Ettore Vollo - Maurizio Quadrio

-88che la parte mo!larchica avrebbe sconciato la vittoria e usurpato i frutti. Epperò, raddoppiando di Iella, tentava gli ultimi avvcd imenti contro la gravo iattura, sventolando sugli occhi di Garibaldi la vecchia, gloriosa bandiera, rie· vocando, ad ammon imento, l' esperienza del pas· sato, antivedendo, con · ta sagacia della logica, l e conseguenze dell'oggi, anzi, tutto intero l'indomani. Di sgraziatamente, come Messenzio· antico, Garibaldi aveva legato il principio popolare , rigoglioso di vita, a quello del Principato, vecchio e incadaverito. E i due corpi si erano saldati ibridamente in un solo organismo . La voce di Quadrio cadeva senz'eco, come quella di Cassandra. Vennero alfine i giorni antiveduti. - A Roma! A Roma! - gridava il condottiero precinto d'allori. A lui il Principato rispose: No!, piantando il suo v~to, colle baionette, ai confini romani. E Garibaldi dovette chinare il capo e raechiudersi nella solitudine inoperosa del1a sua Caprera. L'opera un itlcatrice fu spezzata, l' entusiasmo disperso come vapo~e dall'aperta caldaia, l'esercito popolare disarmato: conseguenz.e, nell'avvenire, Aspromonte e Mentana. Tuttavia maggiore di questo fu il danno

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==