si dcc fao·c : J, ·un l' altro si soccorre, c il pa n divide; l~ un !ripudio , i' una festa popolao·c; Dd la è la 'ia di drappi c fioo·i oo·oo.1ta, E quella gente n'è lulla beala. Chiudca la fes ta nl to·amonlar del g iorno Devota proccssion d' uomini c donne , Che pcr cor rca le 'ic lullc all' intor no F o·a suoni , canti d' inni , cd eleisonne; E in essa i Botghigia.ni cra.n pl'imicri Colle pitì hcllo g iubbe , c co' loo· cco·i. P icciol Drappcl ' di Guardia cittadina Con lucid' arme, cd in bell ' ordi n pos ta l-'eu COI' leggio alr Immagine Dh ina, l~ la folla del Clc o· tcnca discos ta , Modi adoprando ones ti c temperati , Non come usan con noi cer ti soldati . Fra la folla che ommcnsa s' accalcava ~Iolli ~:tpolctani craoosi misti; Ed il popolo iooquicto bisbiglia\ a: Che fanno qui , che vogl ion ques ti tri sti ? Spiando!i alle nto come chi sospclla , Come il gallo, che il sor cio al 'arco aspella.

- 10 - Ed u rag ion ; poiché sempre lit do1c Si caccia' an costor , nasccan scompigli : E ilcnchè poi quand' ct·auo all e proYc Fuggissero assai spesso qua i coni gli , Pur SCilll)l'aVa tenessero a dilello ))' aizzare l' ire che bollian nel pello. Il DiaYolo qui pur volle lenlul'li , I~ l o s trano pens iero in l ot'O sorse Di cucciar que' Soldati ~ tl isannarli , E sè, in lor o vece , n quella guardia pot·sc ; Frenes ia da bas toue , ulroce insullo All ' arme , ai cittadini , ul loco , ul culto. A queslo pnzo fin si rannodaro In una forte mano, c accol'lamcnlc Più che poter' quc' a l~mali nvvici ntlro; E qua tHio fur d ' appresso , di r cpcnlc 'fralle le spade in mina ccioso pig lio , D' eseguire tcntaro il lot· consig lio. All ' impr ovviso affronto un g l'ido alzossi Di rabbia, di timor , d' ira , d ' on·or c : ], a processione n un trallo iscompigliossi ; l~ della pompa sua senza l ' onore l ' nll·o la Chiesa fu l'Immago ll·alla , Fra fJuel trambusto per pt•tJd igi o intatta.

- Il C1·oci, st endal'(li , poli i , O l' l'edi, manti Anda1· sossopra in quel tumulto orrendo, Sperpera li qui• c là, pes ti , cd infn111ti: Donne, fanciulli , Clc•· fuggian s tl'idcndo; Chi pcrdcll c i l cappel . chi la ca lotin , Chi la cuffia . chi il l'cio. c chi la colla. Mn non fu !:giro i fier i Borghig iani , Che cbri di sdegno fendendo la folla , Co' Hrgi tosto Ycnncro alle mani : l~ il p•·imo fu Sandrel dello Cipolla, Che al primo Regio che incontrò ri \Oilo, Pian tò il s uo cero ardente in mezzo al volto. Segu ir l' esempio quanti aveano il cero. Cacciando! !or s ul na so, c fi n negli occhi: All' ardo•· della fiamma , a l colpo fic•·o Cadeano i lh·gi quas i fosse •· tocchi Dalla lancia d" Astolfo , c ud ando come Presi gli avesse i l Dia l ol per le chiome. Juvan tcut.a •· le Guardie c itladine, Ponendosi di mezzo alla t cnzonc , Pace g t·idn•· , c pon ·i tos to fine ; Chè i l Bo•·ghigian non udia più r.1g ionc; E comunque a scampar fossero prcs tc , l'urc <tnch ' esse ne fur malconcic c peste.

