Giuseppe Ignazio Montanari - Della vita e degli scritti di Antonio Laghi faentino

11 tli ramosa. quercia , ed cragli diletto e ristoro non line poter ~;irar iotorno ben da longi cogli occhi. Con questo compensava egli gl'incomodi del suo domici lio : cd ivi contento di poco, solcva dire, che non dal coltivare il corpo, ma dal coltivare l'irigegno si doveva aspettar lode. Quindi l'avresti veduto venire a quando a quando in Faenza , e poi partirsene sopra un mnletlo , cui il peso delle bissacco e tli lui facevano portar pelata la groppa • Così ejlli senza fasto , senta ambizione, viveva a modo de'nostri mag· giori. Parevagli questo sicuro e riposato ritiro a. coltivare le muse, o spezialmente le latine, le quali perdutamente amava : e sì che all'amor suo rispon ~· devano! E tenne dover egli incominciare dalla lingua lati na, la cui profonda conoscenza non solo vedeva tor· nargli per conseguire la forza e le grazie dci latini poeti, m:t per fare tesoro di ogni maniera di dottrina t come aveva prima avvisato il chiarissimo Mureto. E che la lingua latina a ciò valga, sar3 chiaro a chiunqne voglia richiamare a memoria gli svariati avvenimenti , e la varia fortuna delle lettere. Conoscerà in fatto, che ogni guisa di lettere e di disci pline fiorì e crebbe col fi orire e col crescere di questa lingua, e al cadere e al mancare di quella (colpa delle umane vicissitudini) pur quelle caddero miseramente, e vennero meno. Tanto è -..ero, che le une hanno bisogno dr.! l'altra, che insieme amicamente si uniscono. E a buon diritto fu ella ~empre riputata e della lingua dci dotti, c il Facciolati c il Lami c moltissimi altri chiari scrittori collo stesso Mureto l'onorarono come madre e altrice di tutte le lettere. E mentre la dicono spenta e morta , è da desiderare che questa opinione si moderi in guisa che sia chiaro t che quantunque la non si beva col latte , e non s'impari dal parlar del popolo, come avveniva in quel beato secolo di Roma antico , la non è però af-

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