Carlo Cattaneo - Terre italiane

37 essere consultata, e senza l'intervento e la guarentigia dell'Europa•. Di un protettorato che comincia colle larghezze e finisce col tradimento è fac:le pensare qual conto faccia la Trieste d'oggidl. Potrebbe un tradimento aver forza di distruggere l'impronta nazionale de' triestini o di alienare l'ani• mo loro da que' fratelli che non li hanno mai traditi e li hanno sempre amati ? È ciò possibile? Trieste può acconciarsi •a lieta sudditanza collo straniero della sua patria.? Pensare ciò, è farle crudele oltraggio! Eppure havvi ancora chi, ignaro od insensato, dubita dell'italianità di Trieste, della città che al pari dell'Istria in tanti e sl re· plicati modi espresse la propria devozione alla patria .comune. Codesto è ben più che un insulto all'Italia, e deve una buona volta cessare. Se lo straniero ci crebbe a reciprQche diffidenze e a calunniosi sospètti, e noi vendic):liamoci,' riabilitiamoci, col molto e operoso amarci. Gli istriani solo ci chieggono affettò, chieggono di combattere per noi e .con noi, e di av·ere una propria e non i;>iccola parte ne' sacrificii nazionali. « Fra i nostri più sacri diritti - scrivonò essi con modestia commovenfé di parole e d'aspirazioni - mettiamo primo fra tutti quello di fare la nostra parte di sacrificii p·~r la patria. La questione italiana non può sciogliersi colla pace. La guerra continuerà, e questa volta dovrà farsi nelle nostre contrade. Ora, in questa Biblioteca G :io Bianco

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