- 12 In un balcn per tutta la contrada E•·a un gr· idar~c all' tu·mc , un fìcr muggito ; Cento c pili 1\cgi tratto n' ca n la spada , E i Borghigian sbucando d ' ogni sito , Incontro nd essi s' ea·ano s lanciali 'fulli in diverse e strane guise armati . Chi n'ca lunghi coltelli , o nculi stili, Cont ro di cui c a·a ogni schermo Yano; Chi foa·chc aYea , chi pale , c chi badili , Tutto in annc cangia' a in loro mano ; Chi nodosi baslon lunghi più spannc , Che mancggiavan come li evi canne. Chi punte n,·ca di ferro, o larghe scuri , Ordcgni di lor arti , c chi martelli , Con cui u si a squarciare c legni c muri Da' nn bolle da ciechi orrende; c a que lli Ch' ca·an scnz' arme , per non sl aa·nc ignud i , J,e sedie spaa·sc fua· lor arme e scudi. E incalzaYano i Regi quai mas tini , Che aizzali i!'l'ompon , a·ol l n la catena; Ballcanli a fianco , c u fronte c si vicini , Che muo,·ea·si or amai polcano appena , Ed usar del fa,·or che polcan t rar re Dalle lor lunghe spade c sci milarre.

- 13L' n guercio dello il Riccio, un fu naiolo , l ' o·esn una COI'IIa c fallo n un caJJOun laccio , La getta' a sui Regi , cd il mal'iuolo Scmpo·c qual cuno ne coglica all ' impaccio; E a lc1·ra lrallol , ne fca l al gover no , Ch' a llo a pugna.· non CI' U più in clcl'loo. l'n allo·o preso un sacco , c in fondo un sasso , h a do' c la mischia co·a più gl'Ossa ; l/ ulza\'a in ac t· , poi mena\ a a basso, E ai Regi s ll'ilolava c car·nc cd ossa. A quell ' a rma fa lal non v' cm scampo , lluolar , piomllao·, ferìo· , l ullo co·a un lampo. Ma i gran colpi , c le prove spcrli catc Di forza c di ' alor , che i nostri dic•·o Tullc non ' i so d ir , chè innosscn ate Giaquero molle, c io 'uo' sol din i i l ' 'e ro. Qui11di 'i dico sol, che opraro cose Più dc' falli d' Or lando glor'iosc. L'onda , lo scal pitar dc' comballcnli , Le go·ida , l' imprecar , dell'ann i il suono , Dc' fr l'ili le sll·ida , cd i lamenti Mcsccan nell' acr un O l'l'ido frastuono; E le donne ai balconi , cd a lle pol'lc St ridevano iu false tto anche più forte.

14 - Di Regi quali spenti , o scmivivi Già seminato era dovunque il suolo ; E mentre il san gue !or scorreva a ri vi , n e' Bcwghigian' nou era spcnlo un sol o; Ch ' usi a tai zufi'c stret te, ag ili c des tri , A schcrmirc c a fer ir cran maes tri. Colti da tanta furia , c in si aspro modo , Fcr ' qualrhc prova in prima i Regi anch' cs&i , l'cr ritira rs i almcn tutti in un nodo , E non veni re ad uno ad uno oppressi ; Ma il sgomento che i pi ù ben pres to prese, Anche questo consiglio inulil r ese. 11 g t·ido • dagli , ammazza • che da mille, E mille voci ovunque alto muggiva , Nel cor dc' Bot·ghig iani eran fa vi Ile Ch' esca p01·gcan all ' ira rhc bolliva; l\lcntre ne' Regi con oppos to cfl'ctto La trcmarclla g li cacciava in pcllo. Rotti c confusi , g ià chicdcano aita A mamma c a San Gennaro , c indic lrcggiauùo f~ uggir cc 1~caran per campar la vita; l\la in,·an , chè ovunque erano chiu si _: quando La fu ga lor di schiuse la fo1·tuna , ~JcntJ·e omai cran scnzu spcmc alcuna .

- 15 - A llll'LW della 'ia due 'iolli v' hanno L" un coutro r altro ; c quello che è o ponente 'fag lia un ruscello , cui il nome dauno J) ' Aposa , u secco c umile i l più sovente, Quilndu 110 'l gonfiali piog!(it: o l \'ici n monlc, E cl i l si 'arcn sur un picciol ponte. l'ochi 1\rgi rimasti occulti c s parsi Yo lse1· per que llo nel cercar e un 'a1·co: E giuut i al po nliccllo , h i appiatarsi Scendendo queti sollo l' umi l arco , Colla spemc che il ciel fnltosi oscuro , Poll· ian :lllot· non visli ire in sicuro. Ma una Hcchiclla ascosa per que l ,·icolo , Di quelle che se tacciono è un miracolo, A tal che parlcrcbbcr pcl ,·cnll"icolo, Li SCOI'SC, c t osto diessi in suo 'cmacolo A g ridare • l m què, i m 'Jilè sii emi • Ygni d {ttJll·ast ntga;;, eh" 11 j' etti in man. Quel g rido da p iù ' oci r ipetu to All ' OITecrhio arri'ò dr' comballcnti : E i ll on:hi~ian credendo Iii 'cnuto ~occorso ai Rrzi di JHIH·llc ;:cui i . mrr h·r~ua a q uesti. ,. rm·•r•· 'cr qn l'l calle. l'l'l' 11011 ,,•nirc ancor colti all<' s palle.

