Carlo Cattaneo - Terre italiane

67 La Rivista intende· che assolutamente d'ora in poi nessuna repubblica possa parlar~ italiano. Essa chiama dunque gli Italiani alla conquista del Ticino, in nome della natura, in nome dell'onore, in nome di un nuovo diritto delle genti. « Noi vediamo un'offesa recata già al diritto naturale; tolta una brutta macchia dal volto del1' Italia; noi vi vediamo un agevolamento alla costituzione del diritto internazionale ». Metafisicante e teologhessa, prima d'appellarsi all'equivoco nome della natura, essa ha già sentenziato il Ticino in nome di Dio, in nome di quella forza accentratrice ch'è « il più ver_oe legittimo sovrano dei fatti umani, pe"rchè causato dalla prima causa d'ogni forza ch'è Dio». È manifesto che il giuramento di Guglielmo Teli non fu fatto a Dio; non potè accentrar veruna forza; non g,~nerò_verun fatto: nè Morgarten, nè Sempach, nè Granson, nè Morat, nè Arnoldo di Winke"lri~d, nè Benedetto Fontana. Ciò non di meno, tratto tratto la Rivista si contradice un poco, e ammette che i repubblicani çlel Ticino . abbiano pure operato qualche cosa nell'ordine dei fatti umani.; siçchè « vogliono esser molto lodati per l'energia e per la sapiente fermezza con eh~ si opposero al Beauharnais, al Prina ed altri tali, sedenti a Milano ministri dei··voleri del sempre, ma allora più, prepotente Napoleone ». Anzi i Ticinesi entrarono un· poco nelle ruote 8,t 1oteca G no Bianco

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