Carlo Boncompagni di Mombello - Il ministero Rattazzi e il parlamento

56 suna è più ammirabile eli quella d' nn popolo che risorge. È dessa tanto grande elle nessuna imperfezione che la accompagni basta a farl~1 scomparim, nè ancbe se questa imperfezione degenerasse in vizio. Ma per altra parte la virtù politica che condusse il riscaLto della nazione italiana parve talmente incarnata ne11n persona del Cavour che, mancato lui, nessuno parve più chiamalo a rappresentarla. Era desso il ministro naturalmente designato , finchè tolta l' Italia non avesse il suo è.lssett(J. Confermare questo concetto aiutava l'essersi lui l'itirato dopo Villafranca , e ressère rientrato al governo quando la fortuna ilalica ebbe ripreso un corso più felice. La sua person3 era tanto grande, che tulti i politici che entravano con lui all'amministrazione dello stato nerimanevano oscurati. Parevano anche oscurati (ed era pur troppo uno sconcio) il Parlamento e la maggioranza parlamentare, ]a quale non rima nendole quasi allro ufficio che secondare la sua potente iniziativa, compariva quasi dimentica deila prevalenza che secondo lo spirito degli inslituti liberali le compete. Si sa rebbe detto che egli solo rappresentasse la maggioranza, come la maggioranza della Camera rappresentava lo spirito a cui si era informata la rivoluzione italiana. Morto il conte Cavour , il barone Ricasoli non ereditò della sua grande autorità mor::lle, nè H parlamento acqu isLò quella che doveva avere : ne scapitò la politica interna dello st:lto, e di rimbalzo anche la politica estera. Di chi la colpa? del Ricasoli? della maggioranza d'a Ilor<~? del terzo partito? della minoranza? Non lo so, e se lo sapessi non lo direi, che non giova a nessuno rinvangare queste

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