- 1G - Regi n <1uello scampo inaspettato fu ggi r per la più b•·c, c di galoppo , l'orlando in groppa cui manca' a il fia to, O per ferile o perchè sconcio o zoppo ; Nel mentre i Borghigiani tutti quanti Ycr quc' g ridi correnn stizzosi c ansanti. Ma giunti , c visto il loro c•·ror, che nvca l 'cr pochi apc1·to un scampo agl i a lt r i molli , Il di spetto, il livor che li accendca Scoppiò su quc' meschini; c a lor rivolti , E accerchiati li ovunque n pochi pass i , Li inves tir d' una g •·andinc di sassi. Non valsero nè p1·eci, nè lamenti, Chè solto una tempesta immane c densa In pochi i stanti fur schiacciati c spenti , Anzi sepolti solto mole immensa; Si che n scuopri•· dippoi gli avvanzi loro Non fu bastante un mese di lavoro. Qui la pugM cessò, la strage c il sangue, E in lutto il Borgo un 1\egio più non v' era , J1uor dc' non pochi che giaccnno esangue: Ed Il 'itloria cosi bella c intera So•·sc fra i Borghigiani ad una voce Un gr ido di letizia allo, feroce.

li - Tuonò si forte questo fi cro g l'ido , Che agghiacciò di t imor fino i lont;uoi ; Spaventa li gli augci fuggir· da l nido, l galli s ' appialar , urlaro i cani , J,' udiro i sooxli , nè vi conto fola , Giunse a Budrio , a Minerbio, al Tcdo, a Zola. E chi la gioia !or· , chi l' csullanza l' olr·ia r idir·c che li imasc c scosse, E che spi rgavan iu lor rozza usanza Con sa lli , gr·ida, canti c s t r·anc mosse? Era un giu bilo , un chi asso , un ' allcgr·czza Al colmo gi unta d' una pazza chr c•zza. E in mezzo a quella il pio pcnsicr lor venne D' andar riuniti alla Chicsuccia loro l'cr· r·cndcr·c a Ma l'i a g r·azia solenne; J·:d allcr·nando CI'Vil·a c pr·cci in cor·o , Già ' cr essa muovca lo sluol r,·sloso, llcnchè giit chiuso il Tempio, c il so l già ascoso. Qu ando una 1occ s' a scollò sonor·a Gl'id;u· : che fa te? Siete for·sc pazzi l Teste.... tt•s tc.... di r·a1>c . è questa l' oo·a Di f,u· 11ucsto boo·tl,. llo da ragaui ? E chi accertar 'i puotc, poR'arha('CO '\on 1i minacci intanto un nuo1u att acco l 2

- 18 - E ai capi delle 'ic chi intanto gua1·da Onde non ' cnir cotti all' imp•·cvista ? E se ora, c se più poi nell' o•·a tarda Di nuo\O i•·•·ompe qttella gente trista , E che sarà di voi? Dunq•tc volete Esser presi quai rane nella r ete ? Or non è tempo di pazzie c di preci; È tempo di prudenza c tli giudizio: Dura il pct·iglio, c Yo i sche t•zatc invece Quai nwt·mottc sul labbro al p•·ccip i7.io? Se cominciaste , ora fini•· bisogna, Per non ctVCI'nc poi danno c vergogna. El'n l' arringator l\lastro Castagna , l'ub•·o per quella via tenuto in conto D' un sapicnlonc, c d' una lesta magna , Di cer vello, di man , di lingu11 p•·onto; (E questo cr·a il miglio•·) d' un ta l polmone, Che parlando egli avea scmpt·c ragione. A quella vucc l'ispetlata c nota Tu tla la t111·ba intol'llo a lui s' accol se: Cessò le gri da , diessi a udir·lo immota , Ed il ve•· che csponea così la colse, Che calmossi; c a seguir del Masll·o i detti Que' lìel'i sì piegar· come ugnelletli.

