Giuseppe Ignazio Montanari - Della vita e degli scritti di Antonio Laghi faentino

i9 ' diti: metafore , 5imilitudi o i ; allegorie , tropi e figure d'ogni maniera: spezialmeutc la prosopopea vi primeggia, poichè dia innalza le sti le a maraviglia , e lo veste di non usato splendore. E però io non dirò vana c l cggi era quell'arte , per cui gli uomini conformali dal loro creato•·c fin da principio usa l'Ono lc~arc inni di lode a Dio, di stendere la re· ligione c moltiplica·re le virtù. L1 quale •arte fu poi appresa dai greci c dai latini, che con grande applauso dci popoli e con grande studio ne usarono a celebrare quella bugiarda turba di falsi numi, e a tramandare ai posteri le magnanime imprese degli eroi. I salmi pertanto, quella maniera di lirica poesia che diresti a ltrettante odi, alcune delle quali vivaci, liete ed amene, altre gravi e splendide , altre poi graziose c delicat e , furono · resi dal Laghi in isvarialo metro lat i no. E questa varietà. gli parve ncccssa•·ia , onde provvedere alla sazictà. dc' lcggitori, poi anche perchè la stessa dissomiglianza degli argomenti di per se lo domanda. Così il suouatorc della lira romaua, cantando le sue soavissime odi, vi usò diciannove guise di metri. Nè gli diede timore, sì che si distogliesse dal suo proposto, la moltitudine di coloro, che si adoprarouo con lode ad esporre in latino que' dìvini canti: egli llell sentiva da che peso fossero le sue spalle, e avevasi fermato in cuore non perdonare a fatica in cosa di tanto rilievo. Un esito felici ssimo sccoudò l'audace impresa, e i due pregi priocipalissimi , che in tali lavori si richiedono, concorsero e co~pirarouo perchè il Llghi conducesse a pcrfe· zione l'opera sua: voglio dire la fedeltà. e la ragione nel rendere le sentenze , nel conse1·vare le immagini, lcf11rrne, l'andamento, le gra~ie c l 'clcganto e la splcndidczza dello stile ebraico, e u~a rvi ln'sic'ruc il fi~­ re della poesia latina. Cosa veramcnlc grande c d•f2"

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