Carlo Cattaneo - Terre italiane

34 piantarvi· l'olivo e la vite a morirvi fisici, e suls l'altro pendio, arso dai raggi infocati del· sole, si pretendesse di portare le piante, che sono l'onore e la ricchezza dei climi settentrionali ? Ad opera non dissimile si dedicherebbe chi volesse fare violenza alla geografia naturale». A tal'opera si dedica l'Austria nella penisola istriana e dovunque. Or qual' è la storia dell'Istria? È storia nostra. Anch'essa fu romana, e poi de' barbari; e poi si resse da'.sé, e poi cadde in potere di conti e marche'si e dei patriarchi Q' Aquileja; italiana sempre, oppressa quasi sempre, anche nel lungo patire italiana; sinch_è Venezia mandò il suo leone a proteggerla, e quel sacro v·essillo sventolò più secoli sulle torri, delle istriane città, e, come in Dalmazia e più che_in Dalmazia, fu sul catlere ·del secolo scorso seppellito con funebre ponipa e con l:igrime, e parve che l'Istria, quando Venezia non era più nulla, non trovasse più la forza di essere qual- . cosa è di voler qualcosa, non avesse più èuore da pensare a sè, e volesse grandemente soffrire per porgere un supremo tributo di amore e di gratitudine alla infelice tradita. L'-Istria è la patria dei Gavardo, dei Venie~, .del Vergerio, del Carpaccio, del Sartorio, del Carli, del Tartini, del Facchinetti; nomi ,in cui si illu- ·strano le armi, la scienza· e )e lettere italiane. Gli Istriani diedero a Roma i vincìtori della 8iblioteca G·'lo Bianco

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