-19E quando c i 'idc quelle fic1·r masse Docil i , mute, c al suo 'olc1· ridotte, l\c sccrnca la metà , pc rchè 'tgliassc; E que l che do, can fa1· in q uclla notte, Onde sccurc c quiete issc1· le cose, Da saggio esper to in brc' i accenti espose. L 'a ltra imi:na a l riposo, onde a l mattino l suoi compagni n sollc' nr ' cnissc: l'oi onlina'a al bettolicr 'ici no, Che d i buon 'in le fauci inumidisse A quei rimasti , pc •· la pugna s tanchi, Onde a •cgliarc c a oprar fosse •· pili f•·anchi. Ques t ' ultimo a rgomen to ebbe tal pondo, Chè il potc•· di Castagna al colmo aggiunse: Capilan l' aclamaro; cd ci ;;-ioconùo J·: unu lc in tanta g loria il ca1·co assunse, J,o,·o diccnd<J: i n mezzo a \Oi son cc•·to Ili \iltoria , c non mio , fia \OSt r o il mct·to. E nlt'M s i può per quall r o lati solo l\rl llor·go; c il Capitano in altr·l'ltuntc l'a rti di' iso dc' suoi bra' i il stuolo, In ognuna mandò Orappcl bastante A ~uardia, c insieme pr •· dm· 0 111'11 to;,to A fJtWnto accortamente a' ca d isposto.

- 20 - A lanciar sass i tu tti des tri c p •·onti Alzaro delle st rade in sulle entrale Di pietre c sassi s terminati monti , Ch' e~·ano a Llll tempo e salde bar ricale , Ed in caso d' allacèo c di ballnglia , Una tremenda balleria a mi traglia. Spa1·sc furo al di fuor vcdelle c scollc Pc•· ispiare ogni mol o c darne m•viso , Quai na scose, quai no , q uali ravvollc Ne ' Jor mantelli , che con fi ero viso Slavan cogli occhi c cogli or·ccchi all ' c•·la , Come bracchi , che vanno a lla scoper ta. Alt ri fean guardia delle vie a ll' ing•·esso Con forc he in spalla di fu cil i in guisa; Ed a niuno d' entrar era permesso Se non diceva in bolognese ,, brisa ,, ; Per scorger di quel mollo a l patrio accento , Se un Regio ent ra•· tentasse a tradimento. E poco Jungc se ne slava il •·es to D' ogni Drappello agli ordini del Duce , In ogni s trada abivvacalo , c desto D' un fanal della via solto a lla luce , Curando meno di milizie antiche Il disagio , la Hglia, c l e fatiche.

- 21 - E quivi i casi di quel giorno alcuno NarT~va in ccr·chio, c i ri schi c le fc r·ile ; Chi riempiva lo slom~co di giuno , Chi cantava le sue st rofe gr~dilc, Chi colla donna sua s lava in di sparte, Chi giuocava alla mora , c chi a lle cal'le. E il Capitano ad ogni posto intanto l~ acca fumando vigile la ronda , Onde adempilo 01unquc fosse quanto Avca di s pos to , c lutto issc a seconda: E con fr·atcmo amor in quel suo cor so Spesso beveva co' suoi prodi un sorso. Ma da niun caso fu il silenzio r otto , Chè i Regi lcnncr forse opera malta , Dopo a1 ulo a un be l Sol s i dur·o scollo , 1\loleslare all' oscur gente siffalla: Ed anzi i pitì cr·cdcan , ch' anche di giomo Non a11·ebbcr più ardir di far· ritorno. Come cr·rasse per·ò la !or cr·cdenza , E come andò a finir ques ta fncccnda , Io 1c 'l dir·ò , se a1 c tc la pazienza Ch'io mi riposi , c un po' di l en~ io pr·cnda ; Son vecchio , c nel c~ ntar· pr·cs to mi sl~nco , Se a tr·atto a tratto il fiato non r·infranco. .......e o-e-

22 CANTO Il. Già un quulchc Gallo col suo acuto grido Annunzia\ a l' aurora non loutana; l Pipislrei ccr ca,·ano il lor nido , E s' uùia della Vita (•) l u campana Alla messa chiumar , ch' i1•i ogni giorno Si dice pria che il Sol faccia ritorno. Muoveva coll ' aurora dall ' Oo·icn tc F resco zcfl'ìro, c colle lic1i piume Aiutare parca soavemente A fugar l' ombre, cd a versao·c il lume Profumato di mille c mille odori , Che raccoglieva nel baciare i fi ori . (') Chit'S:l \Ìc in::~ ;-~Ila Piazza m:-.gciorc \olg:.rmcnte <lel1<~- L;~ \' ib, -

