Giuseppe Ignazio Montanari - Della vita e degli scritti di Antonio Laghi faentino

10 propr io ufficio, ben potrò dire , che il Laghi al debito suo pienamente soddisfece, t alchè desiderare non · si possa più diligente curatore delle anime. Ed avendos i persuaso che da quegli uomini , i qua li per alcuna a ltezza di stato sovrastauo agli altri , come le virt ù così i vizi facilmente si propngono nel volgo, tanto che non meno col mal esempio che colle male opere oocciono , egli mostrossi spogl io di ogni cupidigia , e vestito d'ogni virtù , onde farsi altrui nor• ma c specchio. Nel pascere poi la greggia affidatag li non fu di lui a leun a l to·o o più po·udente , o più acconcio; e come fosse nato ooo a' propri co· modi, ma a quelli de' suoi popo lani, e c omporre ogni discordia fra loro, e allontanarne i perico li, e riturnare al retto sentiero i traviati , c dar mano a'mi · seri, mostrarsi coi bisognosi co~ì largo d' ngui suecorso da vincco·e coi benefizi il lor deside.·io. Ma nello spiegare la dottrina cristiana , nel sermoneggiare, nrl ricevere le confe!sioni , assistere infermi, gio1·are la l oro salul c , o se già fuoo· di speranza con~olarli, confortarli con sante parole, c con conforti amorevoli , nè dipartirsi da loro mai , rendeva l'immagine più viva del pa~trore evangelici). [n quel acre purissimo adunque dove il monte s'innalza e lorreggia , infa· stidito da i cittadini tumul ti , e dallo strepito dci cortigiani, pareagli avere più largo il respiro. Quel lem . po che avanza vagli dopo le usate preci , e i debi li del santo suo minist~ro , dava tutto allo sludio : e dirò quasi trovandosi piìa vicino al cielo , sì bene adoperava quell'acuto suo ingegno, quella sua prontezza di mente , che parevasi avere lasciato al bas~o tutto che egli aveva di volgare e terreno. A ricrea· re poi l'a nimo dal lungo studio, c dal meditare spo~­ sato, or passc::giava a ciclo scoperto : non increscevangli que' diru11ati luoghi, nè quelle raggirate I'Ìe: or riposavasi sopra verdi zolle, a ll'ombra gratissima

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