- 2;;- Giaccano i lloq;higiani si lenziosi, J~ qu:tlcun git\ "'ea chiuso al sonno il riglio: All o·i stt•ndcan le braccia sonnar hiosi, Alt l'i apo·Ì\a la bocca allo sbadigl io , Cedendo al dolce impco· di quel too·poo·e Che natura ne infonde al po·imo alboo·c. Ma nel 'edco·c il Ciel già farsi chiaro, E al soffio di quel lic\'C \Cnlicello Si srosscr , si s-rgliar, si o· allego ao·o, Si tolseo· dal giacere, c il do no, ello Salu tar chi coll' at·e, c chi ingoiando l n biehico· d'acqua-\ ile, c chi ctwtando. Il Capitano ci pur dal sonno col lo, E da fatica se 'n dormia, c russa\ a In un cantuccio nel manlcl ,.,,, 'ollo; Ed in qu el punto d' essere sogna' a A un a!lacco fra suoi , dicendo • al/0115, l'eu· {Jauchc, et 1Ja1· clroilc, et tJal' ]Jelo!ons •· Dal r·umorc dc' suoi riscosso, ci sorse, E uon ben desto ei prosegui~ dicendo • Allons, allons.... •; sicchè \Cl' esso corse Lo stuol 'icin , che '·è, eh" ' 'è chiedendo: l'lulla, ci rispose, nulla... è s tato... è slalo... No 'l so pur io; sognai, non ho chiamalo.

- 2~- Ma rinft·ancalo c des to in un baleno Dall' aura fresca, c da ll ' ardo•· d i Marie, Che fin nel sonno g li bollia nel seno, Una scorsa diè prima in ogni parte: l'oi un ordin novello in molle cose, Aconci o al dì , che g ià sorgca, di spose. E appena il primo Sol dorò la rclla Del loro Campani] , 1·imossc il Duce Ogni guardia , ogni scolla , ogni vcdella , Chè d ' insidie il limor toglica la luce; l~ solo alcun lasciò che allento spiasse, E d ' ogni moto aHiso ne recasse. A tutti ques t i ci d iede acconcio posto , Ed i segnali che dor can dar prcsco·issc, Onde da ]unge ancor g iugncsse tosto l/ an iso , se il nemico ne venisse. Indi dai quath·o ingr essi anco lcvonne l corpi a guardia, c un so l Drappel formonne. E questo collocollo accoo·l mnenlc In mezzo al Borgo, onde di là potesseA un s uo cenno volar sul.>itamentc Dove il nemico penetrar volesse : E con più for ze riunite c pronte Fargli con più vigor doYutH)ue fr onte.

- g;;- "os l rù insomma Caslagna un srnno la le, Una l rs ta , un lesione anzi si adaIlo , Che ad esser Capilano Crnr r·alc l'arra l' avesse la nalrrr·a fallo. Jo:d rra un fabi'O igna ro di hallag lic, Uso al rnarlcllo, al fuoco, alle lanag lic. Oh quanti r cggon squadr·c, c se ne \'anno D' au rei spallini ador·ni , c piume c lr·inc, Che di Cas tagna mrno assa i ne sanno , Degn i pi tì ([' esso d ' adoprar· fucine l ~l a di l ai schc r·zi qucsla lc r·ra è piena ; E i l pcnsar·,· i è da pazzo da calena. Giunsero inlanto frcllolosi que ll i , Che andar· la sera innanzi a cor icar·si : l'u una fcsla, un inconlro di fratelli , l'n stringersi , un baciarsi, un abbracciarsi; E parca fra di lor· fossero s lali Mi lle mig'lia per anni scpara li . Yolcva il Capilan che fossc r· ili Allor· quei che vegliar la nollc a>anli Alle lor· case ; ma fu vano. c uni li Yollcr r estar fl'a loro lu lti quanli , J~d anche di quel g ior·no ave r comune l pcrigli . i di sag i c le fortune.

- 2G - O fuoco d ' ami stadc c frate llanza , Come fo·a povertà vh ido s plendi , Mcnh·c fo·a il fas to , l' oo·o c la possanza O s pento giaci , o languido t ' accendi l F iglio del Ciel ! l o s o dond' è, ma il laccio, Chè n S\Cia r certe cose io non m' impaccio. Haccolli coso on un , g ioinn conlcuti , E sol di ri sa , c canti il suon s' udi va ; Mcsccansi a lor g li amici cd i pa rent i , .E fo·a i baci , gli abbo·acci , c i lie li c" i' a, Cii sguardi , c il saloola o· delle !o r bello l Bo r·ghigian no n s la,•an nella pelle. Ma un fi schio pe r tre volle ripetuto Vcr l' ingr·csso maggior· cangiò la scena; Cessar le gioie, ognnn si fece mulo, E il Capitan con quanto a\ ca di lena , Andiam , go·idò : colà minaccia, io cr edo, Qualche pc rig lio, and iam , io 'i precedo. Tullo lo sluol si mosse fre ttoloso , Ed ebbe cel'lo ti\' iso nel cammino, Che di Regi un <h·appello podc o·oso Il allo :n' tonzava , ed e ra omai vicino. Un g rido allora a !za o·o i 1\oo·ghigiani Ardenti di Ycnir t osto alle mani.

-27 - Yolcano a forza andar essi all ' inconh·o Dc' Regi , cd assalirli tl' impr·o1iso, Fidando sbar·aglial'li a l primo scont ro ; Ma il Capitan che a1 ca couh·ar·io a11iso. l'ostosi della via sul limitar·c, Al'l'cstolli , c così s ì fc' a sclamar·r. E che? l'crdelc for se or·a il giudi zio , Or che n' è d ' uopo sì ? Pcr·chè volete Ce liar•, per correr lutti a l pr·ccipizìo, 'fanti ' anlaggì che r es tando avete? Ques ti sassi , miei prodi , qurs li sassi Gr·ida rr pe r· mc, che qui ur·r·cslialc i passi ! Essi vi sono a un tempo cd annc c scudi , ( Ed accennai a i cumula li acervi : ) E di hrnlo fa vor volete ignudi l'cr capriccio pugnar con quc' pr·olcn i '! Andale, andale pur ~ ma tal magagna Non 1 uol s ull' onor s uo mas lr·o Castagna. L' e loquente parlar·c c l' Cl idcnza n el 1c r·o che dicca cosi li 'insc . Che ognun g li ritornò cicca obbedienza , E dcnlr·o il limitare si r est rinse , Frenando a malincuor· l' cstr·cm;r 1oglia Di 'alicar la di1·ielala soglia.

-28 - ~la giil frrmrr s' udi1a un mormorio ])i 1oci , che s i fo•:111 più ogno1· 1icinr: l : in bt·eve a11 oILi in denso poh c l'io Che s· nddcnsava YCr la ' i a )) ) JoliHc • Venir vidc t·si i Hrgi a que lla 'oILa In una torma inonlinala c folla. • Anamo a cnfilar chissi pulcini, • Anamo a conchrsta o·e chisso Boq;o • Eh managgia l Yrd •·an chci malandrini • Se sapc far COI' I'(' I' dc sanghc un gorgo, • l~ caccian ciii in piczzi lulli a l fundo • Chi conchcsta to ha omai lullo lo mundo. Cosi lungo la vi a dicean quc' pazzi , Mentre lontano era a nche l ' inimico. Ma i Borghigiani di que' !or schiamazzi , E lo•· minaccic non trmcano un fi co, Già tuili all' e•·ta, p1·onti c ri soluti Di dar co' falli ai Regi i ben venuti. E già un t rao· d' a1·co appena c1·an dis tanti . nJinacciandO CO' frl ' l' i denuda ti ; Jlla ()uaoHlo quei ch'erano agli all•·i avanti Yidcro i Rm·ghi !<iani apparecchiali, E minacciosi a sostener r assalto , Indecisi soslaro , c fcccr a llo.

- ~\) - ~T a chi pi<ì lunge era anche, c non rcdca Di que l sosta•· dc' primi la cagione, Cotesti ad alte g l'ida sospingca, Si che Ira lo•· tal nacque confusione, Che non s:1pean più. omai che s i facesse, Se si slasse, o a''' anzassc, o recedesse. Allìn l'urlo dc' più. prevalse, c lulla Quella massa an anzò siccome un· onda, Clw rolla c acca,allata al lido bulla ))' Au sl•·o, o Aquilone l' ira ful'ibonda : li \ Og!iosi , c r es tii in un is tante Confusi assiem giunsero al ll01· 0 o innantc. Allo•·n i Borghigian che rider giunto Il mom••nlo oppor!un , losio si dier o l sassi a mi!l·agliar tutti in un punto Con furia tale ed impelo s i fiel'O, Che non parean da lll·accio uman lanciati , Ma da IJalistc , od archi sacllati. Chi della s trada non capia la fronlc , l sassi ad apprestar ll01' 0 C\'a mano, Onde le munizion fossero pronte; l'iè inope•·oso s ta\ a il Capitano , li ad 1111 tempo g ridava a più. non posso: Oh IJencdelli ! Oh h•·avi ! adosso. a dosso

30 - Di g r·andinc pare\ a il fitto nembo Ne ll ' infuriare di procella cs tiYa , Che una bufcr·a Aust r·a l lancia di sg:rembo , E pesta , c sqttat•cia , c uccide o'' essa UITh·a; li suo infausto scnticr segnando tutto Di tr:s li U\ ,·anzi, di squa lior·, di lutto. Ni un colpo a ndava in fal lo , per·chè s tretti l Regi assicm come accrnt lc g t·ane, Esposti aveano c Yolti c les te c petti Alla tempes ta micidiale , immane; A tal che in breyc non rimase a lcuno Che fo sse di quc' colpi appicn d igiuno. E schcggic, c piet re c s assi cran s ì spessi , Che una nube faccan, c un cupo r ombo ; S' incrocichiavan , s i rompcan fl'a ess i , Qual ferì \ a di fianco , c qual d' appiombo , Quali a te rgo , dai muri ribattuti , :Sicchè parean da opposta man piovuti. Credean i Regi ritr·o, ar·e incr·mi l llo rghigiani c codi all' inna tlcs<r; E nel ' edcdi trincer ati c fi!rmi , Pronti àl pal'i all' allacco c alla difesa, ll eslar· come il fancìu l , che trova ascosa Vn angue là dove coglìca una r·osa.

;}1 - E colti quindi in cosi dlll·a foggia Dal micidiale attacco inopinato Di quella sterminata orrida pioggia , Pa l'\ C su loro il folgore piombato; Fuggi l ' ardir, pcrdc lt.cro il cer vello 'el bi sogno maggior di questo c quello. Scnz' ordin. senza frcn , senza una guida , Strclli c st ilat i in una lli11SSa fitta , Sto1·di ti da l frastuon delle !or g •·ida , Omlcggia1an fra i colpi a manca, c a (h·itta Qua i canne al \Cnlo , senza fare un passo; La pau1·a li m ca resi di sasso. Non ardian a' 1anzar , nè al men raccorsi Sapean più addietro do' c quella pioggia Giugnc1·c non potesse, e in sah o porsi ; J'a1·can insomma tanti pazzi a pro' a: E bcnchè armali cd in si g rosso s tuolo, Non osm·o tentare un colpo solo. Chi sauguina1a, chi aiuto chiede' a , Chi scudo si fa cea del cor·po alt rui ; Chi fr r·ito. o sospinto al suoi cade' a , E dicci r·otola' an su di lui , Chi s' annichim a , chi a sah ar la tes ta , L· ano csponc111 chino alla tempes ta.

- ;)2 - Vt•dcano i Borghig i11ni cLri di gioia Già rotti i Regi a i ndubilalo segno ; E g•·idamlo ' er lo•·o : ah ca ni , ah boia ! E aggiungendo all' ardir esca lo sdegno, lladdoppi11vano i colpi, c ognor più densa Cr cscca quella tempesta orrida c immensa. Q ur i g•·an subisso alfine i 1\cgi scosse, E nella fuga r icercar lo scampo : Ma in quella anco •· non sapcan dar le mosse , Ch' essi ad essi f1·a l01·o c •·an d' inciampo , E cozza, ano assieme in gui se strambe l'cr l' ansia di fuggire , c dal'la a gambe. Alfin si dir atlar , si svincola ro , Un cominciò a fuggir , c appresso due; Poi Ire , poi sei , poi lutti si slancia•·o , Gridando a piena gola come Gn1e : Salva , salva: e inondar in men ch' io il dico Ogni st rada a ll' intorno , cd ogni ' ico. Ycdeslc mai di polli un follo sciame Fuggire di scaccia lo dal 'illano, Che lo l l'O' ò a saziar l' ingorda fame .l'Ic i suo campo d ' ar is te, o sul suo grano? Tal lulla ne fuggia quella bl'igata l'•·cci pilosa , udando, c all' impazzata.

Fuggiro i più pc t· <tuclla s tessa 'ia Donde passar , menando tanto ot·goglio; Po·ccipilosamcnlc altri fuggia Yc rso il vicin palazzo Bentivoglio , Altri volgcan le r eni peo· que' ca lli , Che guidano al Teatro Conia\ alli. Slranicri a quelle strade cd a <tue' lochi , Crcdcan ir lunge, c alcun tornava addie tro, E di nu0\'0 troravansi non pochi A fo·ontc del fatai Borgo Sampicti'O, A cui tremando rivolgcan le spalle, Ricalcando di voi lo s tesso calle. E tanto lo S(>avcnto li arca presi , Che pe rdevan per via c giacchi e s pade, J~ quanto addosso avcan d ' ao·mc c d' al'llcsi , Scminandouc tutte l e contrade; Chi ne' mu•·i qua c là dava di cozzo, Chi s finito giacca di sangue souo. l~ sempre pitì battevano i calcagni, Bcnchè lontani ormai c rotti c s tanchi; E il scalpilarc udendo dc' compagni , Cr cdcano i Bot·ghigiani avere a fi anchi , Che invece erano immoli a l poslo loro, facendo d' ul'li c fi schi un alto coo·o.

- ;;~- Chè <pJClla fuga i gnomi nios~ e ralla Di l anli armali , c in uno sluol si for·lc, Senza aver pr·ima osa lo un colpo , c falla Debole pro• a :r lmeno della sorte , A lor mai usi di fuggir· , fu coaa St rana , nove ll a, c quasi por tentosa. E l'inseguir polt r·oni di lal peso, Con orgoglio sdrgnat' p:u·i al coraggio , Has lando lor d' a1cr· sì ben difeso Il Borgo, e H•nd ica lo il fallo ollr·aggio; Ed insegnato a quelle pnze lorme A non isluzzicm·e i l can che dorme. Stelle r·o in guardia ancor· lullo quel giorno , "a fatica non fu , fu un 1cr solazzo : Canti , eY\Ì\a suondHut d' ogni inlorno, E al fo lleggiar e , ai salli, allo schiamazzo, Ai moli, ai g r·idi , a i I'Oili , all' allcgr·ia , l'ar·cva un car·nc1al per• quella via. E Castagna seduto su uno scanno In sulla sll·ada presso al bcllolicrc, O• c, pe r esser· pronto a ogni malanno , l'cr que l giorno a-ra pos to il suo quar·licrc, Ha11 il a1 a lo spirlo e il corpo sianeo Yuolando un fiasco che a• c•·a fido al fian co.

Ma nulla conturhò r ot·c gioconde Di quel dì , pet· color dì tanta gloria: 1\è di -rglìnr pitì oltt•c ' ' Ct'(l ùondc, Dopo sì ft '•!Sca c splendida 'il lot·ìa : E ai llt•gì , affè, passato ct·a il capriccio D' accallat·c col Jlot·go un altro impiccio. 1\'è mai piu un Regio 'crso il Jlorgo mosse; E tal ne a\ can timor, che se 'icino Ad esso, errando a caso alcun tt·o, osse, rt·c ttol oso cangia\'a di cammino, Fuggendo come se il lt·cmcndo Slige A'essr \isto, o il Ditnolo , o la Strigc. E i Borghigiani orgogliosclli c lirti, Spento c deposto ogni mat~Lia l pensiero , Il di appresso lot·naro mansueti Ciascuno alle sue case. c al suo mcst icro; Qual Tot· geloso, che il t'iHt lc spento, Alle gio,cnchc sue ricdc contento. Ma niun ct·cdcsse, che in pensiet·o io \olga Con questo Carme di 'iltà la nota Dat't' ai '\apolclani: Idd io lo tol~a l Siffatla idea è alla mia mente i;nota : Siam fratelli , siam lutti d' utoa pasta, Siamo t uili Italiani . c <rucslo basta

- ;)6 - pl'Odi a mille anche là son , chè ques ta Hicca 'Fcna colà non fu mat•·igna; E se il fervido cie l c un' aura infes t a l~ a che qualche scmcnza vi traligna , Dc' prodi il seme in s ì fecondo seno Pc! tralignar di pochi non vicn meno. E•·a la feccia quella ond' io canta i , E d' inchinarmi a Ici mai fui capace , Mio 'izio an li co ; c se per esso e rrai Vuo' mi scusiate c ci lasciamo in pace ; Chè mi saria indigesto, il dico schie llo , Di sgus tare qualcun pc•· un l'apcllo. o ~- 3( l